(TOP &) FLOP della stagione 2014: New Orleans Saints

La sconfitta contro i Seahawks, nei playoff dello scorso torneo che avrebbe poi visto i Falchi Marini laurearsi campioni NFL, non era suonata così male nelle orecchie dei New Orleans Saints, convinti che, con qualche aggiustamento, sarebbero potuti arrivare al livello di Seattle e competere, quindi, per il Vince Lombardy Trophy. Ad un anno di distanza, tutto ciò che è stato sorprendente nella stagione di New Orleans è l’occasione colossale che la squadra si è lasciata sfuggire, in una NFC South delirante e senza regole, ma, soprattutto, senza un padrone.

Ai playoff, come leader divisionale, sono finiti i Panthers, incapaci di specchiarsi nella meravigliosa realtà dell’anno passato e deludenti per lunga parte della regular season. Ci sono finiti pressoché per caso, con un record negativo, e successivamente hanno anche raggiunto il Divisional, grazie alle defezioni che hanno messo in ginocchio i Cardinals, loro sfidanti nel Wild Card Game. Ancor più grande dunque il rammarico dei Saints, che avrebbero seriamente potuto (anzi, dovuto) raggiungere nuovamente i Seahawks per giocarsi il Championship.

jairus bird saintsPartiamo da un dato puramente numerico: 54.000.000. E’ la cifra, in milioni di dollari, di cui 26.300.000 sono garantiti, messa sul contratto fatto firmare, per sei anni, a Jairus Byrd, safety prelevata a peso d’oro dai Bills e acquisto simbolo della sfortuna, ma anche dei tanti errori, compiuti dai Saints in avvicinamento alla stagione. Bird ha giocato soltanto quattro partite, per altro nemmeno così bene, poi si è infortunato gravemente al ginocchio e ha dovuto saltare il resto della stagione. 22 tackle, 1 fumble forzato e 2 pass deflected sono i suoi numeri nella stagione d’esordio nella Louisiana, spanne al di sotto di quanto ci si sarebbe aspettato alla vigilia.

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Byrd, però, non è stato certo l’unica delusione nel reparto difensivo dei Saints, che ha subito la bellezza di 424 punti nelle 16 sfide disputate, 26.5 a partita. Peggio hanno fatto soltanto Titans (27.4) e Bears (27.6). Le 384 yard di media fatte macinare agli avversari sono il secondo peggior dato dopo i Falcons (398.2), così come le yard lasciate a giocata (6), di pochissimo avanti ad Atlanta (6.1). I Saints hanno lasciato una percentuale di successo del 46% ai terzi down avversari e forzato appena 11 fumble, di cui soltanto 5 recuperati effettivamente. Se i 12 intercetti, pur senza alcun touchdown ottenuto da essi, sono un numero nella media NFL, così come i 1.010 tackle totali, altrettanto non si può dire per i soli 70 pass deflected e gli appena 34 sack portati ai quarterback avversari.

Non a caso New Orleans ha chiuso al 25° posto per passing yards concesse, ben 4.019, 251.2 a partita, lasciando via libera a 26 touchdown avversari su lancio del loro quarterback. Ancor peggiori le statistiche nella difesa sulle corse avversarie, 29° complessiva. 2.125 le yard complessive macinate dai runningback avversari, 132.8 a partita, dato che soltanto Giants, Titans e Browns hanno saputo peggiorare. Soltanto Falcons (21) e Cowboys (18), invece, hanno subito più dei 17 touchdown su corsa dei Saints.

Parlando di singoli, Junior Galette è stato l’unico a toccare quota 10 sack, cui ha aggiunto 45 tackle e 3 fumble forzati. Keenan Lewis e Patrick Robinson hanno messo insieme 24 pass deflected e 4 intercetti, mentre Curtis Lofton ha messo insieme la bellezza di 145 tackle. Complessivamente il migliore può dirsi Cameron Jordan, autore di 51 tackle, 7.5 sack, 5 pass deflected ed 1 intercetto. Di certo a New Orleans in difesa è mancato un leader che guidasse la squadra e la portasse ad un risultato migliore di quelli ottenuti. Quel leader che, tutti, si aspettavano potesse essere lo sfortunato Byrd.

Passando all’attacco, non si può ovviamente non partire da Drew Brees. Il quarterback non ha fatto mancare le sue solite statistiche fenomenali: 4.952 yard con il 69.2% di completi (456/659), che hanno permesso ai Saints di essere il miglior attacco in termini di produzione offensiva a partita (411.4 yard), risultato di 6 yard di media per ogni giocata su 1.095 scrimmage plays. Le quasi 300 yard a partita macinate da Brees al lancio, però, non possono del tutto nascondere un rendimento che, a ben guardare, è stato ondivago e non sempre determinante in positivo, come dimostrano i 17 intercetti che accompagnano una produzione, per uno come lui quasi modesta, di 33 touchdown pass. Non è un caso che le prestazioni migliori del quarterback, contro Packers, Steelers e Bears, siano coincise con i successi più convincenti di New Orleans quest’anno. Non si possono certamente imputargli tutte le nove sconfitte stagionali, ma sicuramente le partite contro Lions e 49ers, che, se vinte, avrebbero potuto lanciare la squadra a quota 6 vittorie e 3 sconfitte, sono coincise con errori madornali del quarterback. Ci torneremo.

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Leader in termini di yard offensive conquistate è stato Mark Ingram, che ha guidato un solido running-game con 964 yard in 226 attacchi (4.3 a corsa) e ben 9 touchdown, con un solo fumble, per altro nemmeno perso. Khiry Robinson e Pierre Thomas hanno combinato per altre 584 yard e 5 viaggi in end zone extra, sempre utilissimi quando il pallone era nella zona calda del campo.
Alfonzo Dennard, Steve Gregory, Kenny StillsLa sorpresa continua ad essere Kenny Stills, ormai, però, diventato certezza: leader nel parco ricevitori con 931 yard guadagnate, ha ricevuto 63 volte su 85 target, con 3 touchdown e ben 10 giocate da oltre 20 yard. Meglio di lui a riguardo ha fatto il solito Marquees Colston (17), che ha messo insieme 15.3 yard a giocata e 5 touchdown. Capofila in termini di segnature è stato un incostante e, per lunghi tratti, deludente Jimmy Graham: 10 touchdown aiutano a coprire un apporto, per uno come lui, appena sufficiente di yard (889), con una sola partita da oltre 100 yard (118 contro i Browns) e ben 39 lanci di scarto tra i ricevuti e quelli di cui era il target.
La vera esplosione di talento sarebbe potuta arrivare da Brandin Cooks, infortunatosi contro i Bengals al ginocchio e che, per questo, ha visto la sua stagione finire anzitempo. Comunque, nelle sue prime 10 partite in NFL, il receiver da Oregon State ha messo insieme 53 ricezioni per 550 yard e 3 touchdown, dimostrando di adattarsi alla grande al gioco di Brees e di meritare una nuova opportunità non appena si sarà ristabilito.

Andando ad analizzare più da vicino la stagione dei Saints e le partite che l’hanno composta, ci si accorge fin da subito che sono stati i dettagli, soprattutto nei finali di partita, a punire la squadra di coach Sean Payton. Contro Falcons e Browns decisivo è stato un field goal avversario allo scadere. Di Matt Bryant da 51 yard nella prima occasione, a lanciare Atlanta al supplementare poi vinto grazie al fumble di Colston recuperato da Joplo Bartu e al successivo field goal dello stesso Bryant a chiudere i conti. Di Bill Cundiff nella seconda, di nuovo allo scadere, con la secondaria di New Orleans che lascia Andrew Hawkins colpevolmente e completamente libero nella propria red zone a una manciata di secondi dallo scadere. Se fossero arrivate due vittorie, i Saints avrebbero cominciato con un convincente 3-0, considerando il successivo successo sui Vikings. Contro i Cowboys è arrivata una sconfitta netta e meritatissima, con la squadra della Louisiana mai in grado di competere contro gli scatenati texani, mentre contro i derelitti Buccaneers hanno dovuto sudare fino in overtime a causa dell’imprecisione di Brees e della combattiva Tampa Bay, piegata dal touchdown di Robinson al supplementare.

New Orleans SaintsÈ il momento migliore della stagione dei Saints ed il peggiore di quella del suo quarterback. Brees, invece che amministrare un solido vantaggio contro i Lions, si fa intercettare da Glover Quin e permette a Detroit di vincere 24-23, ancora una volta nel finale, una partita che sembrava chiusa da un pezzo. Il prodotto di (?) comunque reagisce da campione e vince praticamente da solo la sfida contro i Packers, che all’intervallo si era chiusa sul 16-16, e viene scardinata dai suoi lanci dopo la pausa lunga. New Orleans trova la vetta di NFC South grazie alla vittoria contro i Panthers di un deludente Cam Newton, ma il record torna negativo con la sconfitta in overtime contro i Niners, decisa da un sack di Ahmad Brooks che provoca un fumble di Brees, recuperato da Chris Borland e trasformato nei tre punti decisivi da Phil Dawson da 35 yard.

La situazione in NFC South è delirante, ma i Saints non ne approfittano e perdono nettamente tanto contro i Bengals quanto contro i Ravens, con Jeremy Hill e Justin Forsett che bucano la retroguardia di New Orleans su corsa rispettivamente per 152 e 182 yard. Sono 5 touchdown pass di Brees contro gli Steelers a provare a tenere a galla la squadra, ma contro i Panthers arriva la quarta sconfitta consecutiva al Superdome, ancora una volta propiziata dalle corse avversarie, nel nome di Johnathan Stewart (155 yard e 1 TD). Brees riaccende la luce e i Saints provano a crederci grazie alla vittoria sui Bears. E’ necessario vincere contro i Falcons, tra le mura amiche, una missione assolutamente fattibile per una squadra di questo calibro. Quest’anno, però, le cose non ne vogliono sapere di girare per il verso giusto, Atlanta espugna il Superdome e New Orleans saluta i playoff con una gara d’anticipo. La vittoria numero 7, gentilmente lasciata dai Buccaneers per avere la 1st pick al prossimo Draft, pareggia il numero dei successi dei Panthers, che però hanno un pareggio in più e una sconfitta in meno. Sarebbe bastata una distrazione in meno e i Saints sarebbero volati ai playoff.

In estate una discreta posizione al Draft potrà permettere di completare la squadra nella zona presidiata dai linebacker, la più scoperta e manchevole nell’attuale roster. Sicuramente non arriveranno particolari botti dalla free agency come l’anno passato, quindi il Draft dovrà servire anche a puntellare una secondaria quest’anno in crisi. Nella città del Jazz tutti si augurano, l’anno prossimo, di tornare a sentire una melodia incantevole e di successo.

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Alessio Salerio

Scopre il football nella notte dell'upset di Phoenix del 2008, se ne innamora quattro anni dopo grazie ai medesimi protagonisti. Ideatore della rubrica "Colori, episodi, emozioni", negli anni cambiata di nome, non nella sostanza.

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