Seguendo il mondo NFL nel magico mondo dei social vi sarà capitato sicuramente di imbattervi in commenti coloriti verso le crew arbitrali delle partite recenti. Nonostante la riluttanza, anche gli amici di “Scusate il Disturbo” ne hanno parlato in qualche puntata senza mai sfociare nella polemica fine a sé stessa. L’intento di questo pezzo è approfondire maggiormente le motivazioni che hanno portato il gruppo arbitrale a far parlare così tanto – e male – di sé nell’ultimo periodo, sottolineando che non avrete modo di trovare alcuno spunto polemico su cui fondare le spiegazioni per la sconfitta della vostra squadra del cuore.
GLI ARBITRI SBAGLIANO
Gli arbitri sbagliano? Sì, esattamente come i giocatori, allenatori e dirigenti delle squadre. Ma quanto e perché sbagliano? Ecco, qui possiamo provare ad addentrarci un po’ meglio nella questione. Tanto per darvi un’idea, un arbitro di calcio (lo so e avete ragione: qui si parla di football vero ma guys io arrivo da quel mondo lì e viviamo in Italia, per cui abbiate fede e pazienza 🙂 ) fischia attorno ai 25 falli a partita per circa 100 minuti di gioco (90 più recupero).
Avete però idea di quante decisioni debba prendere un arbitro durante la medesima partita? Il range va da poco sopra le 200 fino alle 300 decisioni. Pensate per esempio ad un contatto tra due calciatori 2 metri dentro l’aera di rigore. L’arbitro dovrà guardare l’episodio e decidere:
- Fallo o contrasto regolare?
- Se fallo, la valutazione va sdoppiata tra la pericolosità per la salute fisica di chi ha subito l’infrazione e la qualità dell’azione irregolarmente interrotta. Guardiamo la pericolosità fisica:
- La velocità d’impatto è stata elevata? Il punto di contatto è alto o basso? Altre domande specifiche sulla situazione di gioco…
- Ci sono elementi che possono portarmi a discutere la volontarietà dell’infrazione? (Evito di elencarveli)
- Ora guardiamo la qualità dell’azione che è stata fermata, osservando i 4 criteri indicati dal regolamento:
- La distanza tra il punto in cui è stata commessa l’infrazione e la porta
- La direzione generale dell’azione di gioco
- La probabilità di mantenere o guadagnare il controllo del pallone
- La posizione e il numero dei difendenti
- Poiché siamo in area di rigore, dobbiamo decidere se l’intervento falloso è genuino – caratterizzato dall’intenzione del difendente di contendere direttamente il pallone – oppure non genuino – in cui il difendente si occupa prima di liberarsi fallosamente dell’attaccante e poi recuperare il possesso del pallone
- Da tali decisioni consegue la decisione tecnica finale e l’eventuale provvedimento disciplinare
Ecco, per un regolamento abbastanza semplice da studiare e applicare, l’arbitro che viene insultato ogni domenica mattina nei campetti di paese deve avere in testa tutta sta trafila e deve necessariamente prendere la decisione finale in massimo 2 secondi altrimenti perde di credibilità e autorevolezza. Considerando che il regolamento del football americano NFL è molto più complesso (e talvolta sembra scritto in modo esemplare se il fine è prendere decisioni scorrette), vi lascio immaginare tutto il casino che ha in testa un arbitro. Fortunatamente ce ne sono 7 a dividersi i compiti ma su 3 o 4 ore di partita stare attenti a tutti gli holding comporta una spesa energetica mica da ridere. Se pensiamo ora a tutte le domande a cui l’arbitro deve trovare risposta, tutte le decisioni che deve prendere per arrivare a quella finale, possiamo accettare che nell’arco della partita ci sia un determinato numero di errori? Esattamente quelli che facciamo nella nostra carriera studentesca e lavorativa. Esattamente quelli che commettono i giocatori, gli allenatori e così via. Accettiamo che il nostro QB lanci “solo” l’80% di completi ma non accettiamo che la crew arbitrale prenda correttamente il 90% delle decisioni?
LA VITA (SPORTIVA) DI UN ARBITRO NFL
“This business is a tinderbox. You’re walking on a cliff on every play. I want to make sure we get the fouls everyone sees. My belief is you go fishing for whales in this business. Don’t go fishing for minnows.”
Questa citazione è di Gene Steratore, ex arbitro NFL numero 114 e berretto bianco designato per il Super Bowl LII, ripresa in casa durante la revisione di Texans-Cardinals da una troupe della redazione di MMQB incaricata per la prima volta nella storia di seguire da vicino una crew arbitrale a partire dalla fase di preparazione sino al post gara di una partita ufficiale NFL (nello specifico del progetto, la partita a cui la troupe ha avuto accesso esclusivo è stata Ravens-Bears nel novembre 2013).
Di fronte ad una serie di episodi grigi, voi lettori potete capire quale sia il suo focus principale e basilare, che successivamente espande le proprie radici per cercare una prestazione ai limiti della perfezione.
Un altro elemento da prendere in considerazione e che passa sempre nella testa di un arbitro sono i precedenti:
“What fans might not realize (and in fact I never understood before being embedded with this crew) is that what happened last week affects how an official officiates next week. NFL officiating is a continuing education class. The fact that Steratore has been downgraded twice for hits on the quarterback will carry into Game 150, and it will affect how Steratore views hits on quarterbacks Joe Flacco and Josh McCown in Chicago. Not just because of the two downgrades—because he and the 16 other NFL referees have their antennae raised on hits to the quarterback.”
Come sottolineato nell’articolo originale, il fatto che Steratore sia stato penalizzato a causa di errori nella sua valutazione di colpi subiti dai QB nelle partite precedenti porterà naturalmente lo stesso a porre maggiormente l’attenzione su tali aspetti.
Dopo questa breve argomentazione, mi piacerebbe dare un’opinione su cosa un arbitro abbia bisogno per garantire prestazioni di alto livello poiché è da tale insieme che possiamo comprendere maggiormente i motivi che lo porteranno all’errore.
BACINO D’UTENZA
Un elemento fondamentale che viene troppo spesso dato per scontato è l’educazione sportiva attraverso cui i ragazzini crescono. Nel nostro meraviglioso stivale diamo per scontato che sia normale alzarsi presto la domenica mattina per andare a vedere la partita dei giovanissimi provinciali del nostro paese e scoprire che l’arbitro – un ragazzo di 16, 18, 22 anni – è un cornuto, un deficiente, uno che ha confuso l’acqua con la sambuca a colazione. Abbandonando un attimo la mia amata ironia, in tali realtà è naturale che i ragazzi vogliano evitare di intraprendere un percorso arbitrale, anche perché capita di leggere sul giornale e sui social la notizia di aggressioni fisiche subite da giovani arbitri.
Le conseguenze di tali atteggiamenti educativi non solo limitano il bacino d’utenza da cui le associazioni arbitrali pescano i futuri talenti ma producono un declino del livello medio delle prestazioni arbitrali future. Se l’obiettivo è guardare una partita in televisione senza dover commentare la decisione arbitrale errata, sarebbe utile avere un bacino di ragazzi sempre più grande, in modo da aumentare la probabilità di avere persone di grande abilità nelle partite più importanti.
STRUTTURA ARBITRALE E PRESTAZIONI FISICHE
Ciò che porta un giovane arbitro a raggiungere la lega più importante è un insieme di prestazioni, persone e opportunità che costituiscono la struttura arbitrale. In essa, i ragazzi dovrebbero avere l’opportunità di crescere tecnicamente, atleticamente e personalmente. Attraverso le riunioni tecniche è possibile verificare e consolidare le proprie conoscenze regolamentari, mettendosi sempre in gioco così da mantenere alta la propria preparazione tecnica in vista delle partite future.
In questo ambiente può essere importante conoscere persone che sono in grado di fornire un aiuto per superare gli ostacoli: dagli organi tecnici agli osservatori, senza mai tralasciare i colleghi. Proprio quest’ultimi hanno un peso potenzialmente enorme in quanto può crearsi quel clima di amicizia per affinare certi aspetti della carriera e quella sana concorrenza che spinge ognuno di loro a dare sempre il proprio 100%, per poi conseguentemente alzare l’asticella delle proprie prestazioni e aspettative.
Anche gli osservatori e gli ex arbitri hanno un peso mica da ridere. Eccovi un estratto tra Steratore e Jerry Markbreit, sempre ripreso dal progetto MMQB:
“His phone rings. Jerry Markbreit.
“Jerry,” Steratore says into his headset. “I want you to look at a couple of plays for me. You have time?”
Markbreit, a veteran of four Super Bowls (no man has refereed more) and eight conference title games, is 78 now. He says he’ll look at the plays and get back to Steratore. A generation ago, when Steratore was climbing the officiating ladder, Markbreit was his idol. “To have Jerry as a resource—for everything—is such a thrill, and so valuable,” Steratore says. “It’s amazing to me that I can pick up the phone and call Jerry Markbreit for advice.” How to deal with crew issues, when to fight a downgrade and when not to, all things officiating—that’s why Markbreit is so important to Steratore.”
“Jerry”, Steratore risponde alle cuffie. “Vorrei che dessi un’occhiata ad un paio di azioni per me, riesci?”
Markbreit è un veterano di 78 anni, ha diretto 4 Super Bowl (nessuno più di lui) e ben 8 finali di conference. Ha detto che lo richiamerà dopo averle viste. Una generazione fa, quando Steratore era alle prese con la scalata della gerarchia arbitrale, Markbreit era il suo idolo. “Avere Jerry come risorsa per tutto è incredibile e prezioso”, dice Steratore. “È difficile credere che possa prendere il telefono e chiamarlo per chiedergli dei consigli”. Come convivere con gli errori, reagire o meno alle valutazioni negative, letteralmente qualunque cosa legata al mondo arbitrale – questo è il motivo per cui Markbreit è così importante per lui.
La struttura arbitrale ha bisogno di fornire gli strumenti necessari ai propri utenti per metterli nella condizione di prendere le decisioni corrette in campo durante la partita. Strumenti di allenamento tecnico, che riguardano la simulazione di casistiche di gioco, e atletico, per cui spazi e palestre. Oltre alla tecnologia per il training, è fondamentale anche quella durante le partite. Nel corso degli ultimi 20 anni gli arbitri hanno avuto a disposizione strumenti via via sempre migliori, eppure spesso ci si lamenta del loro utilizzo e di quanta cura e precisione venga offerta. Ecco, personalmente trovo interessante che agli arbitri NFL (si dice) venga chiesta tale precisione ma la tecnologia fornita non mi sembra proprio incline a tale richiesta.
Prendiamo ad esempio in considerazione quelle situazioni in cui non esiste pronta certezza sul superamento della linea di primo down. A rigor di logica, pensando a quanto la lega guadagna economicamente, mi aspetterei un sistema simile all’occhio di falco nel tennis o alla goal-line technology usata da anni nel calcio. Invece usano una catena lunga 10 yard, senza avere neanche la possibilità di identificare con certezza e precisione la posizione corretta in cui il gioco si ferma (e attenzione: non è affatto facile marcare quel punto esatto sul campo, per cui un aiuto tecnologico in tali situazioni mi sembra scontato esserci se davvero è richiesta una data prestazione). Sempre in relazione alla posizione della palla da football, pensiamo ai casi di QB-sneak: quante volte capita che la visuale della palla venga completamente coperta dal portatore e dai giocatori attorno a lui? Di fatto nessuno dei 7 (8 nel college) arbitri presenti talvolta riesce a individuare chiaramente la posizione della palla.
Ora, so bene che le polemiche recenti hanno riguardato altri settori del gioco ma voglio provare a rendervi consapevoli dell’ambiente in cui gli arbitri lavorano e degli strumenti che vengono loro forniti: se tale è la realtà, possiamo realisticamente aspettarci determinate prestazioni?
Un ulteriore elemento a cui tengo personalmente è la prestazione e condizione fisica degli arbitri incaricati di scendere in campo, in quanto risulta importantissima se legata alle energie a loro disposizione. Un arbitro ben allenato – e che non si limita a superare quel test atletico ad inizio stagione – mi aspetto che sia in grado di gestire fisicamente e mentalmente tutte le situazioni che possono crearsi durante una partita di 3 o 4 ore, e ho fiducia che sia in grado di prendere la decisione corretta anche se l’episodio dovesse capitare quando mancano 2 secondi alla fine dell’overtime. Poi magari la sbaglia però ha le energie mentali per prendere la decisione. Se però guardiamo le partite NFL, un dubbio (talvolta più di uno) mi viene…
Considerando che in una partita di football americano può accadere di tutto, non posso rischiare di avere arbitri che inciampano o che arrivano a fine gara talmente esausti da non riuscire a individuare il giocatore che si dichiara ricevitore. Eppure capita di vedere situazioni in cui gli arbitri sembrano non avere energie e, conseguentemente, commettono errori gravi nonostante abbiano superato i test atletici.
Considerando tutto, non è che forse la National Football League stia sottovalutando la gestione dei propri arbitri? Non è che sia proprio la lega a fornire strumenti, in senso lato, poco adeguati per il compito richiesto?
Ricordiamoci che noi possiamo discutere più e meno animatamente quanto vogliamo, è la lega che ha però la possibilità di agire verso una resa migliore. La domanda dunque risulta essere banale: la lega ha intenzione di portare miglioramenti?
Una possibile risposta la offre Giorgio Prunotto.
QUESTIONE (SEMI)PROFESSIONISMO E CONSEGUENTE TRASPARENZA
Gli arbitri NFL guadagnano in media 12.000$ a partita. Questo valore è una stima che varia sensibilmente in funzione della loro esperienza; sopra i 10.000$ se arbitrano nella lega da almeno 5 anni, 1.000-2.000 se sono al primo o al secondo anno.
Bisogna precisare inoltre che non è detto che un arbitro venga chiamato ad arbitrare tutte le partite in un anno e tanto meno che la sua stagione prosegua ai playoff, per cui una stima approssimativa di un arbitro con una buona esperienza può arrivare a 250.000$ annui. Un’aggiunta significativa al loro salario può derivare dall’arbitrare un Super Bowl, che può rendere dai 30.000 ai 50.000$ sempre in funzione dell’esperienza del singolo.
Un requisito essenziale per ricoprire il ruolo e vedere la sua candidatura considerata dalla NFL è aver maturato almeno 10 anni di arbitraggio, di cui almeno 5 al College, in cui naturalmente deve essersi distinto.
Gli arbitri non sono a tutti gli effetti professionisti perché normalmente lo fanno come pratica part-time e hanno un’altra attività lavorativa parallela. Questo principalmente perché gli incarichi della NFL sono annuali e a gettone e ciò non permette di avere quelle garanzie di entrate tali da poterne fare un’attività a tempo pieno.
Personalmente ritengo essere questo il principale limite del sistema perché in una lega così professionistica, in cui girano miliardi di dollari, un fattore che può influenzare così pesantemente il gioco non può essere ancora così poco remunerato e soprattutto così poco garantito. Naturalmente alcuni arbitri hanno altri lavori talmente avviati da non essere interessati a un cambiamento della loro situazione ma questo può comportare che l’arbitraggio resti un ruolo riservato solo a “chi può permetterselo”, escludendo de facto una platea di giovani che non hanno modo di dedicarsi a tale attività perché non possono considerarla come un potenziale futuro impiego.
Contratti pluriennali con degli stipendi base fissi potrebbero consentire agli arbitri di dedicarsi con maggiore costanza all’allenamento per questa attività, ad esempio migliorando la preparazione fisica e le analisi degli episodi con sedute video, alzando inevitabilmente la loro qualità decisionale.
Il passaggio ad un professionismo effettivo potrebbe infatti convincere molti più giovani ad intraprendere questa strada perché naturalmente il problema maggiore resta nelle categorie inferiori, che sempre più di frequente non hanno a disposizione arbitri sufficienti per effettuare le partite. Questo prescinde dalla qualità dell’arbitraggio ma va a inficiare proprio la sostenibilità del sistema football americano.
Non possiamo prendere come metro di paragone gli arbitri NFL per giustificare nefandezze come la gomitata di Bastoni di ieri, il gol annullato al Sassuolo contro la Fiorentina o come la madre di tutte le schifezze, il mani di Bastos in finale di coppa Italia. Questa non è incapacità è ben altro. Si può prendere spunto dalla NFL invece per il controllo diretto sugli arbitri e anche quello economico da parte di tutte le squadre della lega. È questo il passaggio chiave. La formazione deve passare da corsi specializzati su differenze tra contrasto e fallo, interpretazione e coerenza. Basta dilettanti a rovinare un business di milioni . Ps casualmente ho giocato a football Americano anche in serie A e ho pure arbitrato AIA…quindi so di cosa parlo.
Saluti