Bill Belichick ed i New England Patriots: la fine di un’era

Ci sono persone nel mondo dello sport che impongono la loro presenza negli annali tanto da definire una vera e propria era, e giovedì a Foxboro si è chiusa una delle più dominanti, se non la più dominante, era del football professionistico NFL, con i New England Patriots e Bill Belichick che hanno infatti annunciato di aver preso la decisione di separare le proprie strade, dopo 24 stagioni insieme.

La separazione fra NE e Belichick non è sicuramente un fulmine a ciel sereno, con le voci di un possibile divorzio fra Kraft ed il veterano HC che si susseguono ormai da quattro stagioni, quando i Patriots hanno visto Brady trasferirsi in Florida, vincendo il titolo al primo anno con i Buccaneers, mentre New England non è mai riuscita realmente a rientrare in carreggiata, fallendo prima con Cam Newton, e poi vedendo fallire anche il piano a lungo termine chiamato Mac Jones, con il QB chiamato con la 15° pick assoluta nel draft 2020 che ha portato i Pats ai playoff nella prima stagione in NFL, salvo poi deludere malamente nelle due stagioni successive, fino alla regular season conclusasi qualche giorno fa, in cui è finito per essere sostituito da Bailey Zappe.

Si è conclusa così la storia d’amore fra Belichick ed i Patriots dopo 24 anni, 6 Super Bowl vinti su nove giocati, 17 titoli divisionali, ed una sfilza di record ottenuti difficilmente pronosticabili nel 2000, quando Kraft prese la decisione che avrebbe cambiato completamente lo scenario della NFL per le successive due decadi.

Per capire al meglio però la sua carriera con i Patriots e come Belichick sia diventato uno degli allenatori più vincenti della storia della NFL dobbiamo fare un passo indietro, parlando della sua esperienza pre-Foxboro.

La sua carriera in sideline inizia infatti nel 1975, quando accetta un lavoro come assistant coach per gli allora Baltimore Colts, dove inizia a farsi notare sempre di più e dopo aver lavorato un paio di anni per i Detroit Lions ed i Denver Broncos, arriva la chiamata dei New York Giants, che lo vogliono come assistente coach per gli special team e per il coaching staff della difesa; Belichick scala piano piano le gerarchie, fino a diventare nel 1985 Defensive Coordinator.

Pubblicità

Con i Giants arrivano le prime vittorie come allenatore, ed i primi due anelli, nel 1986 e nel 1990 e come spesso accade per gli assistant coach, Belichick viene chiamato per il ruolo di capo allenatore da altre squadre, finendo per firmare nel 1991 un contratto con i Cleveland Browns, in un coaching staff in cui oltre a lui è presente anche Nick Saban, che di lì a poco sarebbe andato a scrivere la storia in Alabama diventando l’allenatore più vincente nella storia del College Football, che lo nominano Head Coach. Rimane in Ohio fino al 1995, ed in quattro stagioni con i Browns si qualifica ai playoff solo in una occasione fino a quando, mentre la franchigia si sta trasferendo a Baltimore, viene licenziato da Art Modell, owner in quegli anni dei Browns.

Belichick fa quindi “un passo indietro”, tornando a rivestire il ruolo di assistant Head Coach per Bill Parcells dei Patriots, che seguirà anche ai Jets.
Nel 1999 Parcells si dimette dal ruolo di HC e New York sembra pronta ad avere Belichick come suo successore, con il front seven dei Jets che indice una conferenza stampa per presentarlo; la realtà dei fatti è per ben diversa: Belichick ha infatti accettato il ruolo di HC dei Patriots, che avevano recentemente licenziato Pete Carroll, altro volto noto della NFL degli ultimi venti anni, e quindi quella che sarebbe dovuta essere la conferenza stampa di presentazione di Belichick si trasforma in mezz’ora di monologo di BB in cui spiega alla stampa le sue dimissioni lampo.

La sua carriera con i Patriots inizia con la migliore pick nella storia recente del draft NFL: nel corso del sesto round del draft NFL del 2000 infatti, Belichick ed i Patriots chiamano un giovane QB proveniente da Michigan University, e con la pick n° 199, si aggiudicano Tom Brady; la prima stagione siederà in panchina, ma nel 2001, complice un infortunio di Bledsoe, il QB titolare di NE nella seconda partita in stagione, Belichick fa esordire Brady, dando il via alla Dinasty di New England.

Pubblicità

Non solo rose e fiori nella sua storia con i Patriots, con diversi “scandali” che hanno costellato gli ultimi anni, a partire dallo Spygate del 2007, quando la NFL scoprì un complicato sistema di “spionaggio” vero e proprio in cui gli assistenti di BB riprendevano gli allenamenti e le partite degli avversari per studiare le chiamate ed i segnali dati in campo, fino al Deflategate, in cui a pagare sarà Brady, reo di giocare con palloni gonfiati in modo anomalo per migliorare le proprie prestazioni; oltre agli scandali negli ultimi anni è stata poi messo in dubbio anche il rapporto di Bill Belichick con Brady stesso, spesso oggetto di critiche nei momenti peggiori e non “coccolato” nei momenti migliori di NE, con il QB ex Michigian che infatti deciderà di concludere la sua carriera lontano dal Gillette Stadium, vincendo un altro titolo a Tampa Bay.

Quello che però è innegabile è che Bill Belichick ha completamente rivoluzionato il modo di “vivere il football” sia per il mondo professionistico che non, con ben 17 suoi ex assistenti che nel corso degli anni hanno ottenuto un ruolo come Head Coach, chi riuscendo e chi fallendo, ma dando dimostrazione di come la sua filosofia di football abbia influenzato la storia recente della NFL, con gli ultimi quattro anni in Massachusetts che non potranno influenzare una carriera da first ballot Hall of Fame; i Patriots hanno già annunciato il suo sostituto, continuando con la “Patriot Way” e promuovendo l’ex LB Coach Jerod Mayo, un altro “figlioccio” di Belichick che ha prima giocato per lui, e poi è entrato subito nel coaching staff una volta ritiratosi, nel ruolo di HC, mentre non è ancora chiaro quale sarà il futuro di Belichick, chiamato ora a decidere se appendere la propria felpa senza maniche al chiodo, oppure partire con una nuova avventura, provando nuovamente a scrivere la storia.

Merchandising Merchandising

Luca Belli

Tifoso "Die Hard" dei Green Bay Packers. Cresciuto nel momento d'oro di Favre e Rodgers, e fiero discepolo della new wave green&gold "All you need is Love". Abituato a vincere poco con la fede calcistica, essendo tifoso della Fiorentina, ha trovato nei Packs la sua svolta, e nei Guelfi Firenze la sua fede in campo italiano. Aspetta con ansia il terzo anello personale, che sia "viola" o "G&G". Go Packs Go!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.