Quale futuro per gli Atlanta Falcons?

Alcuni posti da head coach nella NFL 2024 sono già vacanti (Panthers, Chargers, Raiders) altri si apriranno nel tradizionale Black Monday, il lunedì nero immediatamente successivo alla fine delle regular season che è notoriamente foriero di licenziamenti più o meno in massa fra gli allenatori. Quest’anno ci sono diverse franchigie indiziate per un cambio di guida tecnica. Una di queste sembrerebbe essere Atlanta. Anche quest’anno infatti i Falcons difficilmente si qualificheranno per i playoff. La speranza comunque è l’ultima a morire e il team della Georgia conserva qualche residua speranza di andare alla post-season.

Certamente, per centrare questo risultato servirà un mezzo miracolo ai Falcons, specialmente dopo la sconfitta di week 15 subita ad opera dei derelitti Carolina Panthers. Secondo il modello di The Athletic la squadra di Smith oggi ha il 12% di possibilità di prolungare la propria stagione oltre il 7 gennaio (data dell’ultima uscita di regular season). 

Centrare eventualmente i playoff all’ultimo tuffo non dovrebbe però essere l’unico parametro con il quale il proprietario Arthur Blank dovrebbe giudicare Arthur Smith. Quest’ultimo, nelle ultime settimane ha allenato anche per salvare il proprio posto di lavoro. La decisione di cambiare nuovamente il quarterback titolare, sostituendo Desmond Ridder per promuovere Taylor Heinicke ha funzionato contro i Colts, partita nella quale Atlanta ha prodotto ben 406 yard di total offense. Heinicke ha fatto la sua parte con 23 completi su 33 passaggi per 229 yard, un touchdown, zero INT e un passer rating di 99.2.

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Ma i Falcons non hanno vinto solo per il gioco del loro Qb. A decidere in loro favore la sfida contro Indianapolis c’è stato il lavoro della difesa (che ha concesso soltanto 262 yard ai Colts) e un attacco finalmente bilanciato (33 passaggi e 30 corse) che non ha chiesto ad Heinecke di vincere la partita da solo.

Sulla stampa americana si fa in questo momento un gran parlare della sicurezza del posto di lavoro di Smith, considerando il fatto che è stato l’head coach che ha voluto Ridder come titolare. L’impressione rimane però che il prodotto dell’università di Cincinnati resti un quarterback decente se inserito in un sistema che lo agevoli. Il che vale per molti altri passatori attualmente presenti nella Lega, compreso Heinicke. La chiave di volta, quindi, non è da ricercarsi tanto nel cambio di Qb quanto invece in un approccio più Qb-friendly sia dal punto di vista del sistema che del bilanciamento fra le chiamate di passaggio e quelle di corsa. È chiaro come questo continuo alternarsi del quarterback non abbia garantito all’attacco dei Falcons la continuità necessaria per esprimersi suoi buoni livelli che invece il talento a roster avrebbe consentito loro.

Ad oggi probabilmente nemmeno Blank sa con certezza se confermare o meno il proprio capo allenatore. In tre stagioni in Georgia, Smith ha un record di 21-28 senza apparizioni ai playoff. La domanda che Blank dovrebbe porsi quindi è la seguente: è Smith l’uomo adatto per sviluppare ulteriormente i vari Kyle Pitts, Bijan Robinson, Tyler Allgeier e Drake London? Nonostante la presenza di questi giocatori, l’offense è stata inconsistente in questa stagione. Ad oggi Atlanta ha prodotto soltanto 202.7 yds per game (22°) e 19.1 punti a partita (24°) secondo i dati ESPN.

E ancora: sarebbe una buona idea affidare a Smith la crescita di un eventuale quarterback del futuro, da scegliere al prossimo draft? Dalla risposta a queste domande passerà la decisione di Blank sul futuro head coach della sua squadra.

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Un Commento

  1. Smith è da cacciare. Punto. La stagione è stata un’agonia, nonostante il calendario fosse fra i più facili in assoluto (ATL non ha affrontato nessun top team a parte Detroit) e una campagna acquisti estiva sontuosa che ha messo su una delle migliori difese della lega.
    Bates eccezionale, Onyemata, pff alla mano, uno dei migliori DT della lega, Calais Campbell a fare da mentore ai giovani e finalmente una pass rush accettabile.
    La difesa, però, è l’unica cosa di cui Smith non si occupa.
    L’attacco invece? Un’agonia dovuta alla scelta di avere buttato in campo un QB non pronto. E peggiorata dall’altra scelta di avere preso un veterano piuttosto mediocre. In più spesso chiamate ripetitive o sbagliate.
    Non vincere la division, molto abbordabile di suo, e mancare i PO non può che essere la parola fine sulla sua esperienza.
    Ma ho il sospetto che il caro Blanck, amico e socio in affari del papà di Smith, finirà col tenerselo ….

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