Hot Take: qualche (in)certezza sulla NFL – Episodio 21
Il football americano è lo sport più razionale e, in un certo senso, freddo che esista: ogni giocata, come ben saprete, altro non è che la traduzione di centinaia di segnacci disegnati su una lavagnetta da paranoiche controfigure di Professor X e provati migliaia di volte in allenamento.
Freddezza, troppa freddezza.
Fortunatamente, però, a rendere più mite il clima nel mondo NFL ci siamo noi tifosi – aiutati da analisti più o meno qualificati – con le nostre sparate a zero, o come direbbero nei paesi anglofoni “hot take” che stando a Wikipedia – inglese – significa « a hot take piece of deliberately provocative commentary that is based almost entirely on shallow moralizing»: deliberatamente provocatorio.
Una hot take non deve per forza essere ragionata, anzi, spesso altro non è che frutto dell’emotività del momento e del modernissimo bisogno di esternare su uno schermo ogni nostro pensiero: questa rubrica nasce proprio per questo, per dare spazio ai vostri pensieri “più irrazionali” e successivamente sviscerarli, razionalizzarli ed eventualmente bocciarli o approvarli.
Questa rubrica, in definitiva, altro non è che l’inevitabile sequel transmediale delle nostre discussioni su Telegram: parteciparvi è facilissimo, tutto ciò che dovete fare è apporre l’hashtag hot take dinanzi alla vostra hot take.
Gli Eagles entro 3 anni vincono nuovamente il Super Bowl, di nuovo contro Brady
Lo ammetto, mi aspettavo molto meno da questi Philadelphia Eagles, ma dubito fortemente che finché le operazioni saranno gestite dall’accoppiata Roseman-Lurie Philadelphia possa tornare a fare la voce grossa in NFC.
La tua hot take, però, è estremamente interessante – e per me deprimente – in quanto dopo la virgola mi mette davanti ad un’altra, realistica, tremenda, spaventosa hot take: sì, credo che fra tre anni mi troverò costretto a parlare di Tom Brady al Super Bowl.
Non so se contro i Philadelphia Eagles, ma ho come il presentimento che non solo fra tre anni Brady sarà in campo, ma sarà pure iper-competitivo… come fosse una novità.
La scelta di Harbaugh di giocarsi il 4&1 è stata conservativa e molto poco coraggiosa: lasciare la palla in mano a Mahomes per l’ultimo drive, quello sì che sarebbe stato avere le palle…
Che bella cosa.
CHE BELLA COSA!
Sam Koch è un ottimo punter, uno che appena ritirato entrerà dritto nel Ring of Honor – non la federazione di wrestling! – dei Ravens, ma non m’interessa: indipendentemente dall’esito del punt, dare l’opportunità a Patrick Mahomes ed ai Kansas City Chiefs di percorrere una cinquantina di yard in un minuto è puro masochismo, soprattutto se si considera che nel drive precedente – quello terminato con il fumble di Clyde Edwards-Helaire – Kansas City in due sole giocate avesse guadagnato 36 yard.
Certo, percorrere una cinquantina di yard è più impegnativo che prenderne una quindicina, ma “più impegnativo” non significa “proibitivo”: mi sento quindi di affermare con ben motivata sicurezza che Baltimore, qualora avesse deciso di scagliare in orbita il pallone con un punt, sarebbe uscita dal campo con il cuore spezzato ed un avvilente record di 0-2 che mi avrebbe costretto, a Scusate il Disturbo, a parlare di loro insieme ai vari Jets, Jaguars, Falcons, Giants… Bleah!
In una società nella quale il concetto di coraggio è ridefinito settimanalmente dalla nuova sfida/tendenza di TikTok – qua ne parlo in modo scherzoso, ma in realtà è un dramma incommensurabile – che inevitabilmente terminerà con la visita al pronto soccorso di una delle persone coinvolte nel video, Baltimore non ha avuto il coraggio necessario per porre l’altra guancia e farsi calpestare per l’ennesima volta dai Kansas City Chiefs: i ragazzi di Harbaugh, in definitiva, hanno voluto vincere la partita rinunciando alla potenziale gloria riscossa sui social con la creazione della sfida “Dai ai Chiefs un’ulteriore possibilità di vincerla dopo che questi hanno fatto di tutto per perderla”.
Che soddisfazione.
https://twitter.com/NextGenStats/status/1439793664390144005?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1439793664390144005%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.nfl.com%2Fnews%2Fweek-2-s-biggest-decisions-ravens-fourth-down-call-pays-off-giants-too-cautious
Budda Baker conclude la stagione con il record di tackle (combined) per un safety
In entrambe le partite giocate finora Budda Baker ha concluso con 8 combined tackle: non ci sono dubbi che Baker sia uno dei migliori nella posizione, un missile telecomandato il cui unico scopo è abbattere l’avversario di turno e che la sua versatilità gli permetta di ricoprire più posizioni consentendogli così di essere sempre nei pressi del pallone, però il record all-time per tackle (combined, ossia che tengono presente sia quelli individuali che quelli assistiti) appartiene a Steve Atwater che nel 1990 con 173 ridefinì ulteriormente la propria posizione.
Nonostante gli ovvi vantaggi portati dalla partita in più a calendario, non mi sento di dire che Baker sarà in grado di farcela, anche se non posso escluderlo a priori.
Pensare che quel poveraccio di Steve Atwater abbia dovuto attendere decenni per essere inserito nella Hall of Fame mi causa un disgusto che devo arrestare il prima possibile per evitare che sfoci in volgarità.
Fred Warner è il miglior middle linebacker attualmente in NFL
Scusami vivamente la marchetta, ma me l’hai servita sul proverbiale piatto d’argento: durante l’offseason, in piena astinenza prolata, avevo pensato di stilare top five per ogni posizione e, in effetti, il primo linebacker nella mia graduatoria riferita al 2020 era proprio lui, Fred Warner.
Ciò che separa Warner dagli altri linebacker è l’inenarrabile abilità nell’incollarsi all’avversario di turno, running back o tight end che sia, e diventarne la propria ombra: nella NFL moderna questo è esattamente ciò che ogni front office cerca in un linebacker, in quanto linebacker in grado di giocare solamente due down – anche se tante squadre lanciano pure in quelli – vengono percepiti come giocatori “difettosi”.
Da quanto ti sto dicendo credo tu possa convenire che sia d’accordo con te, ma ciò nonostante non riesco ad esimermi dal dovere morale di assegnare tale riconoscimento a Bobby Wagner che malgrado l’avanzare degli anni continua a rimanere lo standard nella posizione: l’uomo con la giacca d’oro già cucita addosso da almeno tre o quattro anni, domenica, contro i Titans, ha concluso con 17 tackle ed un sack.
Perdonami caro lettore, ma non ce la faccio, Wagner è Wagner.
Derek Carr MVP
No, non credo che ce la farà a confermarsi su questi livelli per il resto della stagione, ma non è un problema in quanto mi accontenterei anche del premio “Miglior giocatore meno apprezzato dall’Internet che in quanto Internet ha deciso di additargli ogni responsabilità sui fallimenti dei Raiders degli ultimi anni dimenticandosi che nel 2016, con una squadra adeguata in tutti e tre i reparti, fino all’infortunio era in corsa per l’MVP”.
Odio l’Internet, amo Derek Carr.
Derek Carr is the most underrated quarterback in the NFL. Won in Pittsburgh on a short week without Josh Jacobs and a makeshift offensive line, and was clutch again.
— Elliot Harrison (@HarrisonNFL) September 19, 2021
Las Vegas Raiders primi della division a fine stagione
Sapete che mi risulta molto difficile tessere le lodi di questa squadra – credo che possiate intuire il perché – ma non posso esimermi dal dovere morale di tributare loro il più sincero e sorpreso applauso di cui io abbia memoria: insieme ai Broncos i Raiders sono l’unica squadra AFC attualmente ancora imbattuta e, a differenza dei compagni di division del Colorado, le loro vittorie sono arrivate contro pesi massimi – o presunti tali – come Baltimore e Pittsburgh.
Per rispondere alla tua hot take mi servirò della storia, in quanto nel 2019 i Raiders dopo tre vittorie consecutive si presentarono a Week 12 su un 6-4 che dava diritto a qualsiasi loro tifoso di sognare, peccato solo che poi persero 34 a 3 contro i New York Jets dando il via ad una serie di quattro sconfitte consecutive che li fece concludere la stagione su un mesto 7-9; il 2020 seguì un copione molto simile poiché dopo un prepotente 37 a 12 sui Broncos che li catapultò su un ottimo 6-3 persero cinque delle sette partite rimaste chiudendo i giochi sull’8-8.
Tutto questo per dirti che esaltarsi per loro a settembre è normale, ed in questo caso legittimo, ma non perdiamo di vista il fatto che fatichino immensamente nella seconda metà di stagione e che giochino nella division dei Kansas City Chiefs: playoff forse, titolo di division no.
I Minnesota Vikings, in qualche modo, ruzzolano al Super Bowl
Questa hot take l’avrei volentieri inoltrata all’amico Alessandro Taraschi, ma siccome è un uomo impegnato gli risparmio più che volentieri la presa in giro: no, non andranno al Super Bowl.