Chicago Bears verso il giro di boa

Giunti a metà stagione circa, facciamo un primo bilancio di questo 2020 analizzando alcune sfaccettature dei Chicago Bears.

Dalla semplice idea di avere a roster un QB average, ossia un lanciatore in grado di tenere i numeri nella media (e non sotto come nel caso di Trubisky), il nostro pronostico era quello di riuscire a vincere almeno due partite in più rispetto alla scorsa stagione. Nella preview dei Bears ci siamo quindi sbilanciati, al contrario di tutti, su un possibile record finale di 10-6.

Dopo sette giornate di campionato possiamo dire con serenità, e senza fare troppa dietrologia, che al momento i numeri sono dalla nostra parte: 5-2 è un ottimo record e se non fosse stato per la sconfitta contro i Rams, oggi i Bears sarebbero soli al comando della NFC. Non badiamo molto al fatto che in tanti giudichino il 5-2 dei Bears come il peggiore 5-2 della lega. Sono fesserie. I record hanno tutti lo stesso valore, ogni team NFL deve affrontare squadre più o meno forti e, alla fine, i record esistono per stabilire chi sta sopra e chi sta sotto. Specie dal momento che parecchi di questi giudizi provengono da chi dava i Minnesota Vikings come possibili dominatori della NFC North, o addirittura i Lions sopra ai Bears e senza questioni. Al mondo Bears piacciono le sfide e le risposte sono, se pur  parzialmente, arrivate dai fatti e dai verdetti del campo.

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A una partita dal giro di boa esistono abbastanza elementi per poter smentire coloro che continuano a screditare il valore di Chicago. Come ad esempio il fatto di aver battuto i Tampa Bay Buccaneers di Brady nel Thursday Night Football, lo stesso team che ha massacrato i Packers una settimana dopo e sul quale la gran parte degli analisti NFL è pronta a scommettere. Oppure il fatto di essere stati in grado di portare a casa delle rimonte che passano dall’incredibile sul campo dei Lions, all’epico su quello dei Falcons. E se Lions e Falcons sono tutto sommato squadre materasso, di certo per i Bucs non si può dire la stessa cosa!

Nick Foles ha dimostrato di poter guidare l’attacco e, in alcune circostanze, lo ha fatto con grande carattere. Ovvio, negli occhi abbiamo ancora tutti le immagini del Monday Night Football in cui i Bears hanno fatto una pessima figura contro i Rams. Un pò come successo nell’occasione della sfida con gli Indianapolis Colts, preparata alla perfezione da Frank Reich contro i suoi vecchi assistenti e contro il suo ex-quarterback ai tempo degli Eagles. Per onestà intellettuale non possiamo certo dare le colpe a Foles di queste disfatte, nonostante l’attacco sia condotto dal suo braccio. Il QB Bears ha sì le sue responsabilità, ma sfido chiunque a mettersi nella sua posizione e provare a lanciare quando davanti “a protezione” hai quattro energumeni molli come il burro e un centro che prova a fare qualcosa di buono. La linea offensiva dei Bears è qualcosa di realmente imbarazzante e questa affermazione trova una mozione di fiducia anche nei numeri del running game. Pressappoco inesistenti e non per demeriti di David Montgomery. Nemmeno Rodgers o Mahomes sarebbero in grado di fare meglio di Foles dovendo giocare dietro ad una linea offensiva come quella dei Bears.

Proprio dalla OLine incominciano i problemi. Problemi che tutti, nel mondo Bears, sapevamo di avere. Tutti tranne il GM Ryan Pace e forse anche lo stesso head coach Matt Nagy, i quali non sono intervenuti sul mercato per riparare i buchi (Ifedi non può certo considerarsi una soluzione!), e non hanno minimamente pensato di doverlo fare al draft. Risultato: ogni partita è nelle mani di una difesa che combatte eroicamente su tutti gli snap nella speranza che l’attacco possa mettere anche pochi punti a tabellino.

Altro grande problema dimora nell’ego di Matt Nagy, al quale sembra impossibile strappare il playcall dalle mani. Il capo allenatore di Chicago ha una visione tutta sua del gioco oltre alla convinzione di potersi considerare un “guru dell’attacco”, pensiero che con ogni probabilità gli ha dato alla testa. Sempre prevedibile e ormai, quasi scontato nelle chiamate. In particolar modo sui primi down. Il coach però, ha dalla sua uno storico che recita 25-14, più una sconfitta ai playoffs, numeri che tecnicamente non lo possono mettere in discussione. Anche grazie a Nagy, a Chicago è stata ristabilita una cultura vincente ma la scala che porta al completamento di un progetto è lunga e tortuosa e se prima vincere in regular season veniva considerato un passo avanti, oggi potrebbe non esserlo più. Altrimenti il rischio è quello di ritrovarsi a fare quello che i Dallas Cowboys hanno fatto con Jason Garrett. Nagy ha l’obiettivo minimo di condurre questo team ai playoffs e da lì, avrà l’obiettivo minimo di raggiungere un Champioship Game. Diversamente, sia la sua figura, sia quella del General Manager rischiano di saltare.

Il problema degli uomini di linea si risolve prendendo uomini di linea validi, non esistono altri schemi e col senno di poi l’investimento fatto su Robert Quinn al momento non torna. Sostengo da tempo che la figura di Quinn non sia arrivata a Chicago per dominare in regular season a suon di sack, ma che questa debba emergere in modo prominente dal Thanksgiving Game ai playoffs. Di base, quando il football giocato conta realmente. Tuttavia, a fronte di come siano arrivate le due sconfitte subite, investire quella somma onerosissima su dei Tackle validi invece che su Quinn sarebbe stato ben più logico.

La partita contro i Rams ha mostrato a lunghi tratti che i problemi offensivi, potevano non essere legati esclusivamente a Mitchell Trubisky. Ma togliere Foles oggi significherebbe annientare ogni speranza di questo team. Speranza che non può e non deve affievolirsi per la sconfitta di lunedì scorso, e che non dovrà spegnersi nell’eventualità di altri passi falsi in vista delle sfide contro Siants e Titans nelle prossime due settimane. I Bears entrano nella fase del calendario più ostica, ma non dimentichiamoci che guardando avanti ci saranno da affrontare Lions, Texans, Jaguars e Vikings (due volte) prima del finale di campionato contro i Packers al Soldier Field. Tenendo sempre gli occhi sul record, sulla base di quanto costruito fino a week 7, a Chicago basterebbe vincere un paio di scontri diretti tra le quattro sfide più complesse contro Saints, Titans o nelle divisionali contro i Packers per potersi trovare in una situazione favorevole nella corsa ai playoffs.

La vita degli orsi è dura, piena di emozioni e di difficoltà. E forse ci piace proprio per queste ragioni. Ad ogni modo, il bilancio dopo quasi metà stagione è buono e da questo bisogna ripartire con grinta e fiduciosi perchè in diverse occasioni questa squadra ha dimostrato resilienza. Si piega ma non si spezza e da qui bisogna ripartire!

#BearDown

alex cavatton firma area 54

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