Cos’è e come funziona il Salary Cap NFL

Per capire il funzionamento della NFL non si può prescindere dal capire come funziona il Salary Cap, il tetto salariale sotto il quale ogni squadra è obbligata a rimanere. Il meccanismo del Salary Cap non è affatto semplice ed ha tante di quelle sfaccettature che non lo rendono di facile comprensione per gli appassionati. Italian Packers Network ha pubblicato questa bellissima ed esauriente guida a cura di Fernando Nardini, che, con la loro autorizzazione, pubblichiamo anche su Huddle Magazine. Buona lettura!

Introduzione e cenni storici

L’approccio ad uno sport come il football americano, per qualcuno cresciuto in un Paese dove il più delle volte se ne sente parlare solo tramite film di matrice hollywoodiana, può rivelarsi ostico sotto tanti punti di vista. Ci sono diversi fattori che rendono questo sport completamente esogeno, estraneo alla cultura sportiva italiana e più in generale europea, a partire dalle regole del gioco in campo, con le sue peculiarità tipicamente e squisitamente americane1 che lo hanno reso in pochi decenni lo sport più popolare negli Stati Uniti, sorpassando il baseball2, storicamente chiamato “America’s Favorite Pastime“. Oltre al campo, a complicare le cose c’è anche l’aspetto finanziario; questa particolare componente del football targato NFL è forse quella più astrusa e difficile da capire, specialmente per qualcuno che proviene da altri Paesi, semplicemente perché il sistema NFL col suo Salary Cap o tetto salariale è sui generis anche tra gli sport che ne prevedono uno, figuriamoci tra quelli che non ne prevedono, come nella maggior parte delle leghe calcistiche.

Per arrivare a comprendere al meglio il funzionamento del Salary Cap, è necessario partire dal perché e come quest’ultimo sia stato introdotto in NFL. Come già accennato (vedi nota 2), prima degli anni ’60 il panorama sportivo americano era dominato dal gioco sul diamante. Una delle ragioni che contribuirono maggiormente al sorpasso del football sul baseball fu un cambio di filosofia da parte della NFL nella figura del suo Commissioner, Pete Rozelle, filosofia che ancora oggi guida gran parte delle decisioni della Lega: il concetto che oggi chiamiamo competitive balance, cioè l’idea che la NFL debba fare tutto il possibile per assicurare alle franchigie la possibilità di poter competere tra di loro in maniera più equa possibile3. Il primo, importantissimo passo verso questo traguardo venne fatto nel 1961, con l’introduzione da parte di Rozelle e dei proprietari NFL del revenue sharing, un sistema di spartizione dei diritti televisivi equo: ad ogni squadra sarebbe andata parte uguale del ricavato dalla vendita dei diritti televisivi, senza importare estensione del mercato geografico di ogni franchigia, numero di tifosi, share televisivo o altre considerazioni di vario tipo.

rozelle salary cap
Pete Rozelle si rivolge ai media durante l’annuncio del merger AFL-NFL: alla sua destra l’allora rappresentante della NFL e proprietario dei Dallas Cowboys, Tex Schramm e alla sua sinistra il fondatore della AFL ed allora proprietario dei Chiefs, Lamar Hunt. Rozelle giocherà un ruolo fondamentale nell’introduzione del concetto di Competitve Balance, che porterà la NFL a diventare lo sport più popolare negli Stati Uniti in pochi anni.

Questa decisione storica permise a squadre con un mercato di piccole dimensioni e che non attiravano lo stesso numero di tifosi al botteghino (notoriamente i Green Bay Packers) rispetto alle loro controparti metropolitane che potevano attingere a bacini più ampi, non solo di sopravvivere, ma anche e soprattutto di avere la possibilità di essere competitive sul campo senza dover preoccuparsi di poter sparire un anno sì e l’altro pure4.

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Con il boom di popolarità che la NFL ebbe nei decenni successivi, i ricavi provenienti dalla vendita dei diritti TV aumentarono in maniera esponenziale5. Questo, benché desse ai proprietari ed alla Lega ragioni per sorridere, fomentò il malcontento dei giocatori che scendevano sul gridiron ogni domenica, poiché vedevano degli owners che si arricchivano anche grazie al loro lavoro, mentre gli atleti ricevevano le proverbiali briciole, il tutto sapendo che le loro carriere sarebbero potute finire da un momento all’altro. Questa situazione sfociò nel primo di due grandi scioperi che colpirono la NFL negli anni ’80. Nel 1982 la Lega raggiunse un accordo con CBS, NBC ed ABC per la vendita dei diritti televisivi per una somma record all’epoca. Ciò spinse il leader dell’NFLPA, l’avv. Ed Garvey, a pretendere che i proprietari cedessero il 55% dei ricavi ai giocatori, oltre ad altre richieste come un salario minimo che dipendesse dal numero di anni in NFL di un giocatore, l’istituzione di una Free Agency vera e propria e l’introduzione di un sistema di Termination o Severance Pay (una sorta di TFR) che permettesse ai giocatori di poter passare ad altro impiego più facilmente6. Tutti questi elementi, non a caso, sono presenti o vengono presi in considerazione dal sistema di Salary Cap vigente oggi. Ovviamente i proprietari erano contrari alle richieste della NFLPA perché oltre ad una riduzione dei loro margini di profitto, secondo loro l’introduzione di un sistema di free agency avrebbe voluto dire che i costi per ingaggiare i giocatori sarebbero saliti alle stelle e le entrate generate dalla NFL non sarebbero riuscite a tenere il passo, portando la Lega al fallimento in pochi anni. Col senno di poi potremmo ridere di quanto fossero errate le previsioni degli owners sulla free agency, ma c’è un però.

Pensiamo per un attimo a ciò che è successo nel calcio grazie alla Sentenza della Corte di Giustizia Europea che nel 1995 dichiarò che i calciatori dovevano poter circolare e lavorare liberamente all’interno dell’Unione Europea, come previsto in origine dal Trattato di Roma del 1957 all’art. 487. Quella che diventerà poi nota col nome di sentenza Bosman, istituì a tutti gli effetti una free agency dell’Unione Europea per i calciatori. Va sans dire che 25 anni dopo quella sentenza, gli effetti sono stati più o meno quelli previsti dagli owners NFL nel 1982: cartellini di giocatori che hanno raggiunto valutazioni esorbitanti, un gap competitivo tra i club più ricchi che possono permettersi i grandi nomi e il resto sempre più grande, il tutto in antitesi al principio fondante del competitive balance presente in NFL. Allora viene da chiedersi: perché non è successa la stessa cosa in NFL? L’introduzione di un tetto salariale è gran parte della ragione, come vedremo.

Dopo 57 giorni di sciopero, la NFLPA e la NFL raggiunsero un accordo per un nuovo Collective Bargaining Agreement (CBA, un contratto collettivo nazionale di lavoro) che prevedeva una stagione di sole 9 partite per quell’anno. Entrambe le parti persero più di quanto guadagnarono, con i giocatori che riuscirono a strappare delle concessioni ai proprietari nella forma di un pacchetto da $1,28 miliardi da pagarsi in 5 anni ma niente per quanto riguarda le vere richieste del 55% degli introiti e una free agency, mentre i proprietari persero una considerevole fetta di revenue quando furono costretti a rimborsare le televisioni per le partite non giocate, oltre alla perdita proveniente dalla mancata vendita di biglietti8.

Che l’accordo non fosse gradito a nessuno divenne di dominio pubblico cinque anni dopo, quando il sindacato dei giocatori minacciò di nuovo lo sciopero a meno che la NFL non istituisse il sistema di free agency, oltre a chiedere l’introduzione del salario garantito e pensioni migliori, tra le altre9. Gli owners, freschi dell’esperienza con lo sciopero dell’82, decisero di rifiutare ancora una volta; stavolta però erano preparati: quando la NFLPA annunciò l’inizio dello sciopero il 22 settembre 1987, i proprietari decisero di assumere altri giocatori, spesso non professionisti o con un’esperienza limitata nel football, per rimpiazzare i titolari. Questa strategia permise all’ownership di avere degli introiti, anche se minori rispetto al normale, mentre gli scioperanti perdevano completamente quella che per molti di loro era l’unica fonte di sussistenza. Le televisioni intanto, seppur ricevendo rimborsi parziali dalla NFL, decisero di continuare a trasmettere le partite10; gli owners avevano così ottenuto due vantaggi strategici: il primo quello di aver mantenuto la loro principale fonte di ricavi, e il secondo il poter minimizzare le perdite poiché i rimpiazzi venivano pagati una frazione di ciò che sarebbe spettato ai titolari. Tutto questo fece sì che dopo 2 settimane dall’inizio dello sciopero, diversi giocatori decidessero di tornare a lavorare per la NFL, quando divenne chiaro che un ultimo tentativo di negoziazione tra NFLPA e NFL il 5 di ottobre non era riuscito. Alla fine, la NFLPA decise di interrompere definitivamente lo sciopero il 14 di ottobre; gli owners l’avevano avuta vinta, ma i giocatori, per quanto sia una magra consolazione, erano riusciti ad ottenere l’introduzione della proration (la possibilità di spalmare un pagamento su più anni a cambio di una garanzia di pagamento) per quanto riguarda bonus ed incentivi inseriti nei contratti. Il concetto di proration è oggi parte fondamentale del salary cap, come verrà evidenziato più avanti.

sciopero salary cap
Giocatori protestano durante lo sciopero del 1987 (a sinistra un giovane Dan Marino). Gli scioperi NFLPA del 1982 e del 1987 furono strumentali nell’aprire le porte della NFL ad un sistema di free agency, grazie al quale venne introdotto il Salary Cap.

Due anni dopo, lo storico Commissioner Pete Rozelle annuncerà il suo ritiro dall’incarico dopo quasi 30 anni. Al suo posto arriverà Paul Tagliabue, che si dimostrerà disposto a discutere dell’introduzione della free agency in NFL, dopo anni di dispute lavorative. Fino a quel punto, un giocatore il cui contratto con una squadra terminava, era libero di accasarsi con un’altra squadra, fintanto che la sua ex-squadra fosse compensata sotto forma di soldi e draft picks. Le richieste erano quasi sempre esorbitanti, e questo faceva sì che un giocatore non riuscisse praticamente mai a firmare per una nuova squadra. Inoltre, un sistema simile penalizzava pesantemente la forza contrattuale dei giocatori in sede di rinnovo, poiché erano quasi sempre costretti ad accettare i termini proposti dai proprietari, altrimenti correvano il rischio di ritrovarsi senza squadra e quindi senza stipendio11, 12. Sotto la guida di Tagliabue, la NFL istituirà il cosiddetto “Plan B Free Agency“, un primo passo verso la free agency come la conosciamo oggi. Questo sistema prevedeva che le squadre NFL potessero mantenere i diritti alle prestazioni sportive di 37 giocatori a roster. Ciò voleva dire che le squadre avevano un diritto di prelazione (chiamato right of first refusal in NFL) sui giocatori protetti: potevano cioè provare a rinnovare il giocatore, o se il giocatore trovava una nuova squadra, quest’ultima doveva offrire una compensazione adeguata alla sua vecchia franchigia13. Come si può intuire, questo sistema di free agency non differiva un granché da quello vigente fino al 1988, fatti salvi i giocatori non protetti dalla regola dei 37, che erano adesso liberi di firmare incondizionatamente con qualsiasi squadra alla fine dei propri contratti.

La Plan B free agency durerà solamente 2 anni; verrà infatti dichiarata illegale da un tribunale federale il 10 settembre del 1992, perché in violazione della legislazione antitrust vigente14. Le tipiche eccezioni presenti nella legge antitrust a protezione della NFL non erano applicabili in questo caso, in quanto 3 anni prima la NFLPA aveva cessato di essere il sindacato dei giocatori proprio per permettere loro di poter far causa all’NFL come singoli impiegati. Fino a che la NFLPA rappresentava i giocatori infatti l’eccezione che proteggeva la Lega dalla legge antitrust rimaneva in vigore; non era invece più cosi se i giocatori denunciavano la NFL singolarmente15.

Per tutta risposta e per limitare i potenziali effetti negativi che una vera free agency avrebbe potuto portare, la NFL decise di implementare un meccanismo che limitasse le spese sugli ingaggi dei giocatori. Fu così che nel CBA del 1993 venne introdotto il salary cap16 in NFL17. Questo meccanismo venne dapprima rinnovato ogni due anni (nel 1996, 1998 e 2000). Nel 2002 si arrivò ad un accordo che prevedeva una durata quadriennale; nel 2006 il CBA venne esteso per altri 6 anni, con la possibilità di annullarne gli ultimi due, cosa che effettivamente successe, visto che nel 2011 NFLPA ed NFL rinnovarono l’intesa per altri 10 anni, e questo è il CBA attualmente vigente in NFL. Con ogni rinnovo, diversi aspetti riguardanti il salary cap vennero introdotti, modificati o eliminati, e con esso, di conseguenza negli anni si sono evolute anche le strategie che le franchigie adoperano per rispettare le regole di questo sistema, come vedremo.

reggie white
Ron Wolf e Mike Holmgren danno il benvenuto a Green Bay a Reggie White nel 1993. Quello di White fu il primo grande “colpo” portato a termine grazie alla neonata free agency, primo esempio del grande potere trasformativo che la free agency e il Salary Cap avranno sulla NFL negli anni a venire.

Nozioni generali

Definizione di Salary Cap

Il primo concetto da capire, che è forse il più elementare, ma allo stesso tempo di più difficile intuizione specialmente per chi arriva ed è abituato ai modi di fare degli sport europei, è la definizione tecnica del salary cap NFL. Il salary cap, nella sua definizione puramente economica, è uno strumento di contabilità18 che definisce dei parametri e delle regole che le franchigie NFL si impegnano a rispettare per quanto riguarda la spesa per i giocatori in un determinato anno. Questi requisiti non devono confondersi con il cash flow o movimento di liquidità che una squadra può effettuare durante l’anno, che può tranquillamente sforare il limite imposto dal salary cap19, grazie a meccanismi come la proration (trattata più avanti) che permettono di spalmare il pagamento di un bonus su svariati anni di cap, anche se il bonus vero e proprio viene spesso pagato per intero al giocatore entro il primo o secondo anno del contratto. La contabilità NFL ne fa rientrare solo una parte nel salary cap di un determinato anno (la parte spalmata su quell’anno appunto), deferendo il resto agli anni successivi. Il Salary Cap è quindi uno strumento che permette alle varie squadre NFL di avere una certa flessibilità nella gestione della liquidità che possiedono20.

Meccanismo di pagamenti in NFL

Un secondo concetto di vitale importanza è quello del funzionamento dei pagamenti ai giocatori. Il concetto verrà approfondito più avanti, ma è importante capire già da ora che al contrario di quanto si possa pensare e di quanto avviene in NBA ed altre leghe professionistiche, le cifre pattuite in un contratto NFL non sono garantite per intero21 (a meno che non venga espressamente previsto così in sede di negoziato). Per garanzia contrattuale, in NFL si intende che il salario e/o eventualmente vari bonus presenti sul contratto sono protetti e verranno pagati anche nel caso il giocatore venga rilasciato dalla sua squadra prima della scadenza naturale del contratto. Per meglio illustrare il concetto, prendiamo ad esempio il nuovo contratto appena firmato da David Bakhtiari con i Packers nel 2020: il valore totale del contratto è di $92 milioni per 4 anni22. Se qualcuno che non conosce i meccanismi della NFL vedesse questi numeri, sarebbe portato a dire che Bakhtiari guadagnerà $23 milioni all’anno. Niente di più sbagliato. Questo perché la parte garantita dai termini del contratto è di $30 milioni. Il resto è contingentato su vari fattori, spiegati più avanti.

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Calcolo dei Player Costs e del Salary Cap

Adesso che è più chiaro cos’è il Salary Cap, bisogna capire sulla base di cosa e come viene calcolato. Esso si basa su un’equazione relativa agli introiti totali della NFL e ai contributi che ogni anno le squadre NFL versano in un fondo comune23.

Provenienza e suddivisione degli introiti in NFL

La revenue NFL può essere suddivisa in tre macroaree: League Media, NFL Ventures/Postseason e Local Revenues.

League media si riferisce alla parte delle entrate derivanti dalla vendita di diritti audiovisivi delle partite di regular season ai vari broadcasters. Questa, ancora oggi come nel 1961, continua a rappresentare la fetta più consistente della torta dei ricavi NFL. Di questi introiti, il 55% va ai giocatori e il 45% agli owners.

La categoria NFL Ventures/Postseason include le revenues generate dai vari canali di marketing della NFL, che includono Red Zone Channel, NFL Network, NFL Films e NFL Gamepass, tra le altre. Insieme a queste vengono accorpati anche i ricavi provenienti dai diritti televisivi/radiofonici delle partite di playoff e del Super Bowl, e i diritti di regular season relativi al Thursday Night Football. La ripartizione percentuale è in questo caso ribaltata rispetto alla categoria precedente: 55% spetta agli owners e 45% ai giocatori.

Infine, col termine Local Revenues si identificano tutti quei ricavi che non rientrano nelle due categorie precedenti, principalmente la revenue proveniente da accordi bilaterali tra una singola squadra e un’azienda; i due esempi più celebri di tali operazioni sono forse la sponsorizzazione tra i Dallas Cowboys e la Pepsi che aprì la strada nel 1995 a questo tipo di contrattazione24 (allora la Coca-Cola era lo sponsor ufficiale NFL) e quella susseguentemente siglata dai Green Bay Packers con MillerCoors per i diritti di vendita delle birre all’interno di Lambeau Field25, mentre il resto della lega è sponsorizzato da Anheuser-Busch26. Oltre a queste sponsorizzazioni, in questa categoria rientrano anche gli introiti generati dalla vendita dei biglietti e alimenti durante le partite casalinghe. La suddivisione prevede che il 60% di revenues per quest’area vada ai proprietari e il 40% agli atleti.

Joint Contribution

Ogni anno le squadre NFL devono versare una cifra prevista dal CBA in un fondo comune che viene utilizzato per finanziare diverse iniziative come l’assicurazione medica dei giocatori ritirati, ricerca medica e donazioni a enti di beneficenza. Il CBA prevede che questo versamento venga considerato nel calcolo dei player costs. Vediamo come.

Calcolo dei Player Costs27

Per arrivare a calcolare il salary cap di un determinato anno, bisogna partire dal trovare i Player Costs, cioè quanto spetta ai giocatori dalla suddivisione dei diritti in un anno. L’equazione è la seguente:

[ ( 0.55x ) + ( 0.45y ) + ( 0.4z ) ] – ( 0.475c )

dove x sta per il totale ricavato da League Media, y per il totale da NFL Ventures/Postseason e z per il totale delle local revenues. La variabile c rappresenta invece il totale versato come Joint Contribution dalle squadre. Il CBA impone che il 47,5% del totale del suddetto contributo venga considerato come un credito verso le franchigie nel calcolo dei proventi spettanti agli atleti e debba conseguentemente essere sottratto nell’equazione. Inoltre, nel CBA sono presenti un massimale e un minimale per quanto riguarda i player costs: questi ultimi non possono superare il 48,5% del totale degli introiti NFL e non possono scendere sotto il 48%. Nel caso la soglia del 48,5% venisse superata, il totale dei player costs verrà automaticamente riportato al 48,5% e la differenza verrà distribuita ai proprietari; viceversa, se il totale scendesse sotto il 48%, verrebbe riportato a questa cifra, con la differenza che andrebbe ai giocatori. Conoscendo queste condizioni, si può quindi arrivare alla reale entità dei Player Costs per un determinato anno:

x + y + z = T

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dove T rappresenta gli introiti totali della NFL in un anno; da qui possiamo calcolare il minimale e massimale dei player costs:

0.48T = mPC

0.485T = MPC

dove mPC rappresenta la quantità minima che va riservata ai giocatori sul totale, mentre MPC quella massima. Tornando all’equazione originale dei player costs, basterà assicurarsi che il risultato non scenda sotto il valore di mPC o sopra quello di MPC, e altrimenti equipararlo.

Calcolo del Salary Cap28

Una volta calcolati i player costs per un anno, è necessario fare un’ulteriore scrematura prima di poter determinare l’entità del salary cap. Infatti i player costs, come abbiamo visto, rappresentano il totale degli introiti spettanti agli atleti. Ogni singolo centesimo di questo totale ricade in una di due categorie: salary cap expenses e player benefits. Per capire la differenza tra le due si potrebbe asserire in linea generale che tutti quei costi che hanno a che fare con il football giocato rientrano nel calcolo del salary cap, mentre il resto rientra nei player benefits29. Per calcolare il salary cap bisogna quindi sottrarre i player benefits dal totale dei player costs. Il risultato ci darà il totale del salary cap per l’intera NFL. Sarà sufficiente suddividere questa cifra per 32 (il numero di squadre) per ottenere l’unadjusted salary cap per ogni squadra per un determinato anno. L’unadjusted salary cap è lo stesso per tutte le squadre e può essere un utile punto di partenza per ogni franchigia, in quanto permette di capire se le squadre in generale avranno più o meno spazio di manovra a seconda se il cap limit sale o scende. Vista la crescita costante dei proventi generati anno dopo anno dalla NFL, è facile intuire come normalmente il cap cresca di pari passo. Nel 2016, l’unadjusted cap era di “soli” $155 milioni30; nel 2020 ha raggiunto quota $198,2 milioni31. Questo trend di crescita sostenuta subirà un brusco stop per quanto riguarda il 2021, visto il brutto colpo che gli incassi hanno subito in seguito alla pandemia di SARS-CoV-2 che ha costretto le franchigie a rinunciare a gran parte se non all’interezza dei proventi provenienti dalle local revenues. Una stima preliminare parla di un range per il cap che va dai $175 milioni ai $190 milioni32; questo significa che diverse squadre dovranno effettuare delle scelte più o meno drastiche per rispettare i limiti imposti dal cap per il prossimo league year. Le sopracitate scelte saranno di entità diversa a seconda della squadra e della relativa situazione dell’adjusted cap.

Per poter arrivare a capire cosa significa adjusted cap, vanno prima spiegate alcune nozioni. Il CBA del 2011 ha introdotto un meccanismo per il quale ogni squadra in NFL ha la facoltà di aggiungere all’unadjusted cap di un determinato anno il cap space inutilizzato dell’anno precedente, dove per cap space si intende quella porzione di salary cap di suddetto anno che non è stata usata dalla franchigia. Questo meccanismo è chiamato Cap Carryover. I Packers, ad esempio, hanno avuto un cap carryover di $5.897.654 nel 202033, che va ad aggiungersi ai $198.200.000 dell’unadjusted cap. Quindi in teoria i Packers per il 2020 avrebbero avuto un adjusted cap di poco sopra ai $204 milioni. In teoria, perché oltre al cap carryover ci sono anche altre situazioni che vanno ad impattare sull’adjusted cap.

Una di queste è quella degli incentivi che i giocatori possono ricevere per il raggiungimento di determinati traguardi dentro ma anche fuori dal campo. La NFL per ragioni di calcolo sul cap, categorizza questi incentivi come Likely To Be Earned (d’ora in avanti abbreviato con l’acronimo LTBE), cioè incentivi che verranno probabilmente raggiunti, o Not Likely To Be Earned (NLTBE), per quelli che sono considerati di più difficile realizzazione; entrambe le categorie verranno trattate più avanti in dettaglio. Per adesso basti sapere che gli incentivi LTBE sono automaticamente sottratti dal calcolo dell’adjusted cap, mentre gli NLTBE non vengono sottratti. Se alla fine dell’anno le cifre che erano state calcolate nel cap per gli incentivi risultano minori a quelle veramente raggiunte, la squadra vedrà il proprio adjusted cap number ridotto della differenza, se invece risultano maggiori la squadra riceverà un credito sul cap dell’anno seguente e vedrà il proprio adjusted cap salire di conseguenza. Ad esempio, se per l’anno corrente di una squadra ci sono $5 milioni di cap hit (qualsiasi ammontare che è contabilizzato nel cap per un determinato anno) previsti per gli incentivi e alla fine dell’anno solo $4 milioni ne sono stati effettivamente raggiunti, la squadra vedrà il proprio cap aumentare di $1 milione per l’anno seguente.

Vi sono ulteriori casi oltre a quelli elencati sopra, alcuni dei quali verranno discussi più avanti, che vanno ad influire sul calcolo dell’adjusted cap, ma per ora è sufficiente sapere che il calcolo dell’adjusted cap consiste principalmente nella somma dell’unadjusted cap e del cap carryover alla quale vanno sommate o sottratte altre voci, a seconda della situazione, come quella degli incentivi.

Requisiti di spesa minima

Da quando il salary cap è stato introdotto in NFL nel 1993, con esso sono arrivati anche dei requisiti di spesa minima che ogni franchigia deve rispettare34. Questo serve ad assicurarsi che i giocatori ricevano fisicamente quella parte di compenso che spetta loro secondo il calcolo dei player costs (vedi sopra). Vale la pena ripetere qui che il salary cap e il cash flow sono due cose diverse e separate: in un determinato anno una squadra può arrivare sforare il cap in termini di liquidità effettivamente spesa senza che però quel numero venga riflesso nel calcolo del cap, grazie a meccanismi come la proration che permette di spalmare determinate spese su più anni.

Il CBA del 2011 ha stabilito che per il calcolo dei requisiti di spesa minima si debbano considerare periodi di 4 anni (2013-2016 e 2017-2020). Per ogni periodo sono state fissate delle percentuali da raggiungere sia per l’intera NFL che per le singole squadre; per la NFL, dovrà essere speso almeno il 95% in liquidità reale della somma dell’unadjusted cap dei 4 anni in questione; per le singole squadre la percentuale è dell’89%. Per chiarire il concetto, prendiamo gli unadjusted cap dal 2017 al 202035:

$167.000.000 (2017) a

$177.200.000 (2018) b

$188.200.000 (2019) c

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$198.200.000 (2020) d

Per calcolare i requisiti minimi di spesa per la NFL, basterà sommarli per avere il totale che andrà poi moltiplicato per il numero di squadre in NFL e il conseguente risultato dovrà essere di nuovo moltiplicato per 0,95, quindi:

0.95 [ ( a + b + c + d ) 32 ] = msα

dove msα corrisponde a $22.210.240.000. Alla fine dei 4 anni, la NFL dovrà aver speso in denaro effettivo almeno questa cifra.

Il calcolo per le singole squadre è simile: si prende la somma degli unadjusted cap per i 4 anni e la si moltiplica per 0,89:

0.89 ( a + b + c + d ) = msβ

msβ è uguale a $650.234.000 per il periodo 2017-2020, che è la quantità minima che dovrà essere spesa in cash dalle singole squadre. Nel caso in cui i requisiti minimi non vengano soddisfatti, la NFL devolverà la differenza ai giocatori alla fine del quadriennio.

Composizione di un contratto in NFL

Fin qui abbiamo parlato di cos’è e come si calcola il salary cap; per poter capire come i contratti dei giocatori vengono contabilizzati su cap e quindi il perché le squadre decidano di strutturare un contratto di un giocatore in una certa maniera piuttosto che un’altra, è necessario partire dalla spiegazione delle varie parti di un contratto NFL e come incidono sul cap36.

Paragraph 5 (P5) base salary

Come suggerisce il nome stesso, il P5 salary è ciò che un giocatore guadagna di base all’anno per ogni settimana nella quale è presente nel 55-man roster di una squadra. Il nome Paragraph 5 deriva dal fatto che il quinto paragrafo di ogni contratto NFL è dedicato al salario base del giocatore. È opportuno ricordare qui che a meno non sia stato diversamente pattuito, in NFL il salario non è garantito: se un giocatore firma un contratto con una quantità y di P5 salary all’anno, questo non vuol dire che riceverà quella cifra dopo aver firmato. In NFL i giocatori vengono pagati in 17 rate uguali corrispondenti alle settimane della regular season. È utile illustrare con un esempio il funzionamento della modalità di pagamento del P5 salary: se un giocatore ha un salario di $1.7 milioni per un determinato anno, ciò significa che il giocatore verrà pagato $100.000 per ogni settimana che rimane a roster (1.7 mln/17). Se suddetto giocatore venisse rilasciato dopo Week 10 della regular season, riceverebbe solo $1 milione di salario e non l’intero ammontare. Il CBA stabilisce dei salari minimi per i giocatori il cui valore varia a seconda del numero di anni che un giocatore ha trascorso in NFL37. Per numero di anni si intende il numero di credited seasons. Affinché un giocatore possa guadagnare una credited season, deve essere a roster di una squadra NFL almeno per 3 partite in un anno. Nel 2020, il P5 minimo era38:

Credited Seasons 0 1 2 3 4-6 7-9 10
2020 $510,000 $585,000 $660,000 $735,000 $820,000 $945,000 $1,045,000

È importante far notare come in caso di infortunio, il P5 di un giocatore sia protetto per quell’anno fintanto rimanga impossibilitato a giocare a causa dell’infortunio. Quindi, riprendendo l’esempio sopra, se invece di essere rilasciato dopo Week 10, il giocatore si infortuna durante la partita di Week 10 e deve essere messo in Injured Reserve (IR) per il resto della stagione, riceverà comunque l’intero ammontare del P5 salary nonostante non sia più nel 55-man roster.

P5 Base Salary – Contabilità sul Salary Cap

Il P5 salary viene contabilizzato sul Cap immediatamente e per l’intero ammontare per l’anno corrente, con alcune eccezioni. Quindi, sempre seguendo l’esempio precedente, se il giocatore ha un P5 salary di $1.7 milioni per il 2020, questi verranno contabilizzati immediatamente per intero sul Cap del 2020, anche se, come abbiamo visto, il giocatore li riceverà a rate da $100.000 per ogni settimana che rimane a roster. Se il giocatore viene rilasciato dopo Week 10, il cap hit non sarà più di $1.7 milioni, ma solo di $1 milione, e la squadra risparmierà $700k di cap room.

Ci sono 3 grandi eccezioni a questo trattamento. La prima riguarda i Minimum Salary Benefit Contracts39 (MSB), conosciuti anche col nome di Qualifying Contracts. Questa è una tipologia di contratto riservata solo ai veterani che hanno 4 o più accrued seasons (minimo di 6 partite a roster all’anno) in NFL. La peculiarità di questi contratti è quella di pagare il veterano il salario minimo corrispondente, ma con il cap hit uguale al salario minimo di un giocatore con sole 2 credited seasons. Quindi, se ad esempio un giocatore con 10 o più credited seasons firma un contratto MSB nel 2020, verranno contabilizzati nel cap solo $660.000, anche se il giocatore verrà pagato sulla base di $1.045.000. Questi contratti possono avere una durata massima di 1 anno, con la limitazione di dover aspettare la fine della regular season per il rinnovo. Tale rinnovo potrà solo essere un altro contratto MSB, e il P5 salary non potrà superare il salario minimo per l’anno corrispondente. Se il giocatore volesse firmare un contratto di valore maggiore, dovrà per forza andare in free agency.

La seconda tipologia contrattuale a cui è riservato un trattamento diverso è quella dei contratti firmati ex-novo durante la stagione (esclusi quindi i rinnovi di giocatori già a roster). In questo caso, l’ammontare contabilizzato sarà solo quello relativo alle settimane mancanti alla fine della regular season. Se il nostro giocatore che guadagna $1,7 milioni a stagione di P5 venisse firmato da una squadra in Week 5, il numero contabilizzato non sarebbe più $1,7 milioni, bensì:

$1,700,000 (12/17) = $1,200,000

La terza eccezione riguarda i rinnovi contrattuali durante la stagione. Nel caso in cui un giocatore rinnovi il proprio contratto durante la stagione, a cap finirà la somma pesata del P5 dei due contratti. Ad esempio, se il giocatore con un P5 di $1,7 milioni firmasse un rinnovo Week 5 con un nuovo P5 di $3,4 milioni, il cap hit verrebbe calcolato così:

[ $1,700,000 (5/17) ] + [ $3,400,000 (12/17) ] = $2,900,000

Top-51 Rule

Va fatto notare come, durante l’offseason (e solo durante l’offseason), nel calcolo del salary cap vengano considerati solo i 51 P5 più onerosi. Dal 52 al massimo di 90, i P5 verranno considerati come 0.

Roster Bonus

Per roster bonus si intende una promessa contrattuale di pagamento nei confronti di un giocatore con la condizione che quest’ultimo sia a roster in una determinata data. Quando si analizzano i roster bonus, è fondamentale considerare la data in cui vengono guadagnati. Un roster bonus che ha come data i principi di marzo, ad esempio, è molto vantaggioso per il giocatore, perché obbliga le squadre a decidere se rilasciare il giocatore all’inizio del league year, nel periodo più attivo della free agency, massimizzando le chance di un giocatore di trovare subito un’altra squadra in caso venga tagliato. Più si va avanti nell’anno con la data in cui il roster bonus verrebbe guadagnato, più diventa team-friendly, poiché le possibilità di un giocatore di trovare subito un’altra squadra diminuiscono radicalmente.

Una tipologia particolare di roster bonus è il per-game roster bonus. Questo bonus viene guadagnato per ogni partita che il giocatore si trova nel 55-man roster oppure nel 46-man roster il giorno della partita, a seconda delle condizioni dettate dal contratto; il primo caso è ovviamente quello più vantaggioso per il giocatore, mentre il secondo è team-friendly.

Roster Bonus – Contabilità sul Salary Cap

Esistono tre meccanismi di contabilità del roster bonus, a seconda del tipo e del tempismo di ciascuno: full inclusion, partial inclusion e prorated inclusion.

La maggior parte dei roster bonus con data durante l’offseason (inizio marzo-ultima partita di preseason) sono considerati come full inclusion, vengono cioè contabilizzati per intero sul salary cap al momento della firma sul contratto.

Gli offseason roster bonus che si attivano entro 72 ore dalla firma sul contratto ricevono un trattamento contabile speciale: la prorated inclusion. Questo significa che ogni roster bonus di questo tipo viene considerato come fully guaranteed ed è assoggettato alla proration: il loro valore verrà spalmato negli anni di vita del contratto, per un massimo di 5 anni. La proration verrà applicata anche ai contratti con un roster bonus firmati dopo l’ultima partita di preseason.

Per quanto riguarda i per-game roster bonus, la NFL utilizza la valutazione LTBE ed NLTBE usata anche per la contabilità sul cap degli incentivi. I per-game bonus verranno cioè contabilizzati inizialmente sul cap di un determinato anno solo per la parte che la NFL considererà LTBE, lasciando fuori dal calcolo del cap in maniera provvisoria la parte NLTBE. Ma come si calcola quale parte è LTBE e quale NLTBE? Per farlo basterà guardare al numero di partite in cui quel giocatore era nel 55 o 46-man roster (a seconda dei termini del contratto) l’anno precedente. Prendiamo in considerazione l’esempio di un giocatore che firma un contratto in cui è presente un roster bonus di $100,000 a partita fintanto si trovi nel 55-man roster. L’anno precedente il giocatore è finito in IR dopo Week 5. Questo significa che solo un ammontare di $500.000 peserà inizialmente sul cap (la parte considerata LTBE) invece dell’intero bonus di $1.600.000; infatti $1.100.000 saranno designati come NLTBE. Visto che inizialmente solo una parte sarà contabilizzata, questi bonus sono definiti come partial inclusion. La squadra dovrà comunque mettere da parte del cap room da subito, perché se il giocatore riuscisse ad essere a roster per tutte e 16 le partite, quei $1.100.000 che non erano stati considerati in origine peseranno sul cap dell’anno corrente. Nel caso in cui invece il giocatore sia a roster per meno di 5 partite, la squadra riceverà un credito corrispondente sul cap dell’anno seguente.

Workout Bonus

Un workout bonus è definito come un bonus che viene elargito nel caso in cui un giocatore porti a termine una certa percentuale di allenamenti durante l’offseason da completarsi presso le team facilities. Questa tipologia di bonus è molto vantaggiosa per il giocatore, in quanto il requisito è semplicemente quello di allenarsi per un certo numero di volte presso gli edifici della squadra, qualcosa che i giocatori già fanno per conto loro comunque durante l’offseason.

Workout Bonus – Contabilità sul Salary Cap

Il workout bonus viene contabilizzato immediatamente e per intero sul cap durante l’offseason. Nel caso in cui un workout bonus sia interamente garantito, esso è invece assoggettato al regime di proration, per un massimo di 5 anni. Se un giocatore non raggiungesse la percentuale prestabilita dal bonus, la squadra riceverà un credito sul cap dell’anno corrente.

Incentivi

Gli incentivi sono un tipo di bonus legato al raggiungimento di determinati obbiettivi dentro o fuori dal campo da parte del giocatore. Questi obbiettivi possono essere di carattere individuale ovvero di squadra; un esempio di un incentivo individuale può essere quello di un certo numero di touchdown lanciati durante la stagione da un quarterback. Se il quarterback in questione avrà lanciato almeno il numero richiesto di touchdown in stagione, il bonus verrà guadagnato. Un incentivo di squadra è qualsiasi bonus che richiede che la squadra nel suo complesso ottenga un determinato obbiettivo per essere guadagnato; per esempio un incentivo può richiedere che la squadra sia nella top-10 per quanto riguarda il numero di rushing yards concesse agli avversari. Com’è facile intuire, le condizioni di realizzazione degli incentivi possono variare dalle più facili alle più improbabili. Infine, le tipologie di incentivi ammesse sono solo quelle esplicitamente permesse dal CBA.

Incentivi – Contabilità sul Salary Cap

Come abbiamo visto brevemente in precedenza, per quanto riguarda la contabilità sul cap la NFL usa le classificazioni LTBE e NLTBE per determinare il cap hit iniziale di un determinato incentivo. Bisognerà quindi fare riferimento alla stagione precedente per determinare se un incentivo sia LTBE o NLTBE. Ipotizziamo che un giocatore sottoscriva un contratto che contiene un incentivo la cui condizione è quella di giocare almeno il 60% degli snaps in stagione: se quel giocatore la stagione precedente è riuscito a giocarne almeno la stessa quantità, questo bonus ricadrà nella categoria LTBE; viceversa se ne ha giocati meno verrà categorizzato come NLTBE. È utile notare come qualsiasi incentivo presente nel rookie contract di un giocatore venga automaticamente considerato LTBE, alla stessa maniera di un incentivo presente in un contratto firmato durante la stagione, a patto che quell’incentivo si riferisca alla stagione in corso. Come già accennato, ogni incentivo LTBE verrà contabilizzato immediatamente e per intero sul cap, mentre gli NLTBE riceveranno il trattamento opposto. Nel caso in cui degli incentivi LTBE non venissero raggiunti, la squadra riceverà un credito corrispondente sul salary cap dell’anno seguente; parimenti, se un incentivo NLTBE venisse raggiunto, il salary cap dell’anno dopo verrà diminuito dell’ammontare del bonus.

Prorated Bonus40

Col termine prorated bonus si identificano tutti quei bonus che vengono pagati ad un giocatore per intero in un determinato periodo, giorno o a determinate condizioni ma che sono contabilizzati sul cap spalmandoli su diversi anni. I tre esempi più comuni di prorated bonus sono il signing bonus, l’option bonus e il salary advance.

Il signing bonus è senza dubbio il più celebre e più diffuso dei tre. È un ammontare che è garantito per intero al momento della firma sul contratto. Questo non significa che viene pagato il giorno della firma, bensì che la squadra si impegna a pagare l’intero ammontare del signing bonus al giocatore anche nel caso in cui venga rilasciato o scambiato prima della conclusione naturale del contratto. Le modalità di pagamento possono variare, ma di solito il signing bonus viene pagato in 2 o 3 rate nel corso di un anno.

L’option bonus consiste nel pagamento di una somma di denaro ad un giocatore in cambio della facoltà da parte della squadra di estendere la durata del contratto per un ulteriore periodo di tempo, solitamente un anno. Com’è implicito nel nome, l’option bonus non è garantito: a tal proposito le squadre spesso negoziano una clausola che applica una penale (non-excercise fee) se l’option non viene esercitata ed il giocatore non viene rilasciato. Quasi sempre la penale corrisponde all’ammontare dell’option bonus, che diventa così virtualmente garantito (il giocatore in entrambi i casi riceverebbe la stessa somma).

Il salary advance è un meccanismo che può essere applicato a salari P5 che sono garantiti per intero e che permette alle franchigie di pagare salari P5 futuri in maniera anticipata. Questo offre la possibilità alle squadre di poter recuperare una parte di salario P5 già pagato nel caso in cui un giocatore decida di fare holdout o venga scambiato ad un’altra squadra, che a quel punto dovrà rimborsare la parte di salario pagata anticipatamente all’altra franchigia.

Nel caso in cui un giocatore firmi un rinnovo durante la stagione dopo Week 10 e tale rinnovo preveda un aumento del salario P5, la differenza tra il salario del vecchio contratto e quello nuovo verrà trattata come un signing bonus, spalmata su un massimo di 5 anni. Stessa cosa succede se il contratto di un giocatore prevede un calo di P5 superiore al 50% tra il primo e il secondo anno; la differenza verrà considerata come un signing bonus. Questa si chiama 50% rule ed è finalizzata ad evitare circonvenzioni del cap in anni futuri da parte di squadre con molto cap room che sarebbero magari tentate di utilizzare tutto quel cap room nell’anno corrente tramite contratti front-loaded il che permetterebbe di mantenere lo stesso roster anche in anni futuri ad un costo significativamente minore, ricavandone un vantaggio competitivo iniquo.

Prorated Bonus – Contabilità sul Salary Cap

La contabilità sul salary cap dei prorated bonus è spalmata su più anni della durata del contratto in parti uguali, per un massimo di 5 anni. Questo significa che un giocatore che firma un contratto di 5 anni che contiene ad esempio un signing bonus di $10 milioni, per il cap peserà $2 milioni all’anno per la parte di signing bonus per ogni anno che il giocatore è a roster; in caso di venire rilasciato anticipatamente l’ammontare inizialmente spalmato sugli anni futuri verrà automaticamente contabilizzato per intero sul cap per l’anno corrente, grazie ad un meccanismo chiamato dead money, di cui parleremo più avanti. Per quanto riguarda la proration relativa ai signing bonus, offseason bonus futuri e la 50% rule, questa viene applicata sin dal primo anno di contratto; la proration dell’option bonus e il salary advance di solito inizia successivamente: ad esempio, se un option bonus viene esercitato al secondo anno di contratto, la proration inizierà dal secondo anno, sempre per un massimo di 5 anni; stessa cosa succede per il salary advance, la proration relativa comincerà nell’anno in cui il salary advance è effettuato, spesso il secondo.

Garanzie salariali in NFL

Come è stato già accennato, in NFL normalmente non vi sono garanzie salariali a meno che non sia previsto nel contratto. A tal proposito, vi sono tre ragioni legittime previste dal CBA per la risoluzione unilaterale del vincolo contrattuale da parte delle squadre coi propri giocatori: risoluzione per abilità, (termination for skill) per infortunio (termination for injury) e per salary cap (termination for cap); ogni causa di risoluzione può quindi avere la garanzia corrispondente. Andiamo a vedere in cosa consistono nel dettaglio41.

Termination for Skill

Delle tre, questa è la causa col criterio più soggettivo: un giocatore può venire rilasciato semplicemente perché la dirigenza ritiene che le prestazioni in campo non siano sufficienti a giustificare la permanenza del giocatore nella franchigia.

Termination for Injury

Vale la pena ricordare che nel caso un giocatore subisca un infortunio durante la stagione, non può essere rilasciato dalla propria squadra (a meno che non intervenga un injury settlement o il giocatore non abbia firmato un injury waiver, cioè una liberatoria, le particolarità delle quali non verranno discusse in questo articolo) e il salario corrispondente dovrà continuare ad essere pagato fintanto che il giocatore rimanga impossibilitato a giocare a causa dell’infortunio. Questa protezione però vale solo per l’anno in corso: se l’anno seguente il giocatore non riesce a passare i test medici di idoneità sportiva oppure se l’infortunio è di tale entità da comprometterne la performance, la squadra ha la facoltà di rilasciare il giocatore.

Termination for Salary Cap

Il CBA prevede la possibilità che le squadre possano rilasciare giocatori nel caso in cui abbiano un cap space limitato e credano che mantenere suddetti giocatori a roster comprometta l’abilità della franchigia di firmarne altri considerati migliori. In pratica questa causa di risoluzione permette alle squadre di mantenere una certa flessibilità contabile oppure di rispettare i limiti del cap nel caso in cui mantenere certi giocatori a roster causasse lo sforamento del cap.

Quando in NFL si parla di fully guaranteed si intende che un salario è protetto per contratto da tutte e 3 le cause di risoluzione.

Offset Language

Per “offset language” in un contratto con delle garanzie salariali, si intende una tipologia di disposizioni riguardanti suddette garanzie che impediscono ad un giocatore di continuare a ricevere il totale del salario garantito in caso venga rilasciato e poi messo sotto contratto da un’altra squadra: si verrebbe altrimenti a creare una situazione in cui l’atleta riceverebbe il salario garantito dalla sua vecchia squadra ed allo stesso tempo il P5 della sua nuova squadra. Questa disposizione fa sì che la squadra che aveva garantito il salario possa sottrarre dall’ammontare garantito (offset in inglese, da qui il nome) la quantità che il giocatore riceve dalla sua nuova squadra. È importante notare che l’inclusione dell’offset language è lasciata interamente alla discrezionalità delle parti. Facciamo l’esempio di un giocatore che viene firmato dai Bills nel 2015 per 5 anni e nel cui contratto ci sono $5 milioni di P5 fully guaranteed per il 2016. Il giocatore viene rilasciato dopo un solo un anno e sottoscrive un contratto con i Titans che prevede un P5 per il 2016 di $3 milioni. Nel caso il contratto coi Bills non preveda offsetting language, il giocatore guadagnerà $8 milioni di P5 totali (5+3) nel 2016. Se l’offsetting language è invece presente, guadagnerà $5 milioni totali, i $3 milioni dai Titans e solamente $2 milioni dai Bills, la differenza del totale garantito e il P5 attuale.

Garanzie parziali

Quando in NFL si parla di garanzia salariale, spesso ci si riferisce ad una forma di garanzia parziale, una garanzia cioè che protegge il giocatore da una o due cause di risoluzione, ma non da tutte e tre (si parlerebbe di full guarantee altrimenti). La garanzia salariale più comune è quella per infortunio, e come abbiamo visto il CBA ne prevede una d’ufficio in caso di infortunio durante la stagione per la durata dell’infortunio.

Garanzie condizionali

Una garanzia particolare è quella condizionale (vesting guarantee). Queste di solito sono garanzie parziali, le quali, al verificarsi di una determinata condizione, diventano full guarantees. Spesso la condizione riguarda la presenza del giocatore in squadra in un giorno prestabilito, comunemente il quinto giorno del league year.

Termination Pay42

Come abbiamo visto, una delle richieste che la NFLPA aveva fatto alla NFL durante lo sciopero del 1982 era l’introduzione di un meccanismo di trattamento di fine rapporto, detto Termination Pay. Tale meccanismo è presente oggi come una forma di garanzia salariale per i veterani. Il termination pay è una disposizione presente nel CBA che permette a giocatori che hanno accumulato 4 o più accrued seasons (minimo di 6 partite a roster all’anno) di assicurarsi un P5 fully guaranteed per un anno a patto che siano nel 55-man roster durante Week 1 della stagione. Se si danno queste condizioni e più avanti il giocatore viene rilasciato, potrà invocare la facoltà di ricevere l’intero P5 per la stagione. Va inoltre puntualizzato che i veterani che sono idonei alla termination pay possono invocarne l’uso una sola volta durante la carriera.

Nel caso in cui il giocatore venga invece rilasciato prima di Week 1 e firmi poi un contratto con qualsiasi squadra dopo Week 1, può sempre invocare la termination pay, ma in misura ridotta al 25%. Prendiamo l’esempio di un veterano con 10 credited seasons (minimo di 3 partite a roster all’anno) che viene rilasciato durante i final cuts nel 2020. Ammettiamo che venga ingaggiato sulla base del minimo salariale di $1.045.000 prima di week 8. Questo significa che gli spetterebbero $614.705 per il resto della stagione (1.045.000×10/17). Se giocasse una sola partita prima di essere rilasciato nuovamente, vorrebbe dire che andrebbe a ricevere $61.470 per la partita giocata. A fine stagione potrebbe invocare la termination pay al 25% dei $614.705, cioè $153.676 ai quali vanno sottratti i $61.470 già ricevuti per la partita a roster; il giocatore riceverebbe quindi $92.206.

Una volta interiorizzato questo meccanismo, riusciamo a capire il perché molte squadre rilascino veterani prima di Week 1, per poi rifirmarli una settimana dopo: così facendo non rischiano di dover garantire il totale del P5 per il resto della stagione, ma solo un 25% del salario sul totale delle settimane a roster nel caso in cui il veterano decida di invocare la termination pay.

Oltre a quelle già citate, va detto per completezza che il CBA prevede altre forme “minori” di garanzie salariali che non saranno discusse in questo articolo.

Dead Money

Uno dei concetti più influenti e fondamentali che spesso guida le decisioni sul cap delle squadre e sulla struttura dei contratti è quello del dead money. Il dead money è un meccanismo istituito dal CBA che introduce un fattore di rischio per le squadre in termini di cap nel caso decidano di rilasciare giocatori che hanno all’interno del loro contratto una qualche forma di garanzia di pagamento che è assoggettata al regime di proration prima che l’intero ammontare di quel pagamento sia stato ammortato completamente sul cap. Com’è quindi intuibile, le categorie che rientrano in questo trattamento sono prima di tutto ogni forma di prorated bonus, la termination pay, il salario garantito fino ad un certo punto ed in generale qualsiasi forma di pagamento che preveda la proration.

Funzionamento43

Visto che già sappiamo come funziona la proration, praticamente il dead money è il prezzo da pagare per poterne usufruire. Se una squadra decide di rilasciare un giocatore quando ancora resta da ammortare una parte di uno o più bonus che godono della proration, quella parte mancante non verrà più spalmata sugli anni seguenti, bensì andrà a pesare per intero sul cap dell’anno corrente. È bene illustrarne il funzionamento con un esempio concreto:

Anno P5 Prorated Bonus Impatto sul Cap Dead Money Risparmio sul Cap
2015 $500,000 $2,000,000 $2,500,000 $10,000,000 (-$7,500,000)
2016 $650,000 $2,000,000 $2,650,000 $8,000,000 (-$5,350,000)
2017 $750,000 $2,000,000 $2,750,000 $6,000,000 (-$3,250,000)
2018 $850,000 $2,000,000 $2,850,000 $4,000,000 (-$1,150,000)
2019 $1,000,000 $2,000,000 $3,000,000 $2,000,000 $1,000,000
2020 $1,500,000 $0 $1,500,000 $0 $1,500,000

Come possiamo vedere dalla tabella, il giocatore in questione ha ricevuto un contratto di 6 anni con un signing bonus di $10 milioni, che è stato spalmato su 5 anni (il massimo consentito). Il bonus va così a pesare sul cap $2 milioni all’anno. Alla voce “Dead money” possiamo capire quanto quel bonus peserebbe a cap per l’anno corrispondente se il giocatore venisse rilasciato. Quindi, se venisse rilasciato nel 2016, peserebbe ben $8 milioni di dead money, che sono la somma delle quantità del bonus spalmate negli anni presenti e futuri non ancora ammortate. Questo fenomeno è conosciuto come accelerazione della proration44. Se ci concentriamo sulla voce “Risparmio sul Cap” diviene evidente il perché il concetto di dead money abbia così tanta importanza nelle decisioni delle squadre: se la squadra decidesse di rilasciare il giocatore negli anni 2015-2018, subirebbe una perdita netta sul cap, visto che in ognuno di questi anni il dead money è maggiore della voce “Impatto sul cap”, che altro non è che la somma di tutte le voci che vengono contabilizzate sul cap per un determinato anno (nell’esempio sono il P5+la parte prorated per quell’anno). A partire dal 2019, la squadra avrebbe un saldo positivo sul salary cap se decidesse di rilasciare il giocatore. Si può quindi concludere che il dead money funziona come una sorta di garanzia a favore del giocatore, visto che crea una situazione nella quale sarebbe rischioso per la squadra liberarsene, ed allo stesso tempo contribuisce a mantenere il sempre vitale competitive balance tra le squadre, giacché è un deterrente al fenomeno di salary dumping, cioè la tendenza a volersi liberare di contratti sul libro paga per creare facilmente cap space; il dead money associa un costo molto alto a tale pratica.

Questo non significa però che non ci siano situazioni in cui le squadre preferiscano liberarsi di un giocatore anche a costo di incorrere in dead money e perdite nette sul cap, specialmente quando la spesa effettiva (cash flow) per un giocatore che magari non rende come si sperava viene considerata non più sostenibile, magari perché si pensa che un giocatore che in dollari reali costa molto meno possa fare di meglio.

Pre e post June 1st Termination 45

Il primo di giugno di ogni anno è una data significativa per quanto riguarda le considerazioni sul dead money. Questo perché il CBA detta un trattamento speciale dell’accelerazione della proration in caso un giocatore venga rilasciato dopo tale data. Infatti, se ciò succede, l’accelerazione della proration non avviene più sul cap dell’anno in corso, ma su quello dell’anno seguente. La ratio di questa regola è da ricercarsi nel fatto che il periodo più movimentato della free agency inizia a marzo e arrivati a giugno l’interesse delle squadre per i free agents cala vistosamente, visto che i giocatori più appetibili hanno di solito già trovato una nuova squadra e le franchigie entrano in un periodo di valutazione del roster. Per facilitare questo processo, la NFL ha ritenuto di inserire l’eccezione post-June 1st nel CBA. Tale eccezione permette alle squadre di liberarsi di giocatori che avrebbero un costo sul cap in termini di dead money proibitivo in condizioni normali, e quindi concede un certo margine di flessibilità contabile nell’anno corrente.

Anno P5 Prorated Bonus Impatto sul Cap Dead Money Dead Money (anno n+1) Risparmio sul Cap (anno in corso)
2015 $500,000 $2,000,000 $2,500,000 $2,000,000 $8,000,000 $500,000
2016 $650,000 $2,000,000 $2,650,000 $2,000,000 $6,000,000 $650,000
2017 $750,000 $2,000,000 $2,750,000 $2,000,000 $4,000,000 $750,000
2018 $850,000 $2,000,000 $2,850,000 $2,000,000 $2,000,000 $850,000
2019 $1,000,000 $2,000,000 $3,000,000 $2,000,000 $0 $1,000,000
2020 $1,500,000 $0 $1,500,000 $0 $0 $1,500,000

Riprendendo la tabella ad inizio sezione e riproponendola per il caso in cui il giocatore fosse stato rilasciato durante l’offseason dopo il primo giugno, salta subito all’occhio come la squadra abbia un risparmio netto sul cap ogni singolo anno per effetto del posticipo di un anno del fenomeno di accelerazione della proration.

Il CBA dà facoltà alle squadre di nominare fino a due giocatori all’anno per il taglio post 1° giugno anche se in realtà vengono rilasciati prima; questa è chiamata post-June 1st cut designation. Tale meccanismo permette alle squadre di rilasciare giocatori a cui sono dovuti magari dei pagamenti in cashflow durante l’offseason (prima del primo giugno) e che in condizioni normali non potrebbero venire rilasciati per il costo eccessivo in dead money che un taglio comporterebbe. Grazie alla designation, la franchigia può rilasciare il giocatore prima della data in cui i pagamenti sono dovuti ed allo stesso tempo deferire l’impatto negativo del dead money sul cap all’anno seguente. Attenzione però: per evitare circonvenzioni del salary cap, la designation obbliga le squadre a mantenere ogni singola voce di spesa per il giocatore in questione contabilizzata sul cap per quell’anno fino al 1° giugno: ciò fa sì che le squadre possano evitare di pagare al giocatore bonus dovuti dopo la data dell’effettivo rilascio, ma che non possano trarne vantaggio sul cap fino al 2 giugno. Tale designazione ha un vantaggio anche per il giocatore: come abbiamo detto il periodo migliore per entrare in free agency è a marzo, quindi questo meccanismo permette all’atleta di diventare un free agent nel momento migliore dell’anno dove ha più possibilità di trovare una nuova squadra.

È importante notare come le regole relative alla proration per il post-June 1st cut non si applichino nel caso dei salari fully guaranteed. La franchigia subirà comunque l’accelerazione della proration all’anno corrente per quanto riguarda i salari totalmente garantiti anche se il giocatore viene designato o rilasciato dopo il 1° giugno.

Rookie Contracts

Sopra abbiamo parlato a fondo dei vari elementi di un contratto NFL. In questa sezione ci occuperemo dei rookie contracts, i contratti dei giocatori che ogni anno vengono selezionati (e non) durante il Draft della NFL. Come vedremo, questa categoria è assoggettata ad un regime speciale dettato esplicitamente dal CBA del 2011. Il CBA ha infatti novellato la disciplina contrattuale dei giocatori di primo anno, donando ai rookie contracts una tipicità rigida che lascia poco spazio di negoziazione alle parti.

Disciplina contrattuale nel CBA del 2006

Tale trattamento è dovuto soprattutto a ciò che si era verificato con il regolamento di questi contratti sotto il regime del vecchio CBA. Il CBA del 2006 ha introdotto in materia due norme che sono presenti ancora oggi: la prima riguarda una quantità prefissata di cap room dedicata esclusivamente ai rookie contracts che le squadre non possono superare (rookie contract slotted amount); la seconda è una disposizione che impedisce ai P5 di questi contratti di aumentare oltre il 25% del salario dell’anno precedente (25% Rule). Per quanto queste siano due prescrizioni di buon senso mirate a mantenere i compensi dei rookies sotto controllo, i procuratori dei giocatori impiegarono poco tempo a trovare dei cavilli per aggirarle, portando ad un fenomeno inflazionistico nel valore dei contratti, ben aldilà di quanto la ratio legis avrebbe consentito.

I procuratori negoziavano dei contratti con degli incentivi che avevano delle condizioni irrisorie, come ad esempio una percentuale molto bassa di snap giocati durante il primo anno. Il CBA infatti non includeva questi incentivi nel calcolo della 25% rule. Il raggiungimento di questi obbiettivi sbloccava dei roster bonus molto ingenti nel secondo anno di contratto, che a sua volta conteneva altri incentivi irrisori che andavano a sbloccare un altro roster bonus per l’anno seguente e così via; ciò creava dei contratti monstre per giocatori che avevano dimostrato poco o nulla in NFL. Un altro effetto dell’abuso di questi cavilli era quello di indurre molti rookies di alto profilo a usare l’holdout come strategia per forzare la mano delle franchigie, visto che se non firmavano un contratto entro la data del draft dell’anno seguente potevano parteciparvi di nuovo.

Disciplina contrattuale nel CBA del 2011

Vista la situazione disastrosa che si era venuta a creare, il CBA del 2011 contiene al suo interno una disciplina contrattuale molto rigida che va ad eliminare praticamente tutti i cavilli che venivano utilizzati in passato, calmierando di fatto il mercato dei rookie contracts.

Rookie Compensation Pool e Year One Rookie Compensation Pool 46

Col termine Rookie Compensation Pool ci si riferisce alla quantità totale di cap che il CBA riserva per i salari presenti e futuri dei contratti di tutti i rookies selezionati e non, in un determinato anno. All’interno della Rookie Pool, vi è la Year One Rookie Compensation Pool, che riguarda il totale messo da parte per tutti i salari del primo anno di tutti i rookies. L’ammontare di queste pool è strettamente legato all’unadjusted cap per l’anno corrispondente; la NFL usa una formula per calcolarne l’entità che ha come riferimento l’incremento o la contrazione del cap limit. Una volta calcolato l’importo delle pool, il CBA stabilisce un ammontare specifico sul cap per ogni selezione del draft che si basa sull’ordine in cui ogni giocatore è stato scelto. Oltre al cap number, questo sistema prescrive il valore totale del contratto di ogni giocatore, sempre secondo il principio di selezione al draft; così facendo si evitano situazioni di inflazione dei contratti. Quest’ultimo criterio è conosciuto come Year One Formula Allotment. Dopo il Draft, ogni squadra riceve la sua Year One Rookie Allocation che è la somma del Year One Allotment di tutti i giocatori selezionati dalla franchigia più una piccola quantità per gli Undrafted Free Agents (UDFA’s), quei giocatori che non sono stati scelti al draft. Questo è l’ammontare massimo che la squadra può utilizzare per firmare scelte ed UDFA’s.

Il CBA dispone espressamente per quanto riguarda numerosi aspetti dei rookie contracts. Uno di questi è la durata del contratto, fissata a 4 anni per le selezioni e 3 per gli UDFA’s. Inoltre, non ci può essere alcuna ristrutturazione contrattuale almeno fino al terzo anno per i giocatori scelti e al secondo per gli undrafted. Di seguito verranno discusse le differenze significative nelle caratteristiche dei contratti, le quali sono legate al giro ed al numero dell’overall selection di un giocatore47.

First Round Selection

Il contratto di un giocatore selezionato al primo round ha una durata prefissata di 4 anni, con l’opzione per un quinto, esercitabile dalla squadra entro e non oltre il termine della prima settimana di maggio del quarto anno di contratto. Il quinto anno di contratto contiene una vested guarantee che inizialmente protegge il giocatore solo in caso di infortunio, e diviene poi una full guarantee se il giocatore è a roster il primo giorno del league year del quinto anno.

Second Round Selection

I giocatori scelti durante il secondo round del draft hanno una durata contrattuale di 4 anni, ma senza la fifth-year option del contratto dei loro colleghi di primo round; hanno la possibilità di ristrutturare il contratto a partire dal terzo anno.

Third to Seventh Round Selection

I giocatori selezionati in questi round hanno un contratto di quattro anni come gli altri, ma a differenza loro, questo contratto contiene degli incentivi chiamati Proven Performance Escalators (PPE)48. La condizione per ottenere i PPE è una percentuale predefinita di snaps giocati nei primi tre anni di contratto; l’incentivo infatti si attiva durante il quarto anno. Queste soglie sono un minimo di 35% di snaps giocati in due delle prime tre stagioni o il 35% degli snaps complessivi nel triennio. Il PPE ha un valore uguale al tender più basso per i restricted free agents di quell’anno, al quale vanno sottratti bonus e altri incentivi contrattuali, se ci sono; i PPE non godono di alcuna garanzia contrattuale, per questo molte squadre optano per la ristrutturazione del contratto nel terzo anno.

Undrafted Free Agents

I giocatori che non vengono scelti al Draft hanno l’opportunità di firmare un contratto con qualunque squadra. Tale vincolo ha una durata tassativa di 3 anni, con la possibilità di ristrutturazione dopo il secondo anno. Alla scadenza del contratto diventano Restricted Free Agents (RFA) per un anno prima di poter entrare in free agency.

Free Agency

Come abbiamo visto, se oggi in NFL esiste un sistema di Salary Cap lo si deve principalmente all’introduzione della Free Agency nel 1993. Da allora il periodo della Free Agency è una delle fasi più concitate e seguite dagli appassionati di football. Andiamo a vedere come funziona nel dettaglio.

Accrued Seasons e Service Time 49

Il concetto di accrued seasons è fondamentale per comprendere il funzionamento della free agency. Per accrued seasons si intende il numero di stagioni in cui un certo giocatore è stato a roster in una squadra per almeno 6 partite. Non bisogna confonderlo con le credited seasons, che hanno un requisito di 3 partite e che servono a determinare il salario minimo di un giocatore. La free agency si basa infatti sulla nozione di service time, cioè gli anni di “servizio” di un giocatore in NFL, conteggiati in accrued seasons; lo status di un giocatore per quanto riguarda la free agency è determinato dal service time che quest’ultimo ha accumulato nella Lega.

Exclusive Rights Free Agent 50

Un giocatore con meno di tre accrued seasons è categorizzato come un Exclusive Rights Free Agent (ERFA). Un ERFA può solo negoziare e sottoscrivere un nuovo contratto con la squadra che ne deteneva i diritti in origine, se quest’ultima ha offerto un minimum salary tender, un’offerta al minimo salariale. Se la squadra decidesse di non proporre il tender, il giocatore diventa un unrestricted free agent ed è libero di firmare un contratto con qualsiasi franchigia.

Restricted Free Agent 51

Per Restricted Free Agent (RFA) si intende un giocatore che ha esattamente 3 accrued seasons di service time in NFL. Un RFA ha un periodo di tempo limitato, all’incirca un mese, nel quale è libero di contrattare con qualsiasi squadra. Durante questa finestra, la sua squadra d’origine ha la facoltà di proporgli una Qualifying Offer, un contratto di un anno che dà alla franchigia un diritto di prelazione sul giocatore. Esistono 4 tipologie diverse di Qualifying Offers, ognuna delle quali ha un valore monetario diverso. Queste sono:

  1. Diritto di prelazione
  2. Diritto di prelazione e una scelta al draft corrispondente al round in cui è stato scelto il giocatore
  3. Diritto di prelazione e una scelta di secondo round
  4. Diritto di prelazione e una scelta di primo round

L’opzione (1) è quella col valore più basso, fino ad arrivare alla (4) che è quella più alta. Se l’RFA riceve un’offerta da un’altra squadra, la squadra originale ha la possibilità per 5 giorni di pareggiarla oppure lasciar andare il giocatore; in tal caso riceverà una compensazione sotto forma di draft picks se il qualifying tender la prevedeva. Le squadre negli anni hanno approfittato di questo sistema per proporre agli RFA delle offerte di contratto con delle condizioni tali che avrebbero reso impossibile o proibitivo il pareggio da parte della squadra d’origine. Se il giocatore non ha offerte da altre squadre, non gli resta che accettare la qualifying offer o correre il rischio di vedersi ridotto del 110% il salario dell’anno precedente se non firma entro il 15 di giugno; se non lo fa prima di Week 10 invece, quella stagione non verrà conteggiata come un’accrued season e diventerà di nuovo un RFA alla fine dell’anno.

Unrestricted Free Agent 52

Per poter arrivare ad essere un Unrestricted Free Agent (UFA), un giocatore NFL deve accumulare un minimo di 4 accrued seasons. Un UFA è completamente libero di firmare con qualsiasi squadra, quindi per le franchigie è importante provare ad assicurarsi le prestazioni dei propri migliori giocatori con dei rinnovi contrattuali prima che abbiano la possibilità di diventare UFAs. Le squadre possono inoltrare una richiesta scritta all’NFL entro una data prestabilita che dà loro la facoltà di firmare un UFA originariamente sotto contratto con quella squadra se il giocatore non riuscisse a trovare una nuova franchigia entro l’inizio del periodo di Training Camp (luglio, di solito). Inoltre il P5 di tale contratto dovrà subire un incremento del 110% rispetto a quello dell’anno precedente. Questa procedura è conosciuta come July 1st tender.

Compensatory Draft Selections 53

Il CBA del 2011 prevede un sistema che compensa le squadre con delle scelte aggiuntive al Draft a seconda del numero di UFA’s che una squadra perde durante il periodo di free agency. In un anno ci può essere un massimo di 32 scelte aggiuntive al Draft a seconda delle transazioni avvenute nella free agency dell’anno precedente. La formula esatta utilizzata dalla NFL per determinare il numero di compensatory picks non è di dominio pubblico, ma fondamentalmente una squadra riceverà un numero di scelte aggiuntive uguale alla differenza tra il numero degli UFAs che hanno trovato una nuova squadra e il numero che la franchigia ha firmato. Quindi, se i Packers nel 2021 vedessero partire in free agency Aaron Jones, Corey Linsley e Kevin King e non acquisissero nessun nuovo free agent, la NFL assegnerebbe loro 3 compensatory picks. Il round di queste scelte può andare dal terzo al settimo giro e dipende dal valore del contratto che il giocatore sottoscrive con la nuova squadra. Giocatori rilasciati dalle proprie squadre, chiamati street free agents, non rientrano nel conteggio delle compensatory picks.

Franchise e Transition Tag

L’articolo 10 del CBA delinea la possibilità per le squadre di trattenere un singolo giocatore per un ulteriore anno alla scadenza naturale del contratto quando quest’ultimo altrimenti sarebbe diventato un UFA. Esistono due meccanismi che permettono di fare ciò: il Franchise Tag e il Transition Tag54.

Il franchise tag è un’offerta di contratto di un anno fully guaranteed che viene proposta ad un giocatore e che ha un P5 determinato anno per anno, contingente su vari fattori come la posizione in campo, il P5 dell’anno precedente, i franchise tag dati ad altri giocatori negli anni passati ed il tipo di tag applicato all’atleta. Questa designazione permette inoltre alla squadra di avere un diritto di prelazione e di ricevere un compenso sotto forma di selezioni al draft nel caso in cui il giocatore col tag decida di andare altrove. Vi sono due tipologie di franchise tag: il non-exclusive franchise tag e l’exclusive franchise tag.

Non-Exclusive Franchise Tag

Il CBA descrive una formula per il calcolo del tag ogni anno55; questo tag lascia libero il giocatore di negoziare con altre franchigie, e offre la possibilità alla squadra di avere una prelazione e di pareggiare qualsiasi offerta venga fatta; nel caso in cui un giocatore con il tag trovasse una nuova squadra, la franchigia d’origine riceverebbe due selezioni di primo giro come compenso. È possibile applicare allo stesso giocatore la designazione per 3 volte consecutive, ma ad un costo veramente alto: infatti se all’atleta venisse imposta la tag per un secondo anno, avrebbe diritto a ricevere un P5 del 120% rispetto al salario precedente; per un terzo invece la percentuale salirebbe al 144%.

Exclusive Franchise Tag

L’exclusive franchise tag differisce dalla versione non esclusiva in due aspetti, principalmente. Il primo aspetto riguarda il calcolo del tag che è diverso56 e porta il valore ad essere più alto rispetto al non-exclusive franchise tag. Inoltre, come si può evincere dal nome stesso, il giocatore non ha più la facoltà di contrattare con altre franchigie, e quindi le disposizioni relative al compenso ed alla prelazione presenti nel tag non esclusivo non si applicano. Questa tipologia di tag viene usata più raramente in NFL, dovuto al costo più alto ed impatto maggiore sul salary cap; spesso le squadre in passato l’hanno usato per evitare che il giocatore arrivasse in free agency e avere quindi l’opportunità di negoziare un nuovo contratto in maniera esclusiva.

Transition Tag

Esiste anche un terzo tipo di tag, che negli ultimi anni è stato usato frequentemente: il transition tag. Questo tag ha un costo minore in termini di contratto ed impatto sul cap, ma a differenza dei franchise tag, la squadra avrà solo un diritto di prelazione per pareggiare eventuali offerte e nel caso il giocatore firmi per un’altra franchigia non è previsto alcun tipo di compenso57. Il tender è fully guaranteed, come nel caso dei franchise tag.

Questi tre meccanismi, com’è possibile intuire, hanno un costo abbastanza elevato sul salary cap e quindi le franchigie ne fanno un uso parsimonioso. Spesso, se una squadra decide di usare questa strategia, si deve al fatto che sono in modalità “win now” e quindi le considerazioni tecniche su un giocatore hanno un peso maggiore rispetto a quelle contabili.

Considerazioni conclusive

Quot homines tot sententiae

L’idea di studiare a fondo una materia così complicata come il funzionamento del Salary Cap in NFL è nata con uno scopo preciso in mente: quello di elevare la discussione generale sul football in Italia. Troppo spesso, sui media d’oltreoceano (figurarsi sui nostri) si leggono delle ipotesi da fantasy football su scambi, draft, contratti da dare a giocatori e così via, il tutto fatto in allegra spensieratezza e senza considerare un minimo le restrizioni e le regole che vanno a limitare se non a eliminare le possibilità paventate da queste ipotesi. Questo articolo vuole essere un punto di riferimento e di partenza per tutti gli appassionati di football in Italia, per aiutare anche chi si affaccia a questo mondo per la prima volta ad avere almeno un senso di come, anche a livello finanziario e contabile, questo sport sia retto da una filosofia diversa, ancor prima che da delle regole diverse. Per poter iniziare a capire questo sport, dobbiamo spogliarci di tutte le nozioni e preconcetti che decenni di pane e calcio ci hanno martellato nella testa. È una mia speranza, forse vana, che i lettori di questo articolo la prossima volta che sentiranno delle teorie strampalate abbiano gli strumenti per analizzare criticamente ciò che viene proposto e riescano a distinguere una discussione con delle basi solide ad una campata per aria e che riescano a capire ed apprezzare il difficile lavoro che GM, CFO e tutto il front office delle squadre NFL devono fare per bilanciare conti e competitività sul campo. Spero infine di essere riuscito a dare un piccolo contributo alla cultura generale sul football in Italia, che aiuti a propagare l’amore per questo bellissimo sport ancora sconosciuto ai più.

Fernando Nardini

Note bibliografiche

1 – Pro football succeeded ultimately because it struck a resonant chord in the American psyche. In a time of increasing alienation and urban flight, when a sense of community was dissipating, it unified cities in ways that other civic enterprises could not…Like the best of the arts, pro football worked on multiple levels. For the loyalists, there was the fortune of the home team. For neutral or casual fans, there was action, skill, suspense, and violence. For gamblers, the wagering proposition. For those with a deeper interest, the game could exist on a larger canvas—as a morality play; a cultural metaphor; a crucible of values in which teamwork, sacrifice, and dedication were rewarded, while selfishness, cowardice, and sloth were harshly punished.” MacCambridge, Michael. “America’s Game” Knopf Doubleday Publishing Group. Kindle Edition.

2 – To say that baseball was the number one sport in America at the end of World War II is to imply a hierarchy where none existed. Baseball towered above the sporting landscape like a colossus, the unquestioned National Pastime, the only game that mattered. Most fans had come to accept baseball’s primacy as something immutable, as much a part of the natural order of things as air and water… But in the span of two generations in postwar America, pro football became a truer and more vivid reflection of the American preoccupations with power and passion, technology and teamwork, than any other sporting institution in the country… In the space of eleven years, between 1961 and 1972, the percentage of Americans saying that pro football was their favorite sport rose 15 points, from 21 percent to 36 percent, while those who said baseball was their favorite sport decreased 13 points, from 34 percent to 21 percent. This is a striking shift in any realm, but particularly remarkable in this one. For most people, a favorite sport was chosen at an early age and kept throughout a lifetime. And yet during the ’60s, Americans changed those core loyalties in astonishing numbers” MacCambridge

3 – The beginnings of an answer [as to why football overtook baseball] can be found in the long-held American love of sports competition, and the unique structure of professional football. Freedom of association is a powerful thing. Every organization in America is someone’s version of utopia. The National Football League in its ascendance was the perfect, egalitarian vision of commissioner Pete Rozelle. A lifelong fan and former public relations executive, the Jesuit-trained Rozelle understood that leagues were most likely to succeed financially when they lived up to the ideals of a higher cause—fair play” MacCambridge

4 – In 1961, the National Football League’s owners voted to sign a national television contract with CBS, and share the revenues from that deal equally among all of its teams, regardless of market size or national appeal. This was important at the time, when the individual team television revenues were wildly disparate and made up a sizable portion of a team’s income. It would become crucial in the decades ahead, when television exploded into the largest source of revenue in professional football… [Rozelle’s reasoning was that] though profits were important, the sport must take precedence over the business. The self-evident truth that Rozelle stressed repeatedly was that the business of sports would be most successful if the competition was as equitable as possible. So, the business model that emerged through the ’50s, ’60s, and ’70s viewed the league’s teams not as a number of restaurants vying for supremacy on a single street, but instead a chain of restaurants, with every franchise across the country competing among themselves to be the best, but each dependent on the survival of the whole to truly prosper” MacCambridge

5 – Nel 1961, NBC pagò $4.65 mln all’anno per i diritti NFL. L’accordo vigente prevede che ESPN paghi $1.9 mld all’anno, Fox $1.2 mld, NBC $1.1 mld e CBS $1 mld. Brad Adgate, “Expect TV Rights Fees for Sports to Soar” articolo scritto per Forbes.com https://www.forbes.com/sites/bradadgate/2020/11/11/expect-tv-rights-fees-for-sports-to-soar/?sh=fd9c9a248c21

6 – “NFL Strike 1982: A History Lesson Not Learned” di Gene Wojciechowski, apparso sul Los Angeles Times il 23 settembre 1987. https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1987-09-23-sp-6303-story.html

7 – Trattato di Roma Titolo III, Articolo 49. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:11957E/TXT&from=BG

8 – Wojciechowski

9 – “The 1987 Players Strike Created the Modern NFL” articolo di Dom Cosentino per Deadspin https://deadspin.com/the-1987-nfl-players-strike-created-the-modern-nfl-1819152183

10 – “The networks weren’t just worried about Week 3. They weren’t high on spending top dollar to broadcast low-quality football. Network lawyers poured through their deals with the NFL, looking for loopholes that would allow them to ignore the games (or at least pay less for them). Several major advertisers pulled out rather than endorse a second-rate product. Cowboys president Tex Schramm put feelers out to local networks in the event the big three backed out. Ultimately, though, the networks decided to air the games, for three reasons. First, there was the curiosity factor that was sure to keep ratings acceptable for at least the first week. Second, there was the potential for strike-related shenanigans outside the stadium, particularly in Philadelphia, that would prove both newsworthy and ratings-friendly. Third, and perhaps most importantly, there wasn’t much else to show” Tanier, Mike “Year of the Scab: The True Story of the 1987 Players Strike and Replacement Games”

11 – Cosentino

12 – Per un resoconto più dettagliato della storia del rapporto tra giocatore e squadra alla scadenza naturale del vincolo contrattuale in NFL consultare “The History of NFL Free Agency” https://frontofficenfl.com/2018/03/13/the-history-of-nfl-free-agency/

13 – Fitzgerald, Jason; Natarajan, Vijay “Crunching Numbers: An Inside Look at the Salary Cap and Negotiating Player Contracts”

14 – ″NFL in violation of Antitrust Laws” articolo di Mike Freeman per il Washington Post, 11 settembre 1992. https://www.washingtonpost.com/archive/politics/1992/09/11/nfl-in-violation-of-antitrust-laws/73a05721-2047-499c-99e7-81336b734a0a/

15 – “NFL Labor History since 1968” AP, pubblicato su ESPN.com https://web.archive.org/web/20120111105327/http://sports.espn.go.com/nfl/news/story?page=nfl_labor_history

16 – Fitzgerald, Natarajan.

17 – I seguenti paragrafi faranno riferimento al funzionamento del Cap per come lo conosciamo oggi, post CBA del 2011. ADDENDUM: per un resoconto dettagliato delle modifiche apportate al CBA del 2011 nel marzo del 2020, consultare https://nflpaweb.blob.core.windows.net/media/Default/PDFs/CBA%20Side%20by%20Side%203.9.20%20FINAL.pdf

18 – Fitzgerald, Natarajan

19 – Fitzgerald, Natarajan

20 – “The salary cap is an accounting system that gives teams flexibility to spend more cash in a given year than that team’s yearly adjusted salary cap because of prorated bonus money. A team can give a player a signing bonus (cash) in the first year, but only a portion of the bonus will count against the salary cap in the first year of the contract.” Fitzgerald, Natarajan (pp. 10-11).

21 – Fitzgerald, Natarajan

22 – Dati reperiti da OvertheCap https://overthecap.com/player/david-bakhtiari/2377/. Almeno che non sia altresì specificato, tutti i dati contrattuali presenti in questo articolo sono reperiti da Over The Cap.

23 – 2011 CBA, Art.12 https://nflpaweb.blob.core.windows.net/media/Default/PDFs/2011%20CBA%20Updated%20with%20Side%20Letters%20thru%201-5-15.pdf

24 – “THE MEDIA BUSINNESS ADVERTISING; Dallas Cowboys Stadium ousts Coke, despite NFL Deal and gives Pepsi ‘pouring rights’ “articolo di David Barboza per il New York Times, 7 agosto 1995. https://www.nytimes.com/1995/08/07/business/media-business-advertising-dallas-cowboys-stadium-ousts-coke-despite-nfl-deal.html

25 – “Packers, Miller Lite renew partnership” comunicato stampa dei Green Bay Packers, 17 luglio 2012 https://www.packers.com/news/packers-miller-lite-renew-partnership-7599015#:~:text=New%2010%2DYear%20deal%20extends%20partnership%20between%20Wisconsin%20icons&text=The%20Green%20Bay%20Packers%20and,exclusive%20deal%20were%20not%20released.

26 – “Anheuser-Busch, NFL extend partnership through 2022” articolo di Darren Rovell per ESPN.com https://www.espn.com/nfl/story/_/id/14050224/anheuser-busch-nfl-extend-partnership-2022-15-billion

27 – 2011 CBA Art. 12 Sez. 2, il minimale e’ stato portato da 47% a 48% nel marzo 2020

28 – 2011 CBA, Art.12, Sez.6

29 – Per una lista più dettagliata dei player benefits e salary cap expenses, consultare Fitzgerald, Natarajan a pg. 21

30 – Fitzgerald, Natarajan pg. 24

31 – “Public Salary Cap Report” pubblicato dalla NFLPA https://nflpa.com/reports/public-salary-cap-report

32 – “Looking Ahead to 2021 Salary Cap Space” di Jason Fitzgerald per OverTheCap https://overthecap.com/looking-ahead-to-2021-salary-cap-space/

33 – NFLPA

34 – 2011 CBA, Art. 12, Sez.8-9

35 – OverTheCap

36 – 2011 CBA, Art. 13

37 – 2011 CBA, Art. 26

38 – Fitzgerald, Natarajan pg. 29

39 – 2011 CBA, Art.27

40 – 2011 CBA, Art. 13, Sez. 6(b)(i)

41 – Fitzgerald, Natarajan, pp 49-51

42 – 2011 CBA, Art.30

43 – Fitzgerald, Natarajan Cap.7

44 – 2011 CBA, Art. 13 Sez. 6(b)(ii)

45 – Fitzgerald, Natarajan pp. 61-67

46 – 2011 CBA, Articolo 7, Sez. 1

47 – 2011 CBA, Art. 7, Sez. 3,7

48 – 2011 CBA, Art. 7, Sez. 4

49 – 2011 CBA, Art. 8, Sez. 1

50 – 2011 CBA, Art. 8, Sez. 2

51 – 2011 CBA, Art. 9, Sez. 2-3

52 – 2011 CBA, Art. 9, Sez. 1

53 – 2011 CBA, Art. 6, Sez. 2(a)

54 – 2011 CBA, Art. 10

55 – La formula esatta è reperibile nel CBA del 2011, Art. 10, Sez. 2(a)(i)

56 – 2011 CBA, Art. 10, Sez. 2(a)(ii)

57 – CBA 2011, Art. 10 Sez. 3-5

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.
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