Senso unico (Chicago Bears vs Los Angeles Rams 10-24)

I Los Angeles Rams restano imbattuti in casa sbarazzandosi dei Chicago Bears in un Monday Night più a senso unico di quanto non indichi il punteggio, tenendo il passo di Arizona e San Francisco ed avvicinandosi ai Seattle Seahawks in una NFC West che rischia, come da qualche anno a questa parte, di lasciar fuori dai playoff una squadra con record in doppia cifra.
I ragazzi di McVay hanno tenuto in mano la partita sin dall’inizio, grazie soprattutto ad una difesa che non ha concesso praticamente nulla ai Bears, mentre in attacco, seppure con discontinuità, hanno tenuto il pallino del gioco in mano e, quando era necessario, portato gli affondi necessari a tenere Chicago sempre lontana dalla possibilità di rientrare in partita.

Andati in vantaggio con un passaggio veloce per Josh Reynolds che Goff ha brillantemente chiamato sulla linea visto l’allineamento della difesa dei Bears, i Rams non hanno più ceduto la posizione di comando fino alla fine della partita.
La difesa ha immediatamente fatto capire come sarebbero andate le cose bloccando i Bears e costringendoli ad un field goal, venendo imitati dai Rams che, con Sloman a poco più di quattro minuti dalla fine del primo tempo, hanno riportato le distanze ad un touchdown di differenza. 10-3 all’intervallo, ma l’attacco dei Rams avrebbe potuto fare qualcosa di più per arrotondare il punteggio.

Nella seconda frazione di gioco toccava a Malcolm Brown costruirsi un touchdown su corsa, e poi era Gerald Everett a mettere a segno il 24-3 su precisa imbeccata di Goff.
C’era tempo per Sam Sloman di sbagliare l’ennesimo field goal facile di questa stagione (Kai Forbath incombe…) e poi arrivava il pasticcio che rischiava di riportare i Bears in partita. McVay chiamava l’ennesima jet sweep per Robert Woods, ma Robert Quinn sfondava nel punto giusto e placcava Woods quattro yard dietro la linea di scrimmage, provocando anche un fumble che Jackson riportava facilmente in end zone. Avrebbe potuto essere il segno che i Bears stavano cercando per invertire la rotta di una partita mai sotto controllo ma la combinazione tra una difesa dominante come quella di Los Angeles ed una prestazione da rivedere da parte di Nick Foles non permettevano ai Bears di mettere altri punti sul tabellone.

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La partita finiva 24-10 con i Rams che intercettavano e placcavano Foles arginando ogni minimo tentativo di rimonta, aiutati anche da un Hekker in gran spolvero che, con la prestazione di questa notte, si candida a Special Team Player of the week.

LOS ANGELES RAMS

La metamorfosi di McVay – Siamo ormai quasi a metà stagione, e la metamorfosi di McVay è oramai chiara (e praticamente completa). L’attacco dei Rams non è più la macchina da punti del 2018 e, a sprazzi, del 2019. Gli attacchi verticali hanno lasciato spazio al gioco orizzontale, ed i passaggi sul profondo si contano sulle dita di una mano. Sicuramente ci perdiamo in spettacolo, ma i Rams ci guadagnano in affidabilità, sicurezza e controllo dell’orologio. Non vedremo più partite come il Monday Night con Kansas City di due anni fa, ma molti più drive lunghi e fatti di piccole conquiste costanti. Possibile che sia una conseguenza di non avere più un ricevitore come Sammy Watkins o  Brandin Cooks, che erano una minaccia costante sul profondo, anche se Van Jefferson sta crescendo e, nelle poche volte in cui viene utilizzato, sembra proprio che sia messo lì a testare il profondo delle secondarie avversarie. Oppure McVay sta cercando di forzare le difese avversarie a sguarnire le coperture profonde per poi andarle a colpire nella seconda parte della stagione. In ogni caso è un’evoluzione da tenere sott’occhio.  Inoltre, per chi fosse ancora convinto che Goff sia un clone di Ambra Angiolini e lavori sotto dettatura, l’invito è quello di rivedere il touchdown di Reynolds. Schieramento sulla linea e snap nel giro di tre secondi (quando le comunicazioni coach/qb sono chiuse) con audible per la traccia di Reynolds, per sfruttare il ritardo nell’allineamento di Buster Skrine, che si stava preparando per un blitz ed invece si è ritrovato a dover inseguire il numeri 11 dei Rams, invano.

Le pene delle safety – Perso Jordan Fuller per qualche settimana, Taylor Rapp ha fatto quello che ci si aspettava da lui, elevando il suo livello di gioco che era stato fin qui appena sufficiente. Ma la notizia è che un’altra safety rookie, che durante il camp aveva fatto molto bene e da cui ci si attendevano grandi cose, si è guadagnata un posto al sole. Si tratta di Terrell Burgess, che si è presentato con una chiusura da favola su un quarto e uno, salvo poi infortunarsi nel corso della partita. Le immagini erano bruttine, ma sembra che se la sia cavata con una semplice distorsione della caviglia. Attendiamo con ansia il responso dei medici e, nel frattempo, mandiamo in campo l’ennesimo sostituto: Nick Scott.

Canto del cigno per Reynolds – Josh Reynolds ha disputato forse la migliore partita da quando è ai Rams. Magari non per numeri, ma per costanza, presenza e consistenza nella prestazione. Niente drop stupidi, un touchdown di pregevole fattura ed un target affidabile per Goff che, infatti, l’ha cercato ripetutamente quando Woods e Kupp erano chiusi. Dalle voci che si rincorrono Reynolds sarebbe sul piede di partenza, pronto ad entrare in una trade dell’ultimo minuto per portare a Los Angeles un linebacker di cui, stando alla prestazione di questa sera, la difesa forse non ha tutto quel bisogno. Restiamo sintonizzati su Radio Mercato.

Defensive effort – Probabilmente Staley aveva qualcosa da dimostrare alla sua ex squadra, probabilmente ha tratto vantaggio dal tempo passato ai Bears per mettere a punto una strategia difensiva ad hoc. Qualunque sia la spiegazione (anche una terza), sta di fatto che la difesa dei Rams è stata pressochè perfetta. Non ha concesso nulla sulle corse (seconda prestazione casalinga consecutiva con meno di 50 yard concesse su corsa), ha pressato Foles in maniera continua aumentando anche il livello di pressione nel secondo tempo, forzandolo a fare errori importanti, ha soffocato qualsiasi tentativo dei Bears di andare a punti. A voler essere pignoli, ogni tanto la secondaria si è lasciata prendere di sorpresa su qualche palla lunga, ma in definitiva grossi danni non sono stati fatti, e l’unico touchdown dei Bears è arrivato per “colpa” dell’attacco. Dopo l’altalenante prestazione di Santa Clara domenica scorsa, serviva un segnale, che è decisamente arrivato.

Calci si e calci no– Se Johnny Hekker conferma di essere il miglior punter della lega in questo momento, piazzando cinque punt dentro le dieci yard avversarie (7, 10, 1, 6 3 5 le yard di partenza dell’attacco dei Bears dopo i punt), Sam Sloman conferma di non essere ancora pronto a calciare in NFL. Un altro field goal dalla parabola bassa, deviato dalla smanacciata di Robertson-Harris, apre la porta a Kai Forbath, messo sotto contratto lo scorso fine settimana e ieri inattivo, ma probabilmente in campo già da oggi per contendere il posto a Sloman per la partita di Miami.
Ultima considerazione per il trio di cronisti della ESPN: Non so che partite abbiano guardato fino ad oggi, ma Johnny Hekker è in NFL dal 2012, ed il “Watermelon Punt”, cioè il punt effettuato con la palla di traverso calciando solo una punta per dargli una rotazione strana che rende difficile la ricezione e provoca rimbalzi imprevedibili, è una sua caratteristica fin dall’anno da rookie. Loro l’hanno scoperto ieri sera: ben svegliati!!!

CHICAGO BEARS

Foles non è la risposta – Probabilmente Trubisky non è il quarterback adatto all’attacco che vuole giocare Nagy, oppure non è un quarterback adatto e basta, ma nel Monday Night con i Rams si è visto che Nick Foles non è la risposta alle necessità dell’attacco di Chicago. I Bears sono storicamente una franchigia che ha sempre faticato con i quarterback, e Trubisky e Foles proseguono nel solco della tradizione, però potrebbe essere utile trovare una quadra rimodulando il playbook sulle caratteristiche di Foles, almeno per finire la stagione. L’ex quarterback di Rams ed Eagles (tra le altre) è apparso in balia di una difesa aggressiva, senza idee ed alternative in arrivo dalla panchina, spesso costretto a giocate che non sono le sue e spesso fuori sincrono con il resto dell’attacco, dalla linea ai ricevitori.

ESPN – Ancora protagonisti i tre commentatori della ESPN, dopo che Bob Griese aveva raccontato in diretta che Foles gli aveva confidato di pensare che Nagy non sapesse controllare il tempo quando si tratta di mandare lo schema da giocare in campo. In conferenza stampa post partita Nagy è caduto dalle nuvole, e Foles ha dovuto spiegare che si è trattato di un malinteso sulle parole da lui usate per descrivere il processo di selezione dei giochi. Dopo una sconfitta del genere non fa certo bene all’ambiente passare metà della conferenza stampa a cavillare e richiedere spiegazioni su episodi tutto sommato marginali.

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Difesa sotto par – Nelle ultime sfide con i Rams era stata la difesa a fare la differenza. Memorabile la partita del 2018 quando i Bears fecero vedere al mondo (ed a Bill Belichick che replicò la strategia nel Super Bowl LIII) come fermare l’attacco esplosivo di McVay. Questa volta Brandon Staley era sulla sideline opposta, e la difesa dei Bears non ha saputo contrastare, se non sporadicamente, l’attacco che McVay ha portato sistematicamente ai fianchi. Un paio di jet sweep ed uno screen fermati dietro la linea è un po’ troppo poco, anche se in una di queste occasioni la difesa ha segnato sei punti, se rapportate alle volte in cui Woods e Kupp con le loro jet sweep rapide, e Darrel Henderson con le sue corse esterne hanno aggirato con discreta facilità lo schieramento difensivo di Chicago. Hicks e Mack si sono fatti sentire meno del previsto dalle parti di Goff, che ha potuto abbastanza tranquillamente continuare a lanciare i suoi palloni corti e sicuri nelle mani dei propri ricevitori.

Ricevitori promettenti – Nonostante la prestazione non eccelsa dell’attacco, il reparto ricevitori di Chicago ha fatto vedere qualcosa di buono su cui poter contare in un futuro prossimo quando, si spera, potranno avere a disposizione un quarterback più affidabile ed una linea in grado di dargli il tempo di recapitare i palloni profondi. Nagy ha chiamato quattro o cinque volte dei giochi che andavano direttamente a sfidare la secondaria dei Rams, ed in un paio di occasioni ha anche avuto successo, grazie a dei numeri fenomenali dei ricevitori, Mooney su tutti. Il talento c’è, bisogna solo costruirgli attorno qualcosa di credibile ed affidabile.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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