TOP (& FLOP) della stagione 2015: Denver Broncos

Ci sono state annate recenti ben più magiche di questa, almeno in regular season, per i Denver Broncos. Ai playoff, però, per un motivo o per l’altro, il successo al Super Bowl non era mai arrivato. Grazie ad una delle migliori difese mai viste nella storia NFL ed al saggio, benché parziale, apporto di Peyton Manning al timone dell’attacco, ecco che il titolo è arrivato quando nessuno ormai lo aspettava più. Ed è per questo ancor più dolce e soddisfacente.

La stagione che lo ha consacrato con il secondo anello è stata la più complessa della carriera di Peyton Manning. Il 67.9 di passer rating in 10 partite giocate in regular season è eloquente e persino più basso del 71.2 dell’anno da rookie, in cui lanciò ben 28 intercetti. I 198 lanci andati a buon fine su 331 tentati (59.8%) hanno prodotto appena 2.249 yard, ma soprattutto la miseria di 9 touchdown pass, a fronte di 17 intercetti (5.1% dei lanci). Nei playoff, dopo l’antipasto senza infamia e senza lode contro gli Steelers, Manning ha ruggito da campione nel Championship contro i Patriots, con due touchdown pass decisivi per il successo, salvo poi giocare un Super Bowl di rara pochezza contro i Panthers.

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Brock Osweiler, dopo la tragica prestazione del compagno, con infortunio annesso, contro i Chiefs si è ritrovato starter in una squadra con ambizione da titolo, avendo giocato circa 50 snap in tutta la propria carriera. La mano ha tremato soltanto in parte, però, perché il prodotto di Arizona State ha prodotto 1.967 yard, con il 61.8% al lancio, e 10 touchdown pass, con l’aggiunta di uno su corsa, cui fanno fronte 6 intercetti e 3 fumble. In particolare grazie a lui, quindi, il passing-game di Denver ha chiuso ad un dignitoso 14esimo posto assoluto, con 3.970 yard totali, 248.1 a partita e 7 di media a giocata, pur con uno score tra TD pass ed intercetti negativo di 4 unità.

I 355 punti messi a segno, 22.2 a partita, sono un dato nella media NFL e, per fortuna dei beniamini di Mile High, la meravigliosa difesa ha limitato i danni ad appena 296 punti subiti, 18.5 di media. La maggior parte delle gioie offensive provenienti dal parco ricevitori sono opera della coppia formata da Demaryius Thomas ed Emmanuel Sanders, che ha totalizzato ben 2.439 yard in totale, pur ricevendo senza una grande continuità, appena 181 volte su 313 target. Le 13.6 yard guadagnate a giocata, con 12 touchdown su 19 totali e 26 giocate da oltre 20 yard, però, rendono loro grande merito per le fortune di squadra.
Owen Daniels ha avuto un ruolo fondamentale, tanto in una silente regular season, chiusa comunque con 517 yard in 46 ricezioni (77 target) e 3 touchdown, quanto soprattutto nei playoff, in cui è stato autore di due dei quattro touchdown totali di squadra, entrambi nel Championship vinto contro New England. Niente più da segnalare, se non i due touchdown in appena 10 ricezioni totali per Andre Caldwell.

Come solito degli ultimi anni, il backfield dei Denver Broncos non ha avuto un solo protagonista, ma si è affidato ad una doppia di esponenti di spicco, pur con molti alti e bassi. Ronnie Hillman ha condotto le danze con 863 yard guadagnate in 207 portate (4.2 di media) e ha messo a segno ben 7 touchdown, con appena 2 fumble persi. Ancor più incisivo, però, è stato C.J. Anderson, autore di un paio di viaggi in end zone in meno, ma con una media di 4.7 yard nelle 152 portate, per un totale di ben 720 yard macinate.
Anderson, poi, è stato decisivo anche nei playoff, in cui ha messo a segno due touchdown di fondamentale importanza, uno nel Divisional round contro Pittsburgh ed uno nell’atto finale contro Carolina. In regular season, comunque, il running-game non si è spinto oltre il 17esimo posto assoluto, con 1.718 yard di guadagno, 107.4 a partita e 4.2 a giocata, con 13 touchdown, un ottimo dato in confronto alle pochissime palle perse (5).

C.J. Anderson Broncos

Se l’attacco ha vissuto una stagione nel complesso tra luci ed ombre, la difesa si è guadagnata un posto tra le più forti di tutti i tempi. Prima in regular season per yard subite a partita (283.1), yard subite a giocata (4.4), yard concesse ai quarterback avversari, unica sotto le 200 di media (199.6) e, di conseguenza, sotto le 3.200 (3.193), sack totalizzati (52), fumble forzati (22), di cui 13 recuperati, e yard concesse a giocata ai runningback avversari (3.3). Senza dimenticarsi degli ottimi dati per quanto riguarda i touchdown pass concessi (19), i pass deflected (96), gli intercetti messi a segno (14), di cui ben 4 trasformati poi in touchdown, i tackle (994), le yard totali subite su corsa (1.337), terzo dato assoluto con appena 83.6 di media a partita, i touchdown subiti palla alla mano (10) ed innumerevoli altre statistiche che testimoniano inequivocabilmente quale sia stato il motivo principale dei 12 successi in regular season. E nei playoff il reparto non si è di certo smentito.

Il primo esponente da analizzare non può che essere l’MVP dello scorso Super Bowl, un terrificante Von Miller: dopo gli 11 sack, con 4 fumble forzati e 3 recuperati in regular season, infatti, il prodotto di Texas A&M ha messo insieme una prestazione spaventosa in finale: 6 tackle, 2.5 sack e soprattutto 2 fumble forzati dalle mani di Cam Newton. Sono andati oltre quota 5 sack anche DeMarcus Ware (7.5), Derek Wolfe (5.5), Shaquil Barrett (5.5), con aggiunta di 6 tackle for loss, 4 pass deflected e ben 5 fumble forzati, di cui 2 recuperati, e Malik Jackson (5), conditi da 7 pass deflected e 2 fumble recuperati.
Signori del tackle sono stati Danny Trevathan (109), che ha scritto anche 6 pass deflected e 2 intercetti, e Brandon Marshall (102), il quale non si è fatto mancare 8 tackle for loss, 4 pass deflected ed un intercetto. I padroni della secondaria, invece, portano i nomi di Aqib Talib, capace di 13 pass deflected e 3 intercetti, riportati per ben 123 yard e 2 touchdown, Chris Harris Jr., spintosi a 58 tackle, 6 pass deflected e 2 intercetti, e Bradley Roby, autore di 10 pass deflected ed un intercetto.

Nei playoff Ware ha inaugurato la cavalcata con il fumble, recuperato dalle mani di Toussaint, decisivo per il successo finale nel Divisional contro gli Steelers. Contro i Patriots una prima allucinante performance di un Miller da 2.5 sack ed un intercetto, cui si è aggiunto quello di Darian Stewart, ha fermato Tom Brady dalla ricorsa al titolo. Detto del Most Valuable Player del Super Bowl, aggiungete il touchdown di Jackson a seguito del primo fumble di Newton e l’intercetto di T.J. Ward ed avrete il quadro completo di una difesa straripante, decisiva per conquistare il Vince Lombardi Trophy.

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I Denver Broncos iniziano la regular season senza particolare smalto, ringraziando dapprima un negativo Joe Flacco, a timone di un attacco dei Ravens ridotto ai minimi termini da un reparto già esplosivo, e poi l’assenza di clutchness dei Chiefs, puniti nel finale da un fumble recuperato e riportato da Roby per 21 yard fino alla gloria. Manning scalda i motori contro i Lions ed il successo è finalmente di sua legittima proprietà, ma già contro i Vikings torna decisivo l’apporto di un Brandon McManus strepitoso nel corso dell’annata: 30/35 in regular season, ben 10/10 nelle tre partite di playoff, da vero e proprio cecchino del field goal.

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Le vittorie diventano presto cinque di fila, grazie al successo sugli arcigni Raiders, stesi soltanto dall’intercetto recuperato e riportato in touchdown per ben 74 yard da Harris Jr. Denver non si ferma, o meglio, la difesa dei Denver Broncos non si ferma e sale ad 85 punti propiziati in stagione (contro i soli 54 dell’attacco) nella gioia in overtime contro i Browns, mentre tiene a sole 140 yard in totale l’attacco dei Packers, guidato niente meno che da Aaron Rodgers. Contro i Colts, però, ecco la prima sconfitta, che chiude una prima metà di stagione senza segnali esaltanti dall’attacco, ma con una difesa capace di vincere le partite praticamente da sola, ad esclusione dello stop contro Indianapolis.

Manning supera Brett Favre al primo posto di sempre per passing yard in carriera, ma la seconda sfida contro Kansas City è pietrificante: 5 completi su 20 lanci tentati, 4 intercetti e totale zero di pass rating, oltre all’infortunio che lo terrà ai box fino all’ultima di regular season. La sconfitta vien da sé, ma Osweiler è magistrale contro i Bears e i Denver Broncos rialzano subito la testa, prima di far crollare i Patriots dopo 10 vittorie in altrettante partite giocate. New England sembra in pieno controllo del match, ma Anderson si scatena, facendo esplodere un attacco fino ad allora bloccato. Caldwell apparecchia l’overtime, in cui Miller demolisce il primo drive di Brady e compagni, prima che il runningback nativo di Vallejo voli per 48 yard fino al touchdown della vittoria.

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Osweiler lavora appena un quarto contro i Chargers, ma quattro sack a Philip Rivers e quattro fumble forzati spengono da soli le tenui resistenze avversarie. Oakland si prende la rivincita grazie ai 5 sack di un mostruoso Khalil Mack e le sconfitte diventano presto quattro per mano di Pittsburgh, con Antonio Brown capace di 189 yard e due touchdown contro una difesa di tale importanza. Osweiler rinasce contro i Bengals, cui AJ McCarron in cabina di regia toglie potenza ed effervescenza, prima che i Patriots incredibilmente abbandonino la vetta di AFC proprio all’ultimo sforzo, scalzati dai Broncos. A demolire San Diego è un running-game da 210 yard e due touchdown, fondamentali per la decisiva vittoria.

Dei playoff e del decisivo atto finale contro i Panthers si è già detto quanto di importante. I Denver Broncos, dopo la vittoria nel Super Bowl numero 50, hanno condotto un’offseason tra luci ed ombre. Il ritiro di Manning lascia un vuoto difficilmente colmabile, non soltanto per Denver, ma per l’intero mondo NFL. Mark Sanchez, in arrivo dagli Eagles, ed il rookie Paxton Lynch, con cui Denver ha speso la scelta numero 26 dello scorso Draft, si giocheranno il posto da titolare in un ruolo almeno per quest’anno quanto mai sulla graticola. Denver ha rilasciato subito il tight-end Owen Daniels e la guardia Louis Vasquez, ma soprattutto ha lasciato poi partire Jackson, finito ai promettenti Jaguars, e Trevathan, ora in mano ai Bears. Denver ha usato il franchise tag su Miller, in attesa di rinnovare il suo contratto, ed ha messo a roster l’offensive tackle Russell Okung dai Seahawks, oltre che confermato entrambi i propri runningback, con Anderson che è stato ad un passo dai Dolphins.

Sebbene la situazione non sia delle più agevoli, al momento, i Denver Broncos hanno un organico assolutamente competitivo e, quarterback permettendo, pronto a confermarsi sul trono NFL.

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Alessio Salerio

Scopre il football nella notte dell'upset di Phoenix del 2008, se ne innamora quattro anni dopo grazie ai medesimi protagonisti. Ideatore della rubrica "Colori, episodi, emozioni", negli anni cambiata di nome, non nella sostanza.

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Un Commento

  1. Premesso che sono tifoso dei Patriots potete capire quanto sia difficile per me quello che sto per dire… Comunque… Io sono contento che il Super Bowl 50 lo abbiano vinto i Broncos, primo perché lo hanno meritato (sapete quel detto che recita “gli attacchi fanno vendere i biglietti e le difese fanno vincere le partite”), secondo perché Peyton Manning rimane sempre un giocatore meraviglioso che lo ha meritato tutto. Detto questo, Go Pats!!!

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