Scusate l’accento: il Collage del College NCAA

E’ notizia di qualche giorno fa che USC e UCLA, due delle più grandi Università Californiane, nonché storiche squadre collegiali NCAA, abbiano notificato che dal 2024 abbandoneranno la Pac-12 e faranno parte della BIG10.

La notizia in prima battuta mi ha in qualche modo amareggiato. “Ma come? Cosa succederà alla Pac-12? E ai miei Colorado Buffaloes, dove andranno? Si uniscono alla BIG 12?”, seguito da: “Che palle, ora mi toccherà comprare i biglietti a prezzi assurdi per andare a vedere Colorado essere sculacciata da Lincon Riley, sennò quando mi ricapita più”.
Ma tolto questo pensiero a caldo, il primo pensiero a mente fredda è stato: “Buono, questo fa bene alla NCAA.” UCLA si è fatta trasportare in questo affare da USC perché alla fine anche a lei conviene soprattutto economicamente. Mentre ad USC la cosa ha non solo un valore economico ma anche di prestigio per tornare ai vecchi fasti. Che la mossa di Riley di andare ad USC fosse dovuta anche al fatto che non potesse compere con le corazzate della SEC per il reclutamento è indubbio. Oklahoma non potrà permettersi di reclutare giocatori di livello nemmeno uscendo fuori i soldini, visto che i cugini texani sono notevolmente più ricchi. Riley ha quindi scelto di lasciare Oklahoma (che andrà nella SEC anche lei a breve) e avere due anni per reclutare i giocatori e competere con squadre che quantomeno sanno di playoffs più di Colorado e Arizona State. Tornare in un ambiente che può portare a competere a livello nazionale per il titolo.

Il lettore appassionato di College Football, delle tradizioni associate mi urlerà: “Sooortiiino!!! Ma come?!? Cosa dici!!? Così sparirà la Pac-12! E le tradizioni? USC stava tornando in auge! Non si fa! E poi il Rose Bowl? (ndr, il Rose Bowl è storicamente giocato fra una squadra della Pac-12 e una della Big Ten).
E invece il mio pensiero è stato: “finalmente le acque si smuovono ci sarà qualcosa da guardare in TV il sabato sera”. Perché che mi posso prendere scuse come: “è stato il Covid”, “nel 2020 non ho visto le partite dal vivo”, “il Dottorato”, “il podcast” (potrei inserire qui un generatore di scuse a caso) ma dal 2020 ho seguito il college football molto di meno, ma la verità è che raramente non c’è stata una partita di una squadra delle prime 10 di cui non sapevi il risultato prima di guardarla. Non so quando è stato che Alabama fosse data a meno di 3 TD di vantaggio. L’anno scorso Georgia ha fatto la sua campagna campale distruggendo tutti (tranne Alabama al SEC Championship, ma si sono più che abbondantemente rifatti in Finale).  Abbiamo avuto LSU con Burrow tre anni fa, nel frattempo c’era Clemson con Lawrence. Non dimentichiamoci poi che Ohio State ha da anni uno dei miglior team della NCAA e ha dominato la B1G (Big Ten) come se niente fosse. Solo l’anno scorso si è fatta passare da Michigan. Ma tolti gli scontri diretti fra queste squadre, tutti gli altri incontri sono in genere blowout di 20, 30 punti. Se non peggio. Georgia contro Vanderbilt ne ha lasciato 62 punti sul tabellone, regalandone zero agli avversari. E’ un match interessante questo? Assolutamente NO. Vedere Chattanooga contro Citadel andare ai supplementari, è intrattenente? Sì. interessante dal punto di vista della storia sportiva e del campionato? No. Ti ricordi il nome di uno solo dei giocatori delle due squadre? No. E allora….
E allora capisci il motivo per cui gli ascolti del College Football NCAA sono in declino da anni. Basta vedere qualche dato:

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viewer ncaa college

Mentre…

Ok, è vero che adesso i studenti collegiali non usano la tv, guardano film in streaming, ci sono i socials, i tiktok, i reel tutto il giorno, e che il fenomeno del calo degli ascolti fa parte di un fenomeno estrinseco alla NCAA e relegato al declino della televisione commerciale. Ma la NFL non ha questo problema. Anzi gli ascolti e i profitti crescono ogni anno. Quindi se devo focalizzarmi sui problemi della NCAA io onestamente propendo per dare la colpa a due principali candidati: La mancanza di un CEO del College Football e il susseguente sistema dei Playoffs. Sulla mancanza di una figura come Goodell è presto detto. Le squadre, le Conference e tutto il sistema connesso non si mettono d’accordo sui soldi, e succedono cose come Oklahoma e Texas che se vanno in SEC senza dire niente a nessuno, e stessa cosa per USC e UCLA andando in Big Ten facendo ciao ciao alla Pac-12 che da giorni cerca di capirci qualcosa. E da qui arriviamo poi alle conseguenze: siccome le conference non si mettono d’accordo per un sistema di Playoff allargato, non basato su voti delle Poll, “perché sai le Tradizioni…”, e si è trovata dopo anni una quadra con un sistema con solo 4 squadre. Sistema che ogni anno crea bagarre, proprio perché siccome ci sono i Playoff, io squadra candidata al titolo, mi creo prima di tutto il calendario più semplice e conveniente per arrivare imbattuta ai Playoff, e se vinco non solo devo vincere, devono stravincere. Poi arrivati alla finale di Conference e poi ai Playoff, da lì si vede.
Non ci credete? Prendiamo proprio Georgia, che proverà a difendere il titolo quest’anno. Weekend del giorno dei lavoratori americano: Georgia vs Oregon, unica partita degna forse di tale nome di tutto il palinsesto del weekend NCAA. Alla Mercedes-Benz Arena per inaugurare la stagione, in campo neutro. Dietro la principale ragione di questa partita c’è ovviamente solo il denaro. Georgia divide una valagata di soldi con una Oregon che non è lontanamente forte come qualche anno fa. Poi, a seguire, Stanford e South Carolina. Queste sono le tre partite scelte da Georgia fuori dalla loro Division. Squadre che sono state scelte per essere demolite, non per mettere una vera sfida, con la controparte del: vi daremo un po’ di soldi. Poi Georgia sfida: Kent State, Missouri, Vanderbilt, Florida, Tennessee, Mississippi State, Kentucky, Georgia Tech.
Ora il calendario non mi sembra proprio un cammino di Santiago, e anche se hanno perso mezza squadra al draft, sarei stupito se non facessero un altro anno da imbattuti fino al SEC Championship con tutti i recruit a 4 e 5 stelle che hanno preso.

Oh, Alabama e Michigan uguale. Michigan e Ohio State fra l’altro hanno avuto il calendario con il loro scontro a fine stagione, così se perdono possono sempre pensare di andare ai Playoff se non perdono troppe posizioni nel ranking. Alabama poi è la chiara contendente al titolo. Sarei stupito se non arrivasse numero 1 e vincessero il titolo a mani basse.
Poi diciamoci la verità, del Campionato e dei Bowl ormai frega poco a nessuno. Tolte quelle partite di rivali storici, le partite sono da lasciare in TV accese con l’audio spento, mentre si vedono quei 4 o 5 TD di nota. I giocatori stessi lo sanno. Sanno che ormai il modo migliore per farsi vedere dalla NFL non è più solo durante la stagione ma soprattutto durante i Playoff. Dove tutto davvero conta.

Se la squadra volesse davvero avere sfide dove si confrontano le migliori, non che Ohio State contro Oklahoma se non è in Playoff di NCAA lo si vedrà, forse, nel 2037. Le squadre testa di serie vogliono arrivare ai Playoff con un cammino facile. I giocatori NCAA vogliono arrivare in NFL con un cammino più facile. E da qui che inizia un possibile cammino di 10 passi che porta ad un loop simile ad un cane che si morde la coda:

  1. College A vuole fare più soldi.
  2. College A investe nella propria Squadra di Football. In modo da usare i soldi provenienti dai diritti televisivi e dai biglietti per pagare nuove attrezzature, stadi, borse sportive per gli altri sport, attraendo nuovi studenti.
  3. College A paga profumatamente un nuovo Allenatore.
  4. Allenatore A viene pagato tantissimo per andare ai Playoff NCAA.
  5. Allenatore A convince i migliori giocatori usciti dall’High School a venire da loro perché li porterà ai Playoff.
  6. College A organizza partite non divisionali semplici per evitare di affrontare squadre forti che potrebbero compromettere il ranking.
  7. La squadra viene messa in alto nei Ranking, possono vendere a prezzi più alti i biglietti e i diritti televisivi. Inoltre più studenti si iscrivono al college per essere vicino agli idoli locali.
  8. Squadra A con tutti i migliori giocatori possibili arriva ai Playoff e vincono.
  9. I Giocatori migliori della squadra A vengono scelti tutti nei primi 3 giri. Il Salario minimo del giocatore preso più tardi è di 4 milioni di dollari.
  10. Studenti usciti dal College vengono attratti dalla Squadra A convinti dall’allenatore, visto che li ha già resi famo.

E il ciclo si ripete dal punto 4.

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Ora, togliete il nome College A, mettete Alabama, e avrete avuto gli ultimi 10 anni di College Football. Allo stesso modo, per il futuro, sostituite USC e Lincon Riley e avrete la stessa modalità. Non siete contenti?
Texas e Oklahoma hanno deciso di fare lo stesso. Muovendosi nella SEC per avere maggiori entroti e avere maggiori possibilità di entrare nei Playoffs. In modo da creare questo evento a catena che porta a creare vere e proprio dinastie. Non a caso Texas si è accaparrato anche il giovane Arch Manning (nipote di Arch Manning (nonno) e Peyton e Eli Manning (zii)). Con lui inaugureranno la prima partita nella SEC. Mentre UCLA e USC faranno lo stesso nella B1G.
Ora che nel college ci sia stato negli ultimi anni un grosso movimento monetario è chiaro, proprio dato dal fatto che gli ascolti stanno scendendo e che il Football spesso e volentieri paga per tutte le borse di studio sportive dell’università. Il NIL (name, image, and likeness, di fatto i giocatori possono essere pagati dagli sponsor) e il Transfer Portal (di fatto la free agency del college) stanno trasformando radicalmente questo sport, che di amatoriale ha ormai poco o nulla, velocizzando quei processi che forse avrebbero impiegato decenni in pochi mesi. Quindi non so quanto ormai possiamo parlare di tradizione, tolte le mascotte all’ingresso e la marching band.
Il College non è più lo stesso dei gloriosi anni passati e nei fatti non è più divertente come una volta, vincono sempre le stesse, i giocatori migliori stanno tutti nelle stesse quattro o cinque squadre.
Il passaggio di USC e UCLA alla B1G è quindi in un certo senso una ventata di aria fresca. Non sono dal punto di vista del football, ma anche per la pallacanestro. Michigan vs UCLA due volte l’anno? Fantastico! Due squadre con una storia dietro di basket su cui ci hanno scritto libri e volumi!

Ma poi sai quanta gente della east-coast o del mid-west americano (che per noi sta a mid-east, gli americani sono strani in geografia) che si è laureata in quei college vive in California? Praticamente garantiti stadi pieni per le partite in casa con metà dei tifosi della squadra avversaria. Non mi stupirei se Notre Dame dicesse di voler andare a giocare anche lei nella B1G e perché no, Clemson potrebbe andare con loro. O Clemson potrebbe pure idealmente andare alla SEC, ma la SEC ha chiuso il contratto con Disney/ESPN, la B1G no. Anzi Apple che si era chiamata fuori dall’accordo, ma con l’arrivo di USC e UCLA è tornata a contrattare a quanto pare. Non mi stupirei se altre squadre della PAC-12 abbandonassero per unirsi altrove. Colorado in Big12? Oregon che si unisce a USC?. Rischiamo quindi di ritrovarci con 2, massimo 3 grandi conference, dalle 5 power house di partenza. Anche perché neanche la Big12 sta benissimo. Ma adesso al posto di ritrovarci fra 15 anni con problemi enormi (che ci saranno) dal punto di vista logistico e trasporto degli studenti, con Hawaii che gioca nella AAC di sto passo, al posto di avere un collage di team raggruppati alla bella e meglio, famo che facciamo le cose per bene: Smembriamo tutto. Ora.  Basta SEC, basta Mountain West, basta AAC. Facciamo due conference. North and South. Prendiamo la Missouri Line, che una volta divideva Unionisti e Confederati, stati schiavisti e non, ma rendiamola ora quella che adesso divide le due conference.

north south college

Ogni conference la dividiamo come in NFL, ma al posto di Nord, Sud, Est e Ovest mettiamo Atlantic, Mid-West, Central, Pacific. Si dividono in raggruppamenti in modo da avere tra loro 10 partite, con rotazioni con le altre division e conference in modo da avere per esempio la prima dell’anno scorso della Central contro la prima dell’anno prima della Atlantic della North Conference e la prima della Mid-West della South. Facciamo di tutto per avere match interessanti. Se c’è bisogno dividiamo in 8 Division per ciascuna Conference. Ci sono tante squadre che andrebbero in qualche modo scremate, si possono fare sottodivision più piccole con cui creare qualcosa come i playout, un po’ come nel calcio delle serie minori. Penso per esempio a Air Force o Northwestern Colorado, che non avrebbero scampo contro squadre che, ora come ora, sono meglio costruite. Ci sono magari aggiustamenti, test da fare, accordi da trovare, ma l’importante è poi che chi vince la division va ai Playoff.

college nfl style

Possiamo fare sia come la NFL, che AFC e NFC hanno bracket completamente separati, e facciamo l’USA Bowl North vs South, o avere un seed in base al record, e da lì ognuno per sè e Dio per tutti come nella March Madness. Si possono fare tante cose, io avevo scritto in tempi non sospetti che cambierei il sistema di playoff della NCAA, ma c’è bisogno di una figura che decida. Non so se sarà la NCAA o la Commissione Playoff, ma una volta che c’è un Direttore, un Presidente, o comunque una figura facente funzioni che da una direzione e imprime la volontà di rendere le cose funzionanti, le cose funzioneranno.
In questo modo si risolve il problema del recruiting, perchè allargando il bacino di squadre ai Playoff uno inizia ad andare dove vuole e non solo nelle solite 3-4 squadre quando si è forti, si risolve il problema delle lotte sui Polls. Certo per i primi anni potrebbe essere davvero brutto andare ai Playoffs ed essere demoliti da Georgia, Texas A&M, Alabama e Company, ma se tutto va bene, con il NIL, il transfer portal, i nuovi recruiting, dovremmo avere una redistribuzione che rende più interessanti le partite, in modo da dargli un valore.
Non mi dispiacerebbe avere questa rivoluzione onestamente.

Certo c’è il fattore denaro, con California e Texas che sono i primi due stati per PIL e una redistribuzione stile NFL sarebbe complicata da fare. Questo potrebbe essere l’unica cosa che potrebbe essere il vero ostacolo. Ma se il College football intraprendesse la stessa strada presa dalla NFL, con gli accordi televisivi fossero bloccati fra entrambe le Conference la cosa già potrebbe funzionare. Certo, la parità non è assicurata come nel caso della NFL, ci sono degli aggiustamenti da fare, e questo post non è che una idea, ma è probabilmente questa è meglio della soluzione odierna e probabilmente meglio di quella che avremo nei prossimi 15 anni. A questo punto è meglio rivoluzionarsi, e diventare come la NFL, che morire.

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Emanuele Sortino

Ph.D. in Material Science and Engineering at University of Colorado Boulder. Titolo preso solo col scusa di avere una copertura per la sua smania di football. SKO Buffs e GO Broncos!

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