Il riassunto della prima settimana di Bowl 2020

È ufficialmente la Bowl Season! Quella stagione nella quale si giocano più trofei che partite e che ha l’agrodolce sapore di ogni fine corso, ma che porta con sé sempre molta allegria, attacchi champagne e difese ubriache, grandi giocate e grandissime disattenzioni, dovute anche al contesto non sempre “concentrante” nel quale si giocano tali gare. Ovviamente l’importanza delle sfide cresce in funzione della data e più ci si avvicina al nuovo anno e più il “bowl” avrà valore e quindi più ci terranno  giocatori, coaching staff e board degli atenei ad uscirne con un risultato memorabile.

Ovviamente, questo è il recap della settimana numero 1 della bowl season. Quella che solitamente regala le migliori perle “extra campo”, e qui se ne farà un riassunto più o meno serio.

Chiariamoci: questa settimana di football non finirà negli annali del Gioco, ma, soprattutto in questo periodo di gozzovigli, un po’di sano football senza eccessivo impegno intellettuale si fa abbontantemente guardare. Iniziamo.

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La stagione dei Bowl si è aperta a Conway, South Carolina, nel bellissimo teal turf di Coastal Carolina, dove si è giocato il primo Myrtle Beach Bowl della storia, vinto da Appalachian State su North Texas 56-28. North Texas – già non propriamente una “power house” del college football – è una di quelle squadre che ha usufruito della particolarità del 2020 (e dei molti opt out delle scuole dalla stagione dei bowl) e così si è ritrovata in offseason nonostante un record di 4-5 maturato in stagione regolare. Beh, contro App State, nonostante il clima gioviale e amichevole, è stato un discreto bagno di sangue – il carnefice dei Mean Green è stato il RB mountaineer Camerun Peoples con le sue 317 yard e 5 TD.

https://twitter.com/espn/status/1341110416047370241?s=20

Martedì è stata la volta del Famous Idaho Potato Bowl. Ah, il Potato Bowl. Il bowl più importante tra i bowl che non contano un cazzo, fondamentalmente per due ragioni: 1) si gioca sul blue turf, 2) l’allenatore vincente si becca la doccia di patate fritte.

Scendendo nel semi-serio, la gara, vinta da Nevada su Tulane 38-27, è stata godibile (probabilmente “la più godibile” tra quelle della prima settimana), giocata in modo aperto, con trick plays, tentativi sui quarti down e anche molto running game. Carson Strong ha chiuso con 22/28 per 271 yard e 5 (!) TD, garantendo così a coach Jay Norvell la panatura che si meritava.

La gara più interessante della settimana, a priori, era quella tra BYU e UCF, che si giocavano il Boca Raton Bowl. In realtà, la gara è stata di fatto la undicesima “non-competitiva” della stagione di BYU, guidata ancora da un inarrestabile Zach Wilson da 425 yard e 3 TD. BYU chiude così una stagione da record con 6’267 yard guadagnate (primi nella nazione). La battuta è scontata, ma la facciamo lo stesso: “fossero state 6’268, l’avrebbero chiusa anche da imbattuti”.

Martedì è stata anche la volta del New Orleans Bowl, dominato dal football old school di Georgia Southern, che ha marciato sui resti di una non irresistibile Lousiana Tech, vincendo 38-3 e guadagnando 322 yard su corsa.

https://twitter.com/ESPNCFB/status/1341859597196378112?s=20

Altra “prima volta” è stata quella del Montgomery Bowl (bowl che in realtà esisteva già negli anni ’60 ma poi venne spostato e cambiò nome), e ad aggiudicarsela sono stati i Memphis Tigers sugli Owls di Florida Atlantic 25-10. La prestazione da sottolineare è stata quella del ricevitore dei Tigers Javon Ivory, autore di 7 ricezioni per 126 yard. Memphis ci ha mostrato anche cose interessanti, come un receiving TD di un DE, schierato come fullback come finto lead blocker.

La gara della vigilia è stata il New Mexico Bowl, nel quale i Rainbow Warriors di Hawai’i hanno superato una Houston reduce non dalla miglior stagione della sua storia – i Cougars sono un’altra delle squadre che hanno preso parte alla post season accendendo un cero alla Madonna, visto il record di 3-4. Nel 28-14 finale è stata fondamentale la prestazione a tutto tondo del RB/WR degli isolani Calvin Turner, autore di 60 yard su corsa, 88 su ricezione e di un TD da kickoff return. Si chiude con un successo la prima stagione di Todd Graham nello stato dell’aloha; male, invece, anche la seconda stagione di Dana Holgorsen a Houston, arrivato nel 2019 con ben altre aspettative.

A Natale, davanti ad un gruppo di irriducibili che hanno “affollato” gli spalti preferendo il Camellia Bowl al pranzo in famiglia, si sono sfidate Buffalo e Marshall, in una sfida, per una volta, non dominata dagli attacchi. La difesa di Marshall è stata praticamente perfetta – come del resto in tutta la stagione, essendo stata la scoring defense numero 1 della FBS – concedendo solo 17 punti ad uno degli attacchi più esplosivi della nazione (anche se privo del purosangue Jaret Patterson).

Peccato per i Thundering Herd che, da un mese a questa parte, offensivamente non stia più funzionando alcunché: solo 16 primi down e 3/12 terzi down convertiti. 17-10 il finale, che vede così Marshall chiudere 7-3 la stagione dopo l’imprevedibile avvio 7-0, e Buffalo chiudere sul 6-1, portando a casa un trofeo che farà rimarginare, almeno in parte, l’ancora purolenta ferita apertasi nel MAC Championship. Ah, altro record della stagione dei Bulls – che onestamente non so se sia un unicum, ma se non lo è, poco ci manca –: ha segnato il primo (e, alla fine, unico) field goal della stagione in post season.

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La post season ha solo scaldato i motori in questa settimana, quindi il consiglio è di non perdervi il proseguio, perché the best is yet to come. A risentirci.

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