Preview della finale NCAA: Alabama vs Ohio State

The stage is set.

Finalmente, per la prima volta da quando c’è il nuovo sistema playoff, Alabama ed Ohio State si affrontano per decidere chi tra le due vincerà il titolo nazionale.
Se i Tide ci hanno ormai abituati alla loro presenza in finale (quinta volta su sei), per i Buckeyes si tratta della seconda volta su 4 apparizioni alla postseason.
I bookmakers danno Alabama favorita per 7 punti che per una finale è un divario enorme, ma gli allibratori hanno dalla loro la straordinaria stagione dei ragazzi di Saban e ci sono i numeri, freddi e crudi, che corroborano questa tesi: Alabama infatti è prima nella nazione per YPP (yards per play), seconda per punti a partita, prima in passing efficency e in YPA (yards per attempt). Ovviamente questi numeri da soli non bastano per definire la forza di una squadra e le prestazioni contro Ole Miss ed Florida ci hanno dimostrato che i Tide non sono esenti dal subire tanti punti ma mai come quest’anno si è avuta la sensazione di una squadra magari leggermente inferiore in termini di talento (sopratutto difensivo) rispetto a quella di 3-4 anni fa ma che si avvicina di più al termine “imbattibile”.

Il DC di Ohio State Kerry Coombs, in una delle tante interviste prepartita, ha dichiarato che quello che andranno ad affrontare è l’attacco più completo che abbia mai visto; 5 All-Americans, un Heisman winner con Mac Jones al terzo posto, la migliore O-Line della nazione ed un RB capace di tutto. In più questa squadra sa fare male in tanti modi diversi e nonostante gli avversari ci abbiano provato in tutti i modi, Alabama ha trovato sempre una risposta per uscirne vittoriosa. Se compariamo questi numeri a quelli di Ohio State capiamo anche perché c’è questa differenza nello spread: i Buckeyes infatti sono al 56esimo posto per YPPA (yards per play allowed), 57esima in pass efficiency defense e 116esima in passing yard allowed per game (281.1 yard). Ripetiamo: i numeri da soli non bastano a racontare quello che sarà questa finale anche perché altrimenti OSU ne avrebbe dovuto prendere 50 da Clemson mentre invece ha costretto i Tigers a segnare solo 28 punti. Ed è qui che ci si gioca il titolo cioè la forza di Alabama contro la voglia di vincere di Ohio State, nonostante tutto e tutti.

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Lo abbiamo detto fino alla nausea durante tutta questa stagione strana, condizionata dalla pandemia; mai tagliare fuori i Buckeyes, anche se hanno giocato solo 7 partite, anche se la B1G ha cambiato le regole in corsa per fargli giocare il Championship ed avere più possibilità per accedere ai PO, anche quando ha rischiato la sconfitta contro Indiana e Northwestern con un Justin Fields assente ingiustificato in entrambe le partite. Eppure quando punzecchiati a dovere (chiedere a Dabo Swinney) questi ragazzi reagiscono in maniera feroce e pericolosa, togliendo in soli 60 minuti diritto di parola a tutti i loro detrattori, a tutti quelli che hanno protestato per il loro accesso alla postseason e conquistando la loro personale vendetta contro Clemson. L’orgoglio e la fame di vittoria saranno le chiavi per scardinare la squadra di Saban perché diciamocelo chiaro, sono quasi nulle le possibilità di limitare uno come DeVonta Smith per le capacità dei DB di OSU, o quelle di riuscire a mettere le mani addosso a Jones contrastando una linea offensiva che è come un muro, oppure ancora fermare un RB come Najee Harris che se non trova spazi è capace di saltare in testa agli avversari (chiedere a ND). Se c’è una cosa che negli abbiamo imparato dai ragazzi di Ryan Day è che questi non mollano mai la presa, trovano sempre il modo di non perdere le partite, se va male l’attacco riescono a mettere punti con la difesa e viceversa, ed il fatto di aver giocato solo 7 partite è più un handicap che un vantaggio.

Dalla parte dei Crimson Tide il compito principale è quello di rendere la vita difficile a Fields (ancora sofferente per la botta subita da Skalski ma assolutamente abile per giocare) e sopratutto Sermon, l’uomo nuovo che è esploso nel Championship e che può mettere in seria difficoltà il front seven in maglia rossa. Ci sono stati degli accorgimenti che coach Day ha apportato tra la sfida contro Northwestern e quella contro Clemson e cioè rinforzare la O-Line con l’aiuto dei TE, coperture a uomo sui WR avversari senza creare quei buchi in mezzo che erano la causa dei big plays e ha rafforzato la D-Line grazie anche all’aiuto della depth a ruolo. Prendere in mano le redini della partita da subito sarà fondamentale per la squadra di Saban tenendo conto che OSU ha le capacità per recuperare anche se sotto di 2 o più possessi e sopratutto in termini di gestione anche dell’orologio e della disciplina bisognerà disputare la partita perfetta.
Saban, da vecchio marpione quale è, ha anche detto che potrebbe essere della partita anche Jaylen Waddle, infortunatosi all’inizio della stagione e dato per out of the season. Sembra più una mossa per dare ancora di più da pensare a Ryan Day piuttosto che una cosa concreta ma sfide di questo livello, e con queste squadre, si giocano anche sul filo della tensione, delle tattiche per far preoccupare l’avversario e su alcuni trucchetti che uno come Saban conosce alla perfezione.

Godiamoci quindi questa ultima partita di una stagione certamente menomata, certamente condizionata, che ci ha tolto buona parte dello spettacolo cui ci aveva abituato ma che alla fine porta sempre ad una conclusione: pandemia o no, comitato o no, allargamento dei playoff o no, Alabama giocherà per la finale ed Ohio State si giocherà il titolo da underdog.

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Francesco Fele

Ho 29 anni e sono appassionato di sport Usa da 5 anni, seguo sopratutto il football (tifosissimo delle cheesehead) e l'NBA.

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