Super Bowl LVIII: Un inchino alla grandezza (San Francisco 49ers vs Kansas City Chiefs 22-25)

Siamo stati di nuovo di fronte alla grandezza. Ed è giusto aprire così. C’è poco da fare, bisogna essere obiettivi e inchinarsi a un giocatore, a un allenatore, a una squadra che sta scrivendo la storia di questo sport. È difficile farlo quando per la seconda volta in quattro stagioni, ti ritrovi ad essere tifoso della squadra che si ritrova dall’altra parte della carreggiata. Ma bisogna farlo. Patrick Mahomes è uno dei più grandi della storia di questo sport. Punto. E lo è nonostante sia un classe 1995. 2 MVP stagionali, 3 Super Bowl (con annessi altri tre MVP), il tutto in 6 stagioni da titolare. È storia signori e bisogna solo complimentarsi. Stesso discorso vale per altri due personaggi: Andy Reid e Steve Spagnuolo. La coppia di coach, al momento, più forti della lega. Nonostante una stagione di alti e bassi, hanno messo le marce alte dai playoff e non si sono più guardati indietro. Kansas City vince ancora e lo fa all’over time dopo una partita al cardiopalma, sempre in discussione e decisa davvero sul filo del rasoio. Non si poteva chiedere di più dalla partita più attesa dell’anno. San Francisco fallisce di nuovo l’appuntamento con la propria storia e stavolta fa ancora più male.

IL COMMENTO

Fa malissimo scrivere questo pezzo per un tifoso dei 49ers come il sottoscritto. San Francisco ha giocato a viso aperto, senza paura e, al contrario del Super Bowl perso 4 anni fa, se l’è giocata fino alla fine, senza mai mollare. Partiamo con la unit che ha giocato meglio. La difesa. Steve Wilks, tanto criticato, ha messo in piedi un plan che ha retto quasi fino alla fine. San Francisco si è scontrata con Mahomes nel migliore dei modi. Pressione a quattro, senza blitz, con Young e Bosa sugli scudi. Il numero 15 limitato quasi sempre nella tasca e grande disciplina nel coprire gli spazi e nei placcaggi. Kelce nel primo tempo tenuto praticamente a zero, grazie a bump e press appena dopo lo snap. Poi la squadra ha iniziato a faticare dal quarto quarto in poi, ma non ha mai mollato nonostante la stanchezza. A conti fatti, hanno concesso solo due touchdown a un attacco guidato da Mahomes (uno all’overtime e uno dopo il punt sbucciato da San Francisco nella propria red zone). Difficile chiedere di più, specialmente dopo il tremendo infortunio di Greenlaw (rottura del tendine d’Achille), che ha lasciato un buco al centro del campo. Solo applausi per una unit giustamente criticata per le ultime partite, ma che ha giocato al meglio possibile.

Passiamo all’altra difesa, quella di Kansas City. Spagnuolo ha puntato sul riempire il box e cercare di togliere McCaffrey dalla partita. Ci è riuscito perché il running back più forte della lega ha corso 22 volte con una media di 3,6 yard a portata. Poche. All’inizio ha sofferto la linea dei 49ers che stava tenendo molto bene lasciando tempo e spazio a Purdy per lanciare. I meriti della difesa di Spagnuolo vanno ben oltre ai soli schemi e alle sole chiamate. Sono riusciti a mettere a segno le giocate della partita in momenti chiave. Il primo il fumble provocato su McCaffrey che ha fermato il primo drive promettente di San Francisco. Poi una solidità incredibile sui terzi down, aiutata da blitz centellinati e una secondaria che ha giocato a livelli stratosferici (McDuffie e Sneed sublimi). Tre i momenti decisivi: le due pressioni di Jones su Purdy. La prima che ha tolto un lancio comodo per Deebo Samuel, che si era finalmente liberato sul profondo. Poi la giocata della partita a mio parere. La pressure portata sul terzo down all’over time, che ha tolto quel secondo in più per permettere a Purdy di trovare Jennings per un comodo touchdown. Il terzo momento, il blitz perfettamente chiamato sul terzo down dopo il two minute warning. Insomma, un altro capolavoro.

Lascio l’ultimo capitolo all’attacco dei 49ers. Prima parliamo di Kansas City. Forse questa era la squadra con meno talento da quando è arrivato Mahomes. Sono sempre partiti da sfavoriti. Ma sono solo numeri e opinioni. Sul campo parlano i fatti e questi dicono una sola cosa, chiara e tonda. I Chiefs sono dei vincenti. Piaceranno, non piaceranno, ma è così. Andy Reid non ha vissuto la sua miglior serata, così come Mahomes. In buona parte della partita hanno subito la difesa di San Francisco, non trovando risposte a una pressione costante e portata con grande disciplina. Mahomes ha sbagliato più volte: il lancio lungo che alla fine ha convertito, era in doppia copertura e ci sono molte più colpe di Gipson che meriti di Patrick. L’intercetto lanciato su Brown è solo colpa sua. Ma, quando arriva il momento, si vede il fenomeno. Ed è stato così. Quando ha avuto le occasioni, non ha mai sbagliato. Drive perfetti nei momenti chiave, recuperi, corse e giocate ‘semplici’ sulla carta, ma sono quelle che fanno la differenza. Con la difesa di San Francisco affaticata, Mahomes ha attaccato il centro del campo, con lanci corti su Kelce e Rice, che poi hanno corso e bene con la palla in mano. E poi, sull’ultimo drive, quello decisivo dell’over time, non ha sbagliato una scelta, fino al touchdown decisivo di Hardman. L’unica cosa che bisogna fare è inchinarsi alla grandezza di un giocatore stellare.

Piccolo passaggio su una delle giocate chiavi: il punt perso da McCloud. Parere personale, è stato un mix di sfortuna e mal posizionamento. Luter si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, con la palla che gli è finita sul tallone. McCloud avrebbe potuto fare di più? Forse, ma non era facile. Chiudiamo col capitolo più doloroso per me, l’attacco di San Francisco. Parto con l’argomento più discusso dalla nicchia dei tifosi 49ers: Kyle Shanahan. Secondo Super Bowl da head coach e due sconfitte, entrambe arrivate dopo aver avuto un vantaggio di 10 punti. Vero, ma stavolta è difficile dargli delle particolari colpe. Avrebbe potuto correre di più? Si, in alcuni momenti della gara, in cui l’attacco ha fatto oggettivamente fatica, avrebbe potuto spingere di più su McCaffrey. Il numero 23, come detto, è stato ben contenuto da Kansas City. Ma va anche ricordato di come il drive per segnare il touchdown all’over time l’abbia messo in piedi con grande meticolosità. È stato solo un errore del tackle di destra (McKivitz) a togliere un touchdown già fatto per Jennings. Il suo, secondo me, l’ha fatto. Non sarà facile riprendersi dopo questa botta, soprattutto per un allenatore che non riesce a togliersi quell’etichetta di perdente che resta ingenerosa per quanto ha fatto.

La linea offensiva, per buona parte della gara, ha tenuto, poi ha faticato tantissimo contro i blitz ed è scesa di livello. I ricevitori di San Francisco hanno, nei limiti, deluso. C’è stata poca separazione in linea di massima. Un plauso va fatto a Jennings, che è stato per larghi tratti della partita, il vero MVP di questo Super Bowl. Chiudiamo con Brock Purdy. 24 anni, neanche due stagioni piene di NFL. Tornato dopo un bruttissimo infortunio al gomito. Primo Super Bowl. Brock non ha mai tremato. Non è stato perfetto e ha commesso qualche imperfezione, ma non ha sbagliato cose clamorose. È stato, insieme a Jennings, il giocatore più lucido e calmo dell’attacco di San Francisco. Il suo compito l’ha portato a casa. Fa male non aver vinto dopo una stagione del genere, ma non ha colpe. È il football, uno sport meraviglioso che, alle volte, sa essere maledettamente crudele.

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Emiliano Guadagnoli

Sono un grande appassionato di football Nfl, seguo questo fantastico sport dal 2012. Sedotto e abbandonato da Kaepernick, tifo i San Francisco 49ers. Scrivo anche sui prospetti con la rubrica "La strada verso il Draft"

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5 Commenti

  1. Shanahan va cambiato, punto e basta. Il potenziale offensivo c’era tutto e, anche se stanotte la sfortuna ha fatto pesantemente la sua parte, nei momenti-chiave non è lucido e si affida sempre a scelte leggibili… D’altra parte la fortuna ci aveva molto aiutato nelle due partite di playoff contro GB e i Lions…

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