Il Riassunto delle Semifinali Playoff NCAA

Il Playoff a 4 squadre ci saluta con la migliore nottata di college football NCAA di sempre.

Due partite molto diverse, ma stupende in egual misura, che hanno messo in mostra tutto il bello del college football.

Iniziamo dalla fine, per chi “ha poco tempo e troppa fame” come l’assassino di De André: la stagione di college football si chiuderà con l’epilogo più giusto, la sfida tra le uniche due squadre ancora imbattute dopo 14 partite, i Michigan Wolverines e gli Washington Huskies.

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La serata si è aperta nella cornice più elegante che il college football possieda: il Rose Bowl di Pasadena, dove per la prima semifinale si affrontavano Michigan e Alabama, rispettivamente teste di serie numero 1 e 4 del tabellone. La partita tra coach Saban e coach Harbaugh si prospettava maschia, violenta dal punto di vista del gioco, e così è stata: un match che nel college football di oggi fatto di spread offense, formazioni empty, molta finesse, è sembrato letteralmente uscito da un’altra epoca, ed è anche per questo stato bellissimo. Entrambe le squadre per tutta la stagione hanno fatto della difesa e del running game i loro capisaldi: Michigan è stata la seconda miglior total defense della nazione e ha in Blake Corum probabilmente il miglior runningback del panorama collegiale, mentre Alabama è pur sempre la squadra di un maestro della difesa come Saban, che quest’anno in attacco ha dovito fare di necessità virtù non possedendo il talento degli anni scorsi nelle posizioni chiave.

Il match si è aperto con un enorme sospiro di sollievo tirato dal QB JJ McCarthy e dall’intera sideline gialloblù: il primo gioco della partita era risultato in un intercetto, poi invertito dopo la review perché Caleb Downs, DB freshman di Bama, aveva un piede fuori al momento della ricezione.

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Da lì in avanti la squadra di Harbaugh ha piano piano preso coraggio fino a risultare, nel corso dei primi 30 minuti di gioco, senza dubbio la migliore delle due compagini: l’attacco di Bama ha sofferto enormemente la pressione portata dal front 7 di Michigan, che ha più volte atterrato nel backfield il QB Jalen Milroe e i suoi back. Al TD di McClellan, risponde subito Michigan con un bel drive chiuso dal primo TD di giornata di Blake Corum, grazie ad una ricezione solitaria nei pressi dell’endzone.

Nonostante la sensazione di superiorità dei Wolverines il primo tempo viene chiuso avanti di soli 3 punti dalla squadra nordica, dopo il TD di Tyler Morris (con l’errore allo snap durante l’extra point) e il field goal di Bama a fissare il punteggio sul 13-10.

Nella ripresa l’antifona cambia drasticamente e se Michigan riesce a restare in partita lo deve indubbiamente a degli episodi. Il primo drive di Bama è subito promettente, e sembra poter portare i punti necessari a invertire i rapporti di forza, ma due errori consecutivi allo snap portano i Crimson Tide a doversi giocare un 3° down e 29 che non può essere convertito.

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Due drive più tardi però il sorpasso arriva: 17-13 grazie al TD di McClellan dopo un ottimo drive gestito da Jalen Milroe, specialmente con le proprie gambe. Il secondo episodio arriva sul seguente drive di Bama, quando Milroe si dimentica di proteggere la palla che gli viene tolta, lasciando a Michigan l’opportunità di accorciare il punteggio, poi sciupata con l’errore sul field goal.

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Con un field goal Bama si porta sul 20-13 concedendo però a Michigan l’opportunità di pareggiare con un ultimo drive. Occasione che Michigan non si fa sfuggire, anche sfruttando il 3o episodio a loro favore in un secondo tempo complicato dal punto di vista del gioco: in un 4o down e 2 la difesa di Alabama si dimentica inspiegabilmente Blake Corum, che riceve per il primo down e molto di più. Il drive si chiude con il TD ricevuto da Roman Wilson, che porta la partita all’overtime – non senza un ulteriore brivido finale fatto correre sulla schiena dei tifosi Wolverines, quando sul punt di Alabama a meno di un minuto dal termine, la ricezione difettosa del ritornatore al limite della propria endzone, rischia di far concludere il match con una safety.

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L’overtime dura poco: 2 giocate sole bastano a Michigan per trovare l’endzone con il solito Blake Corum – match da 118 yard all purpose e 2 TD – mentre il drive di Alabama si arena sulle 10 yard, dove i tentativi di sfondare la DLine di Michigan battono in testa. Alabama affronta un 3° down e goal dalle 13 su cui Milroe pesca Jermaine Burton sulle 3 yard, ma sul successivo 4o down, giocato dopo una interminabile serie di timeout, la corsa del QB chiamata non ha esito positivo, andando letteralmente a sbattere sulla propria OLine, fatta rimbalzare indietro dai soliti Braiden McGregor e Josiah Stewart.

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27-20 il finale dopo l’OT, e Michigan per la prima volta in finale, al terzo tentativo.

Allo Sugar Bowl il match è stato invece una partita anni ’20: attacchi super esplosivi e difese un po’ più ballerine e punteggio che già alla fine del primo tempo aveva superato quello della prima semifinale.

La favorita era Texas, secondo i bookmakers, ma al termine del match la sensazione netta è che alla fine abbia vinto la squadra più forte, che è stata in controllo del match dal’primo all’ultimo minuto (escluso questo ultimo minuto nel quale sono successe delle cose). Il protagonista di giornata è stata il QB Michael Penix Jr, con una prestazione che trova pochi eguali nelle storia dei Playoff: 29/38 per 430 yard, 2 TD senza fumble o intercetti. Una pulizia tecnica estrema, nella bellezza del gesto, nell spirale del pallone e nel ball placement. La giocata della partita è un passaggio per Rome Odunze nel secondo quarto: una bomba di 50 yard ricevuta nonostante una marcatura che difficilmente poteva essere migliore da parte del DB Ryan Watts dei Longhorns.

Il match è partito subito ad alto ritmo, con una serie ripetuta di botta e risposta. Un duello di fioretto tra il sopracitato Penix e un Quinn Ewers comunque positivo, da 318 yard e 1 TD senza intercetti, spalleggiati dai due migliori receiving corps della nazione: Rome Odunze, Jalen McMillan e Ja’Lynn Polk e Jack Westover in oroviola, Xavier Worthy, Jordan Whittington, Adonai Mitchell e Ja’Tavion Sanders in arancio bruciato.

Il primo tempo si è concluso 21-21, anche se Texas aveva dato la sensazione di essere lì un po’ a fatica: 4 punt dei longhorns contro uno unico degli Huskies, che non sono riusciti a prendere il largo a causa di 2 turnover: uno “on downs”, e uno su una sciagurato “muffed punts”, che ha poi portato al touchdown del momentaneo 14-14 del RB Byron Murphy II. Piccolo inciso: il TD del 21-14 siglato da Ja’Lynn Polk è un’altra giocata da ricordare: passaggio semplicemente perfetto di Micheal Penix, con difesa praticamente perfetta del CB Malik Muhammad ma, come si sa, grande attacco batte grande difesa, e quindi ricezione di Polk a due tempi e Huskies di nuovo avanti.

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Nella ripresa lo spartito non cambia, ma limitando gli errori Washington riesce a scavare il primo – poi dimostratosi decisivo – solco della gara: TD al primo drive – grazie all’ennssimo passaggio laser di Penix per la post route di Jalen McMillan – poi fumble Longhorns del RB CJ Baxter, e due field goal in serie per portare il parziale sul 34-21 e costringere Texas a provare a stringere i tempi.

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Il secondo fumble di giornata dei Longhorns, stavolta ad opera del secondo RB Jaydon Blue, sembra spianare la strada alla vittoria di Washington che però sbatte solo per la seconda volta nella partita contro la difesa di Texas, che li costringe al secondo punt di giornata. Su drive seguente si vede la Texas che è arrivata fin qui: una squadra che non si arrende mai e che dà il suo meglio quando in difficoltà. Converte due terzi down e segna, arrivata in redzone, grazie ad una ricezione spalle a canestro del big target Adonai Mitchell, che salta fuori tempo ma sta in area 1 minuto prima di ricadere in endzone con il pallone in mano recapitatogli nell’angolo destro dell’endzone da un Quinn Ewers ritrovato, dopo lo spavento del colpo subito poco prima.

Drive seguente di Washington che dimostra perché questa squadra sia arrivata in finale playoff: non tremano braccia e gambe dei giocatori migliori nei momenti difficili. La ricezione sulla sideline del solito Odunze sull’ennesimo pallone chirurgico di Penix ne è l’emblema. Il field goal del 37-28 dà nuovamente 2 possessi di vantaggio agli Huskies a 2 minuti e 40 secondi dalla sirena, costringendo così Texas a giocare l’ultimo possesso con l’acqua alla gola.

Il drive di Texas è nuovamente solido, e porta i Longhorns in redzone prima di arrestarsi e decidere di calciare per rendere la partita una “one-possession game”.

L’ultimo minuto di Washington è però al limite dell’inspiegabile.

L’onside kick di Texas fallisce, ma coach Sarkisian possiede ancora 2 dei 3 timeout a sua disposizione e chiamandoli nelle prime due azioni limita al minimo il sanguinamento del cronometro. Sul terzo down coach Kalen De Boer chiama la terza corsa, nella speranza di guadagnare un primo down che vorrebbe dire vittoria, ma con la sicurezza comunque di rosicchiare ancora tempo, e qui succede il disastro: il RB Dillon Johnson si infortuna nell’azione, costringendo gli arbitri a chiamare un “injury timeout” che ferma il tempo e concede ai Longhorns, alla ripresa del gioco, di ricevere un punt con poco meno di un minuto sul cronometro (invece degli attesi 20 secondi).

Ma non finisce qui. Sul fair catch lo special team di Washington fa interferenza regalando altre 10 yard ai texani, che prendono fiducia e guadagnano due primi down: prima con la ricezione da 41 yard di Jordan Whittington e poi con la presa plastica di Jaydon Blue, che mantiene un piede in campo e porta Texas sulle 12 yard di Washington con 15 secondi da giocare.

In redzone lo spartito di Texas è tanto semplice quanto immarcabile: palla in angolo al ricevitore da 6’4″ Adonai Mitchell e che ci pensi lui.

Il tentativo più promettente è quello finale: sul 4o down, con 1 secondo sul cronometro. La palla di Ewers è lì dove Mitchell la attende, ma ad attenderla c’è anche Elijah Jackson, CB di Washington che salta sulla testa del WR di Texas e “oscura la vallata” con una stoppata lebroniana spedendo il pallone in prima fila e consegnando la finale ai suoi Huskies.

https://twitter.com/SportsCenter/status/1742062090246815944?s=20

Una partita che è già storia, in una nottata che è già storia, e che è stata bella per certi versi di più per altri poco di meno di quella già stupenda di 366 giorni fa.

Grazie college football. Tra 7 giorni ne vogliamo ancora.

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