Divisional 2021: le pagelle

Me-ra-vi-glia. Il turno più atteso. Quello con il maggior numero di partite di altissimo livello della stagione. Eccolo il fine settimana dei divisional play-off. E quante aspettative c’erano per le gare in calendario, tutte affascinanti per mille mila motivi. Non hanno deluso. Tutt’altro. Il weekend è addirittura andato oltre la più audace immaginazione: tre partite finite all’ultimo gioco con un field goal, una in over time. Quest’ultima entrata di diritto tra le più belle gare di sempre. Il modo migliore per concludere la due giorni. Uno dei più bei Divisional round della (mia) storia!

L’INTERO WEEKEND: VOTO 10 e lode

Passiamo al sabato con due match tiratissimi ed emozionanti. Non perfetti in attacco ma entusiasmanti per quanto mostrato dalle difese. E in questo sarà interessante vedere se incideranno anche sul futuro dei coordinatori, sia Mike McDaniel (San Francisco) che Nathaniel Hackett (Green Bay) hanno vissuto una serata complicata. Mentre DeMeco Ryans (San Francisco, difesa) è andato benone. E soprattutto: special teams matter. A lot. Guai a sottovalutare gli special team, determinanti in tutte e due le contese. In generale il sabato sera vede steccare le numero uno di entrambe le Conference e la NFL può tornare a sorridere dopo il precedente weekend deludente in quanto al tanto amato equilibrio.

IL SABATO: VOTO 9

Titans – Bengals 16-19 (9)

Mi immaginavo potesse essere una gara più scintillante, invece a dominare sono state le difese. I nove sack dei Titans eguagliano un record NFL. I Bengals arginano positivamente le corse del rientrante Derrick Henry e rendono un incubo la serata di Ryan Tannehill. C’è stato quell’intercetto discusso e discutibile, ma comprendo la decisione. Il possesso c’è e non è determinante il tocco del terreno. Certo non siamo abituati a vedere una decisione così. Tirando le somme, in definitiva non ha pesato. Il finale è a dir poco epico.

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Tennessee 5

Erano la squadra più completa in campo. Ne sono ancora convinto. Ma si sono giocati male le loro chance. Molto male. E questo era uno dei dubbi che avevo anche prima dei play-off. Squadra rognosa e concreta che in regular season trova sempre il modo di farti male e issarsi dove pochi si aspettano. Eppure quel quid che potesse proiettarla tra le favorite per arrivare in fondo non l’ho mai visto, se non con Henry al 100%. Ecco perché nel preview di Huddle a sentimento ho detto Cincinnati di tre, auto ribaltando alla Alessandro Borghese quello che avevo pronosticato prima dell’avvio della post season. La difesa ha tenuto, riuscendo a impedire a Joe Burrow di arrivare in end zone e trovando quel turnover spettacolare quanto sospetto che sembrava poter indirizzare il match nella direzione dei ragazzi di Mike Vrabel. Proprio il coaching staff – al contrario – è stato la delusione maggiore. Che Henry non fosse al meglio nonostante le dichiarazioni della vigilia mi è parso evidente. D’Onta Foreman andava al triplo della velocità e con quattro sole portate ha corso oltre sessanta yard. Perché non sfruttarlo di più? Perché dimenticarselo? A.J. Brown ha provato a rendere meno amara la serataccia di Ryan Tannehill.

Cincinnati 8,5

Evan McPherson protagonista indiscusso. Quattro su quattro. Il field goal della vittoria da oltre 50 yard (52 per la precisione). Un altro in precedenza da 54. Glaciale, il rookie. Sì perché non dimentichiamolo che è una matricola. Tredici dei diciannove punti dei Bengals arrivano dal suo piede. Cincinnati gioca una gara accorta, senza scomporsi nemmeno quando l’intercetto di Tennessee può lasciare dubbi (ma – ripeto – io capisco e credo anche di condividere l’interpretazione arbitrale). La difesa fa perdere la bussola a Tannehill e non soffre Henry, poco brillante. In attacco Burrow ammassa yard nonostante l’imbarazzante linea offensiva che lo fa seppellire sotto nove (9) sack. E avrebbe pure da recriminare su un paio di drop sanguinosissimi di Tee Higgins. Ecco, ad essere proprio sinceri, nemmeno Taylor mi ha convinto del tutto nella sua gestione dell’incontro. Ohi, ma vi rendete conto che sono al Championship? Sfido chiunque a immaginare in agosto un cammino simile per questa truppa. Anzi, ci potrebbe stare pure un mezzo punto in più, perché questa è un’impresa bella e buona. Giovani, talentuosi e con due pelotas così.

Packers – 49ers 10-13 (8,5)

Lambeau Field. Freddo. Neve. E la ricetta per un play-off indimenticabile è praticamente in tavola. A farla da padrone sono le difese, con particolare merito a quella di San Francisco che trova le contromisure adatte a mettere nel sacco Rodgers concedendogli in pratica un solo drive. Mettiamoci un finale che aggiunge brividi d’emozione a quelli per la temperatura e siamo già a due gare commoventi su due.

Green Bay 4

Un disastro. Non serve girarci intorno troppo. In casa, contro una squadra sulla carta meno quotata. Con il clima perfetto per Aaron Rodgers. E ideale per innervare incertezze nei rivali. Partono bene. Poi si ghiacciano. Inaspettatamente. E se a fare la differenza sono gli svarioni degli special team (pessimi e non da ora) chi delude più di tutti è in realtà l’attacco. Sì, perché alla fine la difesa funziona. San Francisco è ingabbiata per gran parte della serata e segna appena 13 punti. L’attacco tolto il primo drive è evanescente e inefficace. La connection Rodgers-Davante Adams risulta semi-dispersa. Non siamo abituati a vederli in questo stato nemmeno contro le difese più toste. Merito di Nick Bosa e compagni, ben orchestrati da DeMeco Ryans (coordinator che esce molto, molto bene dal weekend), sicuramente. Le mancanze dei Packers però sono lì a pesare come un macigno (o se preferite, come il salary cap già impegnato del prossimo anno) pure sul futuro dei gialloverdi. A Rodgers sono sempre stati dati tanti alibi per i mancati successi nei play-off. Io quest’anno non ne vedo. Era una partita che poteva e doveva vincere lui.

San Francisco 8

Questi sono i Niners che mi aspettavo di vedere in questo campionato, quelli che in estate ipotizzavo potessero vincere la division. Al Lambeau Field l’attacco è andato in difficoltà anche con le amate corse. Si è ridestato un poco nella seconda frazione quando è stato coinvolto Deebo Samuel, il mattatore della stagione ha piazzato le zampate chiave (anche su ritorno). Un personalissimo applauso a Jimmy Garoppolo, perché pur non essendo stato troppo aiutato, specialmente nei trenta minuti d’apertura non sono mancati alcuni drop ai limiti dell’autolesionismo, stavolta ha giocato una gara onesta, anche se statisticamente poco rilevante. E Green Bay non ha potuto approfittare dei suoi errori. Difesa enciclopedica nel prendere le misure ai Packers dopo un primo drive molto complicato, in cui Rodgers ha mosso la palla con fluidità. Una statua a parte va fatta a Robbie Gould, mai un errore in carriera nei play-off è qualcosa di davvero pazzesco (12 gare, 20 field goal e 32 calci totali eh, mica 4-5). La ciliegina sulla torta di special team eccellenti, la differenza che ha prodotto il punteggio conclusivo e il drammatico finale in una serata in cui gli invitati principali hanno deciso di tirare un clamoroso pacco. L’otto in pagella è merito soprattutto loro (hanno segnato tutti i punti d’altronde) e della difesa.

 

Era difficile pensare di far meglio del sabato. E invece. Manco fosse stato scritto tutto da scafati sceneggiatori hollywoodiani, il climax dei divisional è stratosferico e culmina con un orgasmo footballistico: la delizia dell’Arrowhead.

LA DOMENICA: VOTO 10

Buccaneers – Rams 27-30 (9)

Che partita pazzesca per le emozioni che regala. Folle, per tanti versi. Con ribaltamenti assurdi. Certo, erroracci anche. E sono questi a negare il 10 pieno alla sfida. Mi considerate di manica larga perché ho messo 9 a partite in cui si sono visti anche evidenti errori? Beh, ma vi rendete conto di quanto ci siamo divertiti? E dovrei punire chi ci ha regalato uno spettacolo simile? No way, guys.

Tampa Bay 6

Le assenze pesano incredibilmente intorno a Tom Brady. In primis quella di Tristan Wirfs. E guai a scordarsi Chris Godwin. Ritrovare tutti i pezzi in difesa, al contrario, permette di non staccarsi mai dalla gara, di mordere le caviglie dei Rams. Anche quando obiettivamente ci sarebbero tutti i motivi per dichiararla conclusa e infilare il biglietto per il Championship nelle loro tasche. Los Angeles tende una mano – 4 fumble persi sono un’enormità – e Ndamukong Suh e soci non si fanno pregare. Uno poteva sigillare i boccaporti prima della pausa lunga. Un altro ne elide uno di pochi istanti prima di Brady e due sono trasformati dai Bucs in touchdown. Tampa ha sfruttato da squadra campione in carica i regali, troppi campioni nel gruppo allenato da Todd Bowles per non approfittarne, anche se la gara a scacchi con Sean McVay alla fine viene persa su quell’ultimo blitz generale che Stafford batte con la complicità del solito eccellente Mvpiesco Cooper Kupp per costruire il field goal della vittoria di Gay. Tantissimi i palloni che Brady è stato costretto a mettere per aria, obbligato a inseguire da lontano e impossibilitato a stabilire un gioco di corsa per cui manca il tempo.

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Los Angeles 7

Hanno cercato di suicidarsi e questo gli costa un mezzo punto in pagella. Lo scrivo di nuovo: 4 fumble. Due commessi da un Cam Akers in tremendo affanno. Avete presente quando tornate a giocare dopo anni e vi sentite benissimo, vi riesce tutto al meglio, poi continuate e vi rendete conto che sia più dura della prima volta? Ecco per Akers ho avuto quell’impressione da quando è rientrato a tempo di record dall’infortunio. Sì, i Rams – al netto dei cioccolatini offerti sotto forma di palle perse in momenti cruciali – avevano tutto quello che serviva per scollinare verso il Championship senza tutti i patemi fatti sopportare ai loro tifosi e a chi non aveva voglia di vedere ancora il numero 12 al Super Bowl. So anche io che Brady è una vecchia volpe e non va mai dato per spacciato, eppure era con le spalle al muro (fantastico come i Rams hanno portato pressione all’eterno 44enne) e si è rialzato solo grazie a svarioni ed incertezze di Los Angeles. Non nego che mi faccia piacere vedere esultare Matthew Stafford. Di rimonte ne ha orchestrate parecchie in maglia Lions, bello ci sia riuscito anche nei play-off. Mi ha garbato parecchio come sono stati gestiti i tre ricevitori da McVay e Kevin O’Connell nel corso dei sessanta minuti. Una sinfonia.

Chiefs – Bills 42-36 OT (10 e lode)

La Grande Bellezza. Un monumento al football americano. Per fare meglio sarebbe servita solo una nuova regola per gli overtime. Che guarda caso avevano proposto proprio i Chiefs e non aveva trovato appoggio alcuno. Così è davvero ingiusta. Non biasimate le difese. Se l’attacco si eleva a certe altezze non è arginabile nella NFL moderna. Va poi detto che le energie vanno via via scemando e portare pressione o coprire adeguatamente nel finale diventa difficile assai. La conseguenza è lasciare qualche spazio in più. Libertà maggiori che serve saper sfruttare. Patrick Mahomes e Josh Allen sono stati due artisti nel farlo. Va beh, nel mentre vado a rivedermela, come si ammirano Van Gogh e Monet nei musei.

Kansas City 10 e lode

Mahomes sfoggia tutte le sue magie ed il “balletto” che nasce con Allen è sublime. Un divino alternarsi di giocate paradisiache. Quel passaggio sidearm sotto le braccia protese del difensore che va a finire nelle mani di Tyreek Hill è poesia. In tema di difese, l’uscita dal campo di Mathieu è una mazzata per i Chiefs, e i Bills lo cavalcano con profitto. Aver supplito a un’assenza tanto determinante, specialmente in termini di leadership, vale la lode a Andy Reid e i suoi ragazzi. Che show è stato. Non so nemmeno da dove partire. Anzi, lo so eccome. Da quei 13 secondi. Conclusi con Travis Kelce che sulla linea di scrimmage avvisa il suo quarterback che non correrà la traccia prefissata. E Mahomes gli dà la sua benedizione prima di recapitargli alcuni istanti dopo la delicata traiettoria che porta Harrison Butker a calciare per i supplementari. Di fronte c’era la miglior difesa della NFL di questa stagione, non la rappresentativa scapoli di Chattanooga (Tennessee). Kelce, vogliamo parlare anche di lui? E di quel pallone preso nell’angolo per chiudere i giochi. O parliamo della velocità di Tyreek Hill? Scegliete davvero voi. Io sono estasiato.

Buffalo 10

Quando si è parte di un match simile si merita il meglio. Josh Allen è semplicemente epico. Abbiamo vissuto in diretta l’Iliade. Achille contro Ettore. Abbiamo visto le parole di Omero prendere forma in televisione. Salvatevi quegli ultimi due minuti dei tempi regolamentari e mostrateli a tutti i vostri amici che non conoscono o non apprezzano il football americano. L’ultimo drive per arrivare al touchdown del sorpasso è il diadema sulla sua superba prestazione del quarterback numero 17. Gabriel Davis che l’ha ricevuto (oltre 200 yard e 4 TD, quest’ultimo dato record assoluto NFL nei play-off) si spinge oltre ogni immaginazione. Una prova simile l’avevo pronosticata per Diggs, invece, oscurato dalle coperture. E se Allen ha come rivale un altro supereroe questo non deve sminuirlo. I Bills meritano di andare a giocarsi un Super Bowl. Se siete amanti delle difese rocciose e il punteggio troppo alto vi fa storcere il naso, mettetevi il cuore in pace. Non è stato per mancanza di difesa che è nato uno spettacolo simile, ma per la traboccante qualità degli attacchi, esondata quando la stanchezza si è fatta sentire nel finale, a scapito di lucidità e reattività. E inevitabilmente trionfante nella NFL odierna. Se poi a Picasso e Klimt preferite Caravaggio e Giotto, ricordatevi che è solo una questione di gusti.

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7 Commenti

  1. “una nuova regola per gli overtime”,infatti ,chissà ad oggi quante partite sarebbero finite esattamente all’opposto.

    1. Non potendo cambiare il passato speriamo che almeno pensino a sistemare il futuro. Sarebbe stato bello dare una chance a entrambe.

      1. Avrebbe dovuto essere sempre così,anche durante la r.s. ma,evidentemente,la “tradizione” è troppo forte.

  2. Poesia … da tifoso dei Bills anche se ho visto una sconfitta avró per sempre negli occhi una partita memorabile come la rimonta storica di Frank Reich vista in diretta contro gli Oilers che , tra l’altro, poteva essere quasi eguagliata da Tom Brady nella partita di poche ore prima …cioè ma che nottata è stata ????

    1. Ricordo benissimo anche quella sfida dei tuoi Bills con gli Oilers. Che emozioni! E veramente abbiamo vissuto un weekend pazzesco. Spero si capisca dalle pagelle 😉

  3. Ti quoto, da 52enne, che non dimenticherà mai quello che è tuttora “il comeback” di orchard park.
    Ho negli occhi la scintillante e maiuscola prestazione di Allen e un cuore distrutto per 13 bastardissimi secondi giocati male (squib kick non pervenuto)…, come quegli 8 secondi del miracle music del 98 se non erro..
    Ho ancora le lacrime per essere un totally bill’s mafia, condannato dalla sfortuna fin dal 1990

  4. Ti capisco, eccome se ti capisco. Buffalo però ha le basi per continuare a fare bene. Vero che la NFL attuale insegna che nulla è scontato ma con un QB di altissimo livello e un buon coaching staff le chance di essere lì a giocarsela anche negli anni a venire sono buone.

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