Colui che conquistò e distrusse il Mondo

Se il football è una rappresentazione della vita, è inevitabile che la sua storia sia una rappresentazione di quella dell’uomo.
Il Super Bowl 54 ha aperto uno squarcio in questo paragone, convincendoci che laddove nell’era classica l’ordine sostituì e distrusse il caos, nel football potrebbe essere successo esattamente il contrario.

Nel quarto secolo prima di Cristo, il re macedone Alessandro parte verso est. Dopo aver conquistato l’Egitto e aver fondato Alessandria in proprio onore, la sete di vittoria lo porta in Asia: si dice la sua vera missione fosse quella di dominare tutto il Mondo fino ad allora conosciuto – anche se alcuni tramandano che egli fu ingaggiarto da déi pagani per annientarlo. Per quanto il suo esercito rappresenti il meglio di quanto mai si sia visto, esso viene sconfitto nel Punjab, decimato dagli stessi spargimenti di sangue a ripetizione ordinati dallo stesso Alessandro nell’odierna India.
Da 1000 anni prima, cioè da quando Ramses II pose fine alla storia degli Ittiti venendo posseduto dal dio Ra a Qadesh, il caos suggeriva la condotta da tenere in guerra. In una delle più grandi dicotomie della storia dell’uomo, mentre Alessandro si spegneva avvelenato, malato o semplicemente assassinato, e i suoi 100 piccoli imperi si sfaldavano in tempo reale tra le mani dei suoi generali, nasceva proprio ad Alessandria Euclide.

Con i suoi teoremi, che ora ci sembrano banali, Euclide ridicolizzava il caos, coniando la matematica moderna e introducendo l’ordine. Credere che tra due punti passi una sola retta era molto più comprensibile che credere che il destino, gli dei, le missioni assegnate da chissà chi regolassero le nostre vite.
Con Euclide le conquiste diventavano sostenibili, programmate, inevitabili. 100 anni dopo, e per i successivi 1600, Roma dominerà un Mondo grande tanto quanto quello che Alessandro aveva perduto poco dopo la sua morte.

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Nel giornalismo, un paragone ricorrente con Euclide viene riservato per coloro che rivoluzionano. Nello sport, questo vuol dire Cruijff o per qualcuno Herrera o Sacchi nel calcio, Gretzky nell’hockey, Tiger nel golf e se avete capito il giochino potete adattarlo al vostro sport preferito. Alessandro invece sono i grandi giocatori che hanno una forza portentosa, ma spesso finiscono per spegnersi poco dopo aver inanellato molti allori. Vengono chiamati “Imperatore”, “Re”, “Conquistatore” ma la realtà è che poi tracce sul campo ne lasciano ben poche ai posteri.
Definii Peyton Manning “L’Euclide del football” perché la sua conoscenza profonda del gioco lo rendeva in grado di lanciare più di tutti e con risultati migliori rispetto agli altri quarterback. Un discorso simile qualcuno lo riscriverà per i ritiri ormai prossimi di Tom Brady e Drew Brees. Colin Kapernick, Cam Newton, Lamar Jackson si sono illusi di poter usare il caos per dominare. Sulla cuspide di questo nuovo gruppo, laureandosi campione del Mondo a 24 anni, Patrick Mahomes potrebbe però aver dato il via all’era del caos in NFL.

I cavalieri dell’ordine

Manning Super Bowl 41

Super Bowl 41: gli Indianapolis Colts di Peyton Manning battono i Chicago Bears, la migliore difesa in NFL. Nel fotogramma qui sopra Peyton affronta un 2nd & 4 a inizio partita. Le due safety dei Bears stanno lontanissime, ma le tracce profonde dei due ricevitori dei Colts andrebbero gioco forza a scontrarsi con la situazione 2 contro 1 descritta nell’immagine. Palla a Joseph Addai, il runningback, che prende due yard prima di essere atterrato dal leggendario Brian Urlacher, linebacker di Chicago.
Passa qualche secondo…

Super Bowl 41 Harrison

Chicago sul 3rd & 2 manda una safety nel box per aver supporto sulle corse, Peyton invia Dallas Clark, il tight end,  in profondità per portarsi dietro la safety (in rosso), e chiama una traccia interna a Marvin Harrison (rosa), che riceverà per il primo down agevole che dà il via alla partita di Indianapolis.
Se mettete Manning davanti a questo video si annoia, vi dice “Si fa sempre così..” oppure “Ho visto la safety arrivare e ho chiamato la traccia a Marvin…”
Insomma, tutto facile. Ma prima di lui raramente ciò accadeva, e sicuramente non con questa semplicità.

Statisticamente, Peyton Manning cambia il corso del football NFL, ma raccoglie molto meno di quanto seminato. Spesso sconfitto da Tom Brady e i Patriots, dai Jets, dai Chargers nei Playoff. La sua vittoria in maglia Colts arriva nell’anno in cui è evidente un intervento divino nel Championship contro proprio i Pats. Dovrà cedere il passo nel suo secondo Super Bowl giocato, il 44esimo contro i Saints di Drew Bress.

Il prodotto di Purdue è un diverso innovatore: profeta della Spread Offense sin dai tempi del college, trova in New Orleans il connubio tecnico ideale con Sean Payton, il suo capo allenatore. La Spread si basa sull’utilizzo di 5 ricevitori per dividere il campo longitudinalmente in 5 parti, all’interno delle quali si vanno a stabilire dei matchup che Brees legge con molta più rapidità di chiunque e completa frequentemente.

Brees spread 01

Super Bowl 44, 17 a 16 per i Colts e tensione alle stelle nel quarto quarto. Su un 2nd & 5 Brees trova uno dei suoi ricevitori per la chiusura del down. La difesa si schiera per lo più a zona (in rosa), con il linebacker esterno a uomo su un avversario (in giallo). Le tracce dei ricevitori (in rosso) si incrociano per disorientare la marcatura a uomo e si attestano tutte sulla linea del primo down. Quando i numeri 23 e 33 dei Colts si scambiano sul ricevitore dalla loro parte, Brees se ne accorge e lancia la palla da quella parte, approfittando del fatto che il suo compagno non sia ancora marcato. Primo down.

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Brees spread 02

Nell’immagine soprastante apprezzate come la velocità di lettura (dalla sua destra alla sua sinistra essendo Brees destrorso) consenta al quarterback di New Orleans di giungere all’ultimo ricevitore con la lucidità per vedere la distanza tra difensore e attaccante. Inoltre vedete le zone che la Spread descrive longitudinalmente al campo (in rosso).

Brees batte i record di Manning ma raccoglie ancora meno del numero 18. Il suo attacco non spezza quasi mai le partite a metà, e i Saints rimangono sempre battibili. Inoltre la sua tattica è diventata con il tempo prevedibile ed è troppo sensibile, nei momenti clou delle partite, ai blitz e alle giocate dei defensive back. Al momento in cui scrivo, il 44 non è solo l’unico Super Bowl in bacheca ma anche l’unico a cui abbia partecipato. Qui gli dei sono tutti con gli altri: il Minnessota Miracle di Stephon Diggs e una clamorosa svista arbitrale a favore dei Rams regolano sulla via del tramonto e le ambizioni del Boilermaker.

L’ordine trionfa invece con Tom Brady: quando Bill Belichick arriva a New England ripesca dal dimenticatoio la filosofia offensiva Earhardt-Perkins, utilizzata proprio nel nord-est una ventina di anni prima. Grazie a uno schema comunicativo semplice ma in cui ognuno deve rendere con la testa prima ancora che con il corpo, libera il suo QB dall’imbarazzo di dover interpretare immediatamente gli allineamenti difensivi.

Brady Super Bowl 51

Super Bowl 51. A tre minuti dal termine sotto di 8, i Patriots di Brady affrontano un 3&10, inutile dire, di importanza estrema. Il linebacker degli Atlanta Falcons nel quadrato giallo funge da indicatore per Brady: se è in Zone Blitz Tom non lancerà per Julian Edelman (in verde), se invece andrà in blitz il passaggio sarà proprio per il veloce ricevitore. A destra della sua linea, invece, gli altri due ricevitori corrono una combinazione di tracce standard volta a portare più sul profondo possibile il cornerback (in blu) e sfruttare la zona profonda dei Falcons (Chris Hogan, in rosso).

Brady Super Bowl 51 - 2

Il linebacker va in drop, Edelman è quindi bloccato ma Brady, che qui sopra sta guardando proprio verso la sua prima lettura, Edelman, va da Chris Hogan che ha sconfitto la zona seguendo la traccia rossa della prima istantanea.

Aggiungiamo a questa consapevolezza un’architettura e alternanza di chiamate lunghe/corte da antologia, la capacità di Brady di rimanere nella tasca e di estendere quindi le tracce dei suoi e la ricerca e firma di ricevitori più intelligenti della media, e si arriva a 6 Super Bowl vinti e altri tre in cui si è partecipato.
L’unico modo per fermare questi Patriots è sempre stato mettere le mani addosso a Brady. Contro la zona è troppo facile per la Earhardt-Perkins trovare l’uomo libero, e contro l’uomo esistono sempre i pick e i mismatch a risolvere la situazione. Chiunque negli attacchi di Josh McDaniels o Bill O’Brien (i due storici Offensive Coordinator della dinastia) può diventare un eroe ed essere egli stesso un cavaliere dell’ordine.

Le vittime del caos

L’11 novembre del 2012 Colin Kapernick sostituisce Alex Smith alla regia dell’attacco dei San Francisco 49ers. Il 12 gennaio 2013 corre 181 yard contro i Green Bay Packers, portando gli stessi Niners al Championship della NFC, poi vinto. La sconfitta nel Super Bowl 47 a opera dei Baltimore Ravens giunge solo a una Defensive Pass Interference non chiamata dal trionfo inverso.

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Kaepernick SB 47

Super Bowl 47. Nel primo quarto i 49ers sono sotto 7-0 e quello che vedete sopra è un 1&10 nel campo dei Ravens. C’è uno spaventoso 2 contro 1 nella parta alta, dove sta guardando il quarterback, e almeno altre due opzioni (in verde) completabili. La tasca (in blu) è clamorosamente deserta, lasciando a Kap tutto lo spazio che serve per completare. I linebacker, seduti su una zona profonda, sono più preoccupati di arginare le corse del giocatore da Nevada rispetto a preoccuparsi dei suoi ricevitori. È un 1&10, non serve guadagnare 20 yard. Kapernick correrà per un buon guadagno nell’occasione.

La propensione alla corsa del numero 7 regolerà i suoi successi: l’anno successivo correrà solo 540 yard in 16 partite da titolare, ma i 49ers arriveranno ancora al Championship battuti nel “sorry receiver game” contro i Seahawks. Poi il piano Kaepernick andrà a rotoli ben prima dei suoi problemi etici con la lega.

Un altro giocatore run-first che ha attentato all’integrità del Super Bowl vinto solo da passatori è stato Cam Newton. Nella cinquantesima stagione del Super Bowl i suoi Carolina Panthers vincono 15 partite su 16 di regular season, poi distruggono chiunque di pari loro davanti nei playoff. Nel Super Bowl 50, contro pronostico, cambia tutto.

Super Bowl 50. I Denver Broncos su questo 2&8 affollano il box (in giallo) e stanno tutti entro 5 yard dalla linea di scrimmage. Sugli esterni Von Miller contro Mike Remmers (in verde) farà sfaceli per tutta la partita, costringendo Newton a rinunciare alle corse dalla sua parte. La read option di Newton funziona solo a sprazzi e molto spesso con i toss esterni, oltre il defensive end avversario. Direte: che problemi, basta lanciare. Passa qualche centesimo di secondo…

Newton Super Bowl 50

I linebacker (in giallo) si dileguano abilmente, seguendo i ricevitori corti di Newton quando il passaggio diventa inevitabile. I Broncos sfidano il prodotto di Auburn sul profondo, perché sanno di poterlo fare. Il passaggio è semplice, Ted Ginn Jr. libero, ma l’errore (in rosso) degno di nota. Sul terzo down successivo Newton verrà atterrato in un classico tentativo di passaggio. I Panthers perdono di due touchdown.

Cam e la sua read option perderanno d’efficacia negli anni successivi, e i Panthers perderanno molto anche in difesa. In più, i problemi fisici del numero 1, cosa da mettere in preventivo per questo tipo di quarterback, lo renderanno fragile. I problemi alla spalla e di commozioni cerebrali lo trasformano, nel momento in cui scriviamo, in poco più di un QB da metà classifica.

Tanto Kap quanto Newton hanno avuto quantomeno il merito di introdurre, o rendere sempre più presente, l’option offense a livello NFL. Ma nel college si gioca dagli anni ’70. Questo ha determinato la nascita e il progresso di molti quarterback da option offense, che nei professionisti hanno trovato maggiore spazio proprio sulla scia degli accadimenti descritti sopra.
Nel 2016 Lamar Jackson vince l’Heisman Trophy con Louisville, correndo 1500 yard e lanciandone 3500. A livello NFL piovono critiche: meccanica di lancio da dimenticare, nessuna lettura dopo la seconda, necessita che la squadra che lo sceglie si adatti al suo stile di gioco. I Baltimore Ravens lo sanno e lo scelgono alla 32esima assoluta.
Nel 2019 vincerà il titolo di MVP della stagione regolare, all’unanimità. Le condizioni che gli dipinge attorno Baltimore sono quelle ideali: un gran gioco di corsa, un nuovo tight end dominante, presenza sul gameplan di tante play-action quante Run Pass Option.

Perché allora non possiamo farvi vedere nessuno scatto di Jackson in un Super Bowl?

Jackson01

Riconoscere la RPO è facile, basta guardare cosa fanno gli uomini di linea offensiva: se non vanno downfield vuole dire che l’opzione passaggio è aperta. Il fotogramma sopra è tratta dal disastro nel turno di Wild Card del 2018 contro i Chargers. Schierando il maggior numero possibile di defensive back, Gus Bradley, DC dei Bolts, riesce sia a contenere gli eventuali passaggi di Jackson che le sue corse. E qui Jackson è identico a Colin Kaepernick: se DE, LB e DB giocano coesi, costringono il quarterback a correre dove vogliono loro e renderlo inoffensivo. La presenza di molte più play-action nel secondo anno (51-49 le proporzioni tra RPO e play action nel playbook dei Ravens) hanno consentito al prodotto di Louisville di travolgere tutta la AFC nel 2019, salvo poi arenarsi sui Tennessee Titans.

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Anche loro hanno mandato il defensive end verso l’interno della linea offensiva, il defensive back a contenere e il linebacker (o facente funzioni) a ottenere il placcaggio. La RPO, il profilo di un quarterback corridore e il caos creato dalle possibilità post-snap del quarterback hanno raggiunto un chiaro picco in NFL. Altrettanto chiaramente, la stragrande maggioranza dei defensive coordinator in NFL sa come, sulla singola partita, fermare Lamar Jackson. Il caos sembra dover aspettare prima di distruggere ciò che l’ordine ha stabilito.

Il conquistatore

Patrick Mahomes è il figlio prediletto del Texas. A Texas Tech gioca quello che si chiama “air raid”, uno schema offensivo che prevede l’80% di chiamate di passaggio. Nonostante inanelli record impressionanti come il maggio numero di yard lanciate in una partita (734), Mahomes è visto con sufficienza nel Draft 2017. Lo scouting report tuttora presente sul sito della NFL riporta dubbi estremi sulla meccanica di lancio, sul decision making, sulla tendenza a non rispettare il gameplan e sulle letture delle tracce dei wide receiver.

Andy Reid lo sceglie lo stesso, aspetta un ultimo anno di Alex Smith (cavaliere dell’ordine se ce n’è uno) e poi gli regala il suo attacco. L’impatto è il più straordinario nella storia della NFL. Mahomes lancia 50 TD – per intenderci la stessa cifra di Tom Brady nel 2007 – e inanella 10 (dieci) record NFL nella sola prima stagione. Velocemente, diventa il miglior giocatore in NFL, e vince il titolo di MVP.

https://twitter.com/alltwentytwo/status/1244774112473440257?s=20

La bravura di Mahomes è pari alla sua dissennatezza ed è efficiente quanto il suo coraggio. Nell’esempio sopra il suo centro perde clamorosamente il DT avversario e nel momento in cui gli piomba addosso, Tyreek Hill è del tutto coperto. Fa niente: lancia lo stesso con un anticipo stellare per far involare il suo primo receiver in un 1 contro 1 con la safety dei Chargers. La RPO funziona, ma è solo un pezzo della Air Raid offense.

MahomeSB54

Super Bowl 54. Con Travis Kelce e il suo runningback in protezione, Mahomes usa un altro concetto della Air Raid alla perfezione su questo 2nd&7, sotto di 3 punti contro i San Francisco 49ers. Isola due dei suoi ricevitori contro un solo difensore. È per esempio il caso di Sammy Watkins, in basso nell’immagine qui sopra, contro Richard Sherman. Ma anche Hill, nella parte alta, esegue una traccia profonda perché uno dei due possa attrarre la copertura della safety dei Niners. Watkins riceverà per 38 yard, ma l’aspetto più incredibile della giocata, decisiva, si vede in un diverso frangente.

Mahomes SB 54 2

Lo scenario è identico a quello che abbiamo visto per Colin Kaepernick. Tutto lo spazio del mondo nella tasca, un LB in spy (in bianco), in azzurro tutte le vie per correre e guadagnare importanti yard. Meglio di no: meglio anticipare anche qui il lancio. Ce ne accorgiamo dai piedi, molto lontani tra loro e il corpo, già girato verso l’obiettivo. Mahomes non vuole correre rischi, deve lanciare velocemente perché così Watkins può sfruttare la spazio preso su Richard Sherman, il cornerback.

Le scelte di Mahomes durante la partita determinano l’unica caratteristica chiara del suo gioco: la velocità di realizzazione. I Chiefs recuperano 20 punti in 3 minuti perché possono segnare ogni 30 secondi in quanto Mahomes compie scelte come quella sopra costantemente.
Puoi arginarlo per tratti ingenti di partite. Lo hanno fatto i 49ers, mimando quanto fatto dai Broncos contro Cam Newton. Lo hanno fatto i Texans, lo fanno altre squadre e lo faranno sempre più gli avversari di division. Ma poi arriva un lancio senza equilibrio, un side-arm, qualche corsa, un RPO fenomenale. E perdi comunque, sotto qualsiasi condizione.

Cronache dall’impero

Alessandro il Grande era pazzo, in base ai racconti che ci giungono. Non perse mai una battaglia, ma la sua sete di conquista determinò in molte occasioni, come in India, l’ammutinamento dei suoi soldati. Non si risparmiava: nel Punjab, nella regione del Malhi, l’ultima sua guerra lo vide scavalcare egli stesso delle mura, venire buttato a terra da alcuni soldati nemici che gli tolsero una scala da sotto i piedi, e venire trafitto da una freccia al polmone.
Ma anche questo esempio, per quanto egregio, non gli permise di sfondare le linee di Chandragupta, all’interno del continente indiano. Di fronte a 330 chilometri di paludi da affrontare, con tutta la possibilità di trovarsi davanti per l’ennesima volta un esercito di elefanti al di là di essi, il milite di Alessandro incrociò le braccia. La sua ricerca dei confini del Mondo, o come scritto, la loro distruzione, doveva fermarsi.

Cosa succederà invece a Patrick Mahomes? 

Quello che sappiamo è che finché sarà lì i Chiefs saranno puntualmente favoriti. Come Peyton, Brady, Brees prima di lui. Come visto, tatticamente c’è ben poco che si possa fare per fermarlo. Talmente poco che anche la pressione di essere il migliore non sembra poterlo scalfire. Inoltre, un ammutinamento alla macedone è fuori discussione.
Dobbiamo girarci dall’altra parte del campo. Inesorabilmente, il 70% della forza di Mahomes è dovuta al fatto che è avanti di un paio d’anni rispetto alla concorrenza. Cliff Kingsbury, allenatore capo degli Arizona Cardinals, è solo da un anno nella lega e per stabilire il suo di Air Raid impiegherà ancora qualche tempo; ma Kyler Murray, il suo quarterback, ci arriverà. Così potrebbe succedere con altri prospetti in uscita dal college. E ci ritroveremmo in un nuovo scenario, dominato da un caos per la verità molto ben costruito, in cui folli completi che lanciano in anticipo, corrono, tirano fuori side arm alieni, lanciano quando la linea ti dice che correranno e correranno quando la linea bloccherà per un lancio.

Nella notte di Miami è successo proprio questo: il mondo del football professinistico ha cambiato prospettiva passando dall’ordine al caos. Non sapremo mai come sarebbe la nostra vita se Euclide non fosse nato ad Alessandria, che è stata l’unica città dell’impero di Alessandro a vivere più di qualche decennio dandogli la possibilità di crescere in un ambiente culturalmente recettivo. Fidatevi, non lo vorremmo mai nemmeno sapere come sarebbe questo Mondo senza il suo apporto.
In NFL, invece, non vediamo l’ora di vivere il regno del caos, nella speranza tra vent’anni di tornare indietro e ringraziare il figlio prediletto del Texas che si era messo in testa di distruggere il mondo del football.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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3 Commenti

  1. Un articolo bellissimo dalla prima all’ultima riga ricco di passione per questo unico straordinario sport…seguo il football assiduamente da anni e nonostante la mia ignoranza a riguardo ho sempre pensato questo su molti Quarterback citati …
    Ho sempre pensato che se ai Pats avessero giocato Newton o peggio Mayfield forse non avrebbero vinto 6 Superbowl ma di sicuro se davano a Manning gli allenatori che ha avuto Brady per 20 anni allora quei trofei sarebbero comunque in bacheca e forse qualcuno in più…
    Mahomes merita gli stessi successi…e gliene auguro di più per come rende questo sport ancor più eccitante di quanto non bastasse già.

    1. Grazie per aver letto e commentato.
      Possiamo finalmente uscire dai confronti e semplicemente apprezzare quanto fatto da questi giocatori fin qui.
      Per quello è necessario un paragone estremo e fuori dalle righe: per farci rendere conto che i confronti tra eccellenze sono piccoli di fronte alla storia di uno sport. Continua a seguirci!

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