Uno sguardo al 2018: Los Angeles Rams

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2018 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno dei Los Angeles Rams.

Dopo la stagione di esordio di Sean Mc Vay alla guida dei Los Angeles Rams, che aveva riportato i californiani ai playoff dopo 13 anni di buio totale, le aspettative erano molto alte, anche in considerazione del fatto che in off season erano state fatte diverse operazioni di free agency molto spregiudicate, volte a dare alla squadra un boost particolare per fare un passo in più rispetto alla già positiva stagione 2017.

COME DOVEVA ANDARE…

L’obiettivo dichiarato era il Super Bowl. L’acquisizione in serie di Aqib Talib, Marcus Peters e Ndamukong Suh per rinforzare quella difesa che nella stagione 2017 aveva tradito più di una volta e di Brandin Cooks in attacco a rimpiazzare Sammy Watkins, era un chiaro segnale che il front office di Los Angeles era in modalità “All-In”.” Vogliamo tutto e subito”, era lo slogan ufficioso che stava dietro a quello ufficiale “We not Me”, che era più riferito alla filosofia della squadra.
A stagione iniziata sarebbe arrivato anche Dante Fowler Jr., a completare un gruppo di prime scelte mai viste tutte insieme in una sola squadra, e CJ Anderson, per mettersi al riparo da quello che passerà alla storia come “Il mistero di Todd Gurley”.
L’inserimento di Brandin Cooks e la maturazione completa di Cooper Kupp, oltre all’affidabilità di Robert Woods, rendevano il reparto ricevitori dei Rams uno dei più affidabili della lega, pur senza i grandi funamboli alla Antonio Brown, Odell Beckham Jr. o DeAndrè Hopkins. Ci si attendeva anche un’ulteriore crescita da parte di Jared Goff che, al suo terzo anno, poteva finalmente contare su un attacco disegnato e modellato con precisione per le sue caratteristiche.
Qualche preoccupazione la destava, nonostante tutto, la difesa, perché a fronte delle acquisizioni sicuramente di ottimo livello, sembrava restare un po’ scoperto il reparto linebacker, che aveva perso Ogletree e Barwin, e l’edge rush, con il trasferimento a Miami di Robert Quinn.

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…E COME E’ ANDATA

Per la prima metà, ed oltre, della stagione, sembrava che nulla potesse fermare i Rams, nonostante la sconfitta subita a New Orleans, in NFC ed i Chiefs in AFC, e quando le due squadre si incontrarono al Coliseum dopo l’annullamento della trasferta messicana a causa delle pessime condizioni del terreno di gioco dell’Azteca, i tifosi dei Rams rimasero allo stesso tempo estasiati e preoccupati. Il 54-51 con cui i Rams si sbarazzarono dei Chiefs era allo stesso tempo una incredibile prova di forza dell’attacco californiano e l’esposizione di tutte le debolezze di una difesa che doveva fare a meno di Talib per infortunio. Dopo il bye, la squadra non sembrava più essere più la stessa. Vinta una brutta partita con i Lions, i Rams incappavano in due sconfitte consecutive con Bears ed Eagles che mettevano a nudo le difficoltà della difesa ma anche la fragilità di un attacco potenzialmente devastante ma che, se fermato, non sapeva trovare alternative.
Complice un calendario favorevole, i Rams parevano riprendersi, ed anche il primo turno di playoff contro i Dallas Cowboys sembrava aver ridato slancio a Los Angeles.
La finale di conference a New Orleans, vinta in overtime tra mille polemiche per la prestazione della crew arbitrale che, durante tutta la partita, sbagliò tutto quello che si poteva sbagliare, apriva le porte al Super Bowl LIII di Atlanta, dove i Rams avrebbero ritrovato quei New England Patriots che, nel 2001, diedero di fatto il colpo di grazia alla breve ma intensa epopea del “Greatest Show on Turf”.
Nonostante una prestazione magistrale della difesa, che teneva i Patriots a soli 13 punti segnati, l’attacco mancava completamente la partita segnandone a sua volta solo 3. Sfumato il Vince Lombardi Trophy, la stagione non si può comunque considerare del tutto negativa. L’obiettivo Super Bowl è stato raggiunto, vincerlo sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma Les Snead e Sean McVay hanno costruito una squadra in grado, con pochi aggiustamenti ogni anno, di restare sopra la linea di galleggiamento per diverso tempo. Almeno questo è quello che si augura non solo il front office ma anche tutti i tifosi di Los Angeles sponda Rams.

Goff los angeles Rams Seahawks

COSA HA FUNZIONATO…

L’attacco ha girato a mille fino a tre quarti di stagione. L’innesto di Brandin Cooks ha alzato di un paio di gradi il livello dei ricevitori ed ha finalmente costituito quella minaccia sul profondo che Watkins non era stato in grado di rappresentare nel 2017. Una linea offensiva a tratti magistrale ha consentito a Goff di sviluppare il suo gioco di passaggio in tutta tranquillità, aprendo nel contempo delle vere e proprie autostrade per Todd Gurley, permettendo a QB e RB di restare in contention per l’MVP della lega fino a tre quarti della stagione.
In difesa la secondaria è parsa insuperabile, quando a pieno regime. La sicurezza portata dalla presenza di Talib mancava da diverso tempo, ed ha non solo permesso a Peters di esprimersi ai suoi consueti livelli, ma ha anche aiutato la crescita di un giocatore come John Johnson III, che è pian piano diventato una colonna insostituibile del backfield difensivo.
Aaron Donald ha avuto un’altra annata straordinaria sfiorando il record di sack di Michael Strahan giocando però da lineman interno.
Gli special team, come ormai succede da quando sono sotto l’egida di coach “Bones” Fassell, sono spesso stati un fattore in più (e sempre in positivo) sia come punti segnati che come opportunità create con i field goal e punt bloccati da un Corey Littleton che ha prepotentemente conquistato gli onori della cronaca diverse volte.
Zuerlein e Hekker si sono dimostrati i soliti giocatori super affidabili, con il Punter che dà sempre quel qualcosa in più con le sue spettacolari finte di punt.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Beh, la cosa principale che non ha funzionato nei Rams 2018 è proprio ciò che si temeva in fase di pronostico e presentazione: il reparto linebacker. Pur vincendo, si è capito subito che il secondo livello difensivo avrebbe potuto rappresentare un grosso problema fin dalla prima partita contro i Raiders, quando Jared Cook (sì, quello stesso Jared Cook che in maglia Rams droppava l’impossibile) ha fatto il bello ed il cattivo tempo per tutto l’incontro. Questo problema si è trascinatoi praticamente irrisolto per tutta la stagione, ed anche durante il Super Bowl, Julian Edelmann ha guadagnato yard su yard proprio andando a colpire l’area debole tra la linea ed i defensive backs.
Ma i problemi della difesa non sono limitati ai linebacker. Dopo l’infortunio di Talib, anche la secondaria è scesa drasticamente di livello, con Marcus Peters (anch’egli non al 100% per infortunio) continuamente bersagliato e ridicolizzato dal ricevitore avversario di turno (per referenze citofonare Michael Thomas a New Orleans). Il ritorno di Talib ha rimesso le cose a posto, ma la parte centrale della stagione è stata davvero preoccupante, là dietro.
Infine in difesa ha funzionato poco l’inserimento di Suh, che era stato preso perché approfittasse del costante raddoppio riservato ad Aaron Donald. Alla fine della fiera Suh ha giocato una stagione al di sotto delle proprie possibilità (playoff a parte), mentre Donald ha fatto fuoco e fiamme nonostante le molteplici attenzioni in fase di marcatura.
In attacco i problemi sono iniziati con l’infortunio di Cooper Kupp, che ha rovinato gli equilibri. Quando Goff era in difficoltà, poteva sempre contare sulle mani sicure di Kupp che gli hanno tolto le castagne dal fuoco in diverse occasioni. Il suo sostituto Josh Reynolds, invece, si è fatto notare più per le ricezioni mancate che per quelle effettuate, sebbene abbia disputato delle ottime partite. Il Super Bowl è l’esempio lampante, con Reynolds che droppa due palloni relativamente semplici in occasione di due terzi down ad inizio partita che avrebbero potuto cambiare il corso degli eventi.

donald rams 49ers

E ADESSO?

Come detto prima, Snead e McVay hanno costruito una squadra che è lì in alto per restarci, anche se ovviamente non sarà per nulla semplice.
Innanzi tutto bisognerà fare i conti con i numerosi free agent e con i contratti da un anno fatti a quei giocatori (Suh, Fowler su tutti) il cui contratto pluriennale potrebbe costare una fortuna.
Alcuni movimenti sono già stati fatti: John Sullivan, LaMarcus Joyner, Rodger Saffold hanno già lasciato la California, e se Joyner sarà rimpiazzato da Eric Weddle in arrivo dai Ravens, il buco lasciato inlinea non sarà chiuso tanto facilmente.
Con la conferma di Fowler e la probabile partenza di Suh, in difesa bisognerà sicuramente sistemare il reparto linebacker, dove le pulizie di primavera sono già iniziate con il taglio di Mark Barron.
I soldi a disposizione nel cap non sono tantissimi, per cui ci aspettiamo più mosse dal draft che non dalla free agency, ma Snead ha già dimostrato di essere abbastanza creativo con i contratti e saper reperire risorse anche dove non sembrano essercene.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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