Uno sguardo al 2018: Dallas Cowboys

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2018 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno dei Dallas Cowboys.

COME DOVEVA ANDARE…

Mentre gli addetti ai lavori erano piuttosto concordi nell’affermare che il talento non mancasse in casa Cowboys , i pareri su dove questo talento avrebbe portato gli uomini con la stella sul casco erano invece decisamente più discordanti. Alcuni erano convinti che i Dallas Cowboys sarebbero approdati alla post season grazie al talento di Prescott e alla presenza di un Zeke Elliott che aveva messo alle spalle lo spauracchio della squalifica inflittagli dalla NFL nel 2017. Altri invece vedevano una Dallas che avrebbe patito l’addio a Witten e Bryant, la situazione incerta della linea offensiva e la gioventù della difesa, elementi che non avrebbero impedito ai texani di lottare per i playoff ma non avrebbero concesso loro di arrivarci.

…E COME E ANDATA

Sicuramente meglio del previsto, in una stagione dai due volti. A metà campionato, dopo una deludente battuta di arresto casalinga contro Tennessee che regalava a Dallas un record di 3-5, erano iniziati i processi contro coach Garrett, contro Prescott e contro il presidentissimo Jerry Jones. Qualche giorno prima però i Cowboys avevano scosso il mondo dello sferoide prolato quando avevano ottenuto dai Raiders, in cambio della prima scelta del 2019, il receiver Amari Cooper, giocatore dal grande talento che però ad Oakland, dopo due ottime stagioni, si era decisamente perso e dopo un 2017 sottotono stava facendo ancora peggio in un team per altro pessimo di suo.

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L’arrivo del prodotto di Alabama, unito alla crescita costante dei due giovani linebacker Vander esch e Jaylon Smith, cambiava improvvisamente volto ad un team che nelle ultime otto giornate collezionava sette vittorie e conquistava un meritatissimo titolo divisionale. La cavalcata dei Cowboys proseguiva anche negli wild card, allorchè i ragazzi di Garrett piegavano 24-22 dopo una appassionante battaglia i Seahawks, ma l’ostacolo successivo, i lanciatissimi Los Angeles Rams, ponevano fine alla stagione di Dallas in una gara per altro giocata sotto tono dai texani, la cui difesa concedeva ai californiani 273 yard su corsa.

COSA HA FUNZIONATO…

Senza più l’handicap della squalifica, Elliott è tornato, come nel 2016, il leading rusher della NFL con oltre 1400 yards corse, alla media notevole di 4,7 yard per portata. La guardia Zach Martin ed il tackle Tyron Smith, il cui rendimento è andato in crescendo, sono stati giocatori chiave nelle prestazioni di Elliott. Da sottolineare naturalmente anche la stagione di un Amari Cooper che in Texas ha visto rifiorire una carriera che dopo due ottime annate a Oakland era andata in stallo.

In difesa grande stagione per Demarcus Lawrence, autore di 13 sack, e per Byron Jones, spostato in estate da safety a cornerback, che non solo non ha patito la nuova posizione ma che è stato fra i migliori interpreti del ruolo. Nel cuore della difesa coach Marinelli ha potuto contare sulla interessantissima coppia Vander Esch-Jaylon Smith. Rookie il primo, alla prima vera stagione fra i professionisti il secondo, dopo il terribile infortunio patito nell’ultima partita della sua carriera universitaria a Notre Dame, Vander esch e Smith sono incappati naturalmente in alcuni errori di gioventù ma con loro la difesa dei texani sembra in ottime mani per gli anni a venire.

Elliott dallas Cowboys Jaguars

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Un passing game asfittico per metà stagione ha, per fortuna dei Cowboys, trovato nuova linfa con l’arrivo di Cooper, ma né Terrance Williams, né Hurns né Gallup hanno convinto, anche se quest’ultimo ha naturalmente la scusante di essere un rookie. Il ritiro del tight end Witten ha inoltre lasciato un vuoto che nessuno è riuscito a colmare. In linea, stagione decisamente problematica per il centro Looney, chiamato al difficile compito di sostituire il titolare Frederick, che è stato l’anello debole della offensive line. In difesa soprattutto il secondario ha vissuto una stagione complicata, con Dallas che non è riuscita a trovare un cornerback valido da affiancare a Jones mentre la safety Heath ha confermato tutti i suoi limiti, soprattutto alla voce placcaggi.

E ADESSO?

I Cowboys non avranno una scelta al primo giro, in seguito alla trade per avere Cooper, ma il futuro per i texani sembra roseo. L’attacco di Dallas potrà nuovamente contare sul fortissimo centro Frederick e sul tight end veteranissimo Jason Witten che dopo appena un anno ha deciso di abbandonare una “zoppicante” carriera giornalistica alla ESPN e di tornare a giocare. Vero, a trentasette anni Witten non sarà più l’atleta fenomenale di qualche stagione fa, ma è sicuramente meglio di qualsiasi tight end a roster con i Dallas Cowboys nel 2018. Inoltre la maturazione del giovane Gallup potrebbe dare un ulteriore impulso ad un attacco che ha perso lo slot receiver Beasley rimpiazzato però dall’ex Packers Randall Cobb.

In difesa per dare una mano a Lawrence nella pass rush è arrivato da Miami quel Robert Quinn che, tornato nel ruolo di defensive end, sembra stia ritrovando lo smalto dei giorni migliori. Il secondario ha sicuramente bisogno di un aiuto (con ogni probabilità al secondo giro Dallas sceglierà una safety) ma con una linea temibile e Vander Esch e Jaylon Smith a pattugliare il cento della difesa, Dallas avanza la sua candidatura ad essere uno dei team migliori del 2019.

Come ricordato, i Dallas Cowboys non avevano scelte al primo giro del Draft. Al secondo giro hanno preso Trysten Hill, defensive tackle da UCF da far crescere all’ombra di Lawrence.

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