Il riassunto di week 11 NCAA

Mancano solo due settimane al termine della stagione regolare NCAA, e mentre le top4 vanno consolidando le proprie posizioni, in alcune conference ancora nulla c’è di definito e definitivo. La week 11 è stata la “settimana delle improbabili rimonte”, alcune trionfalmente riuscite, altre, tante, cui è mancato un solo centesimo per fare il dollaro.

Proviamo a ripercorrere assieme quanto accaduto.

Partiamo dalla lotta Playoff nella quale, come anticipato, si è assistito ad un consolidamento delle posizioni di vertice. Sembra ormai una lotta a 7, con Georgia già sicura di un posto e Oregon che dovrà “soltanto” vincere le restanti gare di regular season per far parte dei “Fantastici 4”. La situazione di Alabama è in bilico – una sconfitta nel Championship contro Georgia potrebbe, condizionale d’obbligo per il noto debole che i commssari nutrono nei confronti dei Tide – e quella di Ohio State è appesa ai risultati che i ragazzi di Ryan Day otterranno con le altre due giganti di BigTen East, Michigan e Michigan State. La settima è Cincinnati, sempre appostata lì a sperare che davanti crollino in tante. E poi ci sono un paio di possibili outsider: una è Notre Dame e l’altra è Oklahoma State, ma qua siamo nel campo delle ipotesi.

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Come detto, nel weekend, tutto facile per Georgia per supera 41-17 Tennessee, concedendo però un TD in pieno garbage time che innalza così proprio a 17 il massimo di punti concessi in una partita quest’anno dai Bulldogs. Giornata di villeggiatura anche per Nick Saban e i suoi ragazzi, favoriti di 51,5 punti contro New Mexico State e comunque in grado di coprire lo spread. Ohio State evita la “buccia di banana” Purdue, mettendo in mostra tutti gli ottani del proprio attacco che ne segna 59 (!) alla difesa dei Boilermakers. Meno facile, ma comunque in controllo, la serata dei Ducks di Mario Cristobal, che pur vincendo di “soli” due touchdown, restano avanti per tutta la partita contro Washington State.

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Cincinnati il venerdì non aveva avuto problemi a liberarsi di South Florida, anche se i 28 punti concessi all’attacco dei Bulls sono ancora troppi per potersi presentare a protestare sotto la corte dei commissari impugnando il proprio record immacolato.

Le altre squadre di top10 che hanno avuto un weekend a battito rallentato sono state Michigan State, vittoriosa per 40-21 su Maryland grazie ad un’altra “giornata in ufficio” per Kenneth Walker (143 yard, 2TD); Notre Dame, che supera agevolmente Virginia 28-3, concedendo le briciole all’attacco dei Cavaliers – che, va detto, era orfano del proprio leader Brennan Armstrong – e a chiudere Oklahoma State, che ne segna 63 (!) ad una TCU che non più tardi di una settimana fa trionfafa su Baylor.

Chi è rimasto fuori? Michigan ed Oklahoma.

Partiamo dalle note liete, che incredibilmente riguardano la squadra di Jim Harbaugh e non quella di Lincoln Riley. Michigan si è presentata al Beaver Stadium, sempre straordinariamente agghindato quando vengono in visita i Wolverines, con una grande consapevolezza dei propri mezzi, ed ha giocato una partita sporca e maschia come la grande tradizione della BigTen vuole, ma con grande soldità difensiva e una buona – non ottima, ma buona – gestione offensiva di cronometro e play calling. Alla fine decide il touchdown di Erick All a 3 minuti e mezzo dal termine, in una situazione di punteggio e cronometro che avrebbe fatto prevedere l’ennesima gestione frenetica e scomposta delle scelte da parte di Harbaugh e del suo quarterback, ma così, non è stato, ed i Wolverines si regalano la possibilità di restare in pista a ballare, sia per la conference che per i Playoff. Menzione d’onore per il mortifero duo di pass rusher wolverini: Aidan Hutcinson e David Ojabo sono un problema per qualsiasi linea offensiva: contro Lions hanno prodotto un totale di 5 sack e 5 TFL.

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E infine quelle dolenti, ovvero OU. Forse ci eravamo fatti traviare dal nome, dal fatto che “se Oklahoma è imbattuta dopo 10 settimane non può non essere in top 4”, ma così non è e, almeno per questa volta, vanno fatti i complimenti ai commissari. Oklahoma era imbattuta, sì, ma come lo era Wake Forest prima di week 10, ovvero più che altro per demeriti altrui che per meriti propri. I problemi questa squadra li ha sempre avuti in questa stagione, ma era sempre riuscita in qualche modo a nasconderli con il talento dei propri interpreti, che in modo del tutto estemporaneo erano sempre riusciti a trovare la giocata per “salvare la domenica”. Il calendario dei Sooners prevedeva partite più “semplici” in avvio, con il trittico Baylor-IowaState-OklahomaState in fondo, ed era fisiologico che prima o poi i nodi sarebbero arrivati al pettine. 27-14 Baylor e l’impressione è proprio che abbia vinto la squadra migliore, sempre in controllo del gioco sia in attacco che in difesa.

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Prima di passare alla carrellata di risultati e alla sezione sulle “grandi rimonte” del weekend, tocchiamo altre due partite.

La prima è Ole Miss – Texas A&M, gara vinta dai Rebels di Lane Kiffin – udite udite – grazie alla difesa. Che Lane Kiffin fosse una grande mente offensiva lo sapevamo. Che il talento su quel lato del pallone dei Rebels fosse tanto, anche. Ma vedere una squadra che l’anno scorso faceva fatica a forzare non dico un quarto, ma anche solo un terzo down contro chicchessia è davvero impressionante. Ovviamente Matt Corral e Jerrion Ealy ci hanno messo del loro, come sempre, ma nel momento di massima difficoltà, ovvero quando l’attacco zoppicava e gli Aggies stavano prepotentemente risalendo la china, è stata la difesa a fare quelle due o tre giocate fondamentali che hanno regalato la W al popolo di Oxford.

La seconda è Wake Forest – NC State, gara anche questa vinta dai padroni di casa, i Demon Deacons di Sam Hartman & Co. Finita 45-42, over superato – non che ci fossero grandi dubbi – e propria iscrizione al ACC Championship Game quasi alle firme per Wake.

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Arriviamo alle rimonte, che è l’argomento che so che state aspettando. Il weekend di college football si è aperto, infatti, giovedì con una pazzesca partita tra Pittsburgh e North Carolina, che ha visto un primo tempo dominato in lungo e in largo dai Panthers di Pat Narduzzi – chiuso 23-7 – poi divenuti completamente inabili nel muovere la catena nella ripresa, facendosi rimontare con il field goal del 23 pari a meno di un minuto dal termine. Purtroppo per i Tar Heels, questa partita entra nella categoria “rimonte sfiorate”, perché poi all’overtime Kenny Pickett ha ritrovato sé stesso ed è riuscito a guidare un drive fino in endzone, cosa che non è invece riuscita a Sam Howell.

Rimanendo in ACC altra grande rimonta sfiorata, o meglio, rimonta compiuta con controrimonta, è stata quella di Miami, nella rivalità con FSU, gara vinta alla fine dai Seminoles 31-28, i quali dopo essere stati in vantaggio 17-0 a metà secondo quarto, hanno subito un parziale di 28-3 per ruscire poi a ritrovare la via dell’endzone con 26 secondi sul cronometro, scavalcando nuovamente gli Hurricanes.

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LA rimonta del weekend è però stata quella del nostro pazzo amico pirata Mike Leach, preso a schiaffoni da Bo Nix e l’attacco di Auburn per tutto il primo tempo – fino al risultato di 28-3, risultato che ormai porta una sfiga talmente enorme che non mi stupirebbe vedere prossimamente qualche allenatore della vecchia guardia giocarsi una 2pt conversion sul TD del 27-3 – per poi rispondere con 40-dico-40 punti non risposti. Mike Leach non solo rimonta 25 punti – rimonta più larga della storia dell’ateneo di Starkville – ma lo fa alla sua maniera, ovvero vincendo alla fine in modo sciolto e tranquillo. E soprattutto lo fa con il suo Air Raid espresso al suo meglio: Will Rogers ha chiuso con 44/55 per 415 yard e 6 TD, stat line che potrebbe essere di qualunque QB, ma di un solo ed unico allenatore.

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La grande “rimonta mancata” del weekend è invece stata quella di Texas, sconfitta in casa per la prima volta nella sua storia da Kansas, 57-56. Sì, è iniziato il college basketball, ma fidatevi che stiamo parlando di football: Kansas ha davvero segnato 57 punti al DKR Memorial. Ma gli straordinari record dei Longhorns non sono finiti qua: Texas inanella la quinta sconfitta consecutiva, cosa che non accadeva dal 1956. Era quasi riuscita ad evitare la figuraccia con una rimonta improbabile (35-14 prima, 49-35 poi, fino a 4 minuti dal termine) grazie al TD di Cade Brewer a 22 secondi dal gong, davanti ad uno stadio quasi completamente svuotato dopo l’ennesima nefandezza compiuta da uno dei quarterback schierati da Sark. Vince comunque Kansas, all’OT, rischiando la conversione da 2pt per evitare il 2OT. “One for the ages”. Nota a margine: Jalon Daniels, il ragazzo schierato come starting QB dei Jayhawks sembra avere dei numeri.

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Restando in BigXII, l’altra “rimonta mancata” è stata quella di Iowa State, sotto per tutta la partita – 31-14 all’intervallo – contro Texas Tech, è riuscita ad acciuffare il pareggio con 1 minuto sul cronometro e si è vista scippare l’occasione dell’overtime da un field goal da 62 (!) yard del kicker dei Red Raiders Jonathan Garibay.

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C’è un ultima rimonta da citare, anche se ha del comico. È quella di Florida, che è riuscita ad avere la meglio della irreprensibile Samford (sì, non Stanford), squadra di livello FCS che entrava nella sfida con un record negativo e che è stata avanti anche di due TD sul 42-28 e poi quasi a contatto anche nel finale sul 52-56, prima di subire altre due segnature che hanno fissato il punteggio su un irreale 52-70.

Prima di chiudere, altre due o tre risultati in breve. In BigTen vincono sia Wisconsin su Northwestern che Iowa su Minnesota, in SEC ancora non avevamo citato la vittoria all’overtime per 16-13 di Arkansas su LSU, mentre nella Pac-12 segnaliamo la vittoria facile di UCLA su Colorado e quella per 35-30 di Arizona State su Washington – che sembra sempre più distante dal proprio allenatore Jimmy Lake.

https://twitter.com/IowaOnBTN/status/1459687148043575302?s=20

Dulcis in fundo: vince ancora San Diego State, 23-21 su Nevada, e soprattutto conserva l’imbattibilità la squadra-feticcio UTSA, vittoriosa per 27-17 su Southern Miss.

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