[NFL] (Top e) Flop della stagione: New York Giants

Sono passati solo due anni e poco più da quando Eli Manning e i suoi Giants alzavano al cielo il quarto Vince Lombardi della loro storia, il secondo consecutivo in faccia ai favoriti Patriots. Il quarterback era sul tetto del mondo e si era appena aggiudicato il suo secondo trofeo di MVP del Super Bowl in carriera. Tutto sembra così distante da allora, New York si è infilata in un tunnel oscuro da cui deve uscire al più presto se vuole tornare a vincere.

La stagione di Eli è stata disastrosa, la peggiore da quando è nella Lega. Solamente 317 completi su 551 tentati (57.5%) per 3.818 yards, 6.9 a giocata e 221.1 a partita, con 18 touchdown pass e la “bellezza” di 27 intercetti, corrispondenti al 4.9% delle sue giocate. Il quarterback rating medio dice 69.4, davvero troppo poco, se lo si unisce a ben cinque performance con almeno tre intercetti. Le prime sei partite sono state un calvario e Manning ha raccolto qui la maggior parte delle sue prestazioni negative, concludendo con il 53.7% di completi, ma soprattutto 9 TD pass e ben 14 intercetti. Non è un caso che i Giants abbiano raccolto sei sconfitte consecutive proprio ad inizio stagione. Aggiungiamo le due partite contro Chargers e Seahawks, perse, non a caso, visto che il quarterback ha raccolto un solo TD pass a fronte di 7 intercetti nelle due sfide, e avremo una metà di stagione giocata ai minimi in carriera. Manning, però, nella restante metà dell’anno ha giocato bene ed infatti New York ha raccolto sette vittorie e una sola sconfitta non appena è stata guidata con saggezza e buoni lanci.

David WilsonTutta colpa di Manning dunque? Assolutamente no. Il gioco di corse dei Giants è stato tra gli ultimissimi della Lega, sia per numero di yard (1.332 di cui 3.5 a giocata e 83.2 a partita), che per numero di touchdown (11) se visti in rapporto ai fumble (12). Solo quattro sono state le giocate su corsa oltre le 20 yard di guadagno, una sola oltre le 40. Tra Andre Brown, Peyton Hillis, Brandon Jacobs e David Wilson, i quattro runningback impiegati con più regolarità dai Giants, in 314 attacchi sono state raccolte la miseria di 1.123 yard, quando il solo LeSean McCoy, con lo stesso numero di corse, ne ha raccolte quasi 500 in più. I dieci touchdown sono un buon dato, ma se a essi i quattro aggiungono sette fumble, di cui sei persi, il tutto assume una valenza meno significativa. Resta la speranza di veder crescere ancora Jerrel Jerningan, che però di mestiere prima di tutto fa il receiver, e che Rashad Jennings, acquisito in free agency dai Raiders, sappia fare un buon lavoro per ridare linfa al gioco di corse dei Giants.

Pubblicità

Will Allen, Victor CruzIl parco receiver non è stato all’altezza. Il solo Victor Cruz ha ricevuto con regolarità (73 ricezioni su 123 di cui era il target) e ha raccolto 998 yard (13.7 di media) con quattro touchdown e 71.3 yard a partita. Hakeem Nicks, per quanto abbia portato a casa 56 ricezioni e 896 yard (16 di media), con quattordici giocate oltre le 20 yard, ha deluso le attese, è sembrato svogliato, impreciso e non ha festeggiato alcun touchdown. Non è un caso che sia volato alla corte dei Colts in free agency per cambiare aria. La sorpresa assoluta è stata Rueben Randle. Il receiver, al secondo anno da LSU, ha ricevuto 41 passaggi per 611 yard (14.9 di media), mettendo a segno ben sedici giocate oltre le 20 yard e la bellezza di sei touchdown, leader di squadra nel dato. Come detto, ci si aspetterà molto da Jerningan il prossimo anno, mentre al Draft sarà obbligatorio l’innesto di un tight-end, per sostituire e, possibilmente, migliorare quando fatto da Brandon Myers. Servirà inoltre puntellare, oltre quanto è stato ben fatto in free agency, la linea offensiva, vero tendine d’Achille per questi Giants, con Manning assaltato da ogni parte dai rusher avversari.

La difesa, che è sempre stata uno dei punti di forza dei Giganti, non ha brillato secondo i suoi standard. Per quanto riguarda la protezione sui lanci avversari non è andata affatto male, con la retroguardia di New York decima a quota 3.573 yard subite, di cui 223.3 a partita e 6.3 a giocata. Abbastanza alto la percentuale di completi concessi (60.1%), così come non è stato eccellente il rapporto tra touchdown lasciati festeggiare agli avversari (21) e numero di intercetti (17). Nella media è stata anche la difesa sulle corse avversarie. 1.743 le yard lasciate in totale ai runningback opposti (108.9 a partita, 3.8 a giocata), con dodici touchdown subiti e sei fumble forzati. Sono mancati molto i sack portati ai quarterback avversari (34), dato in cui i Giants non vanno oltre il venticinquesimo posto nella Lega. Il numero degli intercetti e, soprattutto, dei tackle (1.167) invece è ottimo e New York si guadagna una posizione tra le primissime difese. Il problema fondamentale dei Giganti è stato segnare troppo poco (294 punti, 18.4 a partita), a fronte di quanto si è subito (383 punti, 23.9 a partita). La difesa è stata potenziata da numerosi arrivi di assoluto valore in free agency, soprattutto sul profondo, e ci si aspetta diventi una cassaforte difficilmente scalfibile per qualsiasi attacco in NFL.

Antrel Rolle La bellezza di quindici giocatori hanno portato a buon fine più di 40 tackle, ma nessuno ha superato la soglia dei 100, un dato incredibile per misurare la compattezza della retroguardia dei Giants. Tra i migliori si è segnalato inequivocabilmente Antrel Rolle, a quota 98 tackle, 2 sack, ma soprattutto 12 pass deflected e 6 intercetti, con anche un fumble recuperato. Anche Prince Amukamara ha vissuto un’ottima annata: 85 tackle, 14 pass deflected, un intercetto e due fumble forzati. Chi mancherà moltissimo la prossima stagione sarà Justin Tuck, volato a Oakland, che ha messo a segno 11 sack, un intercetto e due fumble forzati nella scorsa stagione. Jason Pierre-Paul e Cullen Jenkins, due dei punti di forza della retroguardia dei Giants, hanno parzialmente deluso le attese e sono attesi a una stagione di rilancio non appena si tornerà a giocare.

Che dire sulla regular season vissuta da New York? Si apre con l’incredibile sconfitta nel derby contro i Cowboys, in cui i Giants lasciano ben cinque palle perse in più rispetto agli avversari, ma al termine il punteggio è sotto di sole cinque lunghezze, a dimostrazione che sarebbe bastato un turnover in meno per aggiudicarsi l’incontro. Arriva poi una “buona” sconfitta nel Manning Bowl, una tragica batosta dai Panthers, un’altra brutta sconfitta contro i Chiefs e gli ennesimi due KO consecutivi contro Eagles e Bears. Sei sconfitte consecutive ad inizio stagione sono qualcosa di tanto insolito quanto mortificante ed infatti la squadra della Grande Mela si proietta già col pensiero alla prossima stagione, sicura di essere fuori da ogni gioco per i playoff.

Eli Manning, Peyton ManningLe quattro partite successive sono un’escalation di emozioni e bel gioco, tanto che i Giganti le vincono tutte, a fronte di team modesti come Vikings e Raiders, tanto quanto contro squadre che arriveranno ai playoff, quali Eagles e Packers. Arriva poi il secondo scontro diretto con Dallas, che può risultare decisivo per sperare in un’utopica rincorsa alla post-season. New York ne esce, però, sconfitta nuovamente e abbandona ogni speranza di non concludere anzitempo la sua stagione. La vittoria contro i Redskins fa da preludio alle due pesanti sconfitte contro Chargers e Seahawks. Le sedici partite di questa triste annata per i Giants si chiudono con due vittorie, una in overtime contro i Lions, e una contro Washington.

Al Draft, molto probabilmente, la prima scelta andrà per il fortissimo defensive tackle Aaron Donald, in grado di completare al meglio una difesa da urlo. In attacco le defezioni sono ancora troppe e serviranno almeno un paio di innesti tra wide receiver e tight-end. Sperando che Eli Manning riprenda ad essere quel quarterback straordinario e decisivo a cui New York era abituata. D’altronde, si sa, ai Giants basta arrivare ai playoff. Le imprese in post-season, poi, non sono mai state un problema.

I voti alla stagione

[review]
Pubblicità
T.Shirt e tazze di Huddle Magazine Merchandising

Alessio Salerio

Scopre il football nella notte dell'upset di Phoenix del 2008, se ne innamora quattro anni dopo grazie ai medesimi protagonisti. Ideatore della rubrica "Colori, episodi, emozioni", negli anni cambiata di nome, non nella sostanza.

Articoli collegati

10 Commenti

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.