Red Grange, leggenda prima del tempo

Red Grange emerse tre le figure più splendenti nello sport degli anni ‘20, insieme a Babe Ruth e Jack Dempsey. Queste tre leggende hanno coniato quell’epoca ricordata come  “The America’s Golden Age of Sport”.

Lo scrittore Grantland Rice rendeva immortale Grange nelle rime della sua poesia “The Galloping Ghost”, oltre ad inserire il mito del college football al fianco dell’halfback Jim Thorpe nel suo personale All-time college team.

Tre volte All-American alla University of Illinois dal 1923 al 1925, Grange segnò 31 touchdown e corse per 3.637 yard in tre stagioni da otto partite ciascuna. Come noto, nel 1924 la sua più grande prestazione, la più spettacolare performance nella storia del college football al nuovo Memorial Stadium davanti a 67mila spettatori impazziti.

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Nel libro “Chicago Sunday – 100 anni di Bears”, per la parte su Red Grange avevo scelto di raccontare proprio la e gesta eroiche di quella partita tra Michigan University, che non perdeva un incontro da due anni, e Illinois. Alla fine di quella sfida, gli dei del football americano avrebbero conservato con cura una poltrona in attesa che il leggendario Grange li raggiungesse.

Poi entrarono in scena i Chicago Bears, ma per Red Grange le difficoltà nel passare dal college al professionismo del gridiron, allora screditato, furono molte.

Grange racconta

“Erano in tanti che pensavano che avrei commesso un errore quando decisi di diventare un professionista nel mondo del football.  Il football professionistico di quei tempi faceva corrucciare il volto alle rappresentative delle università, ai direttori atletici, agli allenatori e persino alle rappresentative del Big Ten Conference. Era impossibile trovare qualcuno nell’ambiente che avrebbe speso parole buone per il football professionistico.

In particolare, Amos Alonzo Stagg di Chicago e Fielding H. Yost di Michigan screditarono pubblicamente il passaggio dal college ai team professionistici. E lo fecero con ira. George Huff, il direttore atletico di Illinois utilizzò la stessa veemenza nell’allontanare i giovani dal professionismo. Il commissioner della Big Ten, John L. Griffith invece, non ci vedeva nulla di sbagliato nel provare a guadagnarsi dei soldi giocando a football americano. Ma anche a quest’ultimo, Stagg e Yost venne fecero cambiare idea.

La più grande obiezione al pro-football erano i soldi. Se una stella delle università usciva dal suo triennio di competizioni intercollegiali e in pochi mesi era in grado di guadagnare più soldi di quelli che un professore avrebbe percepito in un anno di lavoro, diventava inevitabile che qualcuno storcesse il naso.

L’altra grande ragione del boicottaggio, era dovuta al fatto che se la NFL fosse cresciuta, il rischio che questa potesse togliere visibilità e rubare la scena del college football sarebbe stato troppo alto”.

Dietro alla storia di come Red Herald Grange divenne il professionista più acclamato nel mondo del football americano, lavorava la figura di Charlie Pyle, che fu il responsabile della stretta finale tra il suo assistito (Grange) e la proprietà dei Chicago Bears rappresentata da George Halas. In mezzo ci furono diversi viaggi delle rispettive parti, in Illinois, in Florida. E alla fine, Grange, venne invitato negli uffici di Mr. Pyle in Virginia.

Pyle domandò a Grange: “Vorresti guadagnarti centinaia di migliaia di dollari, o meglio un milione?”

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Grenge rimase di stucco. Certi numeri non appartenevano a quel mondo, perché a conti fatti siamo pur sempre negli anni ’20. Si ricompose cercando di rallentare il battito del suo cuore prima che questo esplodesse e rispose: “Affermativo”.

Pyle però non poteva rivelare i dettagli dell’operazione al curioso ed eccitato Grange. Gli disse che lo avrebbe richiamato nel giro di qualche settimana. Pochi giorni più tardi, Grange scoprì che Mr. Pyle aveva trovato un accordo con George Stanley Halas e Ed Sternaman, co-proprietari dei Chicago Bears. L’affare prevedeva che dopo l’ultima partita al college di Grange, da giocarsi contro Ohio State, il fenomeno half back si sarebbe immediatamente unito al team dei Bears per giocare una serie di incontri di esibizione, a sud e a ovest del paese. Solo dopo diverse settimane arrivarono le firme ufficiali con i proprietari dei Bears. Ma per ora una stretta di mano e basta. Perché Pyle disse a Grange che non avrebbe dovuto firmare nulla con Chicago prima di aver concluso la sua avventura con Illinois. Non si poteva, in quel momento, togliere notizia all’ultima partita del più grande giocatore che abbia mai solcato un campo da football negli atenei americani.

Red Grange Illinois

Una settimana prima della partita di Columbus contro i Buckeyes, alcuni membri del Champaign News-Gazette convocarono Grange nei loro uffici e lo accusarono di aver firmato un contratto da professionista. Pena, dal momento che Grange venne dichiarato non eleggibile per giocare, il campione dei campioni non sarebbe potuto scendere in campo per l’ultima partita contro Ohio State.

Grange rispose a tono dicendo di non aver firmato nulla di ufficiale e invitò la commissione ad effettuare una ricerca più approfondita. Si mise il cappello e uscì dagli uffici. La testata giornalistica, ovviamente, sperava di aver scovato la notizia dell’anno. Nessuna prova emerse, ma anche i dirigenti dei Buckeyes chiesero la sospensione per Grange al commissiner che rispose: “Se Red Grange dice di non aver firmato nulla, a me basta la sua parola”.

Alla fine Grange giocò l’incontro e i Fighting Illini vinsero contro i Buckeyes di John Wilse col punteggio di 14-9. Dopo la partita con Ohio State tuttavia, servirono qualcosa come otto settimane prima di poter mettere nero su bianco e formalizzare l’ufficializzazione del contratto tra Red Grange e i Chicago Bears. Coi quali Grange vincerà due campionati NFL prima di entrare nella Hall of Fame permettendo alla lega professionistica di crescere, evolversi e di intraprendere la strada che porterà questa organizzazione a diventare la più importante nel mondo degli sport americani.

Red Grange, leggenda prima del tempo, Big Money Beckons – One million Dollars Worth.

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Alex Cavatton

@AlexCavatton sport addicted dal 1986. Amministratore di Chicago Bears Italia. Penna di Huddle Magazine dal 2018. Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio. Autore dei progetti editoriali: Chicago Sunday, Winners Out, RaptorsMania, Siamo di Sesto San Giovanni, Prima dello snap. Disponibili su Amazon

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