[W06] New York Giants vs New Orleans Saints

nflNew York Giants – New Orleans Saints 28-48
 
Sembra facilissimo. Ogni uomo di linea offensiva contro un parigrado difensivo, one on one. Lanciare per il primo ricevitore libero e poi, in caso di marcatura, muovere l’attenzione verso quello più lontano. Alternare perfettamente corse e passaggi, tranne nel caso in cui i wide receiver non trovino dei buchi sul profondo.
Scritto su un foglio di carta sembra quindi facilissimo. La realtà è tutt’altra e farlo contro la migliore difesa della lega finoa quel momento era un’utopia. “I Saints devono cambiare per 60 minuti, essere meno spettacolari, più duri, più conservatori” si era detto da più parti ins ede di preview.
Per piegare i Giants, imbattuti, bastano invece tre drive. Il primo vede Pierre Thomas tornare come runningback principale, e Lance Moore, che potremmo rinominare il Welker di New Orleans, come prima opzione per un Drew Brees terrificante. Jeremy Shockey riceve un paio di volte, ed esplode istericamente in festeggiamenti degni del SuperBowl forse per far vedere ai suoi ex compagni che lui in Louisiana si trova molto bene.
Tom Coughlin è furibondo. Osi Umenyiora perde immediatamente lo scontro con Jermon Bushrod (che attualmente manderemmo dritto al Pro Bowl), e non recupererà più, mentre l’attacco di New York non propone nulla di buono. E ancora per i Saints fare tutto il campo è semplice. Arriva il TD di Shockey, mentre i Giants si devono aggrappare ai ritorni di Domenik Hixon, gradita sorpresa della gara, che genera gli unici grossi guadagni per i suoi.
La prima metà di partita quindi fila liscia fino all’ultimo minuto di gioco, in cui succede di tutto. New Orlenas gioca l’ennesimo quarto down della stagione, questa della linea delle 1 yard, ma per una volta non penetra la cortina in blu. I Giants allora mettono a segno un buon passaggio, prendono fiducia e sembrano poter arrivare almeno in raggio da field goal, quando invece Roman Harper sacka Eli Manning, gli fa perdere il pallone ed il fumble viene recuperato da un altro difensore in pantaloni color oro a pochi metri dalla End Zone newyorchese. Susseguente challenge persa da Coughlin, ed a Reggie Bush non rimane altro che correre sulla seconda giocata fino alla linea di fondo campo, tagliandolo longitudinalmente. E’ il 34 a 17. La macchina da punti di Sean Payton non si è mai fermata nei primi 30 minuti. Trovare Robert Meachem, Marques Colston e Shockey è stato una routine, come si nota riguardando le azioni delle mete.
Ogni volta infatti che parliamo di New Orleans ci troviamo ad aggiungere un nome, o un attitudine, al comportamento dei giocatori in campo. Se avevamo lodato il talento incredibile di Colston ad inizio stagione, ora far notare la duttilità di Moore è d’obbligo. Oltre a questo, sottolineare per l’ennesima volta quanto Bush sia usato furbescamente; se la partita stalla, lui è sempre il giocatore a cui ci si rivolge per risolverla, se tutto va secondo i piani lo si può risparmiare ed usarlo per deviare le attenzioni della difesa dal runningbacke titolare. Questo lo preserva fisicamente – ricordiamo gli infortuni che l’anno scorso gli proibirono la trasferta londinese – e dà all’attacco migliore della lega la possibilità di variare, stupendo tutti.
La partita finirà 48 a 27. I Giants non sono squadra che perde senza mai essere in partita, e probabilmente domenica ci è rimasta attaccata a lungo, Eli non ha brillato ma l’alternanza di Ahmad Bradshaw e Brandon Jacobs si è dimostrata un’arma veramente importante. La difesa non ha funzionato soprattutto sul profondo, individualmente. Qualunque receiver della Louisiana è stato superiore al suo marcatore, cosa non successa dalla parte opposta, e ragione per cui la partita è finita presto. Quindi male, ma non malissimo, anche vista la contemporanea sconfitta di Philadelphia. Contro questi Saints e questo Brees si può perdere, anzi, è molto probabile farlo, soprattutto al Superdome. Se ne accorgeranno in moltissimi, anche se prestazioni così perfette sarà difficile rivederne.
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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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