Al passo con Justin Jefferson

In una stagione fin ora molto deludente per i Minnesota Vikings, oltre al dominio incontrastato del running back Dalvin Cook, uno degli spiragli di luce più rassicuranti è rappresentato da Justin Jefferson, ricevitore che si sta imponendo a livelli molto alti nel suo primo anno da professionista.

Nel sistema offensivo di Gary Kubiak, coordinatore storicamente propenso a proporre un running game intenso e continuo, Justin Jefferson ed Adam Thielen devono fare i conti con un coinvolgimento singhiozzante, che varia di partita in partita in base alla strategia di gioco. Ma nonostante le opportunità di Jefferson siano state nettamente inferiori rispetto a quelle di altri ricevitori al primo anno come CeeDee Lamb, Jerry Jeudy e Chase Claypool, l’ex stella di LSU si sta rivelando il wide receiver più elettrizzante e produttivo dell’ultimo Draft ed uno dei maggiori esponenti della NFL nel ruolo.

Carriera da underdog

Solo otto mesi fa i Vikings perdevano Stefon Diggs in uno scambio con i Buffalo Bills. Una separazione avvenuta proprio a causa della frustrazione del ricevitore dovuta alla mancanza di target in un sistema di gioco totalmente sbilanciato verso le corse, che ha lasciato alla franchigia di Minneapolis la 22esima scelta assoluta al Draft del 2020. Con quella selezione, Minnesota ha immediatamente posto il mirino proprio su Justin Jefferson, al fine di rimpiazzare l’ex pro bowler. Jefferson era da tempo un pallino dell’head coach Mike Zimmer, il quale nella chiamata al giocatore durante il Draft ha ammesso: “Sei sempre stato il nostro obiettivo numero uno, abbiamo sudato fino ad ora per paura che qualche franchigia ti prendesse prima di noi”. L’ossessione del front office dei Vikings con il profilo dell’ex giocatore di LSU non è casuale, in quanto per caratteristiche Jefferson è molto simile all’attuale stella dei Bills, grazie alla sua estrema precisione nel route running e la capacità di finire con continuità alle spalle della secondaria per mettere a segno ricezioni lunghe. Con nove partite della stagione 2020 già negli annali del football, Jefferson è il primo ricevitore dell’intera NFL per DVOA (produzione in base alla media annuale NFL nel ruolo) e settimo per yard ricevute (762), lasciando un gap significativo alle sue spalle rispetto agli altri wide receiver rookie.

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In sede di Draft però, Jefferson passò decisamente in sordina dietro al trio composto da Henry Ruggs, Jerry Jeudy e CeeDee Lamb, terminando come quinto ricevitore selezionato dopo la sorprendente scelta dei Philadelphia Eagles di puntare su Jalen Reagor, talento di TCU. Il tratto che fece precipitare Jefferson nelle preferenze degli scout NFL fu decisamente il suo impiego nella storica stagione 2019 degli LSU Geaux Tigers, terminata con una perfect season da 15 vittorie e 0 sconfitte con annesso titolo nazionale vinto contro Clemson. Nella stagione 2019, l’attacco di LSU coordinato da Steve Emsinger e Joe Brady si focalizzò su Ja’Marr Chase e Terrace Marshall Jr (prospetti che potrebbero entrambi terminare al primo giro del Draft 2021) come punti focali del parco ricevitori, relegando Justin Jefferson alla slot per l’81% degli snap giocati nella passata stagione.

L’attuale ricevitore dei Vikings tuttavia si affermò come lo slot receiver più dominante di tutto il college football, concludendo la stagione con 111 ricezioni (primo negli interi Stati Uniti), 1540 yard su ricezione (terzo) e 18 touchdown (secondo), coronando la sua annata con una prova da 227 yard e 4 touchdown nella semifinale dei playoff contro gli Oklahoma Sooners. L’essere etichettato da tutti gli scout solo ed esclusivamente come slot receiver rifilò un duro colpo al suo Draft stock (valore al Draft), permettendo a ricevitori considerati “alpha” e di conseguenza impegnati continuamente contro i cornerback primari delle difese avversarie di ricevere più considerazione. Inoltre, nel processo della Draft Combine, Jefferson non mostrò l’eccellenza in nessuna delle caselle ritenute più importanti dagli scout, con Jeudy e Lamb ritenuti migliori route runner ed Henry Ruggs capace di far registrare un tempo di 4.27 secondi nel 40-yard dash (rispetto ai 4.43 secondi di Jefferson), drill che più di ogni altro può far aumentare o diminuire il valore dei ricevitori.

La selezione da parte dei Vikings di Jefferson spiazzò di conseguenza molti analyst, vista la presenza di Adam Thielen nel roster di Minnesota, uno degli slot receiver più efficienti della lega. In questo processo passò inosservato l’utilizzo di Jefferson nella sua seconda stagione ad LSU, che terminò come ricevitore primario della sua squadra, giocando principalmente allineato sull’esterno. Ed è proprio sull’esterno che i Vikings hanno di più allineato Jefferson in questa prima metà di stagione, facendo sbocciare un talento dalle caratteristiche, sia fisiche che tecniche, molto rare.

Impatto storico

Dopo le prime due settimane di assestamento, necessarie soprattutto in una stagione nella quale i rookie non hanno avuto la possibilità di integrarsi gradualmente nei sistemi offensivi, Justin Jefferson è esploso nella sfida di week 3 contro i Tennessee Titans. Come citato in avvio di articolo, i Minnesota Vikings fanno del running game il capostipite del loro sistema offensivo, l’attacco di Gary Kubiak è infatti il 29esimo della NFL per percentuale di giocate terminate con un passaggio (solo il 49.34%), motivo che giustifica i 54 target indirizzati a Justin Jefferson (39esimo dato tra i ricevitori). Viste le similarità con Stefon Diggs, lo staff offensivo dei Vikings sta facendo correre a Jefferson tracce molto simili a quelle del suo predecessore, con un utilizzo che varia dai deep over (tracce simili a delle più semplici crossing route ma nelle quali il taglio viene effettuato dopo circa 10/15 yard) dal play action, alle vertical routes, passando per le slot choice routes (tracce corse dalla slot che lasciano più opzioni al ricevitore in base al comportamento del cornerback).

 

Tra i fattori che stanno rendendo Justin Jefferson uno dei ricevitori più difficili da contenere è il suo release dalla linea di scrimmage. Nella giocata realizzata nel video allegato qui sopra, Jefferson grazie alle sue lunghe leve riesce ad eludere la marcatura a uomo del cornerback Phillip Gaines grazie ad un rilascio lento ma subito accompagnato da un efficace movimento con i piedi per fingere di tagliare e correre una slant, per poi invece guadagnare separazione e realizzare la presa.

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Nel podcast condotto dal proprietario di Pro Football Focus Cris Collinsworth e Richard Sherman, l’ex quarterback ha sottolineato che per PFF, Justin Jefferson è stato il ricevitore con il grade più alto in quattro delle nove partite sin ora giocate, un dato sorprendente che aiuta a rendere idea dell’impatto avuto da Jefferson in questo avvio di stagione. Cercando di analizzare le ragioni del suo successo, Sherman ha invece affermato: “Sta cogliendo di sorpresa i cornerback perché loro si aspettano di affrontare un rookie, mentre Jefferson sta giocando come un veterano con cinque o sei anni di gioco alle sue spalle”.

L’attuale cornerback dei 49ers, ha successivamente fatto riferimento a quanto sia completo il route tree del ricevitore dei Minnesota Vikings, efficace e preciso sia nel range medio-corto che in quello lungo, parte del campo nella quale Jefferson sta emergendo come uno dei deep threat più pericolosi dell’intera lega, come confermano le sue 18.1 yard per ricezione (quarto miglior dato della lega) e le sue 277 yard dopo la ricezione.

Per quanto riguarda il route running, Jefferson sembra possedere il controllo totale del suo corpo, fattore che lo rende eccellente nel “vendere” la traccia al cornerback, per poi cambiare in corsa e mettere a referto la ricezione. In questo caso il ricevitore corre una traccia chiamata Stutter & Go che vede Jefferson fingere di correre una hitch route, girandosi dopo tre passi ingannando il suo marcatore sia con lo sguardo che con il corpo, per poi rigirarsi velocemente e puntare dritto verso la end zone, segnando il touchdown.

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In questa occasione, estrapolata dal Monday Night di week 10 giocato contro i Chicago Bears, nel quale Jefferson ha dominato con 8 ricezioni e 135 yard, il ricevitore ha “venduto” alla perfezione una go route al cornerback Kyle Fuller, utilizzando il rocker-step, ovvero i due passi compiuti in direzioni opposte che vengono solitamente utilizzati per trovare separazione nelle tracce verticali, ma che in questo caso sono stati soltanto il primo movimento per trasformare la traccia in un semplice comeback e guadagnare 20 yard.

Questa immagine, reperita da “NFL Next Gen Stats”, rappresenta tutte le tracce corse da Jefferson nella partita contro i Chicago Bears e rende efficacemente idea della sua duttilità. Il ricevitore è stato spostato lungo tutta la linea di scrimmage, colpendo la difesa sia dall’esterno che dalla slot.

Radici in Louisiana

Nonostante il suo approdo nel Minnesota, Justin Jefferson è rimasto emotivamente legato allo stato della Louisiana, nel quale è nato, più precisamente nell’area metropolitana di New Orleans, è cresciuto ed ha frequentato il college. Il suo apprezzamento per il “Bayou State” lo esterna con la sua iconica esultanza dopo aver segnato un touchdown, la “Griddy”. Questo ballo è stato ideato da Allen “Griddy” Davis, un ex giocatore di football fermatosi al livello liceale e messo in atto da Jefferson e dal suo ex compagno Ja’Marr Chase già lo scorso anno, ma dopo il primo touchdown da professionista del ricevitore dei Vikings, che è entrato nella end zone ballando, molti altri giocatori del calibro di Derrick Henry e Diontae Johnson hanno seguito il trend.

Con la prima metà di stagione ormai alle spalle, Justin Jefferson ha già dimostrato di essere ben oltre uno slot receiver, mettendo in mostra tre caratteristiche fondamentali per il successo di un ricevitore in NFL: grandi doti di route running, perfetto controllo del proprio corpo ed affidabilità delle mani (un solo drop commesso su 54 target). Il wide receiver dei Vikings ha tutte le carte in regola per dare continuità alle sue prestazioni e se dovesse mantenere queste medie dal punto di vista statistico, andrebbe a concludere il suo primo anno con 75 ricezioni e 1355 yard su ricezione, numeri che andrebbero a superare le 69 ricezioni e 1313 yard messe a referto nel suo anno da rookie dal miglior ricevitore della storia dei Minnesota Vikings, Randy Moss.

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