Il test della bottiglia di ketchup

Premessa

L’altra sera mi stavo preparando un bel hamburger quando, prendendo in mano la bottiglia del ketchup, mi è tornata in mente una delle storie più  assurde che abbia mai sentito riguardo al football americano.

Premo sulla bottiglia per versare la mia amata salsa sulla carne e mi rendo conto che sarei potuto essere uno straordinario giocatore di linea offensiva nella NFL. Vi starete domandando se questa quarantena forzata a causa del rischio CONVID-19 mi abbia fatto impazzire, ma sappiate che c’è un allenatore di linea offensiva che forse una chance me l’avrebbe data; sì me l’avrebbe data perché avrei superato il test della bottiglia di ketchup!

Paul Alexander

Offensive line coach dei Cincinnati Bengals dal 1994 al 2017 e l’anno successivo dei Dallas Cowboys ha avuto al suo servizio molti Pro Bowlers tra cui cito a titolo di esempio  Willie Anderson, Andrew Whitworth e Zach Martin.

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Considerato da Sports Illustrated uno dei migliori allenatori nel ruolo, si è sempre distinto per l’elevata complessità dei suoi schemi di bloccaggio. Adorato dall’allenatore dei Bengals Marvin Lewis ha ricevuto sempre carta bianca nella scelta dei giocatori, anche se negli ultimi anni di carriera ha preso delle incredibili cantonate puntando su Russel Bidone …. ehm volevo dire Bodine come centro a protezione di Dalton, stregato dalla sua splendida prestazione alla bench press della Combine del 2014 e tenendolo titolare, contro ogni evidenza del campo, fino alla scadenza del contratto.

Analogamente ha contribuito alla mancata rifirma, a prezzi abbordabili, di Andrew Whitworth nel 2017, considerandolo finito, (i Rams ringraziano) per puntare su due tackle scelti al primo e secondo giro del 2015 : Cedric Ogbuehi e Jake Fisher, che si sono rilevati due “Bodine” incredibili, condannando così  i Bengals ad una faticosa ricostruzione della linea offensiva che risulta ad oggi ancora traballante.

Il test

Nel suo libro “Perform” Paul  Alexander ha spiegato  come ha scartato alcuni giocatori di linea in base a come facevano uscire il ketchup dalle bottiglie della marca Heinz (il direttore mi perdonerà per la pubblicità, ma capirà  che se un fan dei Bengals arriva a citare la marca che ha dato il nome allo stadio degli acerrimi rivali Pittsburgh  Steelers voleva dire che non si poteva proprio fare altrimenti).

Traduco liberamente dal libro.

Sapete perché il numero 57 è impresso in risalto sul collo delle bottiglie di ketchup della Heinz? Ho fatto questa domanda nei seminari per molti anni e solo il 5% degli astanti è stato in grado di rispondermi. Forse il 57 rappresenta il numero di ingredienti della ricetta, ma perché proprio in quel punto? Perché basta premerlo delicatamente e il ketchup uscirà facilmente dalla bottiglia. Chi l’ha ideato è un genio.

Quando vedo un enorme giocatore di football rovesciare la suddetta bottiglia e colpirla con forza tremenda ma ottenendo scarso risultato, immagino che quel giocatore debba essere un giocatore di linea difensiva (nota dell’autore: notare la sua scarsa considerazione dell’intelligenza dei defensive linemen) o se lo è della linea offensiva non può esserlo della mia.

Come allenatore della linea offensiva adoro i bestioni, ma gli uomini di linea offensiva devono costituire il più intelligente e coeso reparto sul campo, perché sono responsabili dei 437.514 possibili assetti che gli undici difensori possono assumere (n.d.a.: la precisione del numero non è casuale ma deriva dal calcolo combinatorio delle possibilità di movimento degli 11 difensori). La tattica nel football può essere complessa come un problema di matematica e gli allenatori e i loro giocatori devono risolvere problemi complessi con soluzioni semplici.”

ketchup bottiglia

Conclusioni

La speranza è che Paul Alexander abbia usato questa metafora del ketchup per spiegare che la forza fisica non è il principale requisito per un uomo di linea offensiva, ma che servono giocatori intelligenti per un ruolo che è molto più tattico di quanto non si veda dall’esterno.

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Personalmente, “conoscendo” il personaggio, non credo che per lui fosse solo un esempio e  ritengo inoltre che non si debba confondere il football IQ con l’intelligenza di tutti i giorni (sempre che si possa generalizzare il concetto comune di intelligenza) o, nel caso del ketchup, la capacità  di riflettere sul trovare le migliori soluzioni ai problemi di tutti i giorni.

Ho visto grandi campioni non riuscire a mettere in fila due ragionamenti logici sequenziali ma essere degli Einstein nella lettura delle difese, per cui credo che in realtà Paul Alexander sia stato un coach molto sopravvalutato, che spesso non è riuscito a sviluppare le qualità  dei propri giocatori, e che deve il suo successo al grande talento dei professionisti che ha avuto, anche se lui lo ha sempre attribuito alla genialità dei suoi complessi schemi di bloccaggio.

Proprio questa complessità, che peraltro è  in netto contrasto con la sua suddetta affermazione che le soluzioni di gioco devono essere semplici, è quello che lo ha condannato non appena il talento dei suoi giocatori è venuto meno, come negli ultimi anni ai Bengals, o quando i giocatori talentuosi hanno faticato ad entrare nei suoi meccanismi cervellotici come nell’ultima sua disastrosa stagione ai Cowboys conclusa con l’esonero.

Ritornando a me credo di poter far scendere tutto il ketchup del mondo nel miglior modo possibile, ma non penso di poter giocare come offensive lineman nemmeno ai giardinetti sotto casa.

Sapete invece chi è un altro personaggio del mondo del football ossessionato dal ketchup?

Patrick Mahomes. Fin da piccolo lo metterebbe ovunque. La Heinz ketchup gli ha quindi offerto una fornitura a vita nel caso segnasse 57 TDs in una singola stagione, ma questa è  un’altra storia. Alla prossima.

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Giorgio Prunotto

Appassionato da 30 anni di football americano e dei Cincinnati Bengals, stregato dal design del loro casco, dalle magie di Boomer Esiason e dalla Ickey Shuffle.

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