[W3] AFC East, (quasi) tutti insieme appassionatamente

Nella AFC East è stata una domenica di scontri incrociati: i Bills sono andati a Foxboro a sfidare i Patriots mentre i Jets sono scesi al caldo della Florida per la rimpatriata di Jason Taylor a Miami. Come da tradizione, entrambe le partite sono state combattute e non prive di sorprese e alla fine la classifica si è raggruppata: Dolphins, Jets e Patriots alla pari con 2 vittorie ed una sconfitta. Cosa si è capito quindi sulla division più forte della lega (cit.) dopo la terza giornata di regular season?
Si è capito che i problemi dei Bills sono profondi e, purtroppo, non si limitano alla squadra. Che, se fosse così, sarebbe tutto più semplice: basta che l’atteso rookie si svegli (CJ Spiller, sbocciato contro New England dopo un avvio di stagione non proprio esaltante) e basta che il quarterback faccia il suo dovere (Ryan Fitzpatrick, schierato titolare un po’ a sorpresa e capace di chiudere con un 20/28 niente male, 247 yards, 2TD e 2 intercetti) e le cose possono subito andare meglio. Invece pare che a Buffalo ci sia un po’ troppa confusione a tutti i livelli, dalla sideline al front office. Solo pochi giorni prima della partita coach Gailey parlando di CJ Spiller diceva chiaramente che non si aspettava un suo contributo all’attacco ancora per un bel po’ di tempo. Invece si è visto che, nonostante i suoi numeri limitati (4 portate e 3 ricezioni per 49 yards totali e 1 TD) i Bills hanno un disperato bisogno delle scintille che solo lui può dare: il kickoff ritornato per 95 yards in touchdown ne è l’esempio. E la farsa di Trent Edwards, tagliato improvvisamente poche ore prima della stesura di quest’articolo dopo esser stato titolare indiscusso solo due settimane fa e prima riserva domenica sembra purtroppo sintomatica di un front office privo di un progetto. In questa situazione, anche una prestazione tutto sommato incoraggiante come quella contro New England rischia di essere una rondine che chissà se farà primavera
Si è inoltre capito che i problemi dei Patriots con la difesa non sono solo apparenti. All’esordio contro Miami i Bills erano riusciti a rimediare soli 10 punti, ridotti poi addirittura a 7 nel bis contro i Packers. I Patriots invece hanno concesso a Buffalo la bellezza di 30 punti, e solo il fatto che l’attacco può segnare e anche tanto (38 i punti finali contro i Bills) in ogni momento e contro ogni avversario ha evitato a Belichick di doversi presentare in sala stampa a spiegare una sconfitta che sarebbe stata quanto meno imbarazzante. Non sono questi i Patriots che possono ambire ad un ruolo da protagonisti nella division, men che mai in un momento in cui gli avversari più pericolosi hanno iniziato bene quanto loro, se non meglio. È comunque di conforto il fatto che, nonostante i problemi, New England sia ugualmente 2-1, anche se l’unica sconfitta pesa perchè arrivata contro i Jets. Si attende quindi con curiosità la trasferta a Miami nel prossimo Monday Night per capire qualcosa di più sul vero livello della franchigia bostoniana.
dolphinsSi è poi capito che i Dolphins hanno del potenziale, ma che non sono ancora arrivati al punto di saperlo sfruttare fino in fondo. In effetti, è una situazione classica di qualsiasi squadra giovane, e quella affidata a coach Sparano lo è senza dubbio. Domenica sera la partita è stata persa 31-23 soprattutto per dei gravi errori difensivi nel drive decisivo a fine partita, ma anche senza di quelli si è intravista l’incapacità di saper sfruttare nel modo giusto i momenti chiave di una partita. E il rilievo va fatto non solo o non tanto alla squadra (Chad Henne, ad esempio, contro i Jets è stato esemplare, sbagliando pochissime decisioni e chiudendo 26/44 per 363 yards, 2 TD ed un intercetto giunto però solo all’ultimo disperato passaggio nel 4° down dell’ultimo drive), ma anche al coaching staff ed al front office, colpevole di decisioni o indecisioni ugualmente strane nella gestione della partita (perchè un ricevitore fisicamente dominante come Marshall è poco sfruttato in prossimità dell’end zone?) e del roster (perchè gli special team a Miami sono carenti da anni?). Di tempo per migliorare ce n’è ancora molto, ma nel frattempo la sconfitta contro i Jets fa male, soprattutto ai tifosi.
E si è infine capito che i Jets si stanno ritrovando. Solo che a differenza di quello che tutti si aspettavano non è la difesa che sta portando avanti la squadra, ma l’attacco. E, in particolare, Mark Sanchez. Contro i Dolphins il quarterback ex-Trojan ha pareggiato la sfida tutta gioventù con Chad Henne chiudendo con un brillante 15/28 per 256 yards e 3 touchdown. I primi due nel primo e nel secondo quarto sul fido TE Dustin Keller – ormai punto di riferimento affidabile ed imprescndibile negli schemi dei Jets – ed il terzo lanciato nel terzo periodo su Braylon Edwards, bravo dopo una finta ad involarsi per 67 yards verso l’end zone per riportare i Jets avanti 21-17, vantaggio che i biancoverdi non molleranno poi più fino alla fine. Per il resto ci ha pensato un Tomlinson che non sarà magari ringiovanito, ma che sembra aver ritrovato la brillantezza smarrita negli ultimi anni. Il confronto interno con il giovane Shonn Greene, per il momento lo sta vincendo lui; e, alla fine, chi ne guadagna sono comunque i Jets.
Chiusura con i soliti pronostici aggiornati: stavolta, con quasi tutte le squadre assieme in classifica, è più difficile. Ma proviamoci lo stesso:
1) Jets; 2) Dolphins; 3) Patriots;  4) Bills.
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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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