Si è chiuso un draft scintillante con il record di pubblico presente a Detroit,700.000 spettatori, ma la cosa che più mi ha colpito non è stato quello che c’era, ma quello che mancava: gli underclassman, i giocatori che si sono resi eleggibili prima di aver completato il classico ciclo universitario.
Nel 2021 erano 130 giocatori, mentre quest’anno sono stati solo 58!
Naturalmente molti giocatori talentuosi hanno deciso di fare il salto in NFL non appena è stato possibile, ma, soprattutto per i giocatori che sapevano di non poter ambire ai ricchi contratti destinati alle scelte dei primi giri, tale passaggio è stato reso meno appetibile da 3 principali fattori:
– nel 2021 il Congresso degli Stati Uniti d’America ha stabilito che i giocatori del college potessero ricevere compensi economici per lo sfruttamento della loro immagine: NIL (Name, Image and Likeness);
– l’introduzione di un ulteriore anno di eleggibilità a causa del COVID;
– l’abolizione del fermo di un anno per un giocatore che decida di trasferirsi da un college ad un altro.
In un draft che ha visto 257 chiamate da parte delle squadre NFL, molti esperti hanno stimato che solo 150-170 giocatori circa avessero in realtà il talento e la maturità necessaria per passare trai professionisti, per cui gli ultimi giri di scelta sono stati da molti considerati meno profondi rispetto al passato. Ovviamente queste sono valutazioni soggettive, ma molti scout hanno riscontrato una minor “fame” da parte dei prospetti intervistati quest’anno e il NIL è probabilmente alla base di tale considerazione.
Un giocatore NFL a roster guadagna minimo 750.000$, ma non sono tutti garantiti; un rookie selezionato al settimo giro ha solo 90.000$ garantiti, mentre un giocatore del college può tranquillamente arrivare a 300.000$ tutti garantiti. Almeno una quarantina di atleti collegiali superano i 750.000$ sopra menzionati e molti arrivano comunque al mezzo milione all’anno, compresi alcuni prospetti da 5° giro del draft.
Questa valutazione sta diventando sempre più preponderante nella scelta di fare il grande salto da parte di un underclassman, perché la possibilità di guadagnare una buona somma garantita, di completare gli studi, di tentare di vincere un titolo collegiale, di migliorare fisicamente e tecnicamente potendo quindi ambire l’anno successivo a una posizione più alta al draft e quindi un contratto migliore e maggiori possibilità di entrare in un roster NFL, sono i fattori che hanno spinto quest’anno molti giocatori a restare ancora una stagione al college.
Naturalmente la situazione andrà normalizzandosi quando il prossimo anno questi prospetti saranno costretti ad abbandonare il mondo collegiale candidandosi per il draft e anzi probabilmente ci arriveranno più pronti e faticheranno di meno nel salto al football professionistico, rialzando così il livello degli ultimi giri del draft, ma non ci aspettiamo un aumento del numero di underclassman.
Siamo di fronte a un cambio di prospettiva epocale, soprattutto per i giocatori con meno possibilità di venire scelti nei primi giri, e non ci resta che aspettare la prossima stagione NFL per vedere quali saranno le reali ripercussioni sul campionato professionistico.