Fiducia: fidùcia s. f. [dal lat. fiducia, der. di fidĕre «fidare, confidare»] (pl., raro, –cie). – 1. Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità: f. in Dio, negli uomini, nella fraternità umana, nella scienza, nel progresso sociale; f. nella vittoria; f. di riuscire; f. nella propria stella, nelle proprie forze; f. nell’esito di un’impresa; guardare con f. all’avvenire; ferma f.; f. illimitata, assoluta, incondizionata; avere, nutrire f.; perdere la f.; dare un attestato, una prova di f.; ispirare f.; guadagnare, meritare, godere, avere la f. di qualcuno; riporre bene, o male, la propria f.; abusare della f. altrui. Di uso com. le espressioni: persone di f., di mia, di tua, di sua f., persone fidate a cui si ricorre in cose delicate e d’importanza; medico, avvocato di f., quello che è liberamente e abitualmente scelto dal cliente; posto, impiego, incarico di f., di responsabilità, delicato, che si affida solo a persone sicure, fidate.
(Si ringrazia la Treccani per il copia incolla 🙂 )
L’incipit di questo articolo dovrebbe farvi comprendere maggiormente il tema scelto: la fiducia. Quella che avete verso la vostra/il vostro compagna/o, i vostri figli, i vostri colleghi, il cuoco che prepara il vostro cibo quando andate al ristorante, il corriere che vi porta il pacco preso sul sito ufficiale NFL shop. La stessa fiducia che non esiste tra Patrick Mahomes e il proprio receiving corp e che ha portato il QB texano a giocare la propria peggior partita da quando indossa la 15 dei Kansas City Chiefs.
Facciamo però una cronaca più ordinata…
A settembre KC gioca l’opening night contro i Detroit Lions. In assenza di Kelce, i WR giocano una partita estremamente deludente caratterizzata da tracce percorse non correttamente e drop di cui si hanno ancora gli incubi – uno di questi diventa la prima pick-6 della stagione concessa dai Chiefs. Week 2 vede un lumino di speranza accendersi per Skyy Moore, con quella big play che chiude la partita, ma poca roba attorno. Seguono poi una serie di partite incoraggianti e non, con un playbook che va a complicarsi leggermente contro i Chargers ma che non risolve i problemi in redzone, di cui è conseguenza la scarsità di segnature. Poi il vuoto. Contro Denver l’attacco gioca un’altra brutta partita ma “we can fix them”. A Francoforte è grazie ad una difesa eccellente – e a qualche errore in offense dei Dolphins – se KC riesce a tornare in Missouri con la win. La partita contro Philadelphia è ricca di drop pesantissimi nel finale e di scelte tattiche che poco si comprendono (la scelta di abbandonare le corse nel secondo tempo, dopo che nel primo hanno funzionato così bene, risulta a me incomprensibile ma non mi permetto di entrare maggiormente nella questione perché di tattica è già bello che ci capisca poco). Tornano le allucinazioni di week 1 e i Chiefs reagiscono – MIRACOLO!!! (parte 1) – contro i Raiders: un 31-17 che vede Rashee Rice assoluto protagonista ma anche una serie di chiamate aggressive e perfette – MIRACOLO!!! (parte 2) – da parte di Andy Reid e Matt Nagy. Contro GB ci si aspetta una prestazione simile, invece il tracollo tra un primo tempo ricco di infortuni e una serie di incompleti atti a mettersi il bastone fra le ruote. Sottolineo questo aspetto: i Chiefs di questa stagione hanno spesso e volentieri mostrato quanto una squadra di football americano possa essere masochista, mettendosi sempre nella miglior posizione per sbagliare. Tra un playbook prevedibile e una serie di errori incredibili, la partita di week 16 contro LV era inevitabile.
All’Arrowhead, contro i Raiders, Patrick Mahomes ha deciso di giocare da solo. Non da subito eh, diciamo che almeno il primo quarto (e forse qualcosina di più) ci ha riprovato a fidarsi di chi aveva attorno. Poi però ha smesso e ha mancato le poche opportunità di servire un WR open. Lo abbiamo visto correre, preferendo la giocata personale ai lanci profondi. Lo abbiamo visto sacrificare snap laciando out of bounds anziché servire Valdes-Scantling (apro e chiudo parentesi: qualcuno può spiegarmi perché ha giocato 61 snap, pari all’80% degli snap totali, per ricevere la bellezza di un solo target?). Lo abbiamo visto lanciarsi contro i difensori, prendendosi colpi pesanti, anziché scivolare o inginocchiarsi.
Il tutto mentre Matt Nagy chiamava schemi con un ritardo abissale e con un tono in stile “Non sono convinto ma, ehy, proviamo!” che non può far altro che rassicurare la squadra (avversaria, ma sono dettagli dai…). I fantasmagorici ricevitori costantemente in posizioni sbagliate, tanto da costringere Mahomes a richiamarli ogni partita da week 1 come se fosse un maestro delle elementari (e qui mi sacrifico io per la patria mandando a Patrick una fornitura di spray per la gola e caramelle).
Guardiamo poi come giocano questi ragazzi. Esempio: l’intercetto di Mahomes quando lancia verso Watson. Errore evidente di Mahomes, che decide subito di lanciare verso l’84 ma esegue un tiro molle e lento nella sua prevedibilità. Osserviamo, per onor di cronaca, anche le gesta del ricevitore. Justin Watson dovrebbe girarsi ed aggredire quella football, invece girandosi fa un saltello come se si trovasse nel deserto, con la persona a lui più vicina che si trova a 1724km di distanza. Un saltello così soave che un leggero soffio di vento sarebbe in grado di spostarlo di qualche centinaio di metri verso il caldo dove migrano le oche d’inverno. La voglia e l’energia mostrate dall’offense sono ormai consuete, tanto da meravigliarci quando vediamo Rashee Rice reagire in mezzo ai giocatori avversari e mostrare carattere. La stessa aura agonistica l’abbiamo vista in Blake Bell contro i Patriots la settimana scorsa, quando si è fatto scippare la football dai guanti causando l’intercetto. Se zoommate sul suo volto vedrete uno sguardo sorpreso tipico di quando qualcuno si sveglia da un profondo riposo (avete presente, no? Quando qualcuno ci parla un nanosecondo dopo che ci siamo svegliati e noi non capiamo neanche chi siamo…), totalmente opposto all’atteggiamento che vorremmo vedere dai giocatori della nostra squadra del cuore.
La stagione dei Kansas City Chiefs è nata sotto le dichiarazioni “We can fix them” e muore tra le altre “If we clean it up, we can beat anybody”. La squadra esce tardi e lenta dall’huddle, mostrando esitazione allo snap. Risulta spesso confusa, colma di incertezza, totalmente apatica quando serve mostrare carattere. Tale apatia la vediamo non solo tra i giocatori ma anche e soprattutto negli sguardi del coaching staff. Questo è il problema. Non le innumerevoli penalità che bloccano l’attacco. Non i drop che fanno venire gli incubi. Bensì i costanti errori in quegli aspetti che dovrebbero essere l’abc, la base da cui costruire. Posizionamenti sbagliati prima e dopo lo snap, tracce percorse scorrettamente, incapacità di reagire. Totale apatia.
In un contesto del genere, trovo normalissimo che anche Mahomes sia caduto in una partita che farebbe concorrenza a Stephen King, in cui mostra esplicitamente la totale assenza di fiducia nei confronti dei propri compagni di squadra e manda al diavolo il playcaller perché non comunica lo schema.
not our chiefs pic.twitter.com/UVE1mNqtqk
— Josh Norris (@JoshNorris) December 26, 2023
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La pass chart di Mahomes, come potete vedere qua sopra, non lascia spazio a pensieri molto positivi e il carattere che più risalta da essa, e dalla partita, è la prevedibilità.
Sulla difesa mi esprimo poco perché non ci sono molte novità. Ancora una volta è l’unica a trainare il carro, tanto che O’Connell ha firmato l’ultimo suo passaggio completo della partita nel primo quarto. Male male la resistenza contro le corse, con Zamir White che corre per 145 yard in 22 rush. Alla fine della fiera Spagnuolo ha concesso soli due FG, con una resa inferiore alle aspettative solo nell’ultimo drive, concedendo una big play su corsa che ha chiuso la partita.
La stagione di Kansas City è mostrata metaforicamente molto bene in questa disavventura di Pacheco.
Dopo tutto, per non piangere, facciamoci una risata…
When it rains, it pours
pic.twitter.com/ixU771Z9TI— PFF (@PFF) December 25, 2023
Analisi perfetta, la perdita di fiducia di Mahomes verso i ricevitori privi di mani con cui ha a che fare quest’anno, unitamente ad un calo di Kelce prevedibile vista l’età, è un crescendo dalla prima giornata. Spero di sbagliarmi ma io la vedo male male quest’anno nel proseguo.
Commento perfetto!
Un annata in cui tutto sta girando storto e l’offensiva coordinator fa più danni della grandine.
Vorrei però far notare che,dopo così tanti disastri, saremo alla wild card,un posto che tante franchigie (Bills) hanno sognato per anni.
Go Chiefs