Un secondo tempo di corsa (Los Angeles Rams vs Arizona Cardinals 26-9)
Dopo Seahawks e 49ers, i Rams affrontavano il terzo rivale divisionale in casa al SoFi Stadium, alla ricerca del secondo posto in NFC West. Ne è venuta fuori una partita non troppo esaltante, a due facce, con le due squadre che si sono scambiate ruolo tra primo e secondo tempo e che i Rams hanno vinto grazie alla miglior prestazione difensiva rispetto agli avversari nel periodo in cui l’attacco non girava.
Il concetto è un po’ arzigogolato, ma cerchiamo di spiegarci meglio. Nel primo tempo, l’attacco dei Rams sembrava una macchina inceppata. Non riusciva nulla, si lanciava (male) e basta, si metteva palla a terra solo tre volte per cinque misere yard ed il risultato era di due miseri field goal, il secondo dei quali a soli quattro secondi dall’intervallo. Contemporaneamente, l’attacco dei Cardinals metteva spesso in difficoltà gli avversari, con Dobbs che lanciava e (soprattutto) correva per chiudere terzi down anche improponibili, ed anche un non troppo esaltante 4/10 sui terzi down era pur sempre meglio dello 0/5 degli avversari.
La difesa di Los Angeles, però, faceva buona guardia una volta che il campo si accorciava, e riusciva a tenere fuori dalla propria end zone le maglie bianche, costringendoli a tre field goal.
Una volta tornati in campo dopo la pausa, i Rams cominciavano subito a martellare con le corse arrivando a segnare (su passaggio) il primo touchdown della partita. Maher piazzava un altro paio di field goal e Kyren Williams metteva a segno il suo solito touchdown su corsa per il 26-9 finale.
In questo secondo tempo le posizioni si ribaltavano completamente. I Cardinals non riuscivano più a muovere palla, e non riuscivano nemmeno lontanamente ad avvicinarsi alla zona field goal. Dobbs veniva ben contenuto, il gioco di corsa fermato sul nascere e quello di passaggio ben controllato dalla secondaria dei padroni di casa, così che Arizona non riusciva a segnare nemmeno un punto. Invece l’attacco dei Rams riscopriva il gioco di corsa e ne faceva un punto centrale del playcalling, andando a guadagnare 174 yard: un record, per un tempo, nell’era McVay.
Inutile dire che il cambio di atteggiamento in attacco da parte di Los Angeles trovava Arizona completamente incapace di metterci una pezza, e l’impressione è che se McVay si fosse affidato a Williams un po’ prima la pratica sarebbe stata risolta già nel primo tempo.
I Rams ritrovano un po’ di fiducia dopo la sconfitta contro gli Eagles, ma sono ancora tanti i problemi che devono essere affrontati dal coaching staff, a partire da una linea d’attacco che ha un rendimento molto altalenante, per passare, poi, ad una secondaria difensiva che alterna giocate spettacolari a stupide penalità che tengono vivi i drive avversari.
In casa Cardinals, nonostante la sconfitta, non c’è da abbacchiarsi troppo. Posto che Dobbs è un Murray 2.0 apparentemente più efficace e, soprattutto, durevole, le prestazioni fornite sul campo dovrebbero allontanare ogni sospetto di tanking dalla mente dei tifosi. La linea di difesa porta una buona pressione sul quarterback avversario, ma è assolutamente insufficiente nel contrastare il gioco di corsa, dove anche il secondo livello non brilla per reattività.
Per Los Angeles, siamo sempre un po’ sul chi vive sul fronte degli infortuni. Williams si è procurato una distorsione alla caviglia, e Kupp è stato più volte visto nelle mani del taper o del fisio per non temere che stia giocando non ancora al 100% (e comunque, 7 ricezioni per 148 yard anche ieri. E non sembra essere del tutto a posto fisicamente).
Se Arizona vede sempre più profilarsi una lotta per le prime pick al prossimo draft, per i Rams, con un po’ di ottimismo, si può sperare di uscire il più tardi possibile dal lotto delle pretendenti alla wild card. Se poi dovesse capitare che non si esce da lotto e ci si qualifica, tanto meglio, ma al momento è opportuno restare con i piedi per terra e prendere tutto il buono che viene con la consapevolezza che questa squadra sta dando più di quanto ci si attendesse.