I peggiori team della storia: Dallas Cowboys

La nascita dei dei Dallas Cowboys coincide con la stagione in cui hanno avuto probabilmente il peggior team di sempre della loro storia: il 1960.

Curiosa la dinamica della creazione del team in quanto la NFL in quel periodo non sentiva assolutamente la necessità di espandersi a livello numerico, ancor di più dopo il fallimento dei Dallas Texans del 1952 di cui vi ho già raccontato. Eppure in quel periodo era ancora in atto una rivalità che stava giungendo agli sgoccioli ma che ancora non si sapeva: quella con la AFL.
Nel 1959 Lamar Hunt, figlio di un magnate del petrolio, decide di volersi creare un team di football americano e, nonostante lui sia dell’Arkansas, vuole farlo in Texas dove è cresciuto. I suoi affari lo hanno portato ad avere delle conoscenze e queste risiedono nella American Football League, lega rivale della NFL che non era rimasta scottata in precedenza da una esperienza negativa. Gli viene praticamente subito accordato e da qui nascono i Dallas Texans.
La NFL non può essere da meno e questa decisione dei rivali non può che portare ad una scelta drastica: una franchigia nel Texas anche per loro. La volontà di espandere la lega nel sud c’era ormai da tempo ed il Texas era un obiettivo primario, ma i tanti problemi sorti appena otto anni prima alla fine finivano sempre per far desistere da questa scelta. Questa volta non fu così.
Non per questo non vi furono problemi. La lega concesse la franchigia a Clint Murchison Jr e Bedford Wynne ad inizio 1960 ma non tutti i membri della lega furono contenti. Il proprietario dei Washington Redskins si oppose fermamente a questa nuova franchigia perché avrebbe posto fine al suo “impero” sul sud come team di riferimento. Il contenzioso fu risolto quando Murchinson comprò i diritti dell’inno dei Redskins e minaccio George Preston Marshall di impedirgli di usarlo nelle partite di Washington. Alla fine ad uno venne concesso il team e l’altro tornò in possesso della canzone.

I nuovi proprietari riuscirono dunque a mettere in piedi questo team di espansione e si affidarono alle mani esperte del dirigente ex Los Angeles Rams Tex Schramm che, come abbiamo raccontato in una puntata di Huddle Mailbag, si rivelerà essere l’ago della bilancia che permetterà al team del Texas di diventare “America’s Team”. La prima scelta del nuovo general manager, altrettanto importante, fu quella di puntare su un assistente allenatore proveniente dai New York Giants: Tom Landry. Il coach rimarrà a capo della franchigia per ventotto lunghissimi e vincenti anni.
Sappiamo come si evolverà in futuro il tutto, ma perché il team ha avuto cosi tante difficoltà durante la prima stagione? E’ presto detto: con la problematica sorta per il veto posto dall’owner dei Redskins, i Cowboys non sono riusciti  a farsi riconoscere ufficialmente in tempo per il draft e non hanno dunque potuto partecipare alla scelta dei migliori giocatori nonostante poi siano riusciti a prendere il quarterback Don Mereditch da SMU ed il runningback Don Perkins da New Mexico.
Tuttavia gli fu data la possibilità di rendersi competitivi grazie alla scelta della NFL di permettere a Dallas di poter scegliere tre giocatori da ognuno dei dodici team presenti, da una lista di undici giocatori per team. Le squadre erano infatti composte da 36 giocatori e questa potevano “proteggerne” 25 per poi fornire i nomi dei rimanenti ai Dallas Cowboys che avrebbero poi potuto scegliere. Inutile dire che si trattava pur sempre di “scarti” delle altre squadre.

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Con tutte queste premesse era palese come non ci si potesse aspettare chissà quale risultato nella primissima stagione nella lega, ma le prime partite lasciavano davvero ben sperare. Nel match di inaugurazione i Cowboys si portarono avanti di 14 contro i Pittsburgh Steelers salvo poi soccombere 35-28 nel finale. Nella seconda invece tennero testa ai fortissimi Philadelphia Eagles perdendo di soli due punti, provenienti tra l’altro da extra point bloccati.
Da li una trasferta a Washington dove l’ex di casa, il QB Eddie LeBaron, sfigurò ed una serie di sconfitte sanguinose con grandissima differenza di punteggio contro Cleveland Browns, Baltimore Colts e Green Bay Packers. Contro i Los Angeles Rams debuttò il quarterback Don Meredith ma i risultati furono comunque gli stessi. Di seguito altre sconfitte pesantissime.
L’unico momento di gioia fu il pareggio per 31-31 contro i New York Giants allo Yankee Stadium dove posero fine alle speranze dei giganti di rivincere la Eastern Conference concedendosi finalmente una partita senza cadere in una sconfitta.

A fine stagione i numeri saranno davvero pietosi con i Cowboys ultimissimi sia per punti segnati che per punti concessi. In realtà il quarterback ed il parco ricevitori non avrebbero fatto nemmeno malissimo ma Eddie LeBaron ha dovuto combattere tutta la stagione con una pessima linea offensiva che raramente lo proteggeva terminando di fatti con la frattura di un osso del piede.
Il record finale segnò un tristissimo 0-11-1 a cui tuttavia, giustamente, non seguì alcun ripulisti ma semplicemente un’opera di completamento. Gia dall’anno successivo iniziarono ad arrivare delle vittorie che piano piano avrebbero portato il team ad essere uno dei più amati di quel tempi (e poi più odiati, ma questa è un’altra storia).

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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