Huddle Mailbag, risposte alle vostre domande #3

Vi diamo il benvenuto al nuovo appuntamento di Huddle Mailbag, la rubrica bisettimanale in cui rispondiamo alle vostre domande di qualsiasi natura legale al mondo dello sferoide prolato. Ringraziando i nostri lettori per le domande pervenute, come nell’appuntamento precedente in coda all’articolo troverete i metodi per contattarci e porgerci le vostre domande!

Carlo ci chiede:

 Mi interesserebbe sapere qualcosa di più sui “ruoli minori” tipo kicker, punter o holder. Serve effettivamente un giocatore specifico oppure ci sono giocatori che coprono il doppio ruolo, che importanza hanno e se ci sono storie particolari legate a giocatori che hanno coperto questi ruoli.

Dalla redazione risponde Eugenio

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Grazie Carlo per la domanda ed in seconda battuta specifico che mi sono permesso di modificare la domanda al fine di renderla più chiara e coincisa. La risposta la leggiamo nel tempo. Negli anni ‘40 e ‘50 tutti i giocatori facevano più ruoli, sia a livello difensivo che a livello offensivo. Questi hanno poi iniziato ad evolversi assumendo un ruolo unico anche se i ruoli di kicker, holder e punter rimasero comunque sommati ad altri ruoli per motivi di spazio a roster – fino a qualche tempo fa il limite era 40 contro i 53 di oggi. A metà degli anni ‘70 troviamo probabilmente gli ultimi doppi ruoli dello special team con Cockroft dei Browns, Turner dei Jets/Broncos e Bakken dei Cardinals, quest’ultimo a memoria ti direi essere l’ultimo giocatore in NFL ad aver fatto sia il K che il P in NFL. Con l’aumento dei giocatori a roster a 53 ha preso sempre più campo l’importanza di aver uno specialista per tipo di calcio, infatti le due tecniche sono totalmente diverse tra loro – una calcia la palla da terra mentre l’altra prevede la presa ed il calcio al volo – anche se poi il kicker funge da backup al punter e viceversa. Nella lega c’è attualmente il Punter dei Seahawks Michael Dickson che è stato costretto in una partita di playoff  contro i Cowboys del 2019, in seguito all’infortunio di Janikowsky, a  dover eseguire un kick-off. Per capire la differenza di tecnica e di come si specializzino in un determinato campo, Dickson ha eseguito il calcio eseguendo un drop-kick.

 

Vi sono poi altri due ruoli che possono rientrare nella definizione di minori: long snapper ed holder. Anche nel caso del LS questo è un ruolo specifico che viene molto trattato a livello di high school e college, solitamente è un giocatore di movimento che a causa di un infortunio si reinventa nel ruolo. E’ un ruolo importante perché deve effettuare lo snap nel modo più veloce possibile, lanciare la palla a parecchie yard di distanza e farlo nella maniera più precisa possibile per aiutare la veloce esecuzione del punt o field goal. L’holder invece come ruolo vero e proprio non esiste, in questo caso un giocatore si ricicla in tale ruolo e solitamente sono due i giocatori a roster che se ne occupano: un backup QB o il punter. Questo succede perché si presume che i due giocatori siano quelli più abituati a ricevere in maniera “perfetta” gli snap. Inutile dire come siano i punter a farla per la maggiore, ma non mancano esempi importanti. Tony Romo nei Dallas Cowboys assunse fin dal suo arrivo il ruolo di holder, mantenuto anche quando divenne starter, salvo poi essere sostituito dal punter nel 2010. Torno tuttavia ad occupare quel ruolo a causa di molti field goal sbagliati dai Cowboys dopo questo cambio. Plummer dei Broncos fu l’holder del team sia nel periodo in cui era starter sia una volta panchinato per Cutler.

 Davide ci chiede:

Ogni anno Forbes pubblica i valori delle squadre sportive, le prime sono sempre franchigie NFL, solitamente i primi sono i Cowboys che vengono sempre etichettati come la squadra più ricca della Lega. Tramite voi so che gli incassi degli stadi (2020 a parte …) vengono divisi in parti uguali tra le squadre, ed immagino sia la stessa cosa per i diritti televisivi. Quali sono i guadagni ed i contratti che ogni squadra tiene per sé e cosa fa di Dallas la squadra più ricca?

Dalla redazione risponde Eugenio

In questo caso posso darti dei pareri personali frutto di approfondimenti negli anni perché ovviamente come in tutti i campi economici un motivo vero e proprio di una tale ascesa è sempre oscura, altrimenti ci riuscirebbero tutti! Sicuramente il nostro approfondimento nasce negli anni ‘60 quando il general manager dei Rams Ted Schramm annuncia la sua intenzione di portare una franchigia a Dallas. L’owner dei Bears Halas lo mette in contatto con Clint Murchinson Jr., che ci aveva provato già in passato, ed i due effettivamente riescono nell’intento. Schramm mette fin da subito in piedi una squadra di altissimo livello tanto che per i successivi 20 anni la squadra terminò sempre con un record positivo. Erano i primi anni dalla fusione della NFL che conosciamo oggi. I Cowboys arrivarono a 5 dei primi 10 Super Bowl della storia, vincendone solo due, ma questo bastò per rendere Dallas l’America’s Team. Schramm fu poi uno dei più grandi innovatori del football di oggi, tanto che lo stesso Don Shula riportò le medesime parole. Fu unodegli ideatori della partita del Thanksgiving Day e riuscì a catalizzare, in quella giornata, la maggior parte degli occhi sull’unica partita di giornata in cui era Dallas a farla da padrone. Inoltre spinse ad una copertura maggiore televisiva: questo portò alla messa in onda dell’Ice Bowl, non una novità per gli esperti ma per i neofiti al tempi fu davvero qualcosa di spettacolare, e nonostante i suoi Cowboys caddero sotto le stoccate di Starr portò sempre più attenzione sui Cowboys. Un bacino di utenza maggiore porta introiti maggiori. Al tempo non era ancora presente una salary cap, che fu istituita solo nel 1994, e questo permise alle franchigie più ricche, e quindi tra le altre Dallas, di potersi sempre rinforzare. Un team sempre competitivo ti permette di avere sempre più nuovi tifosi. Quando nel 1989 Jerry Jones acquistò i Cowboys li portò ad un livello successivo. Beneficiò dell’ottimo lavoro fatto da Schramm e grazie alle sue doti di marketer elevò il numero di sponsorizzazioni, il Texas non è a caso il paradiso dei ricchi repubblicani, oltre che costruirsi uno stadio, il più capiente della lega. Il team è al vertice per le sponsorizzazioni che riceve ogni anno ed i biglietti per vedere una partita dei Cowboys sono i più alti della lega. L’iconica stella sul casco poi è un gioiellino dal punto di vista del marketing. Mischia tutto e adesso sappiamo per grandi linee come mai i Cowboys sono la franchigia dal più alto valore nella NFL. Poi come ben sai, grazie al salary cap, questo poi non ha ritorno sul campo.

Gabriele ci chiede:

Perché quando decidono di cambiare il QB starter lo fanno anche 2 settimane prima della partita? (ricordiamo il caso di Dalton panchinato il giorno del suo compleanno…). Non varrebbe la pena fare un po’ più di pretattica, tipo dichiararlo il giorno prima del game day?

Dalla redazione risponde Giorgio

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La copertura mediatica delle squadre è tale da non consentire nessun bluff, verrebbe smascherato subito vedendo il nuovo QB provare con la prima squadra negli allenamenti precedenti il match. Un QB ha bisogno di ripetizioni, di provare gli schemi e di sviluppare affiatamento con i giocatori con cui si presenterà in campo. Il football è un gioco di automatismi ed esecuzione, per cui eseguire bene gli schemi è tutto e lo si può fare solo grazie alla pratica. Questo rende indispensabile sfruttare ogni allenamento a disposizione, infatti molti dei cambi di QB avvengono proprio a ridosso della bye week, in modo da avere due settimane di tempo, per il QB subentrante, di provare la tattica che verrà utilizzata nella partita successiva. È avvenuto ora per l’annuncio di esordio da titolare di Tua a Miami ed è capitato anche a Dalton panchinato prima della bye week, nonostante una discreta prova con i Los Angeles Rams. Certo, nel caso del QB texano, annunciarlo proprio nel giorno del suo compleanno era stato quanto meno indelicato da parte di Zach Taylor, ma ci fa capire ancora di più quanto questo sport in realtà sia legato al business.

Personalmente ritengo che la situazione si sarebbe potuta gestire meglio, magari facendo un allenamento con ripetizioni equamente divise per poi fare l’annuncio il giorno successivo, ma purtroppo Zach Taylor, essendo un allenatore giovane e inesperto, sta dimostrando i suoi limiti nella gestione dei veterani creando non poco scompiglio nello spogliatoio. Sulla carta non sapere che QB avrai davanti getta crea molti grattacapi alla difesa avversaria, soprattutto quando affronti un rookie QB di cui hai poco materiale a disposizione sullo stile di gioco e sulle chiamate preferite e ne abbiamo avuto una dimostrazione a inizio stagione con l’esordio imprevedibile di Herbert nella partita Chiefs – Chargers.

Ovviamente le problematiche ce l’hai anche per l’offensive coordinator che deve stravolgere il Playbook per adattarlo al nuovo QB, motivo per cui spesso viene scelto un backup QB con caratteristiche simili al titolare, come nel caso di RGIII e Lamar Jackson. In sintesi la scelta di cambiare QB è talmente delicata per gli equilibri della squadra che il rodaggio prevale sulla possibilità di sfruttare l’effetto sorpresa che comunque non sfuggirebbe agli occhi attenti della stampa.

Carlo ci chiede:

Come funziona il calcolo della win probability?

Dalla redazione risponde Eugenio

Il calcolo della probabilità di vittoria deriva da un libro di Wayne Winston. Questo calcolo deriva da un’altra soluzione che “regala” il calcolo della differenza di punteggio medio tra le due squadre, quello che nelle scommesse è chiamato handicap a favore della squadra favorita. Winston ha appurato che solitamente questo è una media tra i 13-14 punti, chiamata “Vegas Line” (è possibile trovarla cercando l’incontro interessato insieme alla dicitura vegas line su un qualsiasi motore di ricerca). A questo punto abbiamo una probabilità di vittoria già ad inizio partita. Questa nel corso della partita ovviamente subirà dei fisiologici alti e bassi. Durante l’incontro i parametri che vengono utilizzati sono il quarto rimanente di gioco, il tempo rimasto, la posizione di campo, il numero di down, le yard da percorrere. Altri calcoli prendono in evidenza anche l’andamento del tuo tipo di gioco se nel corso dell’incontro ha funzionato oppure no. Non sto a citarti la formula dell’algoritmo perché io per primo non me ne intendo appieno. Molto volentieri però ti condivido il link del calcolatore online gratuito di PFR cosi da poter testare con mano > https://www.pro-football-reference.com/play-index/win_prob.cgi

Stefano ci chiede:

Ci sono mai stati kicker o punter di colore nella nfl?

 Dalla redazione risponde Eugenio

Ci sono ruoli in cui la etnia caucasica ha il sopravvento in NFL, vedasi quarterback, kicker o punter anche se negli ultimi tempi le cose stanno cambiando. Questo accade perché sono i ruoli più “safe”. In America spesso e volentieri i “bianchi” derivano da famiglie più agiate e pertanto non sempre vi è la volontà di mettere a rischio la propria salute per uno sport, cosa che invece non accade per gli afroamericani che spesso vedono il football americano come l’unico modo per uscire dalle difficoltà di strada. Non mancano tuttavia casi di kicker o punter di colore in NFL, nel caso degli ultimi mi viene subito in mente Marquette King che ha giocato un paio di stagioni fa nei Broncos e prima ancora era stato per qualche annata ai Raiders anche con ottimi risultati. Sempre a Denver troviamo il K Eugene Mingo che è stato il primo Kicker di colore ad entrare in NFL. Purtroppo poi i casi sono davvero molto pochi, un paio negli anni da Tampa Bay e poco altro, non ricordati particolarmente. I ruoli di kicker e punter sono infami perché a roster ci sono pochissimi posti per tantissimi ragazzi. Sicuramente qualche discriminazione negli anni, speriamo si risolva in futuro, ha portato a questa situazione.

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Questa settimana ci sono pervenute due risposte e quindi complimenti a Rocco e Seba per la risposta corretta!

“Nel 1972 Jack “The Assassin” Tatum mise a referto un record con il quale aiutò i suoi Raiders a vincere un incontro di regular season. Contro di chi e quale record? Ritornò un fumble in TD per 104 yards.

Quiz bisettimanale in aggiunta all’articolo di HM Risponde. La risposta migliore sarà pubblicata nella prossima uscita. Ecco la nuova domanda!

“Il Walter Payton Award è un premio che la NFL riconosce al giocatore che più si è distinto nell’annata nelle opere di beneficenza e volontariato. Nella AFC sono solo 3 le franchigie i cui giocatori non hanno mai vinto questo premio. Quali?”

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Per contattarci e porci le vostre domande potete contattarci all’e-mail apposita mailbag@huddle.org e per i membri del gruppo Telegram tramite #mailbag

Le migliori domande riceveranno risposta approfondita e ricercata nella nostra prossima uscita!

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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Un Commento

  1. Per completezza di informazione tra i Punter di colore non possiamo dimenticare Reggie Roby che ha giocato 16 anni in NFL (dal 1983 al 1998) ad altissimi livelli; per sette volte è stato inserito nel All Pro Team e conta tre partecipazioni al Pro Bowl.

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