Io la penso così: occhio alle finestre dei quarterback

La NFL è una lega votata all’equilibrio. La NFL è una lega quarterbackcentrica. Due assiomi, praticamente. Ora, anche abbastanza in contraddizione tra loro. Volendo. Perché l’equilibrio vorrebbe che tutte le squadre avessero un buon quarterback a cui affidarsi. Al contrario di signal caller di altissimo livello ce ne sono pochissimi. E si fatica persino a trovarne 32 (uno per franchigia) passabili. Così ogni formazione tanto fortunata da trovarne uno cerca di massimizzare le “finestre” dei super QB.

Sarebbe a dire: cerca di costruire squadre in grado di competere per il titolo nell’arco temporale in cui può disporre di un quarterback categoria elite. Nel ragionamento va oggigiorno aggiunta la postilla non di poco conto che con il salary cap a guardarti storto è ancora meglio se si valorizza al massimo il primo lustro in cui il tuo passatore-fenomeno arriva nella lega, quando non devi strapagarlo.

E arrivati fino a qui potete tranquillamente dirmi che non vi ho raccontato nulla di nuovo. Avete ragione. Il punto, infatti, è un altro. Anche se le premesse mi servivano. Quest’anno stiamo vivendo una particolarissima annata in cui è risultata palese una tendenza sempre più spiccata negli ultimi anni: le squadre cercano quarterback mobili che possano anche correre. Anzi: che con le loro gambe mettano in crisi le difese esattamente come fanno con le loro braccia. Michael Vick era un’eccezione. Colin Kaepernick una meteora cui non è stato dato il tempo di orbitare a lungo. Oggi quasi tutti i migliori giocatori giovani che si posizionano dietro il centro all’inizio dell’azione sono in grado di metterti in enorme difficoltà correndo con l’ovale sotto braccio: Patrick Mahomes e Josh Allen il top del top. Poi Lamar Jackson, Kyler Murray, Jalen Hurts. Fanno eccezione Joe Burrow e Justin Herbert.

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E anche il livello inferiore cerca giocatori di quel tipo: Daniel Jones, ad esempio. E li si va a cercare appositamente al draft, pensate a Justin Fields, che sta emergendo proprio in queste settimane, o Trey Lance. Mi ci ha fatto riflettere un articolo di The Ringer legato al panchinamento di Matt Ryan (lo potete leggere qui).

Il contrario di quanto abbiamo visto nei decenni passati. Restando nell’ultima grande generazione, pensiamo ai Tom Brady, Peyton Manning, Aaron Rodgers, Drew Brees, Ben Roethlisberger… Ci metto anche Philip Rivers e Matt Ryan. A un livello chiaramente inferiore. Ecco, siamo quasi al punto. Anzi ci siamo. Controllate questi nomi. Aggiungeteci se volete Dan Marino, Joe Montana, John Elway, Jim Kelly, Warren Moon anche.

Cos’hanno in comune oltre al fatto di averci fatto divertire moltissimo? Ecco il tempo per cui lo hanno fatto. Sono tutti giocatori che hanno calcato i gridiron fino ad almeno 36 anni. Le squadre hanno potuto contare su di loro per moltissimi campionati. Programmando, costruendo, cercando di vincere. Finestre enormi spalancate sui play-off per lustri.

Quello che mi chiedo è: quanto possono “durare” i quarterback di oggi correndo così tanto? Sappiamo benissimo che i running back hanno storicamente una scadenza conclamata quando la prima cifra della loro età arriva a 3. Passati i fatici 30 sono rarissimi i casi di portatori di palla che restano competitivi. E ultimamente la situazione è persino peggiorata. Con tante superstar che spariscono dalle scene ben prima.

Care squadre, fate attenzione allora, perché le finestre in cui potete puntare al bersaglio grosso non saranno più di 10-15 anni (per non dire 20 in alcuni casi) ma rischiano di essere decisamente più brevi se la tendenza di avere quarterback dual-threat proseguirà. Io la penso così!

Potreste obiettare che Steve Young, il giocatore del passato che più assomiglia ai giovani di oggi come stile di gioco, ha giocato fino a 38 anni. Il che è vero. Mi preme però ricordare che fino ai 30 aveva giocato pochissimo.

Se poi mi dite che è tutto calcolato dalle squadre, perché ben coscienti che dopo i contratti da rookie la finestra si ridurrebbe ugualmente, e così spremono i loro atleti più che possono pensando al medio-breve periodo più che al lungo.

Beh allora dico: NFL attenta, perché i quarterback sono l’asset su cui hai investito maggiormente e il giacimento è molto meno ricco di quanto ci si immagini ad ogni presunto talento generazionale. Le regole per proteggerli le hai fatte, se però sono i coach a mandarli al massacro non puoi farci nulla. E attenti anche voi, giocatori: non crediate di arrivare a giocare fino a 35-40 anni incassando colpi su colpi ogni domenica o non sviluppando maggiormente le qualità “cerebrali” che hanno reso possibili le carriere dei Brady e dei Manning, dei Marino e dei Montana, o anche solo dei Rivers e dei Ryan.

IO LA PENSO COSI

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2 Commenti

  1. Considerazioni interessanti, che però potrebbero essere smentite dai fatti.
    Ad esempio: la maggiore mobilità dei qb permette loro di avere un avanzo rispetto ai vecchi qb sul numero di colpi presi all’interno della tasca e al di qua della linea di scrimmage. In sostanza, eviterebbero, proprio con la mobilità, tanti più colpi dei qb di un tempo, molto più statici.
    La capacità di correre sviluppa l’abilità e le skills di attenuare gli effetti del ritorno dei difensori, chiudendo prima la corsa e non andando al contatto.
    Insomma corrono di più e corrono meglio, con attenzioni maggiori rispetto al passato. Fa una certa differenza essere meno targetizzabili dalle difese.
    Mettiamoci che le regole oggi sono molto più ferree contro i colpi gratuiti e in ritardo, per cui c’è maggiore protezione rispetto al ventennio 85′ / 2005.
    In realtà l’evoluzione del gioco sta portando tanti qb ad essere più preparati sia nel gioco di corsa che in quello aereo, per cui è più facile che quella intelligenza e capacità mentale, sia una predisposizione da allenare con accorgimenti e capacità di lettura immediate, che consentono di lanciare prima (meno in sicurezza sull’esito del lancio, ma molto più in sicurezza per l’incolumità)
    Quello che fa la differenza vera rispetto al passato è l’enorme incremento della velocità del gioco e di esecuzione, che porta i qb ad essere meno precisi e più bruciabili, ma forse più sicuri per la loro integrità fisica.
    Le corse dei qb non sembrano più traumatiche del passato ed è sempre uguale il rischio che i danni si verifichino per sack e contatti in situazioni di gioco identiche a prima.

  2. Obiezioni molto, molto interessanti. Ed è un piacere suscitare una discussione di così alto livello. È proprio questo il senso de “Io la penso così”.

    Ulteriori riflessioni:
    Credo che la mobilità non abbia diminuito i colpi che subiscono rispetto al passato, anzi. Darò un’occhiata se ci sono delle belle statistiche a riguardo nei prossimi giorni. Le regole sicuramente ne hanno ridotto parecchio l’incidenza. Su questo non ci piove.

    La velocità è aumentata rispetto agli anni 90 o i primi 2000 ma non ritengo così drasticamente nell’ultimo decennio (penso ai Brady, Brees, Manning per capirci).

    Aggiungo una carta alle tue osservazioni, per portare acqua al mio mulino (si fa per dire, stiamo riflettendo). Quando, al netto degli infortuni, diminuirà (perché diminuirà) la loro capacità di correre con efficacia, saranno subito rimpiazzati come accade ora con i RB? Ecco allora che torneremmo a una finestra più stretta per le squadre e carriere più corte per i quarterback, che possono sì affinare le loro capacità di lancio (non banale) ma perderanno il fascino delle corse.

    Mi rendo conto però che ragiono sul lungo periodo su un tema che invece potrebbe durare molto meno, visto che le “mode” di gioco passano in fretta.

    Grazie ancora per l’intervento

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