La nave naufraga (Carolina Panthers vs Tampa Bay Buccaneers 21-3)

La partita tra Tampa e Carolina vedeva opposte due squadre tutt’altro che in salute, con gli ospiti (record di 3-3) reduci da una inaspettata quanto giusta sconfitta a Pittsburgh e i padroni di casa (1-5) che in questo primo terzo di stagione hanno raccolto pochissimo, per poco potenziale tecnico del roster e per infortuni a raffica nei ruoli chiave (i QB Darnold, Mayfield e il rookie Corral non disponibili); come se non bastasse recentemente i Panthers hanno ceduto il ricevitore Anderson ai Cardinals e il forte (anche se spesso acciaccato) RB McCaffrey a San Francisco; i Buccaneers oltre alle assenze ormai “storiche” (Jones, Hicks) devono fare a meno del TE Brate e dei DB Carlton Davis e Sean Murpy-Bunting in un reparto già in difficoltà a contenere il gioco aereo degli avversari.

Il primo drive dei Bucs evidenzia gli ormai cronici problemi in attacco, anche se un lancio lungo di Brady viene droppato da Evans, ricezione che avrebbe quasi sicuramente portato il forte ricevitore in end zone e probabilmente cambiato la storia della partita; ma i “SE” non portano punti e rimane l’estrema difficoltà del team allenato da Todd Bowles di convertire i terzi down (a fine partita l’impietosa statistica di 2 conversioni su 12 tentativi!!); anche i Panthers non sono da meno e il primo quarto è un alternarsi di possessi e relativi punt dei due team; il QB backup della franchigia del North Carolina PJ Walker (ex USFL) dopo le naturali difficoltà iniziali, riesce a guidare i suoi fino ai limiti della red zone avversaria, dove un sack di Vita Vea trasforma un drive potenzialmente portatore di punti (almeno un FG) all’ennesimo punt.

Dopo un altro sterile possesso di Tampa la squadra del HC “ad interim” Steve Wilks riesce finalmente a rompere l’equilibrio e sull’asse Walker-Moore va in touchdwon per il provvisorio 7-0, punteggio su cui termina il primo tempo, veramente povero di emozioni e di qualità tecnica

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La ripresa purtroppo non si discosta molto dall’andamento dei primi due quarti, testimoni i 3 possessi consecutivi per parte conclusi con un punt, ma nel successivo possesso dei padroni di casa una corsa di Foreman di 60 yard porta i suoi in piena red zone, da dove l’altro RB Hubbard va in touchdown con una corsa di 17 yard (14-0) con la difesa dei Buccaneers in evidente difficoltà e che sembra non sapere cosa fare in campo. Brady, e con lui l’attacco, sembra scuotersi dal torpore e con l’aiuto delle ricezioni di Otton, Godwin, Gage e Evans si porta fino alle 8 yard difensive dei Panthers ma ancora una volta in questa stagione la red zone non è “comfort area” di Tampa e l’attacco coordinato da Byron Leftwich deve accontentarsi del FG di Succop che riesce a togliere l’indecoroso ZERO dallo score (14-3) con il quarto e ultimo quarto appena iniziato.

Ci sarebbe il tempo per cercare una improbabile rimonta ma le corse di Hubbard e Foreman aiutano Walker a capitalizzare il drive con la ricezione e touchdown del TE Tremble (21-3) Il successivo possesso dei Bucs è ancora sterile e Carolina può gestire l’orologio nella parte finale del match fino a portare il cronometro a zero e guadagnare (con pieno merito) una vittoria alla vigilia improbabile contro una franchigia ben più attrezzata dal punto di vista tecnico ma con evidenti problemi di motivazioni e di playbook, soprattutto in attacco.

I Panthers, pur essendo nettamente sfavoriti, hanno approfittato della confusione tra le fila dei Buccaneers (sia nei giocatori sia nel coaching staff) per conquistare la seconda vittoria stagionale con un roster privo di ben 3 QB e con le recenti cessioni di McCaffrey e Anderson; i rincalzi hanno onorato la presenza con Walker (16 su 22, 177 yard e 2 TD) che ha ben figurato in cabina di regia non facendo rimpiangere Mayfield; anche i due RB backup hanno reso concreto il gioco di corsa dei Panthers (Foreman 118 yard con la corsa decisiva di 60 yard e Hubbard con 63 yard e 1 TD) mentre tra i ricevitori merita una nota Moore con 7 ricezioni per 69 yard e 1 TD. Anche la linea offensiva ha concesso alla potenzialmente dominante difesa dei Bucs un solo sack.

Il reparte difensivo di Coach Wilks ha subito solo 46 yard su terreno con l’edge Burns (autore di 1 sack) il LB Thompson e i DB Jackson e Hartsfield in evidenza; nonostante le 276 yard subite su passaggio il backfield difensivo dei Panthers non ha concesso “big plays” a Bray & Co. nonostante le numerose stelle presenti nell’attacco della squadra della Florida. A Wilks il merito di aver motivato e guidato i suoi in una sfida virtualmente impari, ma lo sport premia sempre i più meritevoli, non i più forti sulla carta.

I Buccaneers sono stati esattamente l’opposto, mal guidati in sideline, confusionari e poco motivati in campo. Anche Brady non ha fatto eccezione (32 su 49 con 290 yard) non dando mai l’impressione di essere completamente calato nel match, lamentandosi ripetutamente con i suoi compagni per giocate non andate a buon fine e sembrando spaesato in down decisivi. La linea d’attacco, con le sue assenze tra infortuni e partenze, poteva essere una “scusa” per le brutte prestazioni dell’attacco ma ancora una volta ha ben protetto il QB pluricampione, concedendo un solo sack alla difesa di casa, anche se le cose cambiano radicalmente sul gioco di corse con centro e guardie che fanno estrema fatica ad aprire corsie per i RB. Fournette (8 corse per 19 yard) questa volta è caduto nella mediocrità diffusa della offense, con White (6 per 24 yard) a guidare il reparto ma senza spunti meriti di nota.

Sui lanci è andata un po meglio, anche se Godwin ed Evans hanno ricevuto la metà dei lanci a loro indirizzati (16 su 28 sia per imprecisione di Brady che per i ricevitori) con “Big Mike” colpevole di non aver ricevuto, a partita appena iniziata, il profondo lancio di Brady per un sicuro touchdown; Otton si sta ritagliando un posto come TE, dove si sente la mancanza di un playmaker dopo la partenza di Gronkowski e l’assenza per infortunio di Brate, con Rudolph che continua a essere praticamente nullo (1 ricezione per 8 yard)

La difesa subisce la mancanza di incisività dell’attacco, dovendo trascorrere molto tempo in campo e ha concesso circa 170 yard sia su corsa (un’enormità per una delle migliori difese nelle passate stagioni) che su passaggio. Nel front seven non c’è nessuno che possa dare continuità nella pass rush sui QB avversari (1 sack del DT Vea) e questo si traduce in un backfield difensivo che diventa permeabile ai lanci; se poi anche il duo dei LB White e David, potenzialmente N° 1 della NFL, concede più di 170 yard ai portatori di palla avversari non ci può aspettare nulla di buono; da notare che uno dei migliori difensori, la safety Winfield Jr, ha dovuto abbandonare anzitempo il terreno di gioco e la sua assenza potrebbe essere determinante nelle prossime sfide.

I Panthers, galvanizzati dal successo, nella prossima giornata faranno visita agli Atlanta Falcons in un match interdivisionale che potrebbe significare molto stante la crisi dei Bucs e dei Saints, alla vigilia pronosticati come contendenti alla testa della division; Coach Wilks ha saputo far quadrato davanti ai problemi di infortuni e alle cessioni, facendo affidamento su giocatori non di fama, ma con parecchia fame. Per Tampa si pensava che il punto più basso fosse la sconfitta di domenica scorsa a Pittsburgh ma la debacle contro Carolina ha evidenziato tutti i problemi della squadra.

In attacco sembra mancare, oltre al gioco, la motivazione e la collaborazione tra giocatori, elemento sempre pericoloso in un gioco di squadra, dove l’alchimia diventa più importante delle stelle schierate sul campo. Brady sembra incerto e non più padrone di un gioco che lo ha visto protagonista per più di vent’anni. Godwin dopo il rientro dal serio infortunio della scorsa stagione non ha ancora dimostrato di essere al 100% ed Evans non è più coinvolto completamente nel gioco aereo di cui è stato primo terminale nelle recenti stagioni, e quando viene chiamato commette errori (la ricezione per un sicuro touchdown) come quello del match odierno. Fournette fa quello che può ma la linea offensiva non da un grosso apporto, e non c’è un valido sostituto per dargli un cambio.

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Dei problemi della difesa abbiamo già detto, e le partenze in off season di Suh (DT) e Pierre-Paul (Edge) non sono mai state rimpiazzate, se non da backup non all’altezza degli ex titolari. Conviene che Bowles, Leftwich e compagnia si diano una bella svegliata, altrimenti la stagione dei Bucs sembra già segnata, nonostante la South division della NFC li veda ancora in testa, insieme ai Falcons (3-4) con Saints e Panthers a poca distanza (2-5)

Ma le prospettive di inizio stagione non erano sicuramente di battagliare per il primato della division con un record negativo, ma sicuramente di dimostrare di essere seri pretendenti a rappresentare la NFC al prossimo Super Bowl in Arizona; di questo passo la finale, e i playoff per arrivarci, i giocatori, i coach e i molti fan della franchigia della Florida la vedranno comodamente seduti sul divano di casa.

Le prossime sfide casalinghe contro i Ravens e i Rams, alla luce delle recenti prestazioni, sono quasi impossibili ma devono mostrare veramente se i Bucs riusciranno a risorgere dal fondo in cui sono e mettere le basi per giocarsi l’accesso alla post season oppure se diventeranno l’anticamera per il definitivo fallimento degli obiettivi stagionali e il molto probabile avvicendamento del coaching staff con i maggiori indiziati Bowles (HC) e Leftwich (OC).

GO BUCS!!

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Roberto Abelli

Tifoso Bucs dal 1984 Ex giocatore ed ora coach Appassionato di football NFL e NCAA

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