La posizione al Draft quanto incide sulla carriera a NFL?
Ogni anno al draft NFL si rinnovano le speranze di tutti noi tifosi. Pensiamo sempre che il giocatore preso al settimo giro da un college sconosciuto sarà il futuro campione destinato alla Hall of Fame che ci trascinerà alla vittoria del Super Bowl, ma sarà veramente così?
Il Draft incarna perfettamente il mito del Sogno Americano, in cui tutti hanno una chance: i giocatori possono sperare di entrare a far parte di una ristretta cerchia di eletti che si guadagna da vivere praticando lo sport che amano fin da bambini, le squadre di fondo classifica hanno modo di poter scegliere tra i migliori giocatori del college in cui riporre le loro speranze di riscatto, i tifosi possono sognare ad occhi aperti dopo una stagione magari costellata da cocenti delusioni.
In realtà, esattamente come il Sogno Americano, questo rappresenta più un mito che una chance concreta di poter in un solo colpo ribaltare il destino della propria franchigia. Naturalmente più si hanno pick a disposizione e maggiori sono le possibilità di successo, ma realisticamente, avendo le 7 scelte tradizionali, uscire dal draft con 4 giocatori titolari fin da week 1 rappresenta una sorta di miracolo. Per la NFLPA (l’associazione giocatori NFL) la carriera media di un giocatore è di 3,3 anni, quindi si capisce bene quanto sia difficile e impronosticabile una prolungata presenza nel roster di una squadra NFL.
Ancora più difficile è ricoprire un ruolo da starter in NFL, per cui in prima battuta si andrà ad analizzare nel dettaglio la suddivisione degli starter delle squadre NFL di due annate, la 2014 e la 2021, in funzione di quando sono stati presi al draft. L’annata 2021 è stata scelta in quanto l’ultima utilizzabile, mentre la 2014 per fare un confronto con un passato recente, ma si potrà vedere nel grafico allegato nel prossimo paragrafo come i valori rimarranno abbastanza costanti dal 2011 al 2021. Si precisa che sono stati considerati come starter i giocatori che hanno disputato da titolari almeno il 50% delle partite delle rispettive stagioni, con esclusione dei giocatori di special team, perché sarà pur vero che i kicker e i punter “are people too” ma non in questa statistica.
CLASSIFICAZIONE DEGLI STARTER IN FUNZIONE DEL ROUND DI SCELTA AL DRAFT
Le percentuali considerate sono quelle calcolate per singolo round e nel caso della percentuale cumulativa quella del round in questione più la somma dei precedenti.
Come si può notare dalla tabella soprastante, dalla colonna “Delta”, si evince che non vi sono grandissime differenze numeriche tra le due annate, con le maggiori differenze concentrate nel 3° giro, che ha trovato più spazio nei roster del 2021 e meno in quelli del 2014.
Il dato più interessante è sicuramente rappresentato dal fatto che i titolari di un roster siano rappresentati per quasi il 50% da giocatori scelti al primo e secondo giro, che su una media di circa 20 starter per squadra, ipotizzando le due canoniche scelte per anno concesse in quella posizione e la carriera media sopra citata, dovrebbe permettere di coprire solo 7 posti e non i 10 che la matematica ci suggerirebbe. Questo è naturalmente derivato dal fatto che la carriera media di un giocatore pari a 3,3 anni è dovuta non solo alla durezza del gioco, ma soprattutto alla tremenda competizione che ti fa uscire facilmente dal giro NFL per i più svariati motivi, perché chi non riesce a stare al passo è facilmente sostituito da una nuova infornata di talenti, o presunti tali, disponibili nel draft successivo. Nel 2022 sono stati scelti ben 262 giocatori a cui devono poi sommarsi tutti gli undrafted, e sono centinaia, che sono stati firmati per garantire le risorse necessarie alla gestione del training camp estivo e per trovare magari qualche diamante grezzo.
In numero assoluto gli undrafted titolari sono di poco inferiori alla somma di quelli del 5°, 6° e 7° giro (la differenza era invero meno pronunciata nel 2014 rispetto al 2021), ma è fondamentale considerare che sono almeno 3 volte quel numero di giocatori scelti, per cui è un numero “drogato” con un campione analizzato numericamente differente dai precedenti. L’unica osservazione che mi sento di evidenziare in merito è che la differenza di talento tra un undrafted e un quinto giro non è così netta rispetto a quelle riscontrabili tra giocatori di giri precedenti (ad esempio tra un primo giro e un quarto), per cui è più facile che siano poi le altre componenti (adattabilità alla vita professionistica, maturazione, impegno, ecc…) ad ampliare la differenza di carriere tra un giocatore undrafted e uno scelto negli ultimi giri.
Anche considerando il numero di partite giocate tra il 2010 e il 2014: i primi giri hanno giocato da starter il 67,5% delle partite, i secondi il 33,8%, i terzi il 36,3%, i quarti il 6,3%, i quinti il 4,4% a scendere (calcolandolo su un campione di 210 giocatori).
Come anticipato precedentemente si allega un grafico realizzato apposta per questo articolo da Andrea Casiraghi, un’autorità in materia di statistiche legate al football americano e continua fonte di ispirazione e confronto per me, in cui si vede per gli ultimi 11 anni il trend degli starter analizzato in funzione del round di selezione al draft; già ad un primo colpo d’occhio si evince come l’andamento si mantenga abbastanza costante e non si discosti dall’analisi sopra esposta.
CLASSIFICAZIONE PER SQUADRA DEGLI STARTER IN FUNZIONE DEL ROUND DI SCELTA AL DRAFT
Vediamo però come le percentuali sopra riportate si ripartiscono tra le singole squadre NFL del 2021 per capire i principali trend che li caratterizzano.
I colori verdi sono più intensi quanto più si discostano positivamente dalla media del dato, così come quelli rossi ma in senso negativo. Si premette che non sempre i giocatori considerati starter per una squadra sono stati scelti al draft da quella squadra.
Mediamente gli starter di una squadra sono 6 scelte del primo giro, 4 del secondo, 3 del terzo e meno di 2 dei giri rimanenti, con gli undrafted che contano invece mediamente 2,5 giocatori titolari.
La squadra che spicca per giocatori titolari scelti nei primi giri sono incredibilmente i New York Giants, con addirittura 19 elementi nei primi tre e di questi ben 16 selezionati al primo o al secondo giro. Questo dato dimostra come il draft non sia una scelta esatta e come queste promesse del college siano rimaste tali a giudicare dai risultati ottenuti dalla squadra in cui militano attualmente. Seguono, con l’81% a roster di starter selezionati nei primi tre giri i Pittsburgh Steelers, anche loro non particolarmente brillanti come risultati negli ultimi anni seppur siano ugualmente riusciti a conquistare un posto ai playoff. All’estremo opposto abbiamo i New England Patriots di Bill Belichick, che, con il 41%, dimostra come il Felpa non guardi in faccia a nessuno e giudichi i giocatori non dalle aspettative che generano al momento della scelta, ma dai loro rendimenti in campo.
Questi numeri confermano che, se da un lato essere scelto nei primi tre giri dà nettamente maggiori possibilità di diventare uno starter NFL, dall’altro l’ipotesi di formare una squadra in funzione della posizione di scelta al draft non dà alcuna garanzia di successo e anzi, avere un lineup composto principalmente da giocatori dei primi giri, è destinato probabilmente a generare problemi di salary cap nel medio periodo.
L’analisi di quanti starter sono stati scelti direttamente dalla squadra in cui militano, non sembra trovare corrispondenza con la propensione delle squadre ad essere più attive in free agency o al draft, come testimoniato dal fatto che i Packers, una delle squadre meno attive in offseason e che tende a costruire il roster al draft, e i Rams, che sono sempre una delle squadre più attive in free agency, hanno percentuali simili e prossime al valore medio della lega.
CLASSIFICAZIONE ALL PRO IN FUNZIONE DEL ROUND DI SCELTA AL DRAFT
Un altro dato interessante da considerare è la suddivisione dei giocatori All Pro in funzione del giro in cui sono stati selezionati al draft.
Nella parte sinistra della tabella vengono considerati i 189 giocatori differenti negli ultimi 11 anni e nella parte destra quelli della prima e seconda squadra ALL PRO del 2021.
Quando si considerano più anni naturalmente bisogna tener conto che sono stati conteggiati una volta sola i giocatori chiamati in più anni, Donald ad esempio è stato inserito nella prima squadra ALL PRO 7 volte e Bobby Wagner 6, altrimenti il totale sarebbe stato 306.
Se per gli starter servivano i scelti nei primi 3 giri a completare il 60% del campione analizzato, per gli ALL PRO bastano i primi due, a dimostrazione di come gli investimenti nei giocatori dei round più alti paghino statisticamente i migliori dividendi.
CONCLUSIONI
Tornando al quesito iniziale, quanto possiamo sperare che un giocatore scelto tra il 5° e il 7° giro possa diventare una superstar della nostra squadra del cuore?
Razionalmente pochissimo. A tutti piace sognare ma bisogna anche fare i conti con la dura realtà dei numeri, che ci confermano come siano i primi 3-4 giri quelli che normalmente permettono ad una squadra di aumentare le chance di schierare in campo un giocatore che possa fare la differenza.
Premesso che non esiste una ricetta univoca per la formazione di un roster vincente, come abbiamo visto con l’esempio precedente dei New York Giants, non è un’analisi statistica ad assicurarci il successo; la componente umana e le infinite variabili rendono questo sport ancora imprevedibile e, forse proprio per questo, magico e affascinante.
In linea di massima, a mio giudizio, non ci si può affidare solo al draft per la costruzione di una squadra, perché i numeri dimostrano chiaramente come, con l’utilizzo di solo questo approccio, le possibilità di successo sono esigue, senza considerare che scenderebbero ulteriormente se andassimo a inserire il parametro del ruolo dei giocatori, per cui uno dovrebbe anche avere la fortuna al draft trovare il talento che cerca e sperare pure di prenderlo nel ruolo desiderato. I Cincinnati Bengals nel recente passato hanno usato il draft come quasi esclusiva fonte di potenziamento del roster, ma, pur selezionando spesso abilmente i giocatori, non sono mai riusciti a chiudere il cerchio schierando un lineup forte in tutti i ruoli e capace di vincere in postseason. Nell’ultimo anno i risultati sono arrivati anche grazie alle due ultime campagne acquisti in free agency, che hanno portato naturalmente qualche bust, ma anche molti giocatori che si sono rivelati elementi chiave per far fare alla squadra un salto di qualità e di esperienza. Resta a mio avviso fondamentale quindi continuare a sperare di aggiungere 3 buoni giocatori al draft ogni anno e integrare il roster in free agency per colmare le need che non si sono riuscite a coprire con le pick del draft.
Sicuramente ci sono esempi di squadre che sacrificando le pick del draft sono riuscite a vincere, ma difficilmente questo è successo quando veniva ridotto drasticamente il numero di potenziali scelte; la discriminante è stata comunque la capacità di riuscire a scegliere bene pur non disponendo magari di una pick al primo giro (ogni riferimento ai Los Angeles Rams è assolutamente voluto).
Il draft resterà sempre uno dei momenti più affascinanti delle stagioni NFL, quello in cui tutti possiamo sognare, esattamente come quando compriamo un biglietto della lotteria: razionalmente sappiamo di avere poche chance, ma in fondo speriamo di essere noi, o nel caso specifico la nostra franchigia del cuore, l’eccezione che si sottrarrà a queste fredde statistiche, per cui non smettiamo di crederci!