NCAA Bowl 2021 preview – Rose Bowl
È iniziata la stagione dei Bowl NCAA (qui il calendario completo) e come tradizione pubblicheremo preview e review delle partite accorpandole visto l’alto numero in programma 🙂 Il preview del Rose Bowl tra Utah e Ohio State. Le partite trasmesse da ESPN o ABC sono visibili su ESPN Player.
INFO
Match: Utah Utes (10-3) – Ohio State Buckeyes (10-2)
Luogo: Rose Bowl; Pasadena, California.
Data e ora: Sabato 1 gennaio, ore 23.00 (italiane)
TV: ESPN
Dal: 1902
Conference Coinvolte: BIG10, PAC12
STORIA
La prima edizione del Rose Bowl, allora conosciuto come “Tournament East-West football game”, si disputò il 1 Gennaio del 1902 e diede origine alla tradizione dei New Years Bowl. Pensata per aiutare la raccolta fondi della Rose Parade, la sfida tra la Michigan di Ned Yost, a rappresentare l’East, e la sua ex Stanford, giocata al Tournament Park di Pasadena (il Rose Bowl Stadium arriverà qualche anno più tardi) si risolse in una tale massacro, un 49-0 senza appello in favore dei Wolverines, che fino al Washington-Brown del 1° Gennaio 1916 verrà organizzato di tutto in aiuto alla parata tranne che partite di football.
Grazie alla crescente popolarità della sfida nel 1922 verrà costruito quello che oggi conosciamo come Rose Bowl Stadium che fino al 1998 rimarrà lo stadio più capiente dell’intera nazione toccando il suo picco tra il 1972 ed il 1997 con 104. 954 posti a sedere ridotti successivamente agli attuali 92.000 che rappresentano comunque la capacità maggiore tra gli stadi che ospitano bowl Universitari. Il Rose Bowl è l’unico dei New Year Six Bowl a non essere ospitato in uno stadio NFL.
Nel primo trentennio sono state molte le partite che hanno coinvolto i migliori team ed i migliori coach della nazione: i Four Horseman di Knute Rockne e la Stanford di Pop Warner, i Tide del 1926 o la sfida del 1940 tra i Trojans di Howard Jones e i Vols di Bob Neyland sono solo alcune delle partite che hanno contribuito alla “grandezza” del Rose Bowl che in quegli anni ha messo a confronto per ben dieci volte team imbattuti.
Passato attraverso una moltitudine di accordi tra le varie conference e le loro denominazioni il Rose Bowl non ha mai rinnegato le sue origini restando una partita tra squadre della costa East opposte a quelle della West Coast. Con l’avvento della BCS era, dal 1998 al 2014, è stato “equiparato” agli altri BCS Bowl (relativamente alla selezione delle squade) ed è stato teatro per due volte della finale nazionale.
Nel 2002 la finale tra Nebraska e Georgia ha rappresentato la prima edizione del Rose Bowl dal 1946 in cui non si sono affrontate squadre della B1G e della PAC12. La finale nazionale del 2006 tra la Texas di Mack Brown e la USC di Pete Carroll viene considerata da molti la più bella partia di college football della storia.
L’edizione numero 100 del Rose Bowl, disputata il 1° Gennaio del 2014, ha visto la vittoria di Michigan State su Stanford per 24-20
Dal 2014, con l’avvento dei College Football Playoff, il Rose Bowl è diventato uno dei sei Bowl che a rotazione ospitano le semifinali del campionato nazionale. Nel 2018 la semifinale nazionale tra Georgia e Oklahoma, vinta dai Bulldogs, è stata il primo Rose Bowl finito all’overtime.
CURIOSITÀ
Nel 1942, per paura di un attacco Giapponese sulla West Coast, il Rose Bowl venne ospitato a Durham, Nort Carolina, nel campus dei Duke Blue Devils che giocarono e persero con Oregon State
PREVIEW
Due squadre che arrivano a giocarsi questo prestigioso Bowl con situazioni esattamente opposte: Ohio State da grande delusa per il mancato accesso ai playoff, Utah da campione della Pac 12 e per coronare una stagione storica.
Gli Utes, scioccati dalla tragica scomparsa di Aaron Lowe a soli 10 mesi di distanza da quella di Ty Jordan, avevano iniziato molto male e la loro stagione sembrava già compromessa dopo le prime tre partite (sconfitte contro BYU e San Diego State). Con l’inizio delle partite di conference, però, qualcosa si è acceso e la squadra di Kyle Whittingham, a parte l’inciampo contro Oregon State, non ha più perso partita e ha dato prova di essere squadra vera. Con la Pac 12 South ormai in tasca, Utah si è permessa di trattare malissimo Oregon nel doppio confronto (38-7 e 38-10) che gli ha visti portarsi a casa per la prima volta nella loro storia il titolo della Pac 12. Si può dire che la svolta per Utah è arrivata con l’ingresso in campo del QB Cameron Rising che, rilevando Charlie Brewer, ha fatto compiere il salto di qualità ad un attacco prima di allora sembrato molto indietro rispetto alla solita, granitica, difesa: l’ex QB di Texas ha concluso la stagione con 2279 yard, 18 touchdown e 5 intercetti. Ancora migliore rispetto a quella di Rising è stata la stagione di un altro transfer (da Cincinnati) il RB Tavion Thomas che ha concluso con 1041 yard su corsa e ben 20 (!!) touchdown. Tra i ricevitori i leader statistici sono i due TE Dalton Kincaid e Brant Kuith (7 e 6 TD rispettivamente), a dimostrazione della natura fisica e molto poco finesse di questa squadra. In termini di total offense e solo per quanto riguarda le partite di conference Utah ha guidato la Pac-12 per punti di media segnati a partita (37,2), touchdown totali (45) e passing efficiency (145,7). Per quanto riguarda la difesa non si può non parlare del lavoro sia di Whittingham che di Morgan Scalley, considerato uno dei migliori DC di tutta la nazione. Al sesto anno come play-caller, Scalley ha abbracciato in pieno la filosofia difensiva del suo capo: R.S.N.B. (relentless, smart, nasty, ballhawks) e, con 315,4 yard concesse, la difesa di Utah si piazza all’ottavo posto tra tutte le squadre delle Power 5. Dal 2011 (primo anno di Utah nella conference) di tutte le squadre provenienti dalla Pac 12 che hanno giocato il Rose Bowl, solo Washington nel 2018 si presentò con una difesa migliore. Il “generale sul campo” di Scalley è senza dubbio il LB Devin Lloyd (22 tackle for loss, 7 sack, 4 intercetti e 1 fumble recuperato), su di lui gli scout NFL hanno acceso un bel riflettore e basta osservarlo giocare qualche snap per capirne il motivo. Più recentemente, nel Pac 12 Championship game si è guadagnato un 93,3 grade in coverage da Pro Football Focus: il migliore dato fatto registrare da un LB in tutta la stagione. Ma il reparto degli Utes non è stato solo Lloyd: il LB Nephi Sewell (fratello di Penei) e il CB Clark Phillips (1 solo intercetto ma ben 12 passaggi deviati).
Le speranze per l’ennesima partecipazione ai playoff da parte di Ohio State sono rimaste in vita almeno fino alla sconfitta contro Michigan nel finale di stagione. La strada verso le redenzione per i Buckeyes era cominciata all’indomani della clamorosa sconfitta casalinga rimediata contro Oregon in Week 2: una rara partita in cui la squadra di Ryan Day era stata completamente superata dall’avversario in ogni aspetto del gioco. Da lì in poi il ruolino di marcia è stato impressionante, nonostante la “pochezza” degli avversari incontrati: 9 vittorie consecutive con una media di quasi 34 punti di scarto. La sfida contro Michigan non poteva arrivare in un momento migliore visto il trend di Ohio State e la vittoria contro la temibile Michigan State (56-7) aveva convinto tutti: OSU era la vera antagonista di Georgia in questa stagione. Ma i Buckeyes ancora una volta si sono scontrati con la fisicità dell’avversario (non dissimilmente a quanto avvenuto contro Oregon) e dopo più di due mesi i vecchi fantasmi sono riapparsi. Perdendo contro i Wolverines, non solo Ohio State ha dato l’addio all’ennesimo national championship ma hanno anche lanciato i rivali di sempre verso il titolo della Big Ten ed una partecipazione ai playoff insperata a inizio stagione. Il QB CJ Stroud, alla prima stagione da titolare indiscusso, è letteralmente esploso (3862 yard, 38 TD e 5 intercetti con un roboante 70,9% di passaggi completati) e, intorno a lui, hanno banchettato tutti i playmaker dei Buckeyes: il solito Chris Olave (13 touchdown), Garrett Wilson (12) e la rivelazione Jaxon Smith-Njigba (6). In difesa le certezze sono state decisamente inferiori, la sconfitta contro Oregon ha convinto Ryan Day ad apportare un notevole cambiamento in corso d’opera sia nello stile che nel play-calling e, fino alla partita contro Michigan, i difensori dei Buckeyes sono stati praticamente impeccabili. Le statistiche riflettono un po’ questo andamento incostante: Ohio State è 23esima per punti concessi (20,9) e 19esima come run–defense (118,5 yard concesse di media) ma si piazzano al 98esimo posto per quanto riguarda le yard concesse per “aria”(246,9).
Supponendo che l’attacco di Ohio State schieri tutte le sue armi, sarà difficile per gli Utes arginare i Buckeyes. L’accoppiamento non è favorevole a Utah, che ha un buon running game ma pecca di ricevitori in grado di cambiare la partita, contro una difesa che patisce più i passaggi delle corse (perlomeno questo è quanto ci dicono i freddi numeri). Se Cameron Rising sarà in grado di innalzare il livello del suo attacco gli Utes avranno una chance, posto che la difesa riesca a limitare le giocate di Stroud e compagni. Per Ohio State mi immagino un gameplan un po’ più semplice: l’obiettivo è scappare via il prima e più in fretta possibile in modo da costringere gli Utes a rimontare e, quindi, a discostarsi un po’ da quello che li ha portati fino al Rose Bowl (corsa e controllo del cronometro).
Per Las Vegas Ohio State è favorita di 6,5 punti, ma non credo che questa partita avrà vie di mezzo tali da rientrare nel range dello spread. In un senso o nell’altro.