Il Draft dei Cincinnati Bengals

Draft leggero e esplosivo quello dei Cincinnati Bengals, vi basti pensare che il giocatore più lento sulle 40, fatta eccezione ovviamente per il punter, è Jordan Battle con 4,55, sulla carta comunque più veloce di Tee Higgins; Taylor (HC), Tobin (GM) e compagnia si sono focalizzati sui difensori nei primi due giorni, per poi rafforzare la profondità di WR e RB, con un occhio particolare agli special team, durante il terzo e ultimo giorno. Nessun OL e TE hanno visto il loro nome chiamato dalla franchigia dell’Ohio e questo ha sollevato non poche perplessità tra esperti e tifosi, una strategia volta a fortificare alcuni ruoli chiave e a trascurarne altri, con un occhio particolare ai free agent 2024. I Bengals non draftano un OL forte dalla scelta di Zeitler nel 2012 e quest’anno non ci hanno neppure provato, nonostante sia stata la grossa criticità, complici anche diversi infortuni, che li tenuti lontani dal Lombardi Trophy nelle ultime due stagioni

  • Round 1, Pick 28 Myles Murphy, EDGE, Clemson
  • Round 2, Pick 60 DJ Turner, CB, Michigan
  • Round 3, Pick 95 (da KC) Jordan Battle, S, Alabama
  • Round 4, Pick 131 Charlie Jones, WR, Purdue
  • Round 5, Pick 163 Chase Brown, RB, Illinois
  • Round 6, Pick 206 Andrei Iosivas, WR, Princeton
  • Round 6, Pick 217 (da KC)* Brad Robbins, P, Michigan
  • Round 7, Pick 246 DJ Ivey, CB, Miami (FL)

Hanno rispettato le previsioni? Non proprio, per il secondo anno consecutivo hanno abbracciato sia al primo, che al terzo giro la filosofia del BPA (miglior giocatore disponibile) invece di focalizzarsi strettamente sulle necessità primarie. Tra chi sperava nel fatidico RT, e chi propendeva per un TE a rimpiazzare Hurst, o al limite un CB per scrivere la parola fine al capitolo Apple, come i Bengals hanno affrontato il primo giro non può che aver scaturito perplessità.

La chiave di volta principale per comprendere questo Draft è Jonah WIlliams, dopo 4 anni a LT, all’arrivo di Orlando Brown e reduce dall’opzione esercitata lo scorso anno, Williams, con la prospettiva di essere spostato a destra, ha chiesto la trade, business is business d’altra parte, e sappiamo tutti che diventare un RT è meno remunerativo di giocare a sinistra. I Bengals hanno mangiato la foglia, lo hanno messo sul trade block, chiedendo probabilmente un prezzo troppo alto, ma in fondo sapevano di avere il coltello dalla parte del manico e che alla fine non avrebbe avuto molte opzioni se non rimanere e giocare RT. In casi eccezionali, qualora fosse sceso un tackle appetibile, probabilmente avrebbero cambiato strategia, ma, come era prevedibile, i tackle buoni sono durati poco sulla board.

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Situazione opposta per la questione tight end, giocatori abbastanza validi nel ruolo erano disponibili, al primo, al secondo e al terzo giro, ma la strategia qui è stata chiara, uscito Dalton Kincaid alla 25 e altri 4 prima della 60, il valore dei rimasti non era sufficiente a giustificare la scelta e l’investimento, per cui, quella che era una need in una posizione secondaria verrà gestita il camp con della sana competizione. D’altronde, salvo poche squadre che ne fanno una pedina fondamentale, l’utilizzo del TE sta diventando secondario in molti playbook di questi nuovi guru offensivi, che li usano sempre più spesso solo come ricevitori aggiunti, oltre al non essere un target particolarmente cercato da Burrow.

Ed è così che senza pensarci troppo i Bengals chiamano Myles Murphy da Clemson, in una classe di DE abbastanza fornita ma senza elite, Taylor ha sottolineato che in nessuno scenario si aspettavano un tale talento potesse arrivare alla 28. Murphy è un grandissimo atleta, con dei massimali sui fondamentali notevoli, ha un ottimo potenziale ma è grezzo, dovrà affinare le tecniche da rusher e sembra più pronto come run stopper. Non gli sarà chiesto di iniziare come starter ma avrà il tempo di migliorare entrando in una rotazione già solida con Hendrickson, Hubbard e Ossai. Dai filmati sembra un Hubbard più atletico, vediamo se da quest’ultimo riuscirà ad acquisire anche l’intelligenza sul campo e la capacità di leggere l’azione. Sulla carta fisicamente è un mostro e potrebbe diventare il più forte dei quattro ma, come detto, in campo non ha reso quanto ci si potrebbe aspettare, e fare il salto di qualità tra i pro è tutt’altro che scontato.

Sono favorevole al draftare edge alti perché troppo spesso abbiamo visto buoni giocatori presi in mid-round (3-5) che hanno deluso le aspettative, troppo poco talento per riuscire a fare il salto di qualità; lo stesso Hubbard, un terzo, senza la comprensione del gioco citata sopra, difficilmente avrebbe mai fatto la differenza. Rimango con qualche riserva nei confronti di Murphy, l’investimento è alto per un giocatore grezzo, ma d’altra parte non si può aspettare di diventare scarsi per draftare un DE, non se il QB si chiama Joe Burrow.

Al secondo tutti più tranquilli arriva DJ Turner, CB da Michigan, 4.26 sulle 40, blazing speed direbbero al di là dell’oceano, leggermente undersize ma non teme il contatto fisico e se la cava bene anche a uomo, tasto dolente dell’attuale roster. Anarumo, il defensive coordinator, potrà aggiungere questa pedina alle sue cover, prevalentemente zone, e chissà, magari utilizzare Turner (usato prevalentemente esterno a Michigan) su slot particolarmente veloci, che hanno spesso messo in difficoltà Hilton sul profondo.

Se Turner andrà a rimpiazzare Awuzie esterno o Hilton nello slot ancora non è chiaro, ma anche questa è una pick orientata al futuro, come quella di Murphy, destinata a rimpiazzare giocatori verso la fine del secondo contratto (Hendrickson e Hubbard come DE; Awuzie e Hilton come CB).

I Bengals d’altra parte sono una squadra ristrutturata a partire da un roster che non aveva più nulla da dire all’arrivo di Zac Taylor nel 2019, la cui unica star era un AJ Green a fine carriera, e che ha puntato fortemente sul Draft per l’attacco (Burrow, Chase, Higgins) e sui veterani free agent per la difesa all’inizio, passando dal peggior record al Super Bowl in due anni; ora che questi fenomeni offensivi andranno adeguatamente remunerati (se si volessero tenere tutti e 3 100 milioni l’anno non bastano), la tendenza già dall’anno scorso al Draft si è invertita, nell’ottica di lasciar andare difensori talentuosi e rimpiazzarli con dei rookie.

Ed è proprio in questa visione che arriva la pick più discussa di questo Draft, Jordan Battle, safety di Alabama, 4 anni da titolare per Saban, paradossalmente il più discusso ma anche il giocatore che per primo potrebbe diventare titolare di questa classe, dovrà colmare il gap d’esperienza con Nick Scott, safety FA proveniente dai Rams, ma Battle ha dalla sua sicuramente il talento che un settimo giro come Scott non ha. Sarà affascinante vedere chi prevarrà tra il talento inesperto di Battle e la cattiveria, che l’ha fatto sopravvivere ritagliandogli un posto da titolare guadagnato dal basso, di Scott. Fondamentale sarà per entrambi trovare l’intesa con Dax Hill (FS prima scelta 2022) visto che probabilmente aumenterà la percentuale di snap in cover2; a prima vista Scott sembra meglio sul profondo e Battle più fisico sulla linea di scrimmage, ma entrambi non disdegnano tirare sonore mazzate, insomma ci sarà da divertirsi, d’altra parte uno si chiama Giordano Battaglia e l’altro Nick “the Brick” Scott… vedremo chi dei due si adatterà meglio al genio difensivo di Lou Anarumo.

Finalmente arriviamo sul terreno a me più congeniale, le 3 pick successive sono per l’attacco

Alla quarta arriva Charlie Jones, è il giocatore che più mi affascina di questo draft, il ricevitore ha già 24 anni, quasi sei piedi (un metro e ottanta) per 80 kg, insomma il minimo sindacale per non far storcere il naso ai vari recruiter, arriva da quattro anni di college in tre università diverse. Non avendo ricevuto nessuna borsa di studio per un college Power Five ha trascorso i primi due anni a Buffalo per poi spostarsi ad Iowa e avere una chance di giocare in Big Ben, dove il livello è più alto, ma non trovando troppo spazio come ricevitore nell’attacco di Iowa ha deciso di trasferirsi e trascorrere l’ultimo anno a Purdue, dove ha registrato statistiche eccezionali, primo in ricezione della nazione con 110, secondo per yard con 1361 e quinto in touchdown con 12.

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Non è il classico talento cristallino e predestinato che vive di rendita fino ad arrivare ai professionisti (come i 3 sopra), ma ha dovuto lavorare duramente anche solo per guadagnarsi il posto in college minori e ha raggiunto questi risultati grazie a un’estrema determinazione e tanto lavoro partendo da un recruit di sole due stelle.

Le oltre 1300 yard fatte registrare l’anno scorso e il 4,43 fatto registrare alla combine gli ha garantito una scelta alla fine del quarto round, impensabile prima della stagione a Purdue con il QB amico d’infanzia Aidan O’Connell, draftato dai Raiders. Seppur abbia giocato principalmente esterno nell’attacco di Purdue, e nonostante la notevole velocità mostrata nelle 40 yards, nei filmati si nota quanto le sue doti maggiori siano l’ottimo route running e l’efficacia nelle contested catch caratteristiche fondamentali per uno slot receiver in NFL.

All’estrema agilità si contrappone una leggera carenza dal punto di vista fisico che potrebbe, a mio parere, metterlo in difficoltà contro cornerback particolarmente aggressivi in press sulla linea di scrimmage e sulla sideline. Dunque intangibles eccellenti, buon livello atletico, l’interrogativo è sempre quello per un WR bianco: saranno sufficienti la comprensione del gioco e la determinazione per diventare efficace al massimo livello come i vari Cooper Kupp, Wes Welker, Julian Edelman o Hunter Renfrow, oppure, per rimanere in casa Bengals, avremo un altro Alex Erickson, buon ritornatore, ricevitore occasionale ma nulla di più? Eh già, dimenticavo, Jones è stato returner All-American ad Iowa con vari record in tasca per cui quanto meno lo vedremo in campo con la palla in mano abbastanza presto sui calci.

Ma al di là degli special che chance ha di giocare in attacco?

Beh, Zac Taylor ha dimostrato che i WR li sa scegliere, oltre a Chase e Higgins, due scommesse che possono essere considerate vinte a questo punto; e non dobbiamo dimenticarci chi è andato a Eastern Washington a visionare il già citato Kupp, scouting svolto con Taylor QB e McVay improvvisato DB… si vede che hanno visto fin troppo quella volta, ironia della sorte Kupp avrebbe poi deciso il Super Bowl proprio tra i due HC (quasi quanto le chiamate “artistiche” su Logan Wilson…. ma quella è un’altra storia…).

Tornando ai Bengals, nel 2022 è mancato un vero e proprio deep threat, come era stato Chase nel 2021 perché nel momento in cui hanno iniziato a raddoppiare il numero 1 chiaramente la sua produzione sul profondo è stata Inferiore ed è stato sviluppato e utilizzato come ricevitore più completo. Higgins è un ricevitore più classico molto fisico e molto efficiente tra le 10 e le 20 yard mentre Boyd è uno slot lento ma molto ma intelligente a trovare le soft zone e forte nelle contested Catch. Quello che mancava ai bengals era un giocatore veloce (che però non fosse Chase raddoppiato), sia per creare mismatch nel corto con cambi di direzione in mezzo al campo, che per essere una minaccia sul lungo. A mio modo di vedere il modo migliore di utilizzare Jones potrebbe essere proprio quello di schierarlo dallo stesso lato di Chase per creare dei concept volti a mettere in difficoltà la safety da quel lato (un concept è un una coppia di tracce che puntano a costringere il difensore a compiere una scelta). Ad esempio se si accosta una traccia lunga a una hook o una in o out la safety dovrà decidere se raddoppiare Chase che cambia direzione oppure aiutare lo slot corner su Jones sul lungo o viceversa. Inoltre Jones potrebbe essere utilizzato sulle drag o sulle crosser, tracce corte che puntano a tagliare il campo davanti ai linebacker, per cui serve una grande accelerazione di cui boyd non è dotato, l’uso che Brady faceva di Edelman, per capirci. Non dimentichiamo inoltre che i bengals l’anno scorso hanno sviluppato un PlayBook quick pass, e probabilmente non hanno scelto un TE, le cui tracce ci mettono più tempo a svilupparsi, anche per questo; quindi non è da escludere l’utilizzo di quattro ricevitori frequentemente, questo obbliga gli avversari a schierare il quarto cornerback o una safety su un giocatore come Jones che comunque ha molta esperienza e velocità. Perché faticare a servire il tuo primo WR contro il CB1 avversario quando puoi servire un bel ricevitorino tecnico e rapido contro uno special teamer avversario? Senza dimenticare che gli infortuni purtroppo esistono, l’anno scorso i 3 WR hanno saltato delle partite e Jones può giocare da X, Y e Z, offrendo un contributo maggiore di Irwin.

In ultimo Bisogna considerare che spesso i Bengals affrontano difese che propendono per giocare Zone e che non vogliono rischiare di giocare uno contro uno contro Higgins e Boyd, quindi era fondamentale trovare un giocatore intelligente in grado di comprendere bene il PlayBook fatto di optional routes in modo da attaccare le soft zone, ovvero i punti deboli dalla difesa a zona utilizzata per quello specifico gioco. Rispetto al college dove spesso ha affrontato man-to-man CB usciti molto presto quest’anno con ottimi risultati come Whiterspoon di Illinois e umiliando Porter di Penn State, che per la disperazione è stato spostato dall’altra parte nel terzo quarto, i Bengals beneficeranno più della sua capacità di comprendere e infilarsi nei punti deboli della difesa a zona avversaria, in modo simile a come usavano il TE quest’anno.

Ci sono stati i paragoni con Cooper Kupp per la agilità nel correre le tracce e la determinazione sulle ricezioni contestate e Edelman per la cattiveria agonistica, tuttavia bisognerà vedere se Jones riuscirà a convertire queste doti anche al livello successivo e non diventerà un nuovo Alex Erickson troppo poco fisico per diventare efficace in NFL e stare alla larga dagli infortuni.

Chase Brown, RB da Illinois alla quinta capita a fagiolo, anche lui 4,43 e undersize, ma dotato di un cambio di direzione secco impressionante; non è il bulldozer classico che come singleback sfonda vecchio-stile, ma è più congeniale giocando in shotgun, su delay, counter… e se arriva in campo aperto diventa il più pericoloso dei RB a roster. Si aggiunge a Mixon veterano e 2 giovani: Evans e Williams. Storia familiare toccante, di quelle che agli americani piace tanto raccontare, è gemello della safety degli Eagles Sidney, con cui ha condiviso tutta la carriera, anche a Illinois. Un guerriero in campo, e in allenamento contro il fratello, arriva da una stagione tra i leading rusher in FBS. Non un RB da sfondamento, ma di quelli estremamente agile che scompaiono e attendono il buco, più adatto allo stile di gioco moderno, è molto diverso da Perine che andrà a sostituire.

Alla sesta è arrivato Andrei Iosivas, WR hawaiano da Princeton, discorso opposto rispetto a Jones: alto, fisico e veloce, (terzo consecutivo da 4,43) con un gran potenziale, ma con un route tree limitato, un footwork rudimentale e un’esperienza in Ivy League con un livello molto lontano dai pro, sembra orientato agli special teams almeno per il primo anno. Una scommessa come WR che potrebbe scalzare Stanley Morgan dal roster, a mio parere un WR come Morgan che non riceve non ha senso di rimanere tra i 53. Jones invece è l’ugrade a Trent Taylor, ritornatore con possibilità di far bene come slot; Irwin completa il parco ricevitori, special teamer che si è fatto trovare pronto l’anno scorso con gli infortuni ai titolari, 4 TD lo scorso anno subentrato agli infortunati.

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Scendendo di 3 pick alla terza si è aggiunta una sesta scelta, usata per un punter, Brad Robbins da Michigan, non una gamba bionica, ma tanta precisione e hang-time, oltre a dei baffi che sono tutti un programma.

Completa la classe DJ Ivey, DB da Miami, carne da macello per gli special con il sogno di poter ribaltare i pronostici e diventare un vero DB tra i professionisti, come abbiamo già raccontato per Nick Scott.

“Draft leggero e esplosivo” è anche il titolo dell’ultima puntata del nostro ROARCAST!

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