Il Black Monday e le panchine saltate in NFL

10 gennaio 2022: il lunedì nero del football NFL, un pò come quello della Borsa.

Come solitamente accade alla fine della stagione regolare i licenziamenti del caso non si fanno attendere, ma la giornata di ieri è stata un susseguirsi di colpi di scena alquanto eclatanti. I cambi di gestione colpiscono in sequenza i Denver Broncos, i Minnesota Vikings, i Chicago Bears e i Miami Dolphins.

Riassumiamo quanto accaduto:

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Le strade di Broncos e Fangio si separano 

Ci sono volute tre stagioni con altrettanti record perdenti che complessivamente portano ad un 19-30 per far si che il matrimonio tra l’ex guru difensivo dei Bears e il team del Colorado finisse. Vic Fangio aveva convinto i Broncos a puntare su di lui dopo l’exploit del 2018, quello che lo ha visto protagonista assoluto alla guida di una delle difese più devastanti degli ultimi anni. Di fatto quella dei Bears campioni NFC North che ha poi ispirato il successo dei Patriots al Super Bowl contro i Rams.

Per dircela tutta, Matt Nagy deve il premio di miglior allenatore dell’anno 2018 NFL solo ed esclusivamente all’operato di Vic Fangio, all’epoca suo assistente.

I Broncos non raggiungono i playoff da sei anni, dal trionfo nel 50° Super Bowl datato 7 febbraio 2016. Kubiak ha proseguito l’anno dopo chiudendo con un 9-7 positivo, ma non abbastanza per staccare il ticket per le eliminatorie. Da lì due stagioni sotto la guida di Vance Joseph per poi arrivare a Fangio.

Il licenziamento del capo allenatore è arrivato con un giorno di anticipo sul black monday dal momento in cui i Broncos hanno giocato e perso per 28-24 la loro ultima partita contro i Chiefs sabato notte.

Nel 2019 Fangio meritava la promozione a head coach per il modo encomiabile in cui ha svolto le sue mansioni in NFL, ma a conti fatti la sua propensione innata alla difesa, sommata alle problematiche che si legano alla ricostruzione dei Broncos, non gli hanno permesso di spiccare come sperato. Per lui, ora, si aprono scenari interessantissimi poichè a diverse squadre della lega serve un defensive coordinator con le qualità di Fangio. A Chicago, soprattutto, si spera in un ritorno di fiamma.

I Dolphins mandano via Flores dopo tre anni

Questa è una notizia rumorosa, di quelle che fanno il botto. Brian Flores non è più il capo allenatore dei Miami Dolphins e con grande sorpresa si ritrova disoccupato!

Ma non passerà molto tempo prima che il nome di Flores torni a sedere su una panchina della National Football League. Almeno, queste sono le proiezioni.

Tre stagioni al limite dell’indecifrabile, dove un 10-6 nel 2020 non è risultato sufficiente per ritornare ai playoff e dove una partenza disastrosa come quella della stagione in corso era stata rimediata portando i Dolphins di Flores a trovare ritmo e solidità. Apparentemente non considerata appropriata da parte di Stephen Ross, il quale ha deciso di cambiare direzione.

Lo stesso Ross si è detto non soddisfatto del lavoro di Flores, il quale dalla sua parte ha diverse attenuanti se vogliamo. Secondo il proprietario dei Dolphins, le dinamiche chiave della sua organizzazioni non funzionavano così come gestite e quindi un cambiamento era necessario per migliorare.

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Flores era partito da un 5-11 nel 2019, migliorato in modo esponenziale con il 10-6 dello scorso anno che qualche dissapore ha lasciato nelle bocche dei Fins, infine il 9-8 della stagione corrente: la stessa in cui Flores era partito 1-7 per poi soverchiare con grande forza i destini di Miami.

La scelta di Ross è alquanto discutibile e tutti gli approfondimenti del caso seguiranno sui canali di Huddle Magazine.

I Vikings licenziano Mike Zimmer e Rick Spielman

Quando in una società saltano capo allenatore e general manager, significa che la bomba è esplosa e l’onda d’urto è pronta a colpire.

Mike Zimmer sedeva sulla panchina dei Vikes dal 2014: otto stagioni di football con due titoli divisionali e tre apparizioni ai playoff, una delle quali ha visto Minnesota raggiungere il famigerato conference championship perso contro gli Eagles poi campioni. Zimmer è arrivato ad un solo passo da quel Super Bowl che fa dannare gli spiriti vichinghi.

Un’avventura fatta di alti e bassi, di successi importanti ma anche di delusioni cocenti. Quello che sappiamo con certezza è che Zimmer non è mai piaciuto più di tanto alla sua gente sebbene abbia un ruolino di marcia difficilmente disdegnabile. Infatti il nativo di Peoria, IL, vanta 72 vittorie, 56 sconfitte e 1 pareggio da capo allenatore. Tuttavia Zimmer aveva perso la fiducia non solo dei suoi tifosi, ma anche quella della sua squadra e i risultati in quest’ultimo anno di football si sono visti in modo chiaro e limpido.

Rick Spielman, executive di lunga data in NFL, era a Minnesota dal lontano 2006. Anno in cui diventava Vice president of player personnel fino al 2011, per poi guadagnarsi la promozione a GM nel 2012. Proprio lui aveva scelto Mike Zimmer per rimpiazzare Leslie Frazier.

L’eredità di Zimmer e Spielman è forse la più importante di quelle lasciate al “prossimo”. I Vikings hanno tutte le loro pick al draft, uno degli attacchi più potenti nella lega, uno stadio nuovo e molto futuro davanti a loro. Il solo problema, porta il nome di Kirk Cousins e l’onere pesantissimo del suo contratto.

I Chicago Bears licenziano Matt Nagy e Ryan Pace

Brindano gli orsi!

Chicago cambia faccia e lo fa con un anno di ritardo rispetto alle aspettative. La famiglia McCaskey interviene con una mossa che fa saltare il banco perchè è cosa più che rara veder licenziare sia l’allenatore, sia il general manager in un colpo solo. Specie se si considerano le dinamiche antiche e non del tutto al passo con i tempi di una società centenaria gestita da una proprietaria novantanovenne.

Le preghiere dei tifosi trovano risposte: salta Nagy, che come spiegato nel trafiletto dedicato a Fangio aveva trovato la sola stagione positiva in quel 2018 che però deve il suo successo al defensive coordinator che aveva agito in sordina nei panni di un ghost producer arricchendo la credibilità di un giovane allenatore esordiente. Via Fangio, i Bears hanno navigato sotto Nagy in due anni di assoluta mediocrità prima di crollare inesorabilmente nel 2021.

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Lo scorso anno Nagy si era salvato raggiungendo i playoff prima di fare una pessima figura in casa dei Saints e sul banco degli imputati era finito Chuck Pagano, colui che poi ha pagato il prezzo dell’arroganza di Nagy.

Per Nagy 65 partite a capo dei Bears: 34 vittorie, 31 sconfitte. Attenzione però, perchè la maggior parte delle vittorie è arrivata contro squadre sotto lo .500 come la maggior parte delle sconfitte è giunta per mano di team sopra lo 0.500.

Tradotto in italiano, Nagy è sopravvissuto vincendo contro i deboli e perdendo contro i forti. Cosa che a Chicago era del tutto chiara, ma forse non del tutto chiara ai dirigenti.

La notizia ancor più importante però, riguarda Ryan Pace. Perchè se per Nagy il destino sembrava segnato già ad inizio stagione, per Pace non si può dire lo stesso. Pace ha fatto di tutto e di più nella Windy City: dallo sciagurato e folle affare di mercato con i 49ers per la sanguinosissima trade di Mitchell Trubisky, alle innumerevoli scelte cedute nei draft, ai contratti spesso senza senso elargiti con troppa leggerezza e che ostacoleranno in ogni modo la ricostruzione della squadra. A Pace non è bastata la scelta della redenzione, quella di Justin Fields, per mantenere al caldo la sua poltrona.

A differenza di quanto accade ai rivali di Minneapolis, Chicago non ha scelte al draft e allo stesso tempo avrà il salary cap stretto come un cappio intorno al collo. Dunque chi arriva dopo parte da una situazione di svantaggio importante perchè rimediare ai danni di Pace è impresa ardua. Però Chicago è il mercato più importante di quelli rimasti liberi in NFL e l’idea di poter coprire alte cariche per la storica casata della Halas Hall potrebbe rivelarsi uno scenario più appetibile rispetto a molti altri.

I Bears si separano da HC e da GM, ma non dal loro presidente: Ted Phillips.

A Phillips verranno di fatto affidate le sole mansioni riguardanti gli aspetti economici della squadra (punto di forza assoluta dei Bears che non fanno che incrementare i loro profitti di anno in anno a prescindere dai risultati), oltre alle responsabilità sulle manovre di costruzione del nuovo stadio di Arlington Heights che porterà i Bears lontano dal Soldier Field.

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Alex Cavatton

@AlexCavatton sport addicted dal 1986. Amministratore di Chicago Bears Italia. Penna di Huddle Magazine dal 2018. Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio. Autore dei progetti editoriali: Chicago Sunday, Winners Out, RaptorsMania, Siamo di Sesto San Giovanni, Prima dello snap. Disponibili su Amazon

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