It’s QB time, i migliori e peggiori quarterback del Divisional Round

E’ stato un Divisional Round perfetto per Aaron Rodgers, che ora affronterà Tom Brady per la prima volta ai playoff in quello che si prospetta un confronto storico. Impeccabile anche Patrick Mahomes fino al momento dell’infortunio, ma nonostante qualche rischio di troppo, Chad Henne è riuscito a tenere in vita i Chiefs. Epilogo amaro invece per Drew Brees, autore di tre intercetti nella sua probabile ultima partita in NFL.

I MIGLIORI DEI DIVISIONAL

Il migliore della settimana
Aaron Rodgers, Green Bay Packers
(23-36, 296 yds, 2 TD, 0 INT, 92.1 QBR)

Quella condotta da Matt LaFleur contro i Rams è stata una partita da manuale, con l’attacco dei Packers che è riuscito a mettere in difficoltà la solida difesa di Los Angeles sia nel passing che nel running game. La linea offensiva di Green Bay ha svolto un ottimo lavoro nel lasciare la tasca pulita ad Aaron Rodgers, il quale sfruttando quick passes e l’abilità della coppia Adams-Lazard nel creare separazione dai propri marcatori è riuscito a muovere le catene con molta costanza. Un aspetto chiave del gameplan di Matt LaFleur è stato anche l’aggressivo utilizzo del running game, nel quale sono stati impiegati tutti e tre gli esponenti del backfield (Aaron Jones, Jamaal Williams ed AJ Dillon). Con i Rams capaci di limitare le big plays dei Packers, l’attacco di Green Bay ha messo in atto un piano offensivo molto efficace nel range medio-corto, costituito da passaggi rapidi per sfruttare le doti after the catch dei ricevitori ed un running game martellante, capace di produrre 188 yard con 5.2 yard per portata. Aaron Rodgers è stato ancora una volta eccellente nell’estendere i drive e tenere in vita le giocate, grazie ad un arm talent poetico. Green Bay sembra aver raggiunto l’equilibrio perfetto dal punto di vista offensivo: l’utilizzo di numerose motion e shift, affiancato ad un solido running game, permette alla squadra di LeFleur di lasciare pochissimi punti di riferimento, esponendo le debolezze del reparto difensivo avversario. Nell’AFC Championship Game i Green Bay Packers affronteranno tra le mura amiche i Tampa Bay Buccaneers, in quello che sarà il primo confronto ai playoff tra Aaron Rodgers e Tom Brady. In questa stagione proprio i Buccaneers si sono rivelati l’unica franchigia ed esser riuscita a mettere totalmente alle corde i Packers, in week 6 infatti Tampa Bay neutralizzò il running game avversario ed impose il proprio sfruttando le difficoltà di Green Bay nell’arginare le corse. Tuttavia dalla week 6, i Packers sono maturati in modo esponenziale.

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Tom Brady, Tampa Bay Buccaneers
(18-33, 199 yds, 2 TD, 0 INT, 1 rush TD, 75.7 QBR)

Il reparto difensivo ha giocato un ruolo chiave nella vittoria di Tampa Bay su New Orleans, ma Tom Brady, contro l’ostica difesa dei Saints, ha condotto l’attacco senza sbavature, concludendo la sua prova senza commettere turnover. La difesa di Todd Bowles ha sfruttato alla perfezione i limiti di Drew Brees e dell’attacco dei Saints per mettere a referto quattro turnover totali, aspetto che ha di fatto indirizzato il match verso gli ospiti. Al grande lavoro della difesa, in grado di consegnare il match tra le mani di Tom Brady, il veterano ha risposto con una produzione letale nella red zone, indirizzando due touchdown a Mike Evans e Leonard Fournette prima di chiudere con un QB sneak nella end zone. Con i Buccaneers ad una sola vittoria dal diventare la prima franchigia nella storia della NFL a giocare un Super Bowl in casa, emerge quella che è stata la competenza del front office nel circondare di talento un quarterback che, nonostante sia ancora prolifico, non ha più chiaramente i mezzi fisici sui quali poteva contare nelle passate stagioni. I Buccaneers per vincere non hanno bisogno di affidarsi totalmente alle mani di Brady e sperare che tenga testa all’attacco avversario, ma l’efficienza del running game e la solidità difensiva chiudono il quadro di un roster raro per completezza. Tampa Bay ora volerà a Lambeau Field per affrontare i Green Bay Packers. Il match tra le due forze della NFC si prospetta molto interessante dal punto di vista tattico, soprattutto dopo il confronto di week 6 che ha visto Tampa Bay annichilire la franchigia del Wisconsin.

Patrick Mahomes, Kansas City Chiefs
(21-30, 255 yds, 1 TD, 0 INT, 1 rush TD, 75.8 QBR)

Il playcalling di Andy Reid ha salvato i Kansas City Chiefs da quello che poteva essere un epilogo molto sfortunato. Dopo un avvio di partita roboante da parte di Patrick Mahomes, il quarterback ha subito un infortunio al piede che lo ha limitato nel secondo quarto, infortunio al quale si è aggiunto un colpo alla testa provocato da un impatto con il terreno che ha costretto Mahomes ad abbandonare il campo per una presunta commozione cerebrale. Con Clyde Edwards-Helaire ai box a causa infortunio, i Chiefs si sono dovuti affidare pesantemente al passing game, aspetto del gioco che ha fruttato ottimi risultati nella prima metà di gara grazie ai creativi play design di Eric Bienemy e Mike Kafka, oltre alle già note doti di Tyreek Hill, Travis Kelce e Mecole Hardman nel creare separazione dai propri marcatori. A causa dell’infortunio di Mahomes, è toccato al backup Chad Henne concludere il match contro i Browns. Nonostante un intercetto che sarebbe potuto pesare come un macigno, Henne, guidato da Andy Reid, ha guadagnato due primi down fondamentali negli ultimi minuti della partita, primi down che hanno aiutato i Chiefs a congelare il punteggio finale e staccare un biglietto per l’AFC Championship Game. Se Patrick Mahomes dovesse essere costretto a saltare la finale di Conference, toccherà al 35enne Chad Henne guidare l’attacco di Kansas City contro i Buffalo Bills.

I PEGGIORI DEI DIVISIONAL

Il peggiore della settimana
Drew Brees, New Orleans Saints
(19-34, 134 yds, 1 TD, 3 INT, 31.7 QBR)

Non si hanno ancora conferme ufficiali, ma quella disputata domenica contro i Tampa Bay Buccaneers, potrebbe rappresentare l’ultima apparizione di Drew Brees su un campo da football. Per il quarterback texano ed i Saints la conclusione del ciclo è arrivata nel modo più crudo immaginabile. Drew Brees è apparso ancora una volta molto limitato nella potenza dei suoi lanci e decisamente fuori ritmo, aspetti che la difesa dei Tampa Bay Buccaneers ha sfruttato mettendo a referto tre intercetti. In una corsa che poteva assomigliare a quella fatta da Peyton Manning nel 2015, ormai agli sgoccioli della propria carriera ma circondato da grande talento, il potenziale offensivo a disposizione di Drew Brees non era sufficiente per poter permettere a New Orleans di competere con le altre forze della NFC. Con Michael Thomas ed Alvin Kamara come unici esponenti offensivi di spicco, a causa anche dell’assenza di Latavius Murray, il talento offensivo a disposizione di Brees era di gran lunga inferiore a quello posseduto da Tom Brady, circondato da cinque ottimi ricevitori e due solidi running back. L’epilogo di questa stagione porterà molto probabilmente ad un esodo significativo nel corso della offseason di New Orleans. Si chiude dunque un ciclo in Louisiana, ma nonostante il rammarico per l’uscita anticipata, Drew Brees avrà con ogni probabilità avrà alla prima occasione utile un posto nella Hall of Fame di Canton.

Lamar Jackson, Baltimore Ravens
(14-24, 162 yds, 0 TD, 1 INT, 55.7 QBR)

La prova negativa dei Ravens nel match contro i Bills si estende ben oltre la figura di Lamar Jackson e comprende l’intero reparto offensivo di Baltimore. Nella partita contro i Bills la linea offensiva di Baltimore ha condotto una prova mediocre, una prestazione che ha lasciato al quarterback pochissimo tempo per lanciare, costringendo spesso l’MVP a dover evitare un’orda di difensori in tasche collassate. La povertà di creatività del passing game architettato da Greg Roman inoltre non ha sicuramente giovato all’attacco dei Ravens, divenuto sempre più prevedibile vista la riproposizione continua degli stessi concetti e tracce richieste ai ricevitori. Infine un altro grande neo del passing game di Baltimore è rappresentato dalla povertà del corpo ricevitori, nel quale uno speedster di piccola taglia come Marquise Brown è chiamato a giocare da wide receiver primario, in gruppo che non contiene un vero “X receiver” fisico in grado di saper trovare separazione costante grazie ad un route tree ampio. Le colpe della disfatta offensiva di Baltimore dunque, vanno oltre la figura di Lamar Jackson, il quale non è comunque mai riuscito a rappresentare una minaccia per la difesa dei Buffalo Bills. Con un roster che si trova a pochi passi da poter competere per un Super Bowl, i Baltimore Ravens dovranno mettere in atto aggiustamenti al passing game ed alla sezione offensiva del roster al fine di poter intraprendere una seria corsa al Lombardi Trophy nel 2021.

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*Abbiamo deciso di utilizzare il QBR di ESPN al posto del rating NFL perchè più aderente al gioco attuale.

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