Profondo Roster: Washington Football Team

Per descrivere l’offseason 2020 del Washington Football Team ci vorrebbe un libro intero, i cui primi capitoli sarebbero dedicati alla clamorosa marcia indietro del padre padrone Daniel Snyder riguardo il nome della franchigia. Nel 2013 Snyder disse chiaro e tondo che mai avrebbe cambiato il nome Redskins, giudicato da molte parti offensivo nei confronti dei nativi americani poi, nel luglio di quest’anno, dopo che numerosi e potenti sponsor si sono opportunisticamente schierati a favore della eliminazione del nickname, minacciando di “tagliare i fondi” al team della capitale, Snyder è tornato sui suoi passi, cancellato Redskins e creato il Washington Football Team.

Quindi nei capitoli successivi si parlerebbe delle accuse di molestie, sia fisiche che verbali, nonchè di un ambiente pesantemente penalizzante per le donne, fatte da alcune impiegate del team e da due giornaliste contro lo stesso Snyder e membri dello staff, che hanno portato la NFL ed il club stesso ad aprire due indagini separate.

Come non bastasse, al nuovo head coach Ron Rivera è stato diagnosticato a fine agosto un carcinoma. Negli ultimi capitoli però ci sarebbe un lieto fine, con un nuovo corso all’interno della struttura della franchigia che ha ingaggiato una famosa giornalista, Julie Donaldson in qualità di vice presidente dei rapporti con i media e commentatrice dei match di Washington, l’esito positivo del trattamento cui è stato sottoposto Rivera, ed il clamoroso ritorno in campo del quarterback Alex Smith, che nel 2018 a seguito di un terribile infortunio patito contro Houston, ha addirittura rischiato la vita.

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OFFENSE

Sulla carta doveva essere l’anno di Dwayne Haskins prima scelta nel draft 2019, quarterback che aveva sì faticato nel primo anno da professionista, ma anche dato segnali incoraggianti. Invece dopo 4 partite l’ex Ohio State è stato fatto accomodare in panchina senza tanti complimenti ed al suo posto è stato schierato Kyle Allen, reduce da un anno con Carolina naturalmente sotto coach Rivera, prima che la dirigenza dei Panthers desse il benservito al capo allenatore all’inizio di dicembre del 2019. Onestamente nelle quattro gare giocate Haskins non era andato male: 61% di completi, 939 yards con quattro touchdown e tre intercetti ma la vicenda presenta numerosi lati oscuri, fra le accuse ad Haskins di non essere esattamente un uomo squadra e quelle al coaching staff di aver considerato, sin dal primo giorno, l’ex Ohio State un indesiderato scelto da un altro coaching staff e in più non adatto agli schemi di attacco.

Anche la spiegazione che diede Rivera cioè che il calendario fosse favorevole e che Allen conoscesse il sistema di gioco meglio di Haskins, anche per colpa della strana preseason dovuta alla pandemia, onestamente fu poco credibile.

Allen ha giocato discretamente per un paio di gare poi, contro i Giants, ha subito un infortunio molto serio alla caviglia e a quel punto è subentrato l’uomo del miracolo, Alex Smith, la cui storia recente va, credo, raccontata anche se per sommi capi. Il 18 novembre 2018 Smith subisce un terrificante infortunio alla gamba destra durane un match contro i Texans. Dopo una operazione non facile la gamba del quarterback viene colpita da una gravissima infezione che non solo mette in pericolo l’arto ma persino la vita di Smith. Dopo 17 operazioni invece Smith non solo torna a camminare ma con una determinazione sensazionale riprende pure a giocare a football. E l’undici di ottobre l’ex Utah subentra ad Allen per quello che probabilmente non è solo il “comeback dell’anno” ma il “comeback del decennio” in NFL. 

E nelle ultime tre partite giocare da titolare, Smith ha trascinato Washington a due successi, facendo rientrare il team nella lotta per i playoff all’interno della, per altro debolissima, NFC East. Intendiamoci, Smith non è stato certamente perfetto: dopo aver subito tre intercetti nella gara con i Giants, ne ha patiti altri due contro Dallas e Cincinnati, gare in cui ha lanciato per appena 166 e 149 yard, ma il suo rating è stato sempre discreto ed in questo momento è, probabilmente, il regista che assicura le maggiori chance di vittoria alla compagine borgogna e oro.

Fra i ricevitori il pericolo pubblico numero 1 è sicuramente Terry McLaurin, anche lui prodotto da Ohio State ma con un rendimento ed un atteggiamento fra i pro decisamente diverso da quello di Haskins: 69 ricezioni per 963 yards e tre mete sono il bottino del numero 17 che ne fanno il quinto della NFL per yard ricevute. Oltre a McLaurin, il parco ricevitori di Washington è formato da Isaiah Wright, Cam Sims e Steven Sims, atleti tutti fra i 23 e i 24 anni che hanno fin qui offerto un discreto contributo ma nulla più.

Del trio, Cam Sims è il ricevitore più affidabile sul profondo, come testimoniamo le 18,8 yard di media per ricezione. In mezzo a tutti questi “ragazzini” c’è la presenza dell’esperto Dontrelle Inman, al suo quarto team in tre anni, che comunque, con 18 ricezioni, ha fatto la sua parte.

In un passing game non certo esplosivo, visti anche i problemi in cabina di regia, un ruolo chiave l’hanno ormai assunto Logan Thomas e i runner McKissic e Gibson. Thomas ha una storia davvero curiosa se pensate che fu scelto nel draft 2014 da Arizona dopo una buona carriera a Virginia Tech come quarterback. Con i Cardinals, Thomas giocò una partita, completando un passaggio su nove ma per 81 yard e una meta. Quindi Thomas ha trascorso due anni nelle practice squad di Dolphins e Giants poi si è reinventato tight end e dopo due brevi parentesi con Buffalo e Detroit, è approdato a Washington dove, pur commettendo qualche drop di troppo, in questo 2020 ha già raggiunto quota 34 catch ed è il leading scorer con 4 mete.

Statistiche alla mano il secondo ricevitore per palle catturate dietro a McLaurin è J.D. McKissic che pur facendo il runner di professione ha quasi lo stesso numero di portate, 50, e di ricezioni, 46, che ne fanno il secondo runner per palle catturate dietro al fenomeno Kamara. Altro ingrediente importante nel passing game è Antonio Gibson, rookie terza scelta da Memphis, che è una delle sorprese dell’anno. Gibson è in realtà il leading rusher del team con 139 corse per 645 yard, alla notevole media di 4,6 yard per portata e 11 mete, ma con 32 ricezioni si sta rivelando anche un receiver di sicuro affidamento. Atleta decisamente veloce, Gibson è anche un runner fisico, che difficilmente viene fermato al primo contatto; non male per uno che in effetti a Memphis, veniva utilizzato più come ricevitore che come runner. A supporto di Gibson nel running game ci sono McKissic che sta correndo con una media simile a quella del titolare, e l’esperto Peyton Barber il cui apporto finora è però decisamente limitato.

La linea offensiva è decisamente solida in mezzo, col centro Chase Roullier, il miglior bloccatore fin qui nel passing game, e le due guardie Schweitzer a sinistra e Scherff a destra (una curiosità: mentre Scherff fu una prima scelta nel 2015, Roullier e Schweitzer furono chiamati addirittura al sesto round, quest’ultimo da Atlanta). Tackle a destra ha giocato per le prime nove partite Morgan Moses che è poi stato spostato nel più delicato ruolo di tackle a sinistra mentre a destra c’è l’ex Raiders Davis Sharpe, fin qui l’anello debole del quintetto di coach Jon Matsko. Prima dello spostamento di Moses avevano giocato left tackle e non avevano sfigurato sia Cornelius Lucas che Geron Christian ma quest’ultimo è in IR per un problema al ginocchio mentre Lucas è stato fermato da un guaio alla caviglia ma dovrebbe tornare disponile lunedì contro gli Steelers.

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washington football team

DEFENSE

L’attacco ha sicuramente le storie più interessanti da raccontare, ma il vero motivo per cui Washington è in lizza per i playoff è la difesa, la migliore per yard concesse su passaggio e la quarta per yard concesse in totale. Un salto notevole visto che lo scorso anno la difesa del team della capitale chiuse al ventisettesimo posto sia per punti subiti che per yard concesse. Il punto di forza del reparto di coach Del Rio è una linea difensiva che può contare su 5, si 5 linemen che sono stati prime scelte assolute.

I tackle sono Jonathan Allen ed il “menhir” Da’Ron Payne, scelti al primo giro rispettivamente nel 2017 e nel 2018. Payne è fin qui il miglior linemen sulla corsa ma Allen lo segue a poca distanza in fatto di efficacia. Entrambi comunque hanno dato un apporto importante anche nella pass rush visto che Payne è a quota 2 sack e 3 hit e Allen è già a 3 sack e 5 hit.

Gli end sono invece Montez Sweat ed il celebratissimo Chase Young, preso come secondo assoluto nel draft 2020. Sweat non ha disputato una stagione di esordio indimenticabile ma si sta ampiamente rifacendo in questo 2020 in cui è il leader della squadra con 6 sack e 8 hit. Young non ha le statistiche né di Sweat nè di Allen e in effetti, pur essendo uno dei rookie più positivi del recente draft, ha bisogno comunque di ambientarsi un minimo nella Lega dei Grandi, anche se ha già offerto giocate da assoluto fuoriclasse. L’altro elemento assolutamente impressionante della linea di Washington è l’incredibile profondità di un reparto che ha perso dopo sole 3 partite un elemento prezioso come Ioannidis ma può contare su un altro pass rusher temibile come il veterano Ryan Kerrigan, altra prima scelta del 2011, ormai vicino al traguardo dei 100 sack in carriera. Kerrigan è anche lui a quota 6 sack pur essendo in campo la metà degli snap rispetto ai titolari ma oltre a lui non va dimenticato Tim Settle, tackle che, pure lui con un utilizzo limitato, ha già contribuito con 5 sack oltre ad essere efficace anche nel rushing game.

Il gruppo dei linebacker è quello più in difficoltà soprattutto a causa della poca disciplina tattica che fa sì che spesso i giocatori siano fuori posizione. Jon Bostic è il middle linebacker e fin qui è il leading tackler del team con 60 placcaggi, ma sta faticando sia a contenere la corsa che in copertura, dove ha concesso quasi l’80% di completi.

I due outside linebacker sono Cole Holcomb e Kevin Pierre Louis con quest’ultimo che sta vivendo una stagione piena di alti e bassi. Holcomb ha saltato le prime sei partite per un problema al ginocchio ma la sua velocità unita ad una grande intensità potranno tornare decisamente utili a Washington nel prosieguo della stagione. Nel gruppo di linebacker è presente anche il veteranissimo trentasettenne Thomas Davis che però, con tutto il rispetto che merita un grande giocatore come lui, non è più in grado di reggere il livello di gioco della NFL.

I due cornerback titolari sono Ronald Darby e Kendall Fuller. Il primo sta dimostrando che la brutta stagione 2019 è stata un’eccezione e sta assicurando un ottimo rendimento. Fuller è invece reduce da due stagioni con luci ed ombre nella posizione di slot corner con i Chiefs che, addirittura, nel 2019 l’hanno largamente utilizzato anche come safety. Tornato con Washington, la franchigia che l’aveva originariamente scelto nel 2016, Fuller è stato riportato nella posizione di cornerback esterno con ottimi risultati, anche se nelle ultime giornate il suo rendimento è leggermente calato.

Lo slot receiver è Jimmy Moreland che dopo un match di esordio in stagione stellare, ha faticato nelle gare seguenti anche se ha concesso pochi big play. L’ultimo cornerback utilizzato con una certa frequenza è Fabian Moreau che dopo una gara da dimenticare contro Arizona ed un leggero infortunio è uscito dal gruppo dei titolari ed ora pur non giocando male nel complesso, sta faticando a trovare spazio.

Nel ruolo di safety si sono finora alternati Troy Apke, Landon Collins, Deshazor Everett e il rookie Kamren Curl. Collins doveva essere la punta di diamante del reparto ma onestamente nelle prime giornate non ha mai giocato agli ottimi livelli raggiunti in maglia Giants ed è poi andato k.o. per la rottura del tendine di Achille contro Dallas al settimo turno. Al suo posto è subentrato Deshazor Everett che dopo tre buone partite ha subito, nella gara con i Lions, la temuta high ankle sprain, cioè una distorsione alla caviglia che però in questo caso interessa i legamenti al di sopra dell’articolazione, che lo terrà lontano dai campi ancora per qualche settimana.

Così i titolari a questo punto sono Troy Apke e Kamren Curl. Curl ha faticato nelle prime giornate, poi dalla gara con Dallas del settimo turno le sue prestazioni sono migliorate e, anche se dovrà fare meglio nelle coperture sul passaggio, potrebbe essere in lizza per un posto da titolare per il prossimo anno; non male per essere una scelta al settimo giro. Apke, utilizzato prevalentemente negli special teams nella stagione 2019, sta facendo il possibile nel ruolo di free safety e nelle ultime partite ha dato qualche segnale positivo ma resta il punto debole del secondario. C’è invece curiosità per Jeremy Reaves a cui coach Rivera ha dato una chance di giocare contro i Cowboys venendo ripagato da un’ottima performance.

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Il Washington Football Team, denominazione che probabilmente resterà anche nella prossima stagione, è al comando della NFL East insieme ai New York Giants con quattro vittorie e sette sconfitte, con mezza gara di vantaggio sugli Eagles. Le prossime tre partite saranno però tutt’altro che agevoli per i ragazzi di Rivera, che affronteranno Pittsburgh, San Francisco e Seattle, ma se McLaurin e compagni riusciranno a tenere botta avranno poi impegni abbordabili contro Carolina e Philadelphia per ottenere l’obiettivo di scrivere un finale del libro ancora più lieto.

LA SORPRESA

In una situazione normale, il titolo di sorpresa spetterebbe di diritto a Gibson, protagonista in NFL dopo aver giocato due anni del piccolo East Central Community College e due a Memphis in cui non è certo stato una stella di prima grandezza (33 corse e 38 ricezioni), ma il vedere guidare un team di NFL da Alex Smith due anni dopo un infortunio rende la scelta dell’ex Chief un obbligo.    

LA DELUSIONE

Il coaching staff di Washington ha colpevolmente sottovalutato i problemi del gruppo dei linebacker, e i vari Bostic, Davis, Pierre Louis e Hamilton non sono stati in grado con le loro prestazioni, di sopperire a questo errore di valutazione.

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