La mia storia con il merchandising NFL e qualche consiglio

Oggi vado fuori tema. Oggi vi parlo di merchandising. Ma non con un articolo di quelli professionali, non credo di averne le competenze fino in fondo. Quello che andrete a leggere è più un pezzo emozionale. Certo, in fondo troverete anche delle informazioni che spero possano rivelarsi utili, ma si sa, il mercato cambia in fretta, quindi perché limitarsi a righe di servizio, con una scadenza, se si può scivolare in un racconto che potrete rileggere anche tra dieci anni?
Chi fosse interessato solo a sapere dove come e perché comprare magliette Nfl può saltare tutta la prima parte. Agli altri, la mia storia con il merchandising Nfl.

Una storia che affonda le radici inconsapevolmente alla fine degli anni Ottanta. Potrebbe essere stato proprio questo il motivo della mia passione footballistica: il merchandising. Sì, perché quando ero ancora alle elementari avevo un diario cui ero molto affezionato, un diario con in copertina tutti i caschi della Nfl. Che allora non sapevo cosa fossero. Pochi anni dopo, quando mi sono appassionato consapevolmente a quei caschi colorati, sono andato a riprenderlo come fosse il Santo Graal della mia personalissima fede.
Erano anni, quelli, e lo saranno fino ai 2000, in cui vedere magliette, felpe o cappellini con i loghi delle squadre Nfl e i colori diversi dagli originali non significava “alternate” “color rush” “salute to service” “crucial catch” o che altro, ma solo “taroccate prese sulle bancarelle del mercato”. Quelle stesse bancarelle del mercato che potevano riservare insospettate soddisfazioni negli anni ‘90.

Procediamo con ordine. Poco più grande delle elementari il football entra nella mia quotidianità. E così inizio anche a giocarlo artigianalmente coinvolgendo gli amici. Il sogno era indossare un casco, ma non ce n’erano dalle mie parti. Così ecco che quel caschetto da skater giallo diventa perfetto per simularne uno vero. Peccato per quei buchi rettangolari longitudinali alla testa che lo rendono palesemente falso. Avessi saputo allora che i caschi Nfl sarebbero andati in quella direzione con i Revolution della Riddell avrei potuto tranquillamente immaginare di giocare ad Lsu.

Pubblicità

Prima di arrivare alla prima jersey mai avuta, dobbiamo passare da fantastiche spilline che si trovavano in regalo a inizio anni Novanta con i biscotti Ringo. Non c’erano tutte le squadra, anzi, solo una piccola selezione senza i miei amati Vikings: New York Giants, New York Jets, Miami Dolphins, San Francisco 49ers, Washington Redskins, Arizona Cardinals. Collezionarle era inevitabile, come appiccicarle sull’Invicta.

Tenete conto, mentre ci avviciniamo agli anni in cui finalmente riesco a mettere mano a qualcosa di più concreto, che vivendo in una piccola città di provincia non è facile in quei tempi comperare qualcosa che permetta di indossare l’amore per lo sferoide prolato. Così per vestire una maglia devo aspettare addirittura il primo anno di superiori, quando il fraterno amico Francesco va in vacanza da un amico a Houston. Lì recupera una replica della jersey dei Vikings di Warren Moon. Marca Starter, quella S con la stellina era un sogno per me. Significava football. Missione miracolosamente compiuta. E primi soldi spesi in merchandising scientemente.

Primo punto fondamentale da tenere a mente. Riuscì nel miracolo di trovare una maglia dei Vikings a Houston solo perché Warren Moon era stato una leggenda degli Oilers fino all’anno prima. Negli Stati Uniti è tutt’altro che facile trovare nei negozi delle varie città le maglie e il merchandising di tutte le squadre Nfl. Si trova tutto o quasi della squadra locale e molto delle stelle di prima grandezza. Ma se chiedete a un amico di procurarvi a San Francisco la maglia di James Conner, lo sventurato dopo aver girovagato tutti i negozi sportivi della Bay Area e avervi raccomandato a ogni Santo del Paradiso (se vi vuole bene), sarà costretto a deludervi. Se vi interessa qualcosa di specifico e non un “souvenir” Nfl generico legato al viaggio del sant’uomo, la soluzione migliore è ordinarlo nei tempi giusti online e farlo recapitare all’albergo del vostro contatto. Consiglio: per evitare inconvenienti meglio scartarlo e infilarlo in valigia.

Torniamo a noi. La mia jersey di Moon è di un viola chiarissimo. La qualità ai tempi era di molto inferiore a quelle attuali. Il mio amico Francesco mi porta anche un portachiavi a forma di caschetto. Il mio primo “casco”.

La seconda tappa del mio viaggio mi porta ai cappellini, sì perché in quegli anni apre il primo centro commerciale della mia città e nei negozi in galleria vedo comparire i cappellini Nfl. Solo tre squadre. Una di queste è clamorosamente Minnesota. Perché fermarsi? Li compero tutti e tre e così San Francisco e, soprattutto Pittsburgh, si guadagnano un po’ del mio affetto, in quegli anni oltreché vichingo anche legato a Barry Sanders e John Elway.

Vi dicevo delle bancarelle del mercato. Quando le superiori stanno per finire, così come gli anni Novanta, nel mercato del giovedì non è impossibile scovare curiosi pezzi pregiati. Ancora mi mangio le mani per non aver acquistato una felpona che oggi si chiamerebbe Name and number (quelle con numero e nome simili alle jersey) di Jerry Rice. Tra quei banchi acquisto però due jersey di college: la numero 37 blu con numero giallo di Michigan e la numero 14 rossa con numero bianco di Georgia. Sono pesanti, è impossibile vestirle senza qualcosa sotto, sono grandi, sono della Nike che sembra già avere un occhio di riguardo in più per il resto del mondo. La mia fame di Nfl mi porta a comperare persino un poster di Reggie White in maglia Packers, scovato in quei raccoglitori che si scorrevano una volta davanti ad alcuni negozi.
In tema di acquisti imprevisti e improbabili non posso non segnalare i pantaloncini dei Dallas Cowboys trovati in un mercatino a Trieste per 30mila vecchie lire e una jersey numero 3 di Notre Dame, scovata in un negozio del centro di Bologna, città sicuramente più abituata al football. Come avrete capito siamo già agli anni dell’università. Significa più possibilità di movimento e maggior disponibilità economica.

Nel 2003 è finalmente arrivato il mio primo viaggio negli Usa: Philadelphia. Sono passati 10 anni dalla jersey di Moon ma le dinamiche sono le stesse. A nella Città dell’Amore Fraterno accontento il fratello che tifa Eagles con una jersey bianca di McNabb trovata in un negozio di downtown. Ricambierà più e più volte in futuro, una t-shirt di Odell Beckham sparita misteriosamente in casa è tra i suoi regali più belli, poncho dei Vikings e teschio messicano vichingo tra i più strani. Per me in un negozietto prendo invece una jersey in saldo di Aaron Brooks dei Saints. Decisamente voglia di maglietta.

Taglie gigantesche e anche se la qualità è lievemente migliorata restano impossibili da indossare se non sopra una felpa o un giubbotto. A meno che in estate non si voglia profumare di mascolina essenza dopo pochi istanti. A firmarle ora è la Reebok. Non cambia spostandosi a New York dove giro e rigiro (dai grandi negozi come Modell’s o Sporting Goods fino ai negozietti piccolini) ma di giocatori vichinghi non ne trovo. Così è a tutt’oggi. Quindi restano valide le regole di cui sopra.

In quei mesi philadelphiani però sperimento una nuova possibilità d’acquisto: eBay. Qui si trova ciò che si vuole, ma non sempre quello che si acquista corrisponde a quello che si desidera. Le foto della maglia di Randy Moss sono una cosa, quella che arriva lascia a desiderare. Lo stesso vale per una felpona di Barry Sanders. I costi valgono il tentativo ma valutate sempre nel dettaglio chi sia il venditore e assicuratevi che le recensioni siano positive. Questo vale per qualsiasi acquisto online del resto.
Su eBay ci sono anche molti negozi e in quel caso l’acquisto ha meno possibilità di essere un affare ma ci sono maggiori garanzie sul prodotto che arriva.

Pubblicità

Tra i tanti acquisti degli anni successivi devo segnalare il regalo che mi sono concesso con i primi stipendi: un casco originale. Costo notevole, accettabili però in quel caso sia le spese di spedizione sia quelle di dogana. Molto più abbordabile, anche se indiscutibilmente meno d’effetto il mini-helmet. E pure quello è arrivato a casa.

Con l’e-commerce sempre più evoluto, dal 2005 in avanti è stato più semplice rifornirsi anche dagli Usa (immutate però le condizioni relative a spese di spedizione e dogana). Se prima era necessario girovagare su svariati siti, oltre agli shop ufficiali delle squadre e della Nfl, ma mano che ci si avvicina ai giorni nostri due grandi negozi online prendono il sopravvento: Fanatics e SportsEdge, con quest’ultimo poi assorbito dal primo. La quantità di materiale è spropositata per chi ha iniziato a cercare merchandising tra gli anni Ottanta e Novanta. Le taglie sono ovviamente Usa, quindi anche per le t-shirt conviene scegliere taglie inferiori a quelle usate abitualmente.
Le garanzie sono al 100%. Gli ordini non consegnati vengono rimborsati totalmente, anche al di qua dell’oceano.
Da tenere presente che su Fanatics, ma anche nello shop Nfl, le offerte sono numerose. Sia nel catalogo abituale sia in periodi definiti dell’anno: Natale, Thanksgiving, Black friday…

Ho provato anche a dare una seconda chance a eBay, è andata così così. In un caso un paio di pantaloncini acquistati ad un’asta non sono arrivati all’indirizzo Usa a cui dovevano arrivare. In un altro la jersey presa non era originale. Ne ero consapevole, ed è giusto fare una puntualizzazione. Prendete nota: se volete una jersey e la trovate su eBay a prezzo molto molto più basso di quanto la paghereste su Nfl.com sappiate che non sarà mai originale. È una finta replica molto simile a quelle reali ma con materiali peggiori. Una volta che l’avrete fra le mani ve ne accorgerete. Detto questo, se la indossate sopra una felpa o sopra il giubbotto d’inverno il problema potrebbe non esistere. Lo stesso vale per me che l’ho appesa in camera, la mia numero 28 di Adrian Peterson.
Discorso identico vale per i “super-negozi” cinesi che vendono a prezzi ancora più stracciati. Sono molto simili ma non originali, né della stessa qualità. Il layout è praticamente identico, i tessuti no.

In questo senso la Nfl si è evoluta nel merchandising. Le jersey Nike hanno tessuti migliori che in passato e per creare mercato la Nike ha ideato diverse “soluzioni”. Le divise originali da gioco “elite” hanno prezzi proibitivi. Le “limited” sono molto fedeli a prezzi non economici. Le “game” sono ottime e con prezzi tutto sommato accettabili. Le “legend” sono le repliche vere e proprie con i numeri stampati e il miglior rapporto qualità/prezzo. Sono probabilmente anche le più indossabili senza felpe e giubbotti sotto. Per le taglie tenete sempre presente che se indossate una M in Italia una S delle jersey probabilmente sarà persino un po’ abbondante.
Recentemente la Nfl ha aperto il suo negozio in Europa, uno shop con molto meno merchandising a catalogo ma da cui si evitano la dogana e le spese di spedizione spropositate che si incontrano ordinando dagli Usa. Lo stesso Fanatics ha aperto in Europa ed è diventato partner ufficiale dello shop Nfl. Anche in questo caso però il catalogo è più limitato.

Il merchandising si è diffuso anche in catene estremamente popolari sia online come Zalando sia fisiche come Oviesse e H&M.

Veniamo infine al prodotto che in Europa e soprattutto in Italia probabilmente si apprezza di più: le t-shirt name and number. A seconda degli anni sono più o meno simili alle maglie da gioco. Ci sono annate infatti in cui il nome sulle spalle o i loghi sul fronte della maglia non sono esattamente la riproduzione della divisa. Ma restano perfette per essere usate d’estate, visto che sono di cotone.

Non sono tutte uguali però: le Nike hanno tessuti migliori rispetto alle Fanatics (sì perché nel mentre hanno pure cominciato a produrre in proprio). Il vantaggio di quest’ultime è che si possono trovare anche giocatori solitamente introvabili con le originali Nike. Le taglie? Fate attenzione. Ci sono delle variabili. Le regular sono abbondanti. Le “athletic cut” hanno un taglio più slim ed europeo. Fate attenzione quando le acquistate.

Le cifre da spendere sono lievemente più abbordabili, anche se in questo settembre 2020 si registrano due grandi novità, una positiva e una negativa. Quella positiva è l’esplosione di nomi disponibili nello store europeo della Nfl (un misto di Nike e marchio Nfl Pro line by Fanatics). Quella negativa sono i prezzi delle Nike saliti fino anche a 63 euro per le più costose (e obiettivamente esagerate). Erano 31, poi sono diventati 36 ora sono minimo 48. Non pochi per una t-shirt, comunque più sfruttabile di una jersey.

I saldi però prima o poi arrivano e potete acquistare a cifre più basse, anche se il rischio è non trovare più le taglie che volete. Se come me non avete la fissa di un colore preciso, potete anche deviare sulle color rush, che vanno in saldo più spesso: le mie di LeSean McCoy e di Todd Gurley sono proprio di questa serie.
E di serie strane, rosa shocking, militare, coloratissime sono pieni i siti, proprio quelle colorazioni folli che quando mi sono avvicinato al merchandising io erano sinonimo di tarocco.

Un ultimo aneddoto su un prodotto acquistato nei miei tanti anni di passione per il merchandising e i prodotti legati al football. Passione che mi ha portato peraltro ad interessarmi maniacalmente dei font utilizzati e a disegnare divise e magliette per le mie squadre amatoriali. Pur di mettere le mani su un Wilson originale all’inizio degli anni Duemila scrissi direttamente alla Wilson Europe per farmene spedire uno, visto che nei negozi non se ne trovavano. Un sogno, quel pallone. Ma non un affare le 105mila lire spese per averlo.

Pubblicità
T.Shirt e tazze di Huddle Magazine Merchandising

Articoli collegati

3 Commenti

  1. Dal basso della mia esperienza non posso che confermare quanto hai scritto. Complimenti per aver messo a disposizione una vera e propria “guida”!

  2. Grazie mille Alessandro (non ero io eh! 🙂 ) Sono davvero contento possa essere utile!

  3. AGGIUNTA DEL 15 OTTOBRE: Zalando ha ampliato la sua offerta (seppur limitata come squadre) e i prezzi sono davvero interessanti

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.