Sterling Sharpe ed il sogno infranto

La carriera di Sterling Sharpe, seppur incompleta, è considerata tutt’ora una delle più affascinanti della storia del football. Un infortunio al collo costrinse il ricevitore ad abbandonare definitivamente il football all’età di 29 anni, all’apice della sua carriera. L’infortunio interruppe i sogni di un talento cristallino, considerato il secondo miglior ricevitore della sua generazione dopo Jerry Rice e potenzialmente uno dei migliori tutti i tempi. La storia è stata beffarda con Sharpe in quanto dopo il suo ritiro, i Packers conclusero il loro periodo di assestamento, cominciando a raggiungere gli obiettivi prefissati. La storia di Sterling Sharpe è tremendamente intrigante, cominciando dagli inizi difficili in South Carolina e dai primi anni con i Packers, passando dall’avvento di Mike Holmgren a Green Bay e dal rapporto speciale con il fratello Shannon, per concludere con una chiamata dalla Hall of Fame che non è mai arrivata.

La carriera di Sterling Sharpe rischiò di compromettersi già all’Università del South Carolina, in quanto la sua prima annata conclusa con una ricezione per cinque yard, rappresentò un chiaro segnale dei problemi di adattamento che il ricevitore stava vivendo nel sistema offensivo del coach Jim Morrison. Dopo la pessima stagione 1983, Morrison decise di applicargli la “redshirt” nel 1984, permettendogli dunque di allenarsi ma non di giocare. Durante quell’anno l’head coach cercò più volte di trasformare Sterling Sharpe in un cornerback, senza però riuscire ad ottenere risultati soddisfacenti. I Gamecocks basarono il loro sistema offensivo sul running game, non riuscendo dunque a valorizzare nel giusto modo il ricevitore nativo di Chicago. Dopo una stagione 1985 ancora negativa, Jim Morrison decise di cambiare sistema offensivo, passando ad una “run-and-shoot offense”: un sistema nel quale vengono schierati nella maggior parte dei casi quattro ricevitori, dei quali due outside e due nella slot, ed un solo running back. L’obiettivo principale del sistema è quello di sfruttare gli spostamenti dei ricevitori sulla linea di scrimmage, per ottenere accoppiamenti vantaggiosi contro i singoli difensori.

Con il nuovo sistema l’impatto di Sharpe sul gioco fu immediato ed il ricevitore passò dalle 32 ricezioni, 471 yard e due touchdown della stagione 1985 alle 74 ricezioni, 1106 yard e 10 mete della stagione 1986, rivelandosi immarcabile nella slot e riuscendo addirittura a rientrare nella selezione “All-American”. Sharpe concluse la sua carriera collegiale con numeri importanti, confermandosi il ricevitore più produttivo nella storia di South Carolina. Nell’ultima partita della stagione regolare i Gamecocks decisero di ritirare il suo numero 2 mentre Sterling faceva ancora parte del roster, un evento accaduto soltanto due volte nella storia del college con sede a Columbia. Sharpe infatti giocò Il “Gator Bowl”, partita che concluse la stagione 1987 e la sua esperienza al college, indossando la sua maglia numero 2 già ritirata. Nel momento in cui si dichiarò eleggibile per il Draft, Sterling Sharpe era il leader di tutti i tempi dei Gamecocks in ricezioni, yard e touchdown su ricezione, record che vennero superati in futuro da Sidney Rice, Alshon Jeffery e Deebo Samuel.

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I Packers selezionarono Sharpe con la settima scelta assoluta nel Draft del 1988. Il ricevitore approdò però in Wisconsin in uno dei momenti peggiori nella storia della franchigia, in quanto l’ultimo Super Bowl vinto da Green Bay restava quello del 1967 ed in vent’anni giocarono i playoff soltanto due volte, senza mai superare il Divisional Round. Insieme a Starling Sharpe, giunse a “Titletown” anche un nuovo capo allenatore, Lindy Infante, reduce da due stagioni come coordinatore offensivo dei Browns, esperienza nella aiutò nel suo sviluppo il quarterback Bernie Kosar, permettendo a Cleveland di giocare un football offensivo molto efficace. Per mettere in atto la sua filosofia di football, basata sul concetto di “spread the ball” ci volle tempo, ed Infante trovò nel profilo di Don Majkowski la stoffa per diventare il nuovo franchise quarterback dei Packers. Tuttavia la prima stagione del coach non andò secondo le aspettative, con Green Bay che concluse la stagione regolare con un bilancio di 4-12, mancando i playoff. In un sistema offensivo che valorizzava il passing game, Sharpe trovò terreno fertile su cui coltivare il proprio talento ed il suo apporto fu significativo già nel suo anno da rookie, concludendo con 16 partite giocate, 55 ricezioni, 791 yard ed un touchdown.

Nel 1989, i Packers ebbero la prima opportunità per svoltare le sorti della franchigia, grazie alla seconda scelta assoluta al Draft. Tuttavia il GM Tom Braatz optò per il tackle Tony Mandarich, il quale venne rilasciato dopo sole quattro stagioni, mentre con le successive tre scelte vennero selezionati Barry Sanders, Derrick Thomas e Deion Sanders, rispettivamente da Lions, Chiefs e Falcons. La stagione 1989 dei Packers vide però lo sviluppo di Don Majkowski, il quale passò dall’essere il 23esmo quarterback più efficiente della NFL (seguendo il valore DYAR), ad essere l’ottavo e rientrare nel secondo team “All-Pro”. Inoltre la suggestiva stagione 1989 dei Packers fu ribattezzata “The Cardiac Pack”, in quanto la franchigia vinse ben quattro partite per un distacco di un solo punto, concludendo la stagione con un bilancio positivo di 10-6, che non fu però sufficiente per raggiungere i playoff. Sterling Sharpe si affermò definitivamente con una stagione storica, in 16 partite il ricevitore totalizzò 90 ricezioni (battendo il record di franchigia che apparteneva al leggendario Don Hutson), 1423 yard (battendo il record di franchigia di James Lofton) e 12 touchdown, classificandosi al secondo posto in DYAR tra i ricevitori, dietro soltanto a Jerry Rice.

La strada intrapresa dei Packers cominciò a complicarsi già dalla stagione successiva. Don Majkowski dovette far fronte agli infortuni alla sua quarta stagione in NFL, obbligando Green Bay ad affidarsi alle riserve Anthony Dilweg e Blair Kiel per otto partite. Nonostante l’instabilità offensiva, Sharpe si mise in mostra con 67 ricezioni, 1105 yard e 6 touchdown ottenuti in 16 partite, confermando il talento già ampiamente mostrato nella sua seconda stagione. Con un bilancio di 6-10, i Packers mancarono nuovamente i playoff, facendo sprofondare la fiducia rispetto al capo allenatore.

La pietra tombale sull’esperienza di Lindy Infante ai Packers arrivò nella stagione 1991. Majkowski giocò otto partite totalizzando il 32esimo peggior valore DYAR su 34 quarterback qualificati alla statistica e venne spostato in panchina in favore di Mike Tomczak. Sterling Sharpe, nonostante le difficoltà, mantenne dei numeri rispettabili, totalizzando 69 ricezioni, 961 yard e 4 mete in 16 partite. La stagione da 4-12 fu però sufficiente per far licenziare Lindy Infante, il quale nella sua parentesi in Wisconsin non fu capace di gestire un organico da playoff.

La svolta nella storia moderna dei Green Bay Packers avvenne nel 1992, anno di grande rivoluzione per la franchigia. Ron Wolf prese il posto di general manager ed assunse come nuovo capo allenatore Mike Holmgren. Holmgren era reduce da due Super Bowl vinti con i 49ers come allenatore dei quarterback e coordinatore offensivo. In passato allenò al college, in particolare a BYU, dove ebbe l’opportunità di plasmare Steve Young, quarterback che si ritrovò in futuro a San Francisco insieme a Joe Montana. Proprio in California studiò e perfezionò la “West Coast Offense” al fianco di Bill Walsh, mettendosi in luce come una delle menti offensive più brillanti in circolazione. Il capo allenatore decise inoltre di inserire nel suo staff altre menti offensive molto promettenti, come Steve Mariucci, proveniente da California Berkeley e coach dei quarterback, Andy Reid, ex assistente a Missouri e coach della linea offensiva e dei tight end, ed infine Jon Gruden, ex allenatore dei ricevitori a Pittsburgh ed assistente offensivo. Successivamente Holmgren rivelò che assieme ai tre assistenti, due dei quali finiranno per vincere un Super Bowl come head coach, creò un playbook che annoverava circa 1500 schemi diversi, fornendo in questo modo ai Packers infinite opzioni durante le partite.

Nonostante la fiducia data a Don Majkowski, il front office nella offseason mise le basi per il futuro, inviando una scelta al primo giro ad Atlanta in cambio del giovane quarterback Brett Favre.

La “West Coast Offense” ebbe effetto immediato sui Packers, i quali conclusero la stagione con un solido 9-7, senza però riuscire ad accedere ai playoff. Majkowski venne sostituito nella seconda partita della stagione e si ruppe un legamento della caviglia nella terza, lasciando la squadra tra le mani di Favre. Il quarterback proveniente dai Falcons era ancora grezzo e propenso agli intercetti, ma si dimostrò subito in grado di gestire l’attacco. Con il “gunslinger” nel ruolo di quarterback ed un sistema offensivo che favoriva ancora una volta il passing game, Sterling Sharpe mise a referto una stagione sensazionale, totalizzando 108 ricezioni, 1461 yard e 13 touchdown in 16 partite. Nessun ricevitore nel 1992 ottenne numeri migliori di Sharpe nelle tre maggiori categorie, un traguardo che soltanto sei ricevitori nella storia sono riusciti a tagliare. In particolare le 108 ricezioni furono al tempo il record di tutti i tempi nella storia della NFL, Sharpe superò infatti il primato stabilito da Art Monk nel 1984. Inoltre il suo valore DYAR tra i ricevitori fu il secondo migliore della lega, alle spalle soltanto di quello di Michael Irvin, punta di diamante del passing game dei Dallas Cowboys.

Dopo la prima stagione di assestamento, i Packers non si guardarono più indietro e confermarono il bilancio di 9-7 ottenuto nella stagione 1992. La franchigia, intenta a costruire un organico estremamente competitivo, firmò Reggie White nel corso della free agency. Il defensive end concluse la sua carriera ai Philadelphia Eagles per approdare in Wisconsin, contesto nel quale vinse il premio di “Defensive Player of the Year” nel 1998 e collezionò 68 sack, lasciando Green Bay come leader di tutti i tempi nella voce statistica. Sterling Sharpe nella stagione 1993 superò sé stesso, ottenendo 112 ricezioni, battendo dunque il suo record dell’anno precedente. In particolare divenne il primo ricevitore della storia a completare due stagioni consecutive con almeno 100 ricezioni, primato al quale aggiunse 1274 yard e 11 touchdown in 16 partite. Brett Favre dovette fare i conti ancora una volta con i numerosi turnover, in quanto concluse la stagione con 19 touchdown e 24 intercetti. Nel 1993 però il bilancio di 9-7 valse la presenza ai playoff, la prima degli ultimi 11 anni per Green Bay. Nel Wild Card Game i Packers si imposero per 28-24 sui Detroit Lions grazie ad un touchdown da 40 yard lanciato da Brett Favre a Sterling Sharpe con 55 secondi sul cronometro, in una partita che vide il ricevitore concludere con 5 ricezioni, 101 yard e 3 mete. L’avventura dei Packers si interruppe al Divisional Round, dove i Dallas Cowboys si imposero al Texas Stadium sulla strada che li portò successivamente a vincere il secondo Super Bowl consecutivo nel segno dei “Triplets”, Troy Aikman, Emmitt Smith e Michael Irvin.

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Nel 1994 continuò il processo di crescita dei Packers sotto il segno di Mike Holmgren, Green Bay confermò infatti il bilancio di 9-7 per il terzo anno consecutivo e Brett Favre giocò la sua prima stagione da vero e proprio quarterback d’elitè, concludendo la sua annata con 3882 yard, 33 touchdown e 14 intercetti. Favre inoltre fece registrare il quarto miglior valore DYAR tra i quarterback, mettendosi in mostra come uno dei più efficienti e promettenti della lega. Sterling Sharpe giovò ancora una volta del sistema offensivo riuscendo ad entrare per la seconda stagione consecutiva nel “First team All-Pro” grazie a 94 ricezioni, 1119 yard e 18 touchdown, numero che tutt’ora resta il quarto migliore di sempre.

Sterling Sharpe Packers

L’incubo di Sterling Sharpe però prese vita nella penultima partita della stagione regolare contro gli Atlanta Falcons. Nel corso di un’azione nella quale doveva bloccare per una corsa, Sharpe ricevette una spinta e cadde sbattendo la testa al suolo, restando bloccato a terra per qualche secondo. L’infortunio lo costrinse a non giocare la seconda parte della partita.

Nell’ultima partita della stagione regolare, nonostante il dolore lancinante, il ricevitore decise di giocare e mise a referto 132 yard e tre touchdown prima di uscire dal campo a causa di un altro colpo subito al collo. Quella fu l’ultima volta in cui Sterling Sharpe mise il piede in un campo di football, in quanto l’infortunio al collo comportò l’interessamento delle vertebre ed un suo rientro in campo avrebbe favorito la possibilità di restare paralizzato a vita.

Sterling Sharpe fu costretto ad abbandonare il football giocato all’età di 29 anni, dopo aver collezionato 5 presenze al Pro Bowl e 3 presenze nel “First team All-Pro” in sette anni. Inoltre, nel corso della sua carriera in NFL, non saltò mai una partita, giocando 16 match per sette anni consecutivi. Sterling Sharpe resta tutt’ora terzo nella storia dei Packers sia per yard su ricezione che per touchdown su ricezione, mentre occupa la seconda posizione nella classifica delle ricezioni. Nonostante siano passati oltre 20 anni dal suo ritiro, nessun ricevitore dei Packers è stato in grado di ottenere almeno 112 ricezioni o 18 touchdown in una stagione, record che restano entrambi in suo possesso.

Come già anticipato, la storia è stata decisamente beffarda con Sterling Sharpe, in quanto dopo il suo ritiro, avvenuto nel 1994, Brett Favre finirà per vincere l’MVP per tre stagioni consecutive, dal 1995 al 1997, finendo per tre anni consecutivi nelle prime tre posizioni per DYAR tra i quarterback. Dopo un’altra eliminazione nel Divisional Round del 1994, con Sharpe già infortunato, i Packers persero nel Championship Round del 1995, ma giocarono il Super Bowl del 1996, vincendolo contro i Patriots, e quello del 1997, dal quale ne uscirono vincitori i Denver Broncos di John Elway, Terrell Davis e Shannon Sharpe, suo fratello. Sterling avrebbe avuto la possibilità di giocare un Super Bowl contro suo fratello, con il quale ha un forte legame e che è considerato uno dei migliori tight end di tutti i tempi. Shannon Sharpe è infatti uno dei pionieri per quanto riguarda l’utilizzo del tight end nel passing game, in quanto il suo atletismo lo ha portato a diventare un punto focale dell’attacco guidato da John Elway. Shannon è successivamente diventato il primo tight end della storia a raggiungere le 10.000 yard su ricezione, traguardo che insieme ai tre Super Bowl vinti lo ha aiutato ad entrare nella Hall of Fame nel 2009.

Proprio in quel contesto, Shannon Sharpe nel suo discorso spese parole al miele per suo fratello Sterling, al quale fece riferimento dicendo che è l’uomo che più gli ha insegnato riguardo lo sport e la vita. Shannon ha sempre ammesso di aver cercato di replicare le orme di suo fratello, ed in seguito al Super Bowl vinto nel 1997, gli regalò il suo anello, riconoscimento che Sterling non potè mai ottenere a causa dell’infortunio che gli accorciò la carriera. Inoltre durante il discorso in occasione della sua entrata nella Hall of Fame, Shannon pronunciò le seguenti parole:

“Non ho nessun problema ad ammettere il fatto che tra tutti i 267 membri della Hall of Fame, sono l’unico che in tutta onestà non è nemmeno il giocatore più forte nella sua famiglia”

Quella frase fece aprire gli occhi sul reale valore di Sterling come giocatore e uomo, alla quale aggiunse in seguito:

“Tutto quello che sono oggi lo devo a Sterling Sharpe, lui mi ha reso un padre, un giocatore ed uomo migliore, lui resterà sempre il mio eroe”.

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Il rapporto tra Sterling e Shannon è sempre stato molto forte. Durante la loro adolescenza a Glenville, Georgia, i due fratelli impararono a sopportare e condividere la sofferenza, cresciuti dai nonni insieme ad altri nove fratelli e cugini in una casa senza nemmeno acqua corrente. L’infanzia vissuta a lavorare nei campi nel tentativo di aiutare economicamente i nonni, motivò i due fratelli ad emergere da quel contesto e ritagliarsi un posto nel mondo dello sport professionistico. Nonostante due caratteri completamente diversi, quello molto più serio e timido di Sterling, e quello più esuberante dell’ex tight end, Shannon trovò sempre nel fratello maggiore il suo punto di riferimento, senza mai sentirsi all’ombra di lui, in quanto una volta morto il nonno, Sterling dovette adempiere al ruolo di “uomo di casa”, essendo il fratello maggiore.

Alla fine del suo discorso, Shannon ha aggiunse:

“L’unica cosa che chiedo alla Hall of Fame, è che venga presa seriamente in considerazione l’idea di far entrare Sterling”.

Le parole spese da Shannon, supportate anche da Brett Favre e Deion Sanders, non furono comunque sufficienti al fine che ciò accadesse, in quanto Sterling non è mai stato nemmeno semifinalista alle votazioni per entrare nella Hall of Fame, a causa della sua corta carriera. A riguardo si può però facilmente citare un esempio indicativo, in quanto Gale Sayers, ex running back dei Bears, giocò soltanto 7 anni accumulando cinque presenze nel “First team All-Pro”, fa comunque parte della Hall of Fame. Su questo tema si sono scatenati numerosi dibattiti, ma alla fine Sterling Sharpe non è mai riuscito ad indossare la famosa “Golden Jacket”, finendo nel corso degli anni sul fondo delle votazioni, all’ombra dei nuovi giocatori che diventavano eleggibili anno dopo anno.

A rendere meno amara la sua storia è arrivata per lui la chiamata dalla College Football Hall of Fame nel 2014, chiamata che lo ha reso il secondo giocatore nella storia dei South Carolina Gamecocks ad entrare nella Hall of Fame.

I punti interrogativi che riguardano quello che sarebbe potuto essere il futuro di Sharpe in NFL sono diversi: in primis riguardo la sua produzione con Brett Favre in versione MVP, fattore che gli avrebbe dato diverse possibilità di minare quello che allora era il record di 1848 yard su ricezione. Inoltre Sharpe avrebbe potuto rappresentare il tassello mancante ai Packers per ripetersi al Super Bowl del 1997 contro i Broncos.

Alla Hall of Fame però non si accede cercando di illustrare ciò che sarebbe potuto essere, ma al contrario un fattore è evidente: se Sterling Sharpe, statistiche alla mano, è stato l’unico ricevitore capace di tener testa per diversi anni a Jerry Rice, che è considerato il migliore di tutti i tempi nel suo ruolo, allora sarebbe veramente opportuno scolpirgli un busto di bronzo per collocarlo in seguito a Canton, luogo nel quale risiede in eterno chi ha segnato la storia del football.

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