I presunti problemi finanziari della AAF

Nella giornata di ieri hanno iniziato a circolare delle notizie non proprio positive intorno alla Alliance of American Football, la nuova lega che è partita due settimane fa e che, dopo due giornate, sembrava già essere in crisi nonostante gli ottimi riscontri di pubblico e di audience televisiva.
Sembrava, infatti, che la lega fosse già sull’orlo della bancarotta, e fosse stata salvata dal provvidenziale intervento di Tom Dundon, proprietario dei Carolina Hurricanes della NHL, con un intervento da 250 milioni di dollari.

La realtà, invece, sembra essere molto diversa. Ma andiamo per ordine.

Nella serata di lunedì, il reporter David Glenn scrive su “The Athletic” che un intervento da 250 milioni di dollari da parte del proprietario dei Carolina Hurricanes Tom Dundon ha salvato la lega dal fallimento dopo sole due giornate, citando non meglio identificate “multiple sources”, e portando a supporto di ciò le dichiarazioni di un agente, anch’egli senza nome, che dichiara di aver avuto qualche problema con i compensi che la lega dovrebbe versare ai giocatori con cadenza settimanale.
L’articolo di Glenn viene ripreso un po’ alla cieca, come purtroppo sta diventando abitudine, da quasi tutti i media americani nella giornata di martedì, consolidando la voce di un imminente fallimento della AAF e, soprattutto, confermando le voci di grossi problemi con il pagamento del salario settimanale.

Thomas Barrabi di Fox Business si rivolgeva direttamente alla fonte e dalla Lega arrivava solo una conferma dell’investimento di Dundon (attenzione: da “cash infusion” si passa a parlare di “investment”), con l’anticipazione che sarebbe stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione della AAF, ed una secca smentita che senza l’investimento di Dundon la AAF non sarebbe stata in grado di pagare i salari della seconda settimana. Il problema sul pagamento sarebbe stato causato da alcuni contrattempi causati dal cambiamento della società che si occupa degli stipendi.

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Nella serata di martedì, arrivava finalmente l’atteso comunicato ufficiale della AAF che confermava l’investimento di Dundon e la sua nomina a Presidente del Consiglio di Amministrazione, mentre qualche portavoce della lega spiegava, come già fatto a Fox Business, che l’investimento era programmato, che la lega sapeva di questo introito già da mercoledì della scorsa settimana, che non si era trattato di un “salvataggio”, che la lega non è in pericolo e che tutto procede come da programma.
Si è probabilmente trattato di una pessima gestione a livello di PR da parte della AAF e dell’effetto a catena scaturito dall’articolo iniziale di Glenn che aveva legato i problemi con i salari all’arrivo dei 250 milioni di dollari. Se la AAF avesse immediatamente risposto a questo articolo, probabilmente non sarebbe successo nulla, ma in questo caso, forse, la poca esperienza nel gestire le relazioni con la stampa da parte dello staff della neonata AAF ha avuto delle conseguenze poco gradite.

Ciò non significa che la AAF non abbia difficoltà finanziarie, ovviamente. Nei piani di Ebersol e Polian, i due fondatori, la AAF dovrebbe spendere un totale di 750 milioni di dollari nei primi tre anni di attività. I giocatori hanno firmato un contratto uguale per tutti da 250mila dollari (non garantiti) per tre anni, con il primo anno a 70mila dollari, il secondo a 80mila ed il terzo a 100mila, proprio per aumentare le spese in maniera graduale man mano che arrivano gli investimenti, ed è ovvio pensare che di soldi da trovare ce ne siano tantissimi.
E’ probabile che l’investimento da parte di Dundon fosse previsto ma la AAF abbia chiesto di anticiparlo (ed allora sarebbe stato intelligente annunciarlo fin da mercoledì scorso, se si aveva già la certezza), ma la conferma vera e propria della salute e solidità finanziaria della lega l’avremo solo nelle prossime settimane. In teoria i 250 milioni di dollari dovrebbero bastare per coprire il primo anno, in caso contrario anche la cifra finale di 750 milioni previsti come spesa in tre anni dovrà essere ampiamente rivista.

Per il momento archiviamo il tutto come un allarme eccessivo non troppo prontamente fatto rientrare da un ufficio stampa che dovrà rivedere la sua efficienza e la sua efficacia e ci prepariamo per le sfide di week 3 che promettono spettacolo.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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