[NFL] Super Bowl LII: la partita vista dalla panchina degli Eagles

E’ un Super Bowl, non può essere una partita come le altre. Meno che mai quando si ha davanti la squadra che dal 2001 ha eletto la NFL quasi a proprietà privata. La stagione degli Eagles era stata veramente eccellente, ma da un certo momento in poi sembrava doversi concludere col solito appuntamento al prossimo anno, troppe cose si erano messe nel verso sbagliato. Perso Jason Peters, uno dei left tackle più affidabili di questa generazione. Arrivato Jay Ajayi, ottenuto in cambio di una scatola di cioccolatini (una quarta scelta) dopo una trattativa di circa un’ora con il lungimirante front office dei Dolphins. La scatenata tifoseria in verde stava gustandosi la regular season di una squadra che giocava bene, faceva divertire e soprattutto vinceva, fino alla trasferta di Los Angeles (week 14), in cui cede il ginocchio di Carson Wentz, che fino a quel momento stava avendo una stagione da sogno, favorito d’obbligo nella corsa al premio di MVP in virtù dei 33 TD a fronte di soli 7 intercetti lanciati fino a quel momento. Due legamenti, campionato finito.

Se si volesse rendere un omaggio al cittadino (seppur virtuale) più famoso della città, forse quello potrebbe essere stato il momento in cui si è messa in moto la celeberrima scena…

[quote]C’è una cosa che io voglio che tu faccia per me…
Cosa?
Vinci!
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Nick Foles si riprende l’attacco degli Eagles. Era un discorso interrotto, la parabola di un QB capace di eguagliare il record di sette TD pass lanciati in una partita, finito ai Rams per la solita logica del next man up, quasi rovinato da Fisher. A nemmeno ventinove anni di età aveva valutato il ritiro, ma Pederson lo richiama all’inizio del campionato per fare da backup a Wentz. Foles deve togliersi di dosso un po’ di ruggine, non parte male ma l’ultima partita di regular season è davvero mediocre. Ma la stagione era stata costruita bene, gli Eagles tengono comunque il seed #1 della NFC. Ma la concorrenza pare troppo in forma. I Falcons sono ancora avvelenati per l’anno prima, i Saints sono una macchina da yard e da punti, i Vikings hanno una difesa mostruosa e il miraggio di potersi giocare il Super Bowl nello stadio di casa. No, gli Eagles nemmeno li considerano, sembrano troppo destinati al ruolo di one and doneMa la città e i loro (almeno) pittoreschi tifosi non possono non crederci e a forza di sentirsi dare degli underdog (sfavoriti) cominciano a girare con la maschera da cane anche nella vita di ogni giorno.

Superano i Falcons con un po’ di fatica. Foles c’è, partita solida senza troppi fronzoli. Annientano i Minnesota Vikings nel Championship con un 38-7 che non permette repliche. Arrivano al gran ballo con l’ovvia etichetta degli sfavoriti, anche se qualcuno comincia ad osservare che una partita secca ha sempre una dose di incertezza, come il lancio di una moneta. Già, ma provate a lanciare una moneta contro i Patriots: non può essere una partita come le altre.

Gli Eagles già ci hanno provato contro di loro. Una partita tosta, McNabb bravo ma non decisivo, Terrell Owens che rientrava da un infortunio e giocò una gara superba, ma alla fine della serata la bacheca dei Patriots contava un Lombardi Trophy in più.

Ma contro i Patriots, già considerati quasi unanimemente la più forte squadra di sempre per continuità di risultati, le gambe non possono non tremare. C’è Brady, che all’età di 40 anni continua a gestire in maniera ineccepibile la sua lotta contro il tempo. C’è Belichick, probabilmente la miglior football mind della storia. Quei runner piccoli e fastidiosi, gestibili tra le linee ma letali appena fuori dal backfield. Ci sono Cooks, Hogan e Amendola: Brady li trova ormai a occhi chiusi. C’è l’alieno che gioca tight end. C’è una difesa partita male, numericamente discutibile ma che al momento giusto chiude la porta. Non può essere una partita come le altre.

Si comincia.

Gli Eagles fanno un primo drive interessante. Foles vuole prendere le misure alla difesa avversaria, lanci nel medio e corto raggio, Ajayi e Blount cominciano ad arare il turf dello spettacoloso US Bank Stadium. Ma una penalità di Ertz sulle 2 yard avversarie manda il drive in stallo e gli Eagles devono accontentarsi dei tre punti. Ma ci sono dei segnali buoni: riescono a completare, riescono a correre e hanno usato una buona metà del primo quarto. Se Brady è in panca, non può fare danni.

I Patriots sgombrano subito il terreno dagli equivoci. Alla solita “morte lenta” che riescono a somministrare con la loro superiore abilità nei giochi vicino alla linea di scrimmage sono riusciti ad aggiungere qualcosa di cui ogni avversario non sentiva il bisogno: i big play. Brady trova Hogan con un guadagno di 28 yard, ma dopo aver concesso un primo down a Gronkowski la difesa in verde riesce a compattarsi e Gostkowski centra i pali dalle 26 per il 3-3 iniziale.

Le sensazioni in casa Eagles però cominciano a essere diverse, a questo punto. Sono riusciti a fermarli. Coach Pederson sa che questa partita non si gioca per fare bella figura, ma per vincere. E a questo punto comincia a scoprire le sue carte. Un colpo per uno, vediamo chi resta in piedi. L’ex Patriot Blount infila una corsa eccellente per 36 yard in mezzo ad una difesa non proprio insormontabile e dalle 34 yard avversarie Foles va direttamente per la vena. I Patriots sembra per motivi disciplinari hanno tenuto fuori il loro miglior corner (Malcolm Butler) e Rowe non ha i mezzi fisici per contendere un pallone ad Alshown Jeffery. Il lancio di Foles è perfetto, un arcobaleno di 34 yard. Extra point sbagliato, che non è mai un buon segno anche perchè i Patriots non sono famosi per la propensione a perdonare gli errori altrui.

Super Bowl LII - Philadelphia Eagles v New England Patriots

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Ora però rientra lui, e giusto per mostrare al mondo che non ha apprezzato particolarmente comincia a testare la difesa degli Eagles su tracce profonde, pescando Amendola per un guadagno di 50. Il quarto si chiude con i Pats che bussano sulle 11 yard, ma uno snap sbagliato induce Gostkowski all’errore da una distanza risibile e gli Eagles si tengono stretto il 9-3. Dopo l’unico punt della partita, Brady riporta i suoi sulle 35 avversarie ma i Patriots perdono Brandin Cooks per un colpo durissimo ma pulito di Malcolm Jenkins, non visto dal ricevitore. Belichick va per giocarsi il 4th-and-5, ma la copertura su Gronk è ineccepibile e il punteggio resta immutato. Gli Eagles acquistano confidenza. Forse è arrivato il momento di dare anche un po’ di riposo alla difesa, perchè sta avendo e avrà le mani piene per tutta la partita. Foles gestisce un buon drive, può alternare due runner potenti e veloci e può completare per ottimi guadagni sia su Ertz che su Jeffery, che non pare soffrire nemmeno il nuovo angelo custode Gilmore. Il drive si chiude con una magistrale off tackle a sinistra di Blount, che arriva a segnare con un guadagno di 21 yard. La conversione da 2 non riesce, si resta sul 15 a 3 ma un drive di 65 yard in 6 giochi comincia ad essere un segnale molto chiaro per gli avversari. Ma questi, capaci di recuperare un parziale di 28-3 con un quarto e spicci sul cronometro appena un anno fa, ovviamente non si scompongono. Vanno avanti col manuale, mettono 3 punti in cascina e dopo aver concesso una ottima corsa ad Ajayi si riprendono palla con un intercetto di Harmon che sfrutta una deviazione maldestra di Jeffery che aveva quasi compiuto un miracolo sul lancio di Foles.

Brady sale nuovamente in cattedra. Per ora gli Eagles stanno limitando bene Gronkowski ma lui neanche ci fa caso, un completo dopo l’altro, un big play dopo l’altro grazie anche ad una OL che tiene lontani i quattro pass rusher in verde con una facilità irrisoria. E come i filmati insegnano, blitzare uno che nella vita le ha viste veramente di tutti i colori non è mai una buona idea. Un completo di 43 su Hogan e alla fine una corsa eccellente di James White che trova una voragine tra le linee, approfitta di un placcaggio sbagliato e chiude in end zone una corsa di 26 yard. Ancora un extra point sbagliato, per strano che possa apparire. I Patriots ci hanno messo meno di tre minuti per fare 90 yard, evidentemente anche per loro va bene la logica “un colpo per uno”.

Foles riprende palla appena dopo il two minute warning e stavolta il pugno che piazza è pesante davvero. Su un 3rd-and-3 trova Corey Clement, il suo specialista del terzo down, aperto nell’underneath. Le coperture anche stavolta sono discutibili e Clement con la palla in mano non è un cliente facile. Il rookie piazza un guadagno di 55 yard e viene fermato sulle 8. Qui il drive va in stallo. I Patriots costringono gli Eagles al quarto. Coach Pederson chiama time out. Forse la partita gira qui. Forse si può riassumere con le due parole che individuano quello schema. Due parole che sembrano quasi insulse, se calate nelle astruse nomenclature degli schemi offensivi.

Due parole: Philly special.

Con questo schema gli Eagles vanno a giocarsi il quarto tentativo alla linea della yarda. Foles va dietro il centro, ma nemmeno inizia il conteggio che si sposta a destra della sua OL, Corey Clement in shotgun come QB. I Patriots avevano provato poco prima la stessa cosa su Brady, ma forse in quel caso l’anagrafe aveva preso la sua piccola rivincita su questo campione. Fatto sta che Clement prende lo snap, da la palla al terzo tight end Trey Burton e quando i linebacker dei Patriots hanno capito cosa stava accadendo, Foles ormai era solo in end zone col pallone in mano. Eagles 22, Patriots 12 è il punteggio su cui si va a riposo.

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Nel secondo tempo la musica pare cambiare, Brady ritrova il numero di Gronkowski con continuità, divorando 75 yard di campo in meno di tre minuti e portandosi a soli tre punti dagli Eagles. Ma per un motivo o per un altro, sembra che stavolta l’appuntamento con la leggenda è un po’ più impegnativo. Essenzialmente la difesa dei Patriots, che lo scorso anno da un certo punto in poi aveva tolto dal campo il miglior attacco della NFL, pare non essere scesa in campo. Foles è decisamente padrone del suo gioco, converte regolarmente situazioni di terzo down nemmeno banali. I due runner guadagnano il giusto e Jeffery, Agholor ed Ertz sono affidabili ed insidiosi. Arriva un’altra segnatura, un lancio quasi contro una doppia copertura su Corey Clement (che a fine partita avrà guadagnato 100 yard in 4 ricezioni). Gli arbitri hanno il conforto del replay, la chiamata resta. Eagles in vantaggio 29-19, parola ai Pats.

ertz eagles patriots

Brady sta giocando veramente da iniziato, non ha interesse a restare tanto in campo, scarica palloni tra le mani dei suoi, trita l’impalpabile difesa di Phila coprendo 75 yard in 7 giochi, nemmeno 4 minuti. Si torna a 3 punti di differenza, 29-26 con la sensazione che se i Patriots vanno sopra nel punteggio la partita sarà finita, stante la prestazione da marziano che sta sfoderando il 12.

Con una cappa da giudizio universale incombente, il successivo drive degli Eagles va in stallo all’inizio del quarto periodo, dopo una serie di giochi che comunque porta Elliott a distanza utile per mettere tre punti. Il punteggio è ora 32-26 per Philadelphia, ma questo significa che Brady ha sulla racchetta la palla del sorpasso, con una enormità di tempo a disposizione. E le cose vanno come si teme. Burkhead e White guadagnano bene e con regolarità, Brady mette un paio di palloni sul corto ma appena passate le 50 trova in profondità Amendola spinto fuori campo dopo un guadagno di 30 yard. Ancora qualche gioco e riesce a trovare Gronkowski, veramente immarcabile nel secondo tempo, per un TD di quattro yard e dopo il PAT di Gostkowski i Patriots per la prima volta si trovano avanti nel punteggio. Philadelphia ha ancora molto tempo, ma i dieci punti rimontati dai Patriots potrebbero ripercuotersi sul morale e sulla testa. Ma Foles, sempre più ispirato, nemmeno fa caso al punteggio, all’avversario, al peso della partita. Gioca come sta dimostrando di saper fare, completa anche su un quarto tentativo. La sua linea sta facendo un lavoro eccellente e i suoi runner gli permettono di gestire bene il tempo. Bisogna soprattutto notare che nessuno degli Eagles, in campo o in panchina, smette mai di crederci. E arriva il TD del controsorpasso, grazie ad una ricezione di Zach Ertz rivista dagli arbitri e correttamente confermata perchè quando si è tuffato e ha rotto il piano verticale della end zone aveva già consolidato il controllo del pallone e quindi era equiparabile ad un runner. Fallisce la conversione da due punti, Eagles 38 Patriots 33.

Forse sulla sideline di Philadelphia nessuno ha mai smesso di crederci, ma tutti sono consapevoli che cinque punti di vantaggio potrebbero non bastare specie quando davanti hai Brady, e Brady ha più di due minuti per fare tutto il campo e portarsi a casa l’ennesimo trionfo di una carriera irripetibile. E Brady deve giocare contro una difesa che ha devastato fino a quel momento, stabilendo il record per le yard lanciate in un Super Bowl (terminerà con 505 yard). Ma è la difesa degli Eagles, e per un piccolo istante, per quel drive fondamentale per tutta la storia della franchigia, ogni tifoso avrà sperato di avere in campo la vera “Gang Green”, quella con Reggie White, Jerome Brown, Andre (Bad) Waters. Ognuno avrà pensato che quel digiuno, specie nella division più titolata della NFL, non poteva e non doveva durare in eterno.

Brady si rimette in moto, trova subito Gronk per 8 yard. Non affretta nulla, ha tempo e sa cosa deve fare. Secondo tentativo e due, arretra e comincia a leggere le coperture, fidandosi di una linea che fino a quel momento ha giocato una partita magistrale contro Cox, Long e soci. Ma qualcosa succede, perchè Mason (la guardia destra) non riesce a leggere bene uno stunt, e il defensive end Graham riesce a colpire Brady mentre stava per lanciare e la palla è libera. Barnett è rapidissimo e ricopre il fumble dando palla ai suoi sulle 31 yard dei Pats, a due minuti dalla fine. Sulla sideline in verde è il delirio (sugli spalti e in città probabilmente sono successe cose non raccontabili…).

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Foles riprende a gestire bene campo e tempo. Il suicidio dei Falcons è ancora ben presente nella memoria di tutti. I Pats chiamano l’ultimo timeout, la strategia di Pederson e di Frank Reich è ovviamente Blount up-the-middle sempre e comunque. La difesa dei Patriots tiene e Elliott mette fra i pali il calcio del 41-33 con poco più di un minuto sul cronometro.

La storia insegna che contro i Patriots le partite non finiscono fino a che sul cronometro non compaiono solo zeri. Con 58 secondi, anche senza timeout, non è prudente contare fuori Brady. Ritorno di kickoff con lateral non ben ispirato, Brady avrà davanti 90 yard di campo senza timeout. Converte un 4th-and-10 su Amendola, trova bene due volte Gronkowski e si porta a nove secondi dalla fine a metà campo, a portata di Hail Mary. Ma stavolta il lancio è appena corto e Gronkowski era circondato da maglie verdi, che quando si voltano perchè l’azione è finita con un incompleto, vedono solo zeri sul cronometro.

E’ finita, i Philadelphia Eagles possono fregiarsi per la prima volta del titolo di campioni della National Football League dopo una stagione memorabile, coronata da una prestazione sontuosa. Belichick va a congratularsi con Pederson, che ha compiuto un vero e proprio capolavoro (le statistiche sui terzi e quarti tentativi non mentono). Brady va via senza salutare, non è abituato a non essere il re e meno che mai a digerire una sconfitta dopo una prestazione veramente mostruosa (505 yard e 3 TD pass)

Stavolta il re, almeno per una sera è un ragazzo di 29 anni che probabilmente a settembre del prossimo anno tornerà ad accomodarsi in panchina, perchè  nella NFL può succedere anche questo.

Nick Foles: 28 su 43, 373 yard e 3 TD, più uno su ricezione.

Most Valuable Player del Super Bowl LII

The Philly Special Guy.

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Mauro Clementi

Curioso esempio di tifoso a polarità invertita: praticamente un lord inglese durante le partite della Roma, diventa un soggetto da Daspo non appena si trova ad assistere ad una partita di football. Ha da poco smesso lo stato di vedovanza da Marino. Viste le due squadre tifate, ha molta pazienza.

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