“Quelli der Michigan”
I Michigan Wolverines sono una delle squadre storicamente più in vista nel panorama del football universitario. Anche oggi sono un vero e proprio top team, diciamo appena sotto la triade Alabama-Ohio-Clemson, ma il livello è quello. Un programma talmente solido da riuscire a convincere un allenatore di successo a mollare la National Football League e a prenderne la guida. Jim Harbaugh infatti è stato l’ultimo head coach a condurre i San Francisco 49ers ad un Super Bowl, perso per ironia della sorte contro i Baltimore Ravens allenati da suo fratello John. Fior di squadra, insomma.
I due migliori giocatori della scorsa stagione sono andati via nel primo giro del draft NFL di questi giorni: Taco Charlton andrà a rinforzare la pass rush dei Dallas Cowboys e Jabrill Peppers (troppo piccolo per essere un linebacker, troppo grosso per essere un defensive back ma con un istinto per la palla impressionante) renderà migliori, auspicabilmente per loro, le giornate dei tifosi dei Cleveland Browns.
Se vogliamo poi spendere due nomi due sulla Wolverine Legacy e capire che cosa significa questa università nella storia dei college e dei professionisti, siamo così fortunati da aver bisogno di un unico, celeberrimo fotogramma che racchiude i due alumni più famosi della gloriosa storia dei Wolverines: Charles Woodson e Tom Brady.
I Wolverines hanno appena trascorso una settimana di vacanza studio nella capitale tenuta presso il Centro di preparazione olimpica Giulio Onesti del Coni (grazie al lavoro della FIDAF sia pratico che organizzativo). Hanno avuto il privilegio di godersi lo spettacolo di 2770 anni di storia che solo Roma può offrire, hanno visitato i monumenti più celebri, e tra un allenamento e l’altro Jim Harbaugh ha avuto l’onore di consegnare il casco blu e giallo niente meno che a Papa Francesco, in un momento che lui stesso ha definito fra i più intensi della sua vita.
Sabato pomeriggio per concludere questa esperienza (“The greatest training week we have ever had”) Coach Harbaugh ha diretto uno scrimmage tra attacco e difesa nello scenario dello Stadio dei Marmi, con un migliaio abbondante di tifosi a vedere le evoluzioni dei suoi ragazzi. L’organizzazione dell’evento è stata buona. Accesso gratuito, sufficiente la registrazione online. Un bel sole caldo dopo due giorni di pioggia, attacco in maglia blu e difesa in maglia bianca. In lontananza si scorge una figura con un megafono in mano, pantaloni color kaki d’ordinanza e la maglia di… Radja Nainggolan?
L’enigma è stato risolto non appena Harbaugh si è avvicinato, gentile e disponibile come pochi, per salutare il pubblico. La maglia della Roma aveva in effetti il suo nome e il numero 4 è quello che Harbaugh aveva durante la sua onorata carriera nella National Football League.
Lo scrimmage è stato una riposata (nemmeno troppo) dimostrazione di quello che sono in grado di fare questi ragazzi su un campo di football. Field Goal di cinquanta e più yard, situazioni di goal line con sonori placcaggi di un safety che dovrà prendere il posto di Peppers, una schiera di QB dal braccio evidentemente poco comune sui campi italiani, un paio di runner tutti tagli e accelerazioni e uno molto “nord-sud”. Giocatori di linea enormi e veloci… Insomma una sorta di gruppo di marziani in allenamento dietro l’Olimpico alla vigilia del derby.
L’accoglienza del college football nell’eterna capitale può essere sintetizzata dalla risposta di un ragazzo del pubblico allo speaker che nelle pause accennava anche a casi di gigantismo, non era molto chiaro a cosa si stesse riferendo… La sintetica risposta: “Aoh, ma che malati… Questi der Michigan so propo grossi!”
Nulla di inatteso, statisticamente un buon quindici per cento di quei ragazzi nei prossimi due o tre anni toglierà l’affascinante divisa blu dei Wolverines e ne indosserà una di qualche squadra della NFL, quindi ci si può anche aspettare un tight end poco sotto i due metri che infila due defensive back in velocità e riceve ad una mano in un angolino della end zone. Ah, e con un allenatore così non c’è margine per errore nemmeno in una esibizione: dopo una lettura sbagliata ed una esecuzione anche peggiore culminata in un intercetto, coach Harbaugh è andato serenamente nell’huddle offensivo a spiegare il problema al suo quarterback, con il megafono e da mezzo metro di distanza…
Alla fine dell’allenamento tutti i giocatori si sono avvicinati alle gradinate, hanno intonato la loro fight song e hanno inondato il pubblico con magliette ricordo e altri gadget. Harbaugh ha ringraziato Roma e i Romani per l’ospitalità e per la bellissima settimana trascorsa. Poi, da vero professionista, si è messo a salutare uno per uno nessuno escluso tutti quelli che gli si avvicinavano. Non ha rifiutato strette di mano, abbracci, foto, bimbi da prendere in braccio.
E quindi, dallo Stadio dei Marmi per Huddle Magazine, un saluto dal vostro umile cronista… Go Wolverines!
Foto di copertina di Ruggero Pozza
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