[NFL] Scouting Combine 2016: Attacco

Nell’ormai storica sede del Lucas Oil Stadium di Indianapolis (dove si svolge fin dal 1987), tra le giornate di venerdì e sabato, la NFL Scouting Combine 2016 è entrata nel vivo; dopo i primi giorni dell’evento, dedicati alle misurazioni ufficiali, alle visite mediche, ai test cognitivi ed alle interviste con i diversi Team, i giocatori offensivi invitati, eleggibili per essere selezionati nel Draft che prenderà il via il prossimo 28 aprile, hanno avuto modo di partecipare alle esercitazioni sul campo. Venerdì hanno preso parte alle diverse drills offensive linemen e running backs, mentre il giorno seguente la scena è stata occupata da quarterbacks, wide receivers e tight ends.

Come ogni anno, alcuni giocatori hanno avuto modo di mettersi particolarmente in mostra, mentre altri, in seguito a performances atletiche non esaltanti, rischiano ora di veder calare le proprie quotazioni ed il gradimento delle squadre nei propri confronti. Non tutti i prospetti hanno partecipato ad ognuna delle sei diverse specialità che vanno a comporre la Combine, ma indubbiamente ognuno è stato visionato con cura dai diversi Staff delle 32 franchigie (anche tenendo conto che i rappresentanti dell diverse posizioni partecipano anche ad allenamenti mirati per il proprio ruolo, le cosiddette positional drills).

Ma quali sono le sei prove generali cui i giocatori possono prendere parte?

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Prima di vederle nello specifico, riportiamo un grafico che rappresenta tempi e misure ritenute ideali per i giocatori appartenenti ai differenti ruoli d’attacco:

Offense

La prova che attira la maggiore attenzione è sicuramente la 40 yard dash; consiste in uno scatto di 40 yarde, rispetto al quale vengono registrati anche i tempi sulle 10 e sulle 20 del percorso. La distanza è stata a suo tempo determinata dal fatto che corrispondeva, quando introdotta la prova, allo spazio medio percorso da un punt in partita. Lo scopo è di verificare la velocità e l’accelerazione dell’atleta, caratteristiche sicuramente fondamentali per RBs e WRs (anche se la rapidità sullo spazio breve, e quindi il tempo cronometrato all’altezza delle 10, è particolarmente rilevante anche per gli uomini di linea).

Il record attuale resiste dal 2008 ed appartiene a Chris Johnson, in grado di correre la tratta in 4.24 secondi.

Quest’anno tra i running back i più veloci sono stati Keith Marshall di Georgia (4.31), Tyler Ervin di St. Josè State (4.41) e Kenian Drake di Alabama (4.45). Tra i wide receivers, in un’annata non caratterizzata da una velocità media particolarmente elevata, si è invece distinto dal gruppo Will Fuller di Notre Dame (4.32), che ha distanziato Kolby Listenbee di TCU (4.39) e Trevor Davis di California (4.42).

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Will Fuller impegnato della 40 yard dash.

Il Vertical Jump è invece espressivo della forza nella parte inferiore del corpo e strumento utile a verificare l’abilità di salto. Consiste appunto in un balzo da fermo verso l’alto, nel quale il giocatore cerca di raggiungere la massima elevazione. Tra i giocatori offensivi è una capacità necessariamente sviluppata per un wide receiver.

Sterling Shepard di Okhlaoma ha raggiunto 41 pollici (104,1 centimetri), misura pareggiata da Josh Doctson; il prodotto di TCU ha quindi rafforzato la propria candidatura ad una selezione nel primo round del Draft, e stesso discorso vale per il terzo classficato, Corey Coleman di Baylor, da alcuni considerato come il wideout più interessante della classe 2016. E’ stato però un running back ad ottenere la migliore misura, Daniel Lasco di California con 41,5 pollici.

La 20 yards shuttle è una prova atta a verificare l’agilità, in particolare nel movimento laterale. La sua importanza è primaria soprattutto per giocatori della difesa quali linebackers e defensive backs, che devono essere in grado di reagire molto rapidamente e di arrestare il proprio moto e cambiare direzione a tutta velocità in un tempo ed un spazio limitatissimi (la prova consiste nello spostarsi in orizzontale tra tre diversi coni). Si tratta di saper controllare il proprio corpo nei cambi di direzione repentini, capacità che nel lato offensivo del campo può certo tornare utile ad un running back. Ma i tre migliori performer ad Indi sono stati tutti WRs; sia D.J Foster di Arizona State che Braxton Miller hanno percorso la tratta in 4.07 secondi, mentre ancora una volta Josh Doctson ha fatto bene, con 4.08 (lontano comunque il record stabilito da Brandin Cooks due stagioni fa, con 3.81)

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Josh Doctson, tra i principali protagonisti del sabato.

Come nel Vertical jump, anche attraverso il Broad jump si vuole testare la forza delle gambe e della parte bassa del corpo. Ma importanza centrale ha in questo caso l’equilibrio. Infatti partendo da fermo, il giocatore deve saltare il più lontano possibile, assicurandosi però di atterrare in modo stabile e con entrambi i piedi. La capacità di rimanere sempre bilanciati è prerogativa fondamentale per quelli che sono qualificati come gli uomini di trincea, e quindi i lineman tanto offensivi quanto difensivi. Ed un buon bilanciamento è senz’altro buona qualità anche in un Tight end.

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A livello di prestazione assoluta restano però in vantaggio giocatori esplosivi e meno pesanti come RBs e WRs. Anche in questa drill il migliore è risultato essere il running back di California Daniel Lasco con 11.3 piedi (3,4 metri), seguito dal wideout di Auburn Ricardo Louis e dall’immancabile Doctson. Il migliore tra i TEs è stato Beau Sandland con 3,2 metri mentre per la Oline ha prevalso Jason Spriggs, OT di Indiana (3).

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Il tackle ha fatto molto bene anche nella prova dove sono proprio gli O-lineman a dominare, ovvero la Bench press, il test del bilanciere, nel quale i futuri rookie cercano di fare più sollevamenti possibili alla panca con un peso di 225 libbre, 102 chili. Spriggs, con 31 ripetizioni si è piazzato quarto, dietro a Stephane Nembot (Colorado, 32), Connor McGovern (Missouri, 33) e a Christian Westerman, guardia di Arizona State, giunto fino a 34. (Il record assoluto tra gli uomini offensivi di linea risale al 2010, ed è di Mitch Petrus con 45).

Infine c’è la 3-Cone drill; sono i Defensive Ends i giocatori maggiormente sotto osservazione nella pratica, ma a livello offensivo la capacità di piegarsi e accelerare cambiando direzione verso i coni, e quindi la necessità di una forte flessibilità e agilità è aspetto necessario da possedere nel ruolo del running back, ed anche, in parte minore, nell’ambito della linea d’attacco.

Ancora 3 WRs al comando: ottima la prova di Davon Cajuste di Stanford, che con 6.49 secondi ha distanziato nettamente Trevor Davis di California (6.60) e Braxton Miller di Ohio State (6.65).

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Il percorso della 3-cone drill, nel quale l’atleta è sottoposto ad una serie di scatti e cambi di direzione.

Eccellere in una delle drills è sicuramente un ottimo biglietto da visita, ed un buon modo per farsi notare dalla folla di scout, membri dei coaching staff, e dagli stessi media presenti ad Indianapolis. Ma certamente più rilevante è l’impressione complessiva lasciata da un giocatore, tanto nelle sei prove cui partecipano tutti gli invitati alla Combine, quanto nelle positional drills in cui vengono suddivisi per ruolo.

Aspetto da non sottovalutare sono poi le risultanze ufficiali delle misurazioni fisiche (altezza, peso, lunghezza delle braccia e ampiezza delle mani), in grado di attirare l’attenzione o meno su un particolare atleta ancora prima che scenda effettivamente in campo per i workouts. Non va poi dimenticata la giusta attenzione riservata dalle franchigie agli aspetti comportamentali e caratteriali indagati nel corso delle singole interviste.

La combinazione di tutti questi fattori fa si che la generale opinione su un prospetto possa innalzarsi o sprofondare in seguito alla combine.

Tra i giocatori che hanno incrementato il proprio valore di mercato rientra il già citato Jason Spriggs, che ha mostrato grande atletismo e rapidità ed un ottimo controllo del proprio corpo, tanto da farlo entrare in discussione come una potenziale pick al primo giro del Draft. Un altro offensive tackle che ha ben figurato è Jack Conklin, già considerato come un serio candidato ad una selezione nelle prime 32, non ha fatto che confermare i propri pregi.

Stesso discorso vale per Jared Goff, QB di Cal che ha cementato la posizione di miglior quarterback della classe 2016, esibendo una grande accuratezza nei lanci, assicurata da un ottima tecnica di base. Mentre un QB meno atteso, distintosi dal gruppo è Dak Prescott di Missisippi State, che grazie ad una buona performance ha avanzato la propria candidatura come uno dei giocatori più affidabili nel suo ruolo. Tra i wide receivers, oltre a Will Fuller e Josh Doctson, ha ribadito la propria caratura Laquon Treadwell (dai più considerato il wideout più completo); la sua posizione non ha risentito della mancata partecipazione alla 40 yard dash, in quanto ha mostrato di possedere mani molto sicure e grande coordinazione, e di essere in grado di percorrere tratte pulite e precise.

Una sorpresa positiva si è poi rivelato Kenyan Drake, running back di Alabama, messo in ombra da Derrick Henry nella sua carriera di college, ma sbocciato ora al momento più opportuno.

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Jared Goff ha confermato le aspettative, e si parla per lui di una selezione da parte dei Cleveland Browns con la pick #2

Dall’altro lato della medaglia c’è chi esce ridimensionato dalla settimana di Indianapolis. Tra questi Connor Cook, QB di Michigan State che ha manifestato scarsa precisione nel piazzamento dei lanci, mancando spesso l’obiettivo. Non è andata meglio ad Alex Collins, di Arkansas. Considerato prima della combine come terzo nella graduatoria dei running back, un atletismo sotto tono e poca sicurezza nelle ricezioni hanno danneggiato il suo stock. Lo stesso vale per Vadal Alexander, guardia di LSU, la cui poca mobilità rischia di ridimensionarne la posizione in graduatoria. Un infortunio incorso nella 40 yard dash ha invece penalizzato Cardale Jones, QB dei campioni nazionali di college di Ohio State. Condizionato, non è stato in grado di dimostrare sull’importante palcoscenico di Indi la forza del suo braccio.

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