La storia delle Wild Card dal 1920 ad oggi

Lo scorso weekend si è conclusa la regular season della stagione numero 100 della National Football League. È quindi tempo di playoff, la cosiddetta post season, che inizia questo fine settimana con le partite di wild card.
Oggi diamo per scontata la prosecuzione della stagione con delle partite secche per arrivare a determinare il campione NFL della stagione, ma nell’ormai centenaria storia della lega professionistica di football più famosa al mondo non è sempre stato così.

Nei suoi primi anni di vita la NFL era composta da un numero variabile di squadre, e non esisteva una suddivisione in Division né tantomeno in Conference. Inoltre le schedule, almeno inizialmente, erano a totale carico delle squadre, per cui ognuna si arrangiava come riusciva, e non era raro che a fare classifica contribuissero anche delle partite contro i cosiddetti “non-league teams”, cioè squadre che non facevano parte della NFL (o AFPA nel 1920-21). Nel primo campionato del 1920, ad esempio, gli Akron Pros giocarono anche con i Wheeling Stogies (che erano una squadra di… baseball e persero 43-0) e con i Cincinnati Celts (che si sarebbero entrati a far parte della AFPA nel 1921 come “traveling team” e che persero anch’essi 13-0). Dopo il primo anno in cui i campioni (Akron Pros) vennero determinati dalla votazione dei proprietari, non essendo stata tenuta una classifica ufficiale delle partite giocate dalle varie squadre, l’AFPA decise di assegnare il titolo alla squadra che, alla fine della stagione, avesse avuto il record migliore.

Questo sistema, però, creò qualche problema, dovuto al fatto che le squadre non avevano un numero omogeneo di partite giocate, ma soprattutto perché i pareggi, che al tempo erano molto più frequenti e l’overtime era ancora molto di là da venire, non venivano conteggiati nella percentuale finale. Nel 1921, quindi, vennero incoronati campioni i Chicago Staleys (9-1-1), nonostante un record pari rispetto ai Buffalo All-Americans (9-1-2), in quello che è passato alla storia come il “Chicago Staley Swindle” di cui abbiamo parlato.

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Campioni ad ogni costo

Tra una litigata e l’altra sul calcolo dei record, si arriva al 1932 quando i Chicago Bears (ancora loro…) si aggiudicano un’altra volta il titolo in maniera piuttosto controversa.
Terminata la stagione con un record di 6-1-6, si trovano a pari merito con i Portsmouth Spartans (6-1-3), per cui la NFL decide di far disputare una partita di spareggio a fine stagione. L’incontro, disputato indoor su un campo di sole 60 yard a causa di una tempesta di neve che si abbatte su Chicago, se lo aggiudicano i Bears, ma la NFL lo aggiunge alle partite di regular season per cui, ufficialmente, non è considerato come il primo match di playoff della storia. Tra Chicago e Portsmouth, comunque, c’è un terzo incomodo: i Green Bay Packers, i quali si vedono negato il quarto titolo consecutivo pur vincendo solo 10 partite in stagione contro le 7 e 6 di Bears e Spartans. Dopo la sconfitta con i Bears nel playoff/non-playoff, gli Spartans diventano terzi in classifica dietro ai Packers, che però vanterebbero ancora un numero di vittorie superiore rispetto ai Bears i quali, però, hanno al loro attivo una sola sconfitta e ben sei pareggi, mentre i Packers contano 3 sconfitte ed un pareggio. Stando ai calcoli fatti con il sistema odierno, i Bears avrebbero avuto una percentuale di .714 contro .750 di Green Bay ma, come detto, a quel tempo i record erano calcolati solo sulla percentuale di vittorie e sconfitte, per cui il titolo venne assegnato a Chicago.

Il playoff tra Bears e Spartans, pur disputato in condizioni di fortuna, ebbe un tale successo, che per l’anno successivo la NFL accettò la proposta avanzata da George Preston Marshall, proprietario dei Boston Redskins, di suddividere le dieci squadre in due Division e far incontrare le due vincenti delle division in un Championship game.
I New York Giants si aggiudicarono la Eastern Division con un record di 11-3, mentre la Western Division fu appannaggio dei Chicago Bears con un record di 10-2-1. Il 17 dicembre 1933 al Wrigley Field di Chicago, i Bears sconfissero i Giants 23-21 in quello che è ufficialmente considerato il primo Championship game della NFL e, contemporaneamente, il primo playoff, o partita di post season, della storia.

Con gran soddisfazione di tutti, si prosegue con il Championship finale fino ad arrivare al 1941, quando si rende necessaria una partita di spareggio per determinare chi, tra Bears e Packers entrambi con un record di 10-1, debba andare a sfidare i Giants nel Championship. Sono ancora una volta i Bears a spuntarla il 14 dicembre 1941, per 33-14, e gli stessi Bears distruggeranno letteralmente i Giants nel Championship Game disputato al Wrigley Field per 37-9.

Il playoff diventa la norma per dirimere la parità tra le squadre della stessa division che devono accedere al Championship, ma resta un evento alquanto raro, tanto che si contano solamente nove playoff tra il 1941 ed il 1965, anno in cui venne disputato l’ultimo (peraltro finito in OT). Di queste nove partite, due vennero disputate nel 1950, l’anno dell’annessione della AAFC da parte della NFL, quando si rese necessario dirimere la parità sia nella American (Browns e Giants) che nella National (Rams e Bears) conference.
Queste nove partite, oggi comunemente chiamate “playoff” in realtà vennero registrate come “tie breakers”. Una differenza di nomenclatura insignificante solo all’apparenza, come vedremo tra poco.

Da registrare, tra il 1960 ed il 1969, una partita di post season denominata “Playoff Bowl”, una sorta di finale per il terzo posto tra le due seconde classificate delle due conference in cui era suddivisa la NFL in quegli anni. La NFL non ha mai considerato queste partite come post season o playoff, nonostante il nome, classificandole come esibizioni, e gli eventuali record in esse stabiliti non fanno parte del record book ufficiale. A puro titolo di curiosità, i Detroit Lions vinsero tutti e tre i Playoff Bowl disputati, seguiti da Baltimore Colts e Los Angeles Rams con due vittorie a testa. La partita si disputava all’Orange Bowl di Miami, normalmente la settimana successiva all’NFL Championship.

Nel 1967, in vista della fusione con la AFL ed il conseguente riallineamento, la NFL crea 4 division, due all’interno di ogni conference (Capital e Century Division nella Eastern Conference e Coastal e Central DIvision nella Western Conference), ed introduce una partita di playoff tra le vincitrici delle quattro division prima del Championship. Nascono così i due “Conference Championship” e, con l’occasione, la NFL struttura il primo abbozzo di griglia di playoff come la conosciamo oggi.

Nel frattempo la AFL, nonostante avesse sempre determinato il campione attraverso un Championship tra le vincitrici delle due division, nel 1968 decide di adottare anch’essa un sistema di playoff come la NFL, facendo incrociare le prime due classificate delle due division, dando così la possibilità di vincere il titolo anche a chi non aveva vinto la propria division, un’eventualità che la NFL considera un vero e proprio sacrilegio.

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Questa deviazione dallo spirito altamente meritocratico che la NFL aveva sempre adottato (magari con qualche stortura, come abbiamo visto), fa sì che quando viene resa operativa la fusione AFL-NFL e relativo riallineamento della NFL nel 1970, la NFL accetta obtorto collo di inserire ai playoff anche la miglior seconda classificata. La soluzione viene considerata migliore dell’a possibilità di far saltare un turno alla miglior prima mandando ad un playoff secco le altre due vincitrici di Division. Parità (di partite disputate) prima di tutto. Oltre a ciò, però, la decisione di aggiungere una quarta squadra viene determinata anche dagli eventi relativi alla stagione 1967, quando Rams e Colts finiscono entrambi in testa alla Coastal Division con un record di 11-1-2. Per effetto degli scontri diretti i Rams passano ai playoff, lasciando così a casa i Colts che avevano comunque un record migliore delle altre tre vincenti divisionali. Aggiungendo una quarta squadra ai playoff, quindi, si sarebbero centrati gli obiettivi di equità e meritocrazia inseguiti dalla NFL.

Questa quarta squadra è la cosiddetta Wild Card (che quindi non era una partita, come oggi, ma una squadra).

Nel 1975 viene introdotto il “seed system”, cioè la classificazione in base alla posizione in classifica divisionale e poi in base al record complessivo, delle qualificate ai playoff, con un tabellone composto stile tennis. Il sistema é volto ad evitare, come troppo spesso accadeva all’epoca, che i vari sistemi di accoppiamento mettessero subito di fronte le due squadre con il miglior record, creando una sorta di Championship anticipato.

Nella stagione 1978, il numero delle partite viene aumentato da 14 a 16, e viene aggiunta un’altra wild card, facendo così di fatto cadere uno dei tabù che avevano resistito fino a quel momento. Le tre vincitrici di division, infatti, godono di una bye week, mentre le due wild card si scontrano tra di loro nel cosiddetto Wild Card Game (nota bene… Wild Card Game, non Wild Card Game Playoff, dicitura introdotta in un secondo tempo).

Perchè mancava la dicitura Playoff alla Wild Card Game? Perchè visto che si trattava di una partita in più rispetto ad alcune delle altre qualificate alla post season, i proprietari non volevano dare bonus playoff ai giocatori, mentre per la NFLPA si trattava di una partita di playoff a tutti gli effetti.
La disquisizione era apparentemente puramente semantica, playoff contro post season, ma in quasi la totalità dei contratti dei giocatori si parlava di playoff, non di post season, per cui per le franchigie si trattava di risparmiare un bel po’ di soldini.
Inutile dire che la NFLPA ebbe la meglio in questa diatriba, e nel giro di qualche anno anche alla partita di Wild Card venne data la dignità di playoff.

Per diversi anni, però, i record stabiliti durante le partite di wild card non vennero conteggiati nei record di post season, cosa che venne definitivamente sancita con l’ultimo grosso rimescolamento statistico di fine anni 90. Non è raro, infatti, trovare media guide con statistiche differenti, a seconda dell’ortodossia degli uffici stampa più o meno tradizionalisti.
Nel 1990 viene aggiunta una ulteriore wild card, portando le squadre qualificate ai playoff a 12 (sei per conference), costringendo la peggiore delle tre vincitrici di division a disputare anch’essa una partita in più, senza godere della settimana di riposo fin lì concessa. Cade, quindi, anche il tabù della meritocrazia.

Arriviamo quindi alla storia recente: il riallineamento del 2002 con la formazione di quattro division. Le wild card vengono diminuite da tre a due per far posto alla quarta vincitrice di division, ma il formato dei playoff non cambia: seed 1 e 2 direttamente al Divisional playoff dove attendono le vincitrici delle due wild card, cioè le partite che ci apprestiamo a gustare questo fine settimana.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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