Il riassunto di week 4 della NCAA 2023

Con i non-conference game quasi del tutto conclusisi la week 4 NCAA metteva sul piatto un menù estremamente ricco, con addirittura 6 partite tra avversarie all’interno del ranking AP e una serie di altre partite di conference dalle quali ci attendavamo spettacolo e risposte.

Spoiler, abbiamo avuto tutto.

Partiamo dalla partita della settimana, che è quella andata in scena a South Bend, tra i padroni di casa di Notre Dame e Ohio State. Una partita tesa, muscolare ed estremamente fisica, che ha visto il primo tempo chiudersi con 3 punt, 2 turnover on down, 1 field goal sbagliato ed uno realizzato. 3-0 Buckeyes. Nella ripresa entrambi gli attacchi sono sembrati più in palla, con Sam Hartman che è sembrato a tratti un uomo in missione – probabilmente per conto di Dio, vista la location – ma che comunque non è stato abbastanza per evitare il rientro dei Buckeyes.

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Il TD del 14-10 per Notre Dame è arrivato con 8 minuti e 22 secondi sul cronometro, il successivo stop su un 4° down sulla linea delle 11 yard di Notre Dame sembrava voler dire vittoria per gli Irish, ma non si era fatto i conti con Kyle McCord. Nelle prime 3 settimane Ohio State ha affrontato avversarie di livello basso e l’attacco, farcito di talento, era sembrato in termini di prestazioni molto al di sotto della versione 2022 ed essendo rimasto in buona parte lo stesso la causa non poteva che essere ricercata nel QB. Ecco, l’ultimo drive di Kyle McCord è probabilmente la risposta alla critiche ricevute: 75 yard con un 4° down e un 3° down e 19 (!) convertiti, prima delle due giocate finali sulla linea dell’1 yard, che hanno consegnato la W alla squadra di coach Ryan Day. La curiosità? Notre Dame ha giocato gli ultimi e decisivi 2 snap della partita schierata difensivamente con soli 10 uomini, un errore che è costato la vittoria agli Irish.

Non erano ambedue nel ranking ma aveva comunque l’attenzione della nazione su di sé il match delle 18 tra Clemson e Florida State, vinto dai Seminoles 31-24 dopo un tempo supplementare. Partita intensa e dall’alto tasso tecnico: Clemson è parsa più in palla ad inizio partita e poi stancarsi, specialmente in attacco, con l’andare dei minuti, mentre il talento degli skill position player di FSU è stato fondamentale nei momenti cruciali. Sempre sotto durante i regolamentari, i Seminoles sono andati a pochi centimetri dal perdere la partita già negli stessi, dove sono “sopravvissuti” al field goal sbagliato a 1 minuto dal termine da Jonathan Weitz. All’overtime a deciderla è stato Keon Coleman, con una stupenda ricezione sul bel lancio di Jordan Travis. Che a dare la seconda sconfitta stagionale a Dabo Swinney sia stato un altro importante transfer (da Michigan State), fa sorridere.

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Ben 8 erano le squadre rankate in Pac-12 e, fatta eccezione per Washington – ancora dominante, con un 59-24 su Cal – e USC – vittoriosa ma con qualche patema contro una non irreprensibile Arizona State – le altre si affrontavano fra loro.

Ad attendere coach Prime e Colorado c’era il primo vero ostacolo di una conference che si preannuncia proibitiva per le ambizioni di una squadra comunque in costruzione come i Buffs, ovvero Oregon. I Ducks sono sembrati più preparati in attacco, più talentuosi in difesa e sicuramente più esperti e pronti fisicamente. Il 42-6 finale racconta bene quanto visto in campo, dove non c’è stata contesa. Da segnalare le prove del RB Bucky Irving e del WR dei Ducks Troy Franklin.

Tra Utah e UCLA si preannunciava e spettacolo e spettacolo… non è stato. La partita si è messa subito nel binario sbagliato per i Bruins, con la pick six al primo snap della partita, ma il tempo per provare a rimediare c’era. L’attacco di UCLA è stato del tutto inertizzato dalla difesa di Kyle Wittingham, che ha soffocato il running game e non ha mai lasciato letture facili al freshman Dante Moore, che ha dovuto così fare i conti col suo essere freshman. 14-7 il finale, Utah continua a conservare l’imbattibilità nell’attesa che Cam Rising possa tornare a guidare un attacco che sta letteralmente facendo il minimo necessario per far vincere le partite alla difesa.

La terza partita “rankata” di Pac-12 è stata quella che alla fine ha garantito lo spettacolo migliore: Washington State ha battuto in casa Oregon State – nel match tra le uniche due squadre che ancora non hanno un futuro delineato al di fuori della Pac-12 – per 38-35 grazie ad una prova for the ages del QB Cameron Ward (28/34 per 404 yard, 4 TD 0 INT). Occhio ai Cougars.

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Gli ultimi due match tra avversarie nel ranking erano: Alabama – Ole Miss e Penn State – Iowa.

Nel primo, a differenza dell’altro, c’è stata partita: i Crimson Tide sembravano ancora vittime dell’alone di negatività attorno al proprio attacco circolato nelle ultime settimane e il brutto intercetto di Jalen Milroe nel primo tempo ha fatto correre un brivido sulla schiena di tutti i 90 mila di Tuscaloosa. Ma nella ripresa l’attacco – e Milroe – ha iniziato a girare e la difesa a salire di colpi, tanto da lasciare a soli 3 punti l’attacco di una squadra di Lane Kiffin in 30 minuti di gioco. Il 24-10 finale spiega cos’è e cosa deve cercare di essere Alabama quest’anno, una squadra granitica dietro e solida, pur senza essere esplosiva, davanti.

Nell’altro, come anticipato, ben poco da vedere. O meglio, molto da vedere in Penn State che sembra una squadra che se non è al livello di Michigan e Ohio State ci è pericolosamente – per le altre due – vicina: Drew Allar è l’anello mancante di una squadra che era già temibile negli anni passati ma che ha ora una dimensione in più. E se a questo aggiungiamo una difesa che finora ha concesso 5 touchdown in 4 partite, di cui 3 arrivati in situazione di garbage time, ecco che abbiamo una seria candidata al titolo di conference. Battere Iowa non è di per sé un risultato impressionante – il pronostico vedeva PSU favorita di 15 punti – ma batterla 31-0 senza farla mai entrare in partita lo è, eccome.

https://twitter.com/CBSSportsCFB/status/1705768503687459324?s=20

In ACC da segnalare come continuino i propri percorsi netti, oltre a FSU, anche Miami (41-7 vs. Temple), Duke (41-7 vs. UCONN), Syracuse (26-16 vs. Army), Louisville (56-28 vs. Boston College) e North Carolina (41-24 vs. Pitt), squadre a cui, dopo 4 giornate, è d’obbligo dare un occhio.

In BigXII esordio difficile per le 4 new entry, tutte sconfitte con margine di almeno 2 TD alla prima partita nella nuova conference (Cincinnati da Oklahoma, BYU da Kansas, UCF da Kansas State, mentre Houston aveva esordito in BigXII la settimana scorsa perdendo contro TCU). Restano imbattute dopo 4 giornate le sole Texas, Oklahoma e Kansas, mentre dopo la sconfitta in week 1 continuano a vincere TCU e… West Virginia! I Mountaineers erano dati come possibile squadra materasso della conference e invece dopo 4 partite si trovano ad averne vinte 3, unica sconfitta contro Penn State, sconfitta che è tra l’altro stata dignitosa – rispetto alle altre vittime causate dai Lions.

In BigTen va segnalata, oltre alla vittoria scontata di Michigan su Rutgers, la prima vittoria stagionale di Northwestern, arrivata grazie al TD-pass del 38-34 di Ben Bryant all’overtime su Minnesota, dopo essere stati in svantaggio 31-10 nel quarto quarto. Quando si dice “gettare il cuore oltre l’ostacolo”.

A chiudere la SEC, dove Texas A&M batte Auburn 27-10, in un match dominato difensivamente dagli Aggies, che hanno concesso davvero poco ad un attacco che, va detto, non sembra ancora entrato coi giri giusti. L’altro match da segnalare è stato quello vinto da LSU 34-31 contro Arkansas, al termine di una partita spettacolare ed un po’ folle, decisa grazie ad un drive perfettamente gestito che ha portato al field goal di Damian Ramos e a mangiare gli ultimi 5 minuti sul cronometro.

Dulcis in fundo, la ricezione di Ricky Pearsall Jr, WR di Florida (vincente su Marshall).

E con questo è tutto per un’altra settimana, appuntamento a tra 7 giorni!

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2 Commenti

  1. qualche aggiornamento sulla trasmissione delle partite in Italia dopo la chiusura di ESPN player e quella di helbiz live ?

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