[NFL] Super Bowl: le pagelle

Come tradizione ecco le pagelle del Super Bowl XLVIII cominciando dai vincitori.

Seattle Seahawks: 10
Esiste la partita perfetta? A vedere il Super Bowl giocato da Seattle verrebbe da dire di sì, e di averla vista proprio domenica scorsa. Ci fossero state condizioni meteorologiche proibitive si sarebbe potuto parlare di Seahawks baciati da un pizzico di buona sorte. Così invece la farina proveniva tutta dal sacco dell’Oregon. Che la difesa vince le partite lo sanno anche i bambini. Qui però siamo di fronte a una squadra che ha segnato 3 touchdown con l’attacco e uno pure con gli special team. Cosa si deve aggiungere? Se volete parliamo di come erano vestiti ai party dei festeggiamenti, o del discorso non molto fluido di Paul Allen dopo aver ricevuto il Vince Lombardi Trophy. Per il resto ci togliamo il cappello.

Russell wilson SeahawksQuarterback: 9
Essenziale. Spietato. Letale. Russell Wilson era un agente segreto in missione. L’anno scorso si era recato a New Orleans per un sopralluogo. Per capire come muoversi. Quest’anno ha messo in pratica quanto appreso. Dirige un gruppo di ricevitori obiettivamente modesti facendoli brillare come navigati solisti. Denver intende mandarlo a sinistra? D’accordo. “Nema problema” per dirlo alla slava, così da non far saltare la copertura. Freddo e preciso. Secondo anno? Che importa. Sfidiamo chiunque al mondo a dirci che al draft 2012 avrebbe scommesso un euro su di lui come primo vincitore di un Super Bowl tra i quarterback della sua classe. Impressiona anche la maturità delle sue parole e dell’atteggiamento dopo il trionfo. In campo non sbaglia davvero nulla. Gioca e completa con serena tranquillità i passaggi più svariati.

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Attacco: 8
Si muove con regolarità anche se Marshawn Lynch (6,5) deve pagare dazio alla difesa dei Broncos, che si concentra su di lui. Percy Harvin (8,5) gioca quanto basta per infrangere ogni sicurezza di Denver. Inizialmente non affondano il coltello e rischiano di tenere aggrappati alla partita Manning e soci. Ci pensa lo stesso il running back ad aprire le danze. Jermaine Kearse (7) e Doug Baldwin (7) sono in serata di grazia. Imperfezioni ridotte al minimo. E quando anche Wilson trova i suoi in end zone la festa può cominciare. Sanno cosa vuol fare Denver ma hanno le contromosse nella faretra e la freccia Harvin è infuocata. Averlo a tempo pieno fa già venire l’acquolina in bocca al dodicesimo uomo di Seattle.

Seattle Seahawks DefenseDifesa: 10 e lode
Impressionante. Uno spettacolo. Un clinic di sessanta minuti. Velocità stratosferica in tutti i suoi elementi. Concretezza. I defensive back (10) coprono così bene i ricevitori da permettere alla linea di difesa (9,5) di mettere un’enorme pressione su Manning pur con un esiguo bottino di sack (uno di Chris Clemons). Cornerback e safety (che picchiano durissimo) elidono i bersagli. La trincea sporca i passaggi, spinge indietro e fuori dalla tasca Peyton, gli nega gli screen pass. Quando qualche passaggio riesce in un nanosecondo si materializza un difensore a fermare l’attaccante.
Neanche a dirlo se c’è una mezza palla in discussione sono rapidissimi a farla propria. Malcolm Smith “flasha” Manning per mettere la ciliegiona sulla torta e premiare i linebacker (9,5): “socialisti” nel dividersi i tackle. Il dibattito se sia o meno la più forte difesa di sempre è aperto. Baltimore nel 2000 non era da meno, ma di fronte non aveva un attacco paragonabile a quello dei Broncos. In questo senso l’impressione di aver visto la miglior prestazione difensiva in un Super Bowl è fortissima.

Percy Harvin ritorna il kickoff in endzone
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Special team: 8
Quando si dice materializzarsi nel momento giusto. Percy Harvin aggiunge pepe anche alle squadre speciali (dove Steven Hauschka è un orologio svizzero) e si conferma uomo da finali come ai tempi del college. Difficile lo si possa rivedere come ritornatore durante la stagione regolare, anche perché serve troppo a Seattle da ricevitore per rischiarlo sui calci. All’occorrenza è un asset da spendere per avere dividendi immediati, come si è visto al MetLife Stadium.

Coach: 10
Pete Carroll entra nella ristrettissima cerchia di chi ha vinto sia il Vince Lombardi Trophy sia il titolo Ncaa. Con lui solo Jimmy Johnson e Barry Switzer. Ha costruito una macchina perfetta. Trazione posteriore così ben bilanciata da farla sembrare un 4×4. Una difesa senza punti deboli. Un attacco in cui si mascherano i limiti. Wilson è il suo colonnello implacabile. Annichilisce il rivale John Fox privandolo di ogni punto di riferimento e colpendolo dove è più vulnerabile. Per avere una partita perfetta serve un coach preparato al mille per cento. Carroll e il suo staff lo sono stati. A Seattle ha plasmato un gioiello.

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