[NFL] Week 10: Miami Dolphins vs Tampa Bay Buccaneers 19-22

Chi pensava che tutto il polverone sollevato dalla vicenda Incognito-Martin servisse di stimolo è servito: i Dolphins sfoderano una prestazione imbarazzante e i Buccaneers riescono finalmente ad ottenere la prima sospirata vittoria della stagione 2013.

Bobby Rainey, Olivier Vernon
Bobby Rainey

Nessuna sottovalutazione dei Buccaneers o mancanza di rispetto nei loro confronti: anche il Monday Night vittorioso ha del resto mostrato che se gli uomini di coach Schiano non avevano ancora vinto una partita i motivi ci sono: il giusto mix di sfortuna (l’infortunio a Doug Martin su tutti, ma anche quello di ieri sera al suo finora più che degno sostituto Mike James), poco talento specie nelle posizioni chiave (Josh Freeman?), colpe da parte del coaching staff, giocatori giovani da sviluppare (su tutti un Mike Glennon gettato nella mischia a cercare di dimostrare le proprie doti, che pure ha), una division complicata, un calendario non semplicissimo e il gioco è fatto.
Poteva essere impossibile invertire la tendenza, con i fantasmi di una stagione a zero vittorie che a Tampa sono sempre ben presenti, o poteva bastare trovare l’occasione giusta. Che è puntualmente arrivata, sotto forma di un delfino; e i Buccaneers sono stati bravi a non farsela sfuggire, facendo tutto quello che dovevano e potevano fare per coglierla.

Dall’altra parte del campo, comunque, c’erano i Miami Dolphins. E da loro non si sapeva bene cosa attendersi. Travolti dal ciclone mediatico che li ha messi sotto i riflettori di tutta l’America e non solo (sfortunatamente, per i motivi sbagliati) e già per conto loro alle prese con una stagione iniziata in gloria ma poi improvvisamente girata in negativo, come avrebbero reagito? Molti scommettevano su una prestazione d’orgoglio o quantomeno in una buona prestazione per cercare di risollevarsi contro un avversario più che alla portata. Quello offerto dai Dolphins al Raymond James Stadium di Tampa è stato invece uno spettacolo mortificante.

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Il numero che più di tutti dà l’idea della prestazione di Miami è 2. Due, come le yards di corsa ottenute in tutta la partita dall’intero running game dei Dolphins: Lamar Miller ne ha guadagnate due su 7 portate, Daniel Thomas ne ha perse due su 4 portate, Ryan Tannehill ne ha guadagnate 2 l’unica volta che i coach gli hanno chiamato una sneak su un 3°&1 (peraltro, la prima sneak vista in tutta la stagione). Totale: 2 yards.
Mai, nell’intera storia dei Dolphins, era stato ottenuto un risultato così basso. E visto che 2 è anche il numero dei titolari che, per i noti fatti, la linea d’attacco ha perso in un colpo solo e che a questo punto non è più possibile sostituire, rimane da capire come sarà possibile invertire il trend.

Rishard Matthews
Rishard Matthews

Contro i Bucs non ha funzionato quasi nulla. L’unica nota positiva è stata l’esplosione di Rishard Matthews, il WR chiamato dalla panchina a ricoprire il ruolo di slot receiver che era dell’infortunato Brandon Gibson: Ryan Tannehill lo ha puntato ben 14 volte e lui ha ricevuto 11 passaggi, per un totale di 120 yards e tutti e due i touchdown segnati da Miami. Ma, a parte Matthews, è meglio stendere il classico velo su tutto il resto, sulla prestazione di una squadra molle, senza grinta e con la testa altrove, anche se nessuno nel post partita ha voluto addurre la scusa della distrazione per il terremoto che sta scuotendo tutto l’ambiente.

Il risultato, esposto anche questo a tutti gli Stati Uniti sintonizzati sul Monday Night – così come lo scandalo di questi giorni sta esponendo a tutti i segreti dello spogliatoio – è stato un faro acceso su cosa sono i Dolphins oggi, a dispetto di tutte le cose buone fatte vedere nelle prime tre partite dell’anno: una squadra mediocre, allenata male e, incredibilmente, apparentemente senza stimoli. E se nemmeno la prospettiva di affrontare l’unica squadra imbattuta della lega ha potuto scuotere i Dolphins dall’apatia, è lecito chiedersi se la sfida incombente al Sun Life Stadium contro i Chargers possa sortire quest’effetto.
Le investigazioni della NFL sul caso Incognito-Martin costringeranno senz’altro Stephen Ross, il padrone, a un periodo di decisioni difficili; a questo punto, se la rotta non sarà invertita, è probabile che queste decisioni possano essere anche pesanti.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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