L’Europa lunga un piede: Come il Football Americano ha conquistato il Vecchio Continente

E’ da pochi giorni disponibile sullo store di Amazon “L’Europa lunga un piede: Come il Football Americano ha conquistato il Vecchio Continente” (versione brossura e Kindle), libro di Massimo Foglio che racconta di come il football è arrivato in Europa con i primi goffi tentativi fino allo sbarco in moltissimi paesi del nostro continente.
“L’Europa lunga un piede” è il racconto di questa avventura nata alla fine del diciannovesimo secolo e che, pagina dopo pagina, ci porta ottanta anni dopo al racconto affascinante degli inizi in Italia.
Quello che segue è l’inizio del capitolo dedicato all’Italia.

Il football arriva in Italia

Pantere Rosa, NIFL, LIF e AIFA

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Quella tedesca è più o meno la medesima situazione che troviamo in Italia, nazione che abbiamo intenzionalmente lasciato per ultima nell’analisi dell’introduzione del football perché racchiude una parte di ognuna delle esperienze sin qui viste in altri paesi europei.
La storia del football tricolore è caratterizzata da due filoni di iniziativa separati che si rincorrono, prima inconsapevolmente e poi in diretta concorrenza, per circa un decennio, prima di unirsi definitivamente nel 1982. In mezzo, si inserisce poi un terzo filone, quello del football militare, che attraversa trasversalmente gli altri due, incrociandosi ora con uno ora con l’altro, rivestendo un ruolo fondamentale nello sviluppo del football americano in Italia più di quanto sia avvenuto in Germania o in Gran Bretagna, dove la presenza militare americana è decisamente più massiccia.
Abbiamo visto in precedenza come in Italia si giochi a football in maniera piuttosto sporadica, dopo la dismissione delle truppe di stanza a Trieste con conseguente chiusura dell’unico campionato che coinvolgeva diverse basi dislocate in Italia, Germania ed Austria. Restano i campionati interni, come quello della base navale di Napoli, oppure quelli delle high school, ma tutto rigorosamente confinato all’interno delle singole installazioni militari americane.
La storia “moderna” del football italiano inizia nel 1969 all’interno della caserma Ederle di Vicenza, dove Doug Urner, un militare che si occupa dei programmi sportivi della base ed è assistente allenatore dei Cougars, la locale squadra di football che gioca nel campionato high school, organizza una sfida tra il quartier generale della SETAF (Southern European TAsk Force) ed il Missile Command Support.
A Vicenza il football senior non esiste, per cui non è disponibile alcun tipo di attrezzatura da gioco. Il piano di Urner prevede che le due squadre si allenino per tre settimane senza attrezzatura, in attesa che i Cougars terminino il proprio campionato e possano prestare caschi e paraspalle per le ultime due settimane di allenamento.
La partita si rivela un grande successo, ottenendo un gran seguito di pubblico nella base, per cui Urner decide di trasformare la partita in una sfida da ripetersi ogni anno.
La partita si disputa sia nel 1970 che nel 1971, ma quest’ultima viene organizzata in autonomia, in quanto Urner passa il 1971 in Vietnam.
Quando torna nel 1972, trova una tradizione oramai consolidata, ed allora pensa di espandere gli orizzonti sfidando la base di Camp Darby. Vicenza ospita la partita del 1972, mentre l’anno successivo la rivincita si gioca a Tirrenia, dove ha sede Camp Darby (a cui spesso si fa impropriamente riferimento come “la base di Livorno”, nonostante il territorio su cui sorge faccia parte della provincia di Pisa).
Siamo nel 1973, ed il primo dei molti intrecci di questa storia si sta sviluppando.

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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