[Championship] Le pagelle

nflAnche per i due Championship non potevano mancare le valutazioni di Huddle Magazine.
Abbiamo analizzato le partite e dato un voto ai protagonisti assegnando anche la palla della partita al migliore in campo:
 

ravens

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Joe Flacco 6
Nel complesso la sua prova è sufficiente. Qualcosa in più, persino. Spesso si va a ritagliare lo spazio che gli serve per lanciare scrollando verso l’esterno. Per diventare un numero uno però deve dimostrare di poterle anche vincere gare come quella contro i Patriots. Vero che se Lee Evans avesse trattenuto quel pallone… Qualche errorino di misura l’ha commesso e deve imparare a sfruttare meglio Torrey Smith.
Ray Rice 5,5
Non incide. Non incide quanto il suo peso specifico nei Ravens imporrebbe. Sembra la conferma che i running back piccoli e scattanti non sono l’ideale in gennaio. Dati precisi in questo senso non ce ne sono, ma la sensazione “a pelle” è proprio questa.
Torrey Smith, Anquan Boldin 6,5
Si sbattono e fanno tutto quel che è loro possibile per cercare di indirizzare verso i bianco viola la partita. Non riesce loro davvero per poco.
Lee Evans 4
Quella palla è già nelle sue mani. È vero, gli arriva la botta da dietro. Ma quella palla vale un Superbowl. Non può lasciarla cadere così. Non può.
Difesa 6,5
Limitano al meglio lo spumeggiante attacco di New England. L’impressione però è che manchi la giocata che fa la differenza, cui ci avevano abituato Ray Lewis ed Ed Reed. Così alla fine si ricorda soprattutto il tackle assassino di Bernard Pollard su Gronkowski. Un reparto che ha scritto pagine di storia del football ma che ora va rinnovato nei suoi elementi cardine.
Billy Cundiff 4,5
Entra nella storia dalla parte sbagliata. Può mandare la partita ai supplementari, invece sbaglia un calcio facile, facile. Non sarà dimenticato facilmente a Baltimore. Il mestiere del kicker è così. Prevalentemente ingrato: se segni ha fatto il tuo, se sbagli paghi. E Cundiff stavolta è proprio indifendibile.
Denis Pitta, Ed Dickson 6
Protagonisti più di quanto ci si potesse aspettare. Suppliscono al gioco di corsa che non decolla mettendo a segno le ricezioni sul corto che muovono la catena. Il tutto impreziosito dal touchdown di Pitta.
John Harbaugh 6,5
Cosa imputargli? La sua squadra arriva forse oltre i limiti del talento a disposizione. Può vincere, con Evans. Può pareggiare, con Cundiff. È tradito da due episodi. Un solo, appunto: Ray Rice va sfruttato meglio.
Patriots

Vince Wilfork 7,5 – Ball of the game
Doveva essere la partita dell’attacco dei Patriots contro la difesa dei Ravens. Alla fine però chi si staglia all’orizzonte, e quasi lo oscura interamente, è la sagoma non certo slanciata di Wilfork. Dominio impressionante della linea di scrimmage. Rende meno vulnerabili le non certo eccelse secondarie di New England.
Tom Brady 6
Lo ha ammesso anche lui a fine gara. Non ha giocato “da Brady”. Anzi. Ha sbagliato molto. È scappato spesso un «Oh!» di stupore vedendogli mancare il bersaglio di alcune spanne per errori di tocco che solitamente non commette. Non ha passato nemmeno un td. Proprio lui. Ci ha messo il coraggio: quello di rischiare la pelle volando in end zone per il touchdown a inizio quarto periodo e per fare frontino con Ray Lewis. La difesa però gli ha regalato comunque la quinta apparizione al Superbowl (raggiunto John Elway). Non potrà più essere perfetto come Montana e Bradshaw (4 viaggi in finale e 4 Vince Lombardi Trophy), e non gli basterà giocare come ha fatto nelle precedenti tre vittorie per battere i Giants. Se riesce a sfoderare una prova come si deve però ci si dovrà ingegnare per trovare argomenti che giustifichino una posizione diversa dalle prime tre di ogni tempo. La sete di rivincita non gli mancherà.
Aaron Hernandez, Rob Gronkowski 6,5
Restano il valore aggiunto dei Patriots 2011. L’infortunio di Gronkowski potrebbe essere il più grande alleato dei Giants al Superbowl. Ed è stato d’aiuto anche ai Ravens. Le corse di Hernandez stavolta sono state meno efficaci che nella settimana precedente.
Ben Jarvus Green-Ellis 6,5
L’uomo in più del Championship. L’invitato inatteso che sei felicissimo di invitare a entrare perché si accomodi a tavola. Lui, soprattutto in avvio, ricambia con corse di grandissima qualità.
Difesa 6,5
Trascinata dalla prova di Wilfork, mette insieme una performance di tutto rispetto. La chicca è quel pallone tolto dalle mani del colpevole Evans. La pressione su Flacco non manca quasi mai.
Wes Welker, Deion Branch, Danny Woodhead 5,5
Non è proprio serata. La sintonia con Brady è quella che è e adesso la salita si fa ancora più ripida contro la difesa dei Giants.
Bill Belichick 5,5
La rinuncia a giocare nel finale del primo tempo per noi rimane un errore. Dà a Baltimore l’impressione di temere la sua difesa. Probabilmente è pure la verità ma così lo ammette sfacciatamente e carica gli avversari. Rischia tantissimo con un paio di corse di Brady (specialmente quella per il touchdown) che mettono a serio rischio l’incolumità del suo pupillo.
Giants

Eli Manning 8 – Ball of the game
Pareggia il conto dei Superbowl con il fratello Peyton e ora proverà a superarlo per quanto riguarda gli anelli. Gioca una partita precisa, precisa nonostante le diaboliche condizioni meteorologiche. La ciliegina su una stagione in cui è stato l’indiscusso motore dei Giants. Si è espresso da top quarterback tutto il torneo e ha vidimato l’annata con un Championship eccellente. È tra i giocatori più sottovalutati (e ammettiamo candidamente di continuare a considerarlo al di sotto di altri suoi colleghi). Sarà lo sguardo? Fatto sta che regge come si deve la pressione di New York, si integra bene con coach Coughlin e guida una banda sempre temibile quando si deve badare al sodo. Ha a disposizione i migliori bersagli della carriera, non ce ne voglia Amani Toomer.
 
Victor Cruz 7
Ecco il regalo inatteso che tanto sta facendo felice la Grande Mela. In ombra sette giorni prima, Cruuuuuuz esplode nel Championship. È mezzo rotto nel finale quando manca di poco un paio di ricezioni tra cui un numero da circo che l’avrebbe spedito nelle prese indimenticabili dei playoff.
Hakeem Nicks, Mario Manningham 6
Compagno Victor gli ruba la scena. Loro però portano ugualmente i mattoncini che servono alla causa per costruire l’impresa.
Ahmad Bradshaw 6,5
È un playmaker e i 49ers sono costretti a prenderne atto. Specialmente quando offre a Manning lo spazio per indovinare il lunghissimo guadagno nel finale che però non basta per intavolare i punti necessari ad evitare l’overtime.
Brandon Jacobs 5
Non un fattore. Non riesce a ritagliarsi spazio e lascia il palcoscenico ad altri.
Linea difensiva 7
Di un segreto non si tratta di certo. La linea difensiva dei Giants è qualcosa di irreale. Una quantità di giocatori intercambiabili tra loro da far girare la testa. Pierre-Paul, Tuck, Canty, Umenyiora, Kiwanuka e chi più ne ha più ne metta. Alex Smith non ci capisce nulla e il compito per le secondarie diventa davvero agevole.
Special team 7
Attenti e reattivi. Si accorgono della prima fesseria di Williams e producono il fumble decisivo. Menzione per Lawrence Tynes: non che abbia fatto cose trascendentali, ma piazzare il secondo field goal vincente in un Championship non è cosa da poco.
Tom Coughlin 7
Così come il suo quarterback l’uomo che sembra essere uscito dall’ibernazione pochi istanti prima del kickoff si conferma invece coach con i fiocchi. Non avere troppa pubblicità è un pregio. Alla fine a New York si parla tanto di Rex Ryan, ma chi al Superbowl sa come andarci è il buon vecchio Coughlin.
49ers
 
Alex Smith 5,5
Ci mette l’anima su ogni azione. E quando va in scramble ottiene buoni risultati. I suoi limiti però sono sottolineati dai soli 12 completi e dalle difficoltà enormi nel trovare i ricevitori. Certo amplifica il tutto la linea difensiva “hi-fi” dei Giants. Non vale meno del Trent Dilfer campione con Baltimore, ma nemmeno troppo di più. San Fran dovrà decidere cosa fare con lui, è free agent.
Frank Gore 6
Il 6 è la media esatta tra il voto dopo aver annotato i numeri a fine gara, un 6,5 frutto delle 74 yard su corsa condite dalle 46 su ricezione, e il 5,5 per l’impressione avuta durante i sessanta minuti. Ovvero che Gore non sia riuscito a farsi valere, prevaricato dai possenti uomini di linea dei G-men.
Vernon Davis 7
Capitalizza al massimo quel poco che Smith riesce a indirizzargli contro. Le due penalità che raccoglie non sono il massimo della furbizia, tanto per usare un eufemismo, ma si possono perdonare. E’ l’unico che rispetta le attese. Sa fare la differenza e l’ha fatta nei momenti cruciali della stagione dopo un’annata in ombra.
Michael Crabtree 5
Una ricezione per tre yard. Statistiche impietose. I ricevitori dei Niners sono rimasti negli spogliatoi. Le colpe vanno divise con Smith ma il reparto non è stato all’altezza dell’evento e ha bisogno di rinforzi per esserlo.
La difesa 7
Sale di giri con l’incedere della partita. Nei minuti conclusivi Patrick Willis è onnipresente. Carlos Rogers piazza placcaggi in ogni dove. Manning gioca una partita eccellente sebbene San Francisco riesca a mettergli le mani addosso spesso e volentieri. Le manca il sostegno dell’attacco.
Kyle Williams 4
E’ il brutto anatroccolo che non diventa cigno. Come non bastasse l’errore che vale il touchdown dei Giants nei regolamentari, raddoppia con il fumble che chiude la partita. Un’etichetta, quella che si è cucito addosso, che sarà davvero durà strapparsi via.
Jim Harbough 6,5
Immaginate un caminetto. Tra vent’anni. Jim e John con il bicchiere in mano davanti al fuoco. A ricordare quella volta in cui avrebbero potuto sfidarsi niente meno che in un Superbowl formato famiglia. Ci sono andati a tanto così, i fratelli Harbaugh. Non fosse stato per quattro disgraziate azioni su cui non potevano fare nulla all’infuori che fidarsi dei loro ragazzi. Come John, anche Jim ha spinto i Niners oltre i loro limiti. Ha rivoltato la squadra riportandola in un anno agli antichi fasti. Ora dovrà decidere se provare a migliorarla ancora tenendo Alex Smith in cabina di regia o cambiando condottiero. Le idee e il carattere non gli mancano.
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